La sosta dettata dallo svolgimento dei mondiali in Qatar e la coincidente assenza della nazionale italiana alla suddetta competizione forniscono al movimento calcistico nostrano tempo e spazio per riflettere. Riflettere su ciò che è stato (o meglio, su ciò che non è stato), su come gestire il fallimento e come ripartire. Il 24 marzo 2022, precisamente alle 22:36, il diagonale fatale di Trajkovski riportava indietro di 4 anni le lancette del Belpaese, costringendoci a vivere nuovamente l’angosciosa pena dell’esclusione.
Nel buio pesto in cui siamo sprofondati è difficile trovare spiragli di luce, è vero. In un momento storico dove la selezione italiana sembra faticare a cambiare pelle è allora imperativo puntare su quei giocatori che, nei difficili mesi successivi alla debacle, sono stati capaci di riaccendere l’entusiasmo di una nazionale ferita, ma mai morta. Tra questi c’è sicuramente Giacomo Raspadori.
IL GIOCATORE
L’approdo di Raspadori al Napoli è stato il colpo più sottovalutato dell’ultima finestra di calciomercato. De Laurentiis in estate ha approfittato delle disattenzioni delle big italiane e ha prelevato, per l’importante cifra di 35 milioni, uno dei talenti più cristallini del nostro panorama calcistico. All’ombra del Vesuvio Raspa ha trovato molta concorrenza, ma si è sempre fatto trovare pronto. In Champions League il classe 2000 registra numeri tutt’altro che banali: 4 reti in 5 partite ed una media realizzativa di un gol ogni 53 minuti che supera quelle dei vari Haaland, Mbappè e Lewandowski.
In campo l’ex Sassuolo ha le idee chiare. Il modus operandi di Raspadori, nel bene o nel male, è volto al successo collettivo. Il ragazzo si mette a servizio dei compagni, e alla giocata che impressiona preferisce quella che funziona. L’umiltà che il calciatore rasenta in campo non è frutto di una mancanza di estro, ma della capacità di integrarsi in un organico. Questa dote fa sì che sul rettangolo da gioco l’attaccante possa essere utilizzato sia come punta di riferimento che come jolly offensivo a sostegno di un centravanti di peso (uno Scamacca, per intenderci).
Attaccante centrale, ala destra o trequartista: in ogni posizione in cui è stato impiegato Raspadori ha risposto presente.
ATTITUDINE
A rendere il classe 2000 uno dei profili su cui l’Italia dovrebbe puntare è, oltre alla sua versatilità tecnica, la sua professionalità. Il suo trasferimento al Napoli è stato etichettato da molti come uno spreco di soldi ed il valore del giocatore è stato sin da subito messo in discussione. Tutt’oggi le poche titolarità conquistate da Raspadori, spesso relegato in panchina da un Osimhen in stato di grazia, fanno storcere il naso ai suoi detrattori.
Alle critiche ed alle pressioni il giocatore ha risposto con i fatti, e non con le parole. A differenza di altri giocatori, anche paragonabili a lui a livello di talento, il ragazzo non ha mai manifestato il suo scontento. O meglio, lo ha fatto attraverso prestazioni agonisticamente rabbiose e assetate di gratificazioni. Il modo di reagire alle pressioni dice molto di un calciatore: Tonali, ad esempio, in un solo anno ha trasformato le critiche in applausi ed è diventato un perno tanto del Milan quanto degli Azzurri.
Non è un caso che la valutazione di Raspadori, dopo solo tre mesi (e pochi minuti giocati) si sia già alzata. Le potenzialità del numero 81 sono sotto gli occhi di tutti e in caso di una futura cessione di Osimhen (molto apprezzato all’estero) la sua figura potrebbe acquistare centralità nella rosa del Napoli.
Intanto, però, Giacomo continua a lavorare con la testa bassa, senza fiatare, perchè a parlare saranno i fatti.