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ESCLUSIVA – Liuzzi: “Vettel vs Hamilton non tra le sfide che hanno fatto la storia. Alonso un “paraculo”. Kubica non mi convince perchè…”

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5 anni fa:
E’ giunta la settimana che tutti gli appassionati italiani e non di Formula 1 attendono con frenetica attesa ogni anno. In questo week-end il Circus sbarca nel “tempio della velocità“, nella caldissima Monza. Un Gran Premio unico per l’atmosfera che si respira e le emozioni che sa regalare con l’iconica marea umana sotto il podio.
Nell’avvicinamento al sentisissimo GP d’Italia abbiamo intervistato un ex pilota di F1 per il quale Monza è stata la gara di casa. Lui è stato, infatti, uno degli ultimi piloti a tenere in alto il tricolore nel campionato automobilistico più seguito al mondo.
Vitantonio Liuzzi, “Tonio” per gli amici, ha corso per sei stagioni in Formula 1 ottenendo 26 punti in 80 GP, pur con scuderie poco blasonate a suo tempo. Ora, dopo una breve esperienza in Formula E, fa il ristoratore a Pescara, città che lo ha adottato.
Nella chiacchierata avuta con noi ha aperto l’album dei ricordi concentrando l’attenzione su un episodio agrodolce avvenuto proprio a Monza. C’è stato modo anche di parlare della lotta tra Vettel e Hamilton, dell’addio alla F1 di Alonso, della situazione Force India e dello scomparso Sergio Marchionne. Tante cose interessanti raccontate senza peli sulla lingua.
In questo week-end la Formula 1 corre a Monza, tuo ex GP di casa. Che ricordi hai del circuito lombardo? Che significato ha avuto per te gareggiarci?
Monza per noi italiani è una delle esperienze più belle della stagione perchè correre davanti al proprio pubblico è un’emozione fantastica. Poi è una delle gare più belle dell’anno per l’atmosfera che si respira e l’intrattenimento che offre. Io, purtroppo, ho ricordi misti perchè stavo ottenendo proprio a Monza il mio potenziale miglior risultato in carriera. Poi, mentre ero secondo, a venti giri dalla fine, mi si è rotto il cambio (nel 2009)
Da ex pilota della Force India cosa mi sai dire in merito al fallimento dell’ormai vecchia proprietà facente campo a Vijay Mallya?
Force India è sempre stata una scuderia al limite della legalità perchè il vecchio proprietario, pur essendo un grande imprenditore, spesso non pagava i conti. Un peccato per il team che aveva una buona struttura e tecnici che lo portavano ad essere competitivo.

Liuzzi ai tempi della Force India
Credi che la nuova gestione Force India di Lawrence Stroll possa apportare un salto di qualità alla scuderia?
E’ una garanzia economica indubbia quella di Stroll, anche se a me non è mai piaciuto il suo metodo di lavoro. Ha rovinato i mercati delle categorie minori e anche della Formula 1. Sfruttando il suo enorme capitale ha comprato tutto ciò che aveva davanti pur di mandare avanti il figlio Lance (attuale pilota della Williams). Questo distrugge il senso etico dello sport e penalizza il talento dei giovani piloti.
La Ferrari l’anno scorso aveva quasi colmato il gap con la Mercedes, leader indiscussa della F1 nelle ultime stagioni. A Spa, domenica scorsa, abbiamo visto, però, una novità nell’era turbo-ibrida. Per la prima volta le Frecce d’Argento sono state battute sul piano della potenza del motore. Credi che oggi per vincere in Formula 1 conti molto questo?
Non è detto che conti solo il motore. Penso che la differenza tra le due scuderie dipenda anche da un diverso pacchetto aerodinamico che ha ottimizzato di più le prestazioni della Ferrari. Sicuramente Spa e Monza sono due circuiti che sono adatte alle caratteristiche della Rossa, perciò credo che anche in questo week-end la vedremo competitivissima. Per il Mondiale, tuttavia, non è così semplice perchè dopo Monza si torna su piste dove la Mercedes si trova meglio.
La storia della Formula 1 è sempre stata caratterizzata da grandi rivalità sportive. A quale posto classifichi tra quelle di tutti i tempi la sfida tra Vettel e Hamilton?
Tra le tante lotte che si sono susseguite negli anni in Formula 1, purtroppo, non la metto tra le sfide che hanno fatto la storia. Rendono molto meno rispetto al passato perchè oggi nella categoria è diventato tutto asettico e artificiale. Di conseguenza i piloti hanno caratteristiche diverse rispetto a quelli di prima, non hanno il carisma e la mentalità di una volta. Per me il duello tra Vettel e Hamilton è imparagonabile con quello che c’è stato tra Senna e Prost o tra Hunt e Lauda.
Fernando Alonso pochi giorni fa ha annunciato il quasi sicuro ritiro dalla Formula 1. Che avversario è stato per te?
E’ sempre stato un grandissimo professionista e, con accezione buona, un gran “paraculo”. E’ sempre stato un pilota molto completo, soprattutto sull’aspetto politico-mediatico. Ha sempre saputo parlare al fine di attirare l’opinione pubblica verso di sè. La scelta di lasciare la Formula 1 è comprensibile in questo senso vista la situazione che si è creata tra i top team in cui lui farebbe fatica ad entrare per questioni di “matching”.
Un altro tuo avversario in pista è stato Robert Kubica. Il polacco potrebbe tornare in Formula 1 già dalle prossime gare di questa stagione. Come lo vedi, a maggior ragione dopo il suo famoso infortunio del 2011?
Kubica è un bravissimo ragazzo che merita sicuramente un’altra chance. Non condivido pienamente, però, la situazione che lo coinvolge. Il fatto di guidare con un braccio solo a causa della poca disponibilità di quello offeso non so quanto possa veramente dare a livello di sicurezza e gestione di guida. Sul giro secco è un conto, ma sul rendimento di gara è un altro.
Tu sei stato uno degli ultimi piloti italiani del Circus. A proposito di questo, ti chiedo perchè in Formula 1 gli italiani faticano così tanto? Ci sono giovani italiani che nel breve periodo potranno arrivare a gareggiare in F1?
Noi italiani purtroppo non ci agevoliamo mai e andiamo sempre contro noi stessi. Ferrari, infatti, non ha mai puntato negli ultimi anni su centauri italiani. Fatichiamo anche economicamente per la condizione del Paese. Ci sono giovani come Fuoco, Ghiotto e Lorandi che stanno dimostrando nelle categorie minori di avere delle buone qualità utili ad entrare nel mondo della F1 di oggi. Meno opportunità avrebbero avuto 10 anni fa…
Hai ripetuto spesso che il livello di competitività in Formula 1 secondo te si è abbassato rispetto al passato. A proposito di questo, credi che la Formula E, dove tu hai gareggiato nel 2014 e 2015, possa prendere strada nel futuro?
La Formula E è una categoria che continuerà a prendere campo perchè rappresenta l’evoluzione, è il mondo dell’energia ecologica. In più le grandi case costruttrici si stanno avvicinando a questo settore quindi stimolerà la sua crescita. Poi ormai ci sono più piloti di calibro in Formula E che in Formula 1, anche se la differenza di livello sarà sempre molto alto perchè la F1 è l’apice del motosport
Che ricordo ha di Sergio Marchionne, personaggio importante per la Formula 1, che è scomparso il 25 luglio scorso?
Personalmente non l’ho mai conosciuto. Credo, però, che è stato un grande imprenditore il quale ha reso oro tutto ciò che toccava.
Si ringrazia Vitantonio Liuzzi per la cortese disponibilità.
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Calcio Internazionale
ESCLUSIVA – Claudia Garcia: “Questo Benfica non ha punti deboli, Sporting molto veloce e fisico”

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1 giorno fa:
Marzo 31, 2023
Italia e Portogallo sono due paesi molto distanti territorialmente ma, in campo calcistico, nelle ultime settimane sono più vicini che mai. Inter e Juventus, infatti, sfideranno rispettivamente Benfica e Sporting Lisbona nei quarti di finale di Champions ed Europa League. Claudia Garcia, giornalista portoghese di Rai Sport, è intervenuta in esclusiva ai microfoni di Numero Diez per commentare queste due importanti sfide. Di seguito l’intervista integrale.
SPORTING LISBONA
Come descriverebbe la stagione dello Sporting Lisbona finora?
“È una stagione che ha avuto un po’ di alti e bassi, in campionato sono usciti dalla lotta per lo scudetto molto presto. Non sono riusciti a tenere il passo nemmeno per il secondo e il terzo posto, perché in questo momento sono lontani. Però è una squadra che ha avuto diverse rivoluzioni in quest’ultimo periodo: hanno venduto diversi giocatori, come Matheus Nunes, che era un giocatore molto importante, o anche Pedro Porro al Manchester City. Tanti sono stati ceduti, quindi la squadra è già stata modificata diverse volte.
L’allenatore, Rúben Amorim, è molto bravo ed è sempre riuscito nell’impresa di mantenere la forza del gruppo. È un leader e i calciatori lo seguono. Nonostante i cambiamenti, non ha mai perso il gruppo e la sua idea di gioco. Lo Sporting è una squadra che comunque in Europa League sta andando molto bene, perché già in Champions era andata benino e stava per qualificarsi agli ottavi. Hanno fatto buoni risultati in quello che, secondo me, era il girone più duro ed equilibrato. Poi anche in Europa League i risultati parlano da sé: eliminare l’Arsenal in casa, che è leader in Premier League, penso che dia forza alla squadra in tutto”.
Quali sono le aspettative dei tifosi dello Sporting Lisbona per il match contro la Juventus?
“I tifosi pensano che si possa vincere. In Portogallo i supporters hanno sempre un atteggiamento vincente in Europa: così come i tifosi del Benfica pensano che possano battere l’Inter, quelli dello Sporting pensano di poter vincere contro la Juventus. Ovviamente la Juve è una squadra che difende molto bene, quindi sarà una gara più difficile rispetto a quella contro l’Arsenal. Secondo me, alla fine, i bianconeri sono favoriti e penso che passeranno il turno. Però penso che sarà una partita dura per la Juve, perché lo Sporting è un club che gioca un calcio moderno”.
Chi sono i giocatori chiave della formazione lusitana che la Juventus dovrebbe tenere maggiormente d’occhio?
“Pote, Pedro Gonçalves, è un attaccante portoghese che mi piace molto: ha mobilità e si muove molto bene tra le linee. Sono tutti bravi i calciatori dello Sporting, anche se non hanno dei veri e propri top player. Anche il portiere, Adán, è molto forte: ha esperienza e ha anche giocato nel Real Madrid. Poi c’è anche il giovane Ugarte, di cui si parla già di una possibile vendita. Edwards, questo giovane inglese che mi piace tantissimo.
E poi hanno diversi giovani della cantera, che vengono promossi in prima squadra e sono un po’ come Rafael Leão: hanno capacità di dribbling e molto coraggio, possono creare occasioni. Non è una squadra che ha un undici titolare fortissimo, ma stanno tutti bene fisicamente e interpretano bene le idee dell’allenatore. Anche il calciatore che ha tirato il rigore finale all’Emirates Stadium, Nuno Santos, che giocava al Rio Ave, è un giocatore modesto ma ultimamente sta benissimo, tira e riesce a giocare bene. Secondo me sta avendo un rendimento altissimo”.
Come gioca lo Sporting Lisbona? Quali sono i suoi punti di forza e di debolezza a livello tattico?
“Lo Sporting è una squadra che gioca in modo molto veloce e fisico. Fisicamente riesce sempre a stare in partita per i 90 minuti e questo è molto importante nel calcio moderno. Non tutti i club portoghesi erano così: sono compatti, difendono e attaccano insieme. Un punto di debolezza potrebbe essere la difesa, perché comunque hanno subito sempre dei gol. Ricordo che c’è stato un momento contro il Marsiglia in cui la retroguardia era stata fortemente criticata. Anche contro l’Arsenal hanno concesso due gol in casa. Non si può dire che sia una difesa così serrata come quella del Porto, che è più solida. Loro, però, riescono sempre a creare occasioni, in qualsiasi stadio. A differenza di tante altre squadre, sono anche molto bravi a concretizzare”.
Quali, secondo lei, potrebbero essere le strategie di Allegri per battere lo Sporting Lisbona?
“Questo sicuramente Allegri lo saprà meglio di me. La Juve interpreta sempre bene le doppie sfide. Ora non c’è più la regola delle reti in trasferta, bisognerà difendere bene e concedere meno gol possibili, non come ha fatto l’Arsenal: i Gunners hanno concesso tre reti allo Sporting. In una situazione così, contro una squadra coraggiosa e che non ha niente da perdere, che ha un sacco di giovani che corrono, può essere pericoloso. La Juve deve cercare sempre di tenere il controllo della gara come sta facendo in questo periodo in campionato e dare poche chances agli avversari”.
BENFICA
Quali sono i punti di forza del Benfica e quali sono i giocatori che potrebbero influenzare il risultato della partita contro l’Inter?
“Il Benfica è più forte dello Sporting. È una squadra veramente molto forte, una vera macchina da gol. Giocare contro di loro e passare questo turno sarà molto difficile per l’Inter. Credo che tutti abbiano già visto contro la Juve di cosa è capace ed è riuscito a lasciare al secondo posto nel girone il Paris Saint-Germain. È una squadra che sta bene fisicamente, che corre e fa transizioni veloci. Ha un gioco molto tedesco, come il suo allenatore. Tutti i giocatori sono compatti, fanno scambi rapidi. Sono molto concreti quando crossano e sanno sempre dove mettere la palla, a differenza di altre squadre. Giocano quasi sempre con lo stesso undici titolare. Roger Schmidt cambia veramente poco, è la sua filosofia”.
Quali sono, invece, i suoi punti deboli? Quali difficoltà potrebbe incontrare contro l’Inter?
“Io, onestamente, punti deboli in questo Benfica non ne vedo. Non subiscono tanti gol, sono leader in campionato e stanno facendo una stagione veramente impressionante. Potrei dire, e mi sembra un po’ ovvio, che hanno meno esperienza rispetto ai giocatori dell’Inter, che sono dei campioni. Però se andiamo a vedere i singoli, la differenza non è neanche tanta: il portiere Odysseas Vlachodīmos sta facendo molto bene in Champions, Otamendi è campione del mondo e in UCL ha una cinquantina di presenze.
João Mário ha molta esperienza ed è stato anche campione d’Europa con il Portogallo. Gonçalo Ramos ha già disputato una serie di partite internazionali importanti. Hanno ceduto Enzo Fernández, che è stata sicuramente una grande perdita. Florentino è un centrocampista molto bravo, è uno dei miei giocatori preferiti del Benfica. Ora c’è anche Aursnes, un giocatore norvegese che è molto preparato. Ripeto, tra i i punti deboli di questo Benfica metterei l’esperienza, ma la differenza con l’Inter non è tanta”.
Qual è il livello di fiducia della squadra e della dirigenza del Benfica rispetto alla partita contro l’Inter? Come crede che si stiano preparando per questo match?
“Il livello di fiducia è enorme, sono tutti molto fiduciosi di poter arrivare in semifinale. Credono che lì sfideranno il Napoli e, in quel caso, incontreranno qualche difficoltà. Però sulla carta potrebbe non essere così. L’Inter queste gare le affronta molto bene, sa difendere e ha dei giocatori capaci di fare la differenza. Questo match lo stanno preparando come sempre. Roger Schmidt ha dato anche una settimana di ferie ai giocatori durante la pausa delle Nazionali. I calciatori che non sono stati convocati dalle rispettive Nazionali hanno avuto una piccola vacanza.
Schmidt ha fatto una pre-season molto intensa, la squadra ha capito benissimo cosa voleva e come interpretare il suo gioco. Da quel che mi dicono i giocatori, ora è solo una questione di continuità. Tutti i nuovi schemi sono stati preparati all’inizio della stagione e ora si stanno preparando in tutta tranquillità. Come ho già detto, i ragazzi hanno anche dei giorni di riposo in più. Per questo sicuramente non faranno lavoro extra. Faranno tattiche e guarderanno video ma, da quel che mi è stato detto, il grosso del lavoro dei giocatori è stato fatto nel corso della pre-season, che è stata molto dura e intensa”.
Quali sono le aspettative del Benfica per questa stagione e come giudica il percorso fino ad ora?
“Sicuramente è una stagione al di sopra delle aspettative. L’obiettivo è sempre provare a vincere lo scudetto, ma quello è stato quasi vinto. Non è da tutti giocare così bene, vincere un girone di Champions con Juventus e PSG, essere tra le otto migliori squadre d’Europa e forse anche andare avanti. Il Benfica può davvero proseguire il suo percorso europeo, ma l’Inter ha beccato la squadra più facile, almeno sulla carta. La formazione portoghese non è certamente come Real Madrid e Bayern Monaco, che sono abituatissime a giocare a questi livelli. Il Benfica, però, anche ha avuto fortuna: con tutto il rispetto, l’Inter non è come le squadre che ho citato prima. Entrambe, quindi, possono dire la stessa cosa. Per me sarà una gara aperta, 50 e 50, dove può passare chiunque.
Per il Benfica già essere a questi livelli è una vittoria. Ho visto tutte le loro ultime stagioni e questa è quella che mi ha impressionato di più. Poi giocano ben tre giocatori prodotti dal vivaio: Florentino, il difensore centrale Antonio Silva e Gonçalo Ramos. Florentino, che era stato prestato al Getafe, è un grandissimo talento e ora si parla di lui come uno dei centrocampisti principali. Anche João Mário, che in Italia è stato criticato da tutti, è stato campione d’Europa con il Portogallo e ora è capocannoniere della Liga.
Non è stata fatta una grande campagna acquisti, semplicemente hanno recuperato calciatori a cui mancava un po’ di fiducia. Hanno una difesa forte, formata da Antonio Silva e Otamendi. In attacco ha ceduto Darwin Núñez, che per molti è una grande perdita, ma alla fine Gonçalo Ramos si sta dimostrando addirittura superiore a lui. Ha venduto Enzo Fernandez, il campione del mondo che tutti conoscono, e ha ripreso Chiquinho che giocava in prestito e ora sembra Zidane.
Forse è proprio questo che manca in Italia: coraggio di prendere un allenatore come Roger Schmidt, che è stato in leghe minori, invece di prendere i vari tecnici come Conte. Alla fine sono questi i mister che migliorano le squadre e i giocatori. In Italia c’è sicuramente più pressione perché il livello è più alto, ma posso garantire che giocare all’Estádio da Luz, con i tifosi che esigono la vittoria dello scudetto e delle buone prestazioni in Champions, non è facile. Schmidt è un allenatore molto tranquillo e calmo. Sta facendo benissimo”.
ESCLUSIVE
ESCLUSIVA – A tu per tu con Nicklas Lindahl, CMO di LeoVegas: “Possiamo vincere la Champions”

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2 giorni fa:
Marzo 31, 2023
ESCLUSIVA LEOVEGAS INTER – Da più di un mese – esattamente dal 4 febbraio – LeoVegas e l’Inter hanno concluso una grande collaborazione. LeoVegas.News è diventato Official Training Kit Front Partner dei nerazzurri.
Come citato in una nota ufficiale del club: “sarà da oggi presente sul front del training kit della prima squadra maschile e femminile e sul kit pre-match indossato dai giocatori nel riscaldamento di tutte le competizioni fino alla stagione 2024/2025″. Ai microfoni di Numero Diez, la voce di Niklas Lindahl, CMO di LeoVegas. Di seguito il testo dell’intervista.
L’INTERVISTA
Perché avete deciso di investire nel mondo del calcio e, nello specifico, proprio in Italia?
“Noi come gruppo pensiamo che il calcio sia uno degli sport più importanti al Mondo. Riteniamo infatti che sia un movimento molto interessante, in continua evoluzione, come il nostro business online. Per quanto riguarda la scelta di investire in Italia, ti posso dire che si tratta di un mercato molto stimolante, in quanto si trovano alcune delle migliori squadre di calcio al mondo. Crediamo fermamente come gruppo che sia un mercato rilevante per noi. Il nostro obiettivo è quello di offrire ai nostri utenti la miglior offerta di intrattenimento possibile”.
Oltre alle vostre attuali collaborazioni con Inter, Manchester City ed Atalanta, avete intenzione di allargare ulteriormente i vostri orizzonti?
ESCLUSIVA LEOVEGAS – “Attualmente, ci riteniamo molto soddisfatti di quello che abbiamo. In futuro, però, non chiudiamo la porta a nessuna possibilità. Il nostro obiettivo rimane di espandere il più possibile il nostro raggio d’azione, anche se attualmente collaboriamo già con tre club di livello assoluto“.
Quanta soddisfazione provate nell’avere una partnership con un club glorioso come l’Inter?
“Per noi è un sogno collaborare con un club della portata dell’Inter. L’annuncio della nostra partnership durante il riscaldamento di Inter-Milan con uno spettacolo mozzafiato è stato un qualcosa che definisco ‘Once in a lifetime’. Ripensando a quello che stiamo costruendo mi vengono i brividi, siamo dei privilegiati. Ci tengo – in particolare – a ringraziare i nostri tifosi, che ci hanno accolto nel migliore dei modi. Vogliamo promettere a tutto il popolo nerazzurro che faremo il possibile per crescere insieme, dando stabilità ed onorando il nostro impegno”.
Credi al sogno Champions League?
“Ogni cosa che fai nella vita, devi puntare a svolgerla al massimo. Ho conosciuto i giocatori dell’Inter, e posso assicurarvi che hanno una mentalità da vincenti. Credo fermamente al fatto che la squadra possa arrivare in fondo a questa competizione“.
ESCLUSIVE
ESCLUSIVA – Roberto Civitarese spiega l’importanza del mental coach nel mondo del calcio

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2 giorni fa:
Marzo 31, 2023
La figura del mental coach sta assumendo un’importanza sempre maggiore nel mondo del calcio. La redazione di Numero Diez ha avuto il piacere di approfondire la questione con Roberto Civitarese, esperto Mental Coach dei Calciatori Professionisti. Con oltre 15 anni di esperienza nel settore, ha sviluppato la specializzazione sull’allenamento mentale dei calciatori.
Nell’intervista ha analizzato la progressiva rilevanza di tale settore nel mondo del calcio, spiegando le tecniche da lui utilizzate per migliorare l’aspetto psicologico e mentale dei vari calciatori. Inoltre, ha raccontato anche di altri suoi progetti. Dal libro ‘Gioco di testa‘, scritto nel 2011 e ripubblicato 10 anni dopo, con la collaborazione di Lorenzo De Silvestri, difensore del Bologna, al progetto della Nexeld Academy.
L’INTERVISTA
Negli ultimi anni il legame tra psicologia e calcio sembra essere stato sdoganato rispetto al passato. Al giorno d’oggi quanto è importante la figura del mental coach nel mondo del calcio?
“Ritengo che sia fondamentale. Molti calciatori, soprattutto di prima fascia, ritengono che dall’aspetto mentale dipenda l’80% della loro performance. I calciatori non possono allenare questo aspetto in maniera autonoma. Hanno necessità di un professionista qualificato, con delle competenze. Tuttavia, ritengo che il mondo del calcio si sia accorto solamente in parte di questa realtà. Non c’è stata ancora una piena presa di coscienza. Questo aspetto va trattato in maniera professionale, non da autodidatta.
Molti allenatori dicono quanto sia importante entrare nella testa dei calciatori, ma mai nessuno comprende dove reperire gli strumenti per fare questo. Credo che questa sia la situazione attuale”.
Quali sono le principali tecniche o strumenti utilizzati da un mental coach per curare l’aspetto psicologico di un calciatore?
“Vengono utilizzate tecniche legate allo sviluppo personale, come la programmazione neuro-linguistica. Alcune tecniche hanno una base neuroscientifica. Ci sono moltissime tecniche, come la respirazione e lo yoga. Poi ognuno si specializza sulle tecniche che predilige, che ritiene più idonee.
Ci sono varie tecniche, sviluppate anche in altri ambiti, che permettono all’individuo di poter fare un percorso in prospettiva. Permettono di guardarsi dentro e fare un’analisi delle proprie potenzialità. Con questi strumenti è possibile tirar fuori anche quelle risorse a volte inespresse”.
Tra le difficoltà più comuni di un calciatore, sicuramente c’è la gestione della pressione, soprattutto nei più giovani. Come si lavora su questo aspetto?
“Credo che non esistano formule particolari per ottenere determinati risultati. Lo chiamo percorso di trasformazione. Non è quello che facciamo che fa la differenza, ma è quello che decidiamo di essere. Tutto è incentrato molto sulla identità della persona. È un processo di trasformazione, quindi io devo cambiare il mio modo di approcciarmi alle cose. Bisogna guardare le situazioni da punti di vista differenti rispetto a quelli a cui il mondo del calcio è abituato.
Faccio un esempio. Quando analizziamo il passaggio dal settore giovanile alla prima squadra, vengono create aspettative grandissime che comportano la pressione. Quando un calciatore ha un’aspettativa molto alta, se non è preparato subentra la paura di perdere, la paura di sbagliare e di fallire. Con un determinato pensiero negativo, aumentano le possibilità di sbagliare. Per questo motivo, il primo step è disinnescare quella carica emotiva ed emozionale. Quando parlo del debutto in prima squadra, ricordo sempre che è semplicemente una partita, quindi poco in confronto ad un’intera carriera. Bisogna analizzare le situazioni da una prospettiva differente. In questo caso aiuto il calciatore a focalizzarsi sulla carriera, non sulla partita. Quella singola partita è semplicemente un tassello dell’intera carriera. Per alleggerire la pressione, bisogna contestualizzare quella partita all’interno di un mondo più grande”.
Quando un calciatore subisce un grave infortunio, oltre al classico lavoro per il recupero fisico, esiste un percorso riabilitativo anche per l’aspetto psicologico?
“In questo caso spesso utilizzo la proiezione di un futuro che ancora non esiste, la cosiddetta visualizzazione. L’infortunio è un ostacolo. Il tema su cui focalizzarsi è il rientro. In questi casi chiedo ‘che tipo di calciatore vuoi portare in campo al tuo rientro’. Aiuto il calciatore a crearsi quell’immagine. Attraverso il lavoro di riabilitazione, deve costruire quel calciatore che lui vuole portare in campo alla ripresa. Bisogna concentrarsi sul futuro, ed ognuno è il singolo artefice del proprio. Molti calciatori sono rimasti focalizzati su ciò che hanno perso, piuttosto che sul futuro”.
Lei ha scritto il libro ‘Gioco di testa’ in collaborazione con Lorenzo De Silvestri. Ci racconti il progetto.
“Incontrai Lorenzo De Silvestri nel febbraio 2012. Il libro era uscito nell’aprile 2011. Il libro è formato da nove capitoli, in cui vengono analizzate quelle tecniche che io utilizzo quotidianamente nel mio lavoro. Un capitolo era legato all’esperienza sul campo. All’epoca avevo lavorato per tre anni, ed avevo raggiunto risultati importanti con vari calciatori, ad esempio con Fabio Borini, che a 19 anni aveva già giocato in Champions League.
Consegnai a Lorenzo quel libro. Per lui fu una sorta di breviario, l’ha sempre portato con sé. Ha sempre ritenuto quello uno strumento molto utile per un calciatore. Ha avuto una carriera molto importante. Dopo 10 anni di collaborazione, avevo il desiderio di rinnovare il libro. Lui mi disse che i giovani oggi ne hanno bisogno. Allora ho riproposto le tecniche, che lui ha utilizzato per 10 anni, e abbiamo aggiunto un capitolo in più nel quale lui ha raccontato questi 10 anni di lavoro con le mie tecniche. Ha spiegato quanto gli sia servita la figura del mental coach nella sua esperienza, aggiungendo le sue considerazioni. Questo capitolo si chiama ‘Dieci anni dopo’. Abbiamo deciso di riproporre questo libro per i ragazzi più giovani, con questa chiosa finale”.
Lei è uno dei fondatori di Nexeld Academy, la prima accademia di allenamento mentale per calciatori. Quali sono gli obiettivi del progetto?
“È un progetto che sta nascendo. A breve sarà operativo. È un progetto innovativo che nasce dal presupposto che il lavoro del mental coach sia un lavoro one to one con il calcatore. Per svolgere questo lavoro in maniera adeguata, ogni mental coach può lavorare al massimo con una decina di calciatori all’anno. È impensabile lavorare con troppi calciatori. Si tratta di un servizio di nicchia, che non può essere erogato a tutti.
Con il passare del tempo, questo lavoro è diventato di fondamentale importanza. Io ed un mio collaboratore abbiamo pensato di creare una modalità che potesse essere fruibile a tutti. Abbiamo creato un Academy che ha delle modalità di erogazione simili a quella di un’università online. Ci sono varie attività on-demand, con alcuni video miei sulle tematiche più frequenti, dagli allenamenti alla partita perfetta. Ci sono quegli argomenti che, in 15 anni di esperienza, i calciatori mi hanno maggiormente evidenziato. Questi video sono accompagnati da un percorso di coaching, guidati da un coach preparato da me, cha avrà la funzione di tutor. Alla fine, arriva la modalità one to one. A quel punto sarà rivolto a calciatori di prima fascia. Questa è l’idea.
Lasceremo un attestato di competenza sull’allenamento mentale. Ci sarà un evento, una volta all’anno, dove riuniremo i ragazzi dell’Academy, dove premieremo quelli che hanno raggiunto gli obiettivi prefissati. Ciò vorrà dire che quel percorso ha prodotto il risultato.
Una volta Sarri disse che l’80% dei mental coach sono fasulli, per denunciare una carenza di professionalità. Oggi chiunque può dichiararsi mental coach, anche senza competenza o esperienza. Questa professione libera penalizza la qualità. Ci sono calciatori che preferiscono rivolgersi a queste persone meno qualificate anche per ragioni economiche. Purtroppo esiste questa dinamica.
Il progetto nasce dalla volontà di dare la possibilità a tutti di allenare l’aspetto mentale in modo serio, professionale, con costi accessibili anche ai calciatori del settore giovanile. Con questo progetto, voglio far capire al mondo del calcio che questa è una professione seria. Io sono disponibile ad arrivare a chiunque, con modalità differenti. L’obiettivo è che l’Academy sia pronta in maniera perfetta per l’inizio della nuova stagione.
Quando incontro un calciatore, la prima cosa che gli dico è di leggere il mio libro per comprendere determinati concetti. Alla base di tutto c’è la volontà”.
In uno dei suoi ultimi video pubblicati sul suo profilo Instagram, lei ha riportato la situazione riguardante la mancanza di talenti italiani denunciata dal CT Mancini. Ha poi chiesto qual è il modo più adeguato per coltivare il talento dei ragazzi. Le pongo la stessa domanda.
“Determinate valutazioni dimostrano quanta poca conoscenza ci sia della materia umana. Con tutto il rispetto per gli addetti ai lavori, che prendono in considerazione solamente i piedi di un calciatore. Ma il calciatore non è formato solamente dai piedi. Nel reel ho chiesto ‘ma siamo sicuri che il problema sia che la gente non gioca più per strada?’. A Novara c’è un centro sportivo che è tra i migliori in Europa. Si impara di più giocando in un centro sportivo oppure in strada? Bisogna comprendere che la formazione di un calciatore non è solamente tecnica.
Il tema vero è l’incapacità di formare il talento, non la mancanza di talento. Se così non fosse, il mio lavoro non esisterebbe. Da me arrivano calciatori che non riescono a fare determinate cose, vuol dire che qualcuno non gliele ha insegnate. Inoltre, non credo che la soluzione sia pescare tra gli oriundi. Il problema è che non si vuole guardare in faccia la realtà e non ci si vuole assumere le responsabilità. La responsabilità è di chi governa il calcio. Il lavoro è misurato dai risultati. Se oggi si dichiara che in Italia non ci sono talenti, vuol dire che chi governa il calcio deve ammettere che ha fallito.
È sbagliato cercare di far credere cose che non esistono. Io credo che il talento esiste, occorre essere capaci di coltivarlo. Dichiarare in maniera generica che in Italia non esite il talento è folle. Piuttosto, bisognerebbe fare un discorso sui settori giovanili. Nella maggior parte delle squadre di Primavera 1, ci sono prevalentemente stranieri. Ad ogni modo, ritengo che non ci siano strutture che prendano in considerazione in maniera adeguata lo sviluppo dell’individuo. Il principale problema nostro è formativo. Bisognerebbe partire dalla formazione dei formatori”.
Champions League
ESCLUSIVA – Graffiedi: “Ecco come preparerei Milan-Napoli”

Pubblicato
3 giorni fa:
Marzo 30, 2023
ESCLUSIVA GRAFFIEDI – La nostra redazione di Numero Diez ha avuto il piacere di intervistare in esclusiva Mattia Graffiedi, ex attaccante di diverse squadra di Serie A (tra cui Napoli e Milan) e attuale tecnico del Forlì. Nell’intervista che vi proponiamo abbiamo sviscerato diversi temi tra cui proprio la sfida di Champions League tra i rossoneri e gli azzurri, ripercorrendo le tappe della sua carriera da calciatore e quella presente da allenatore. Ecco di seguito l’intervista completa.
L’INTERVISTA ESCLUSIVA A MATTIA GRAFFIEDI
Partiamo dal tuo passato come calciatore. Nell’estate del 1999 sei passato dal Cesena al Milan per 15 miliardi di lire, anche se per una serie di infortuni non sei riuscito ad esprimere il tuo talento con i rossoneri. Quale ricordo hai di quella parentesi? Con chi hai legato di più in quella stagione?
“Quando si è presentata questa occasione di andare a giocare nel Milan, essendo anche tifoso, ho realizzato un sogno. Purtroppo non sono riuscito a indossare la maglia rossonera in partite ufficiali, ma resta comunque il ricordo di una bellissima esperienza. All’inizio avevo tanto imbarazzo ad allenarmi con gente del calibro di Maldini, Costacurta e Rossi, ma devo dire che sono riusciti a mettermi subito a proprio agio anche perché i veri professionisti sanno come comportarsi con i giovani appena arrivati. Mi sono trovato molto bene con Leonardo e Boban, ma soprattutto con Gattuso con cui condividevo diverso tempo anche fuori dal campo”.
Dopo questa stagione, hai cercato il rilancio prima nel 2001 al Cesena, e poi al Napoli in Serie B. Come mai avevi deciso di andare a giocare per gli azzurri? Cosa ti ricordi di quell’annata?
“Al Napoli ho vissuto un’altra esperienza davvero gratificante, soprattutto perché venivo da una stagione in cui non avevo giocato. In quell’anno sono riuscito a trovare la giusta continuità e abbiamo anche sfiorato la promozione. Napoli è davvero una piazza incredibile, soprattutto fuori dal campo. L’affetto dei tifosi non è mai mancato ed è qualcosa unico anche perché lì il calcio viene vissuto in modo quasi mistico”.
I sorteggi di coppa ci hanno regalato un derby ai quarti tra Napoli e Milan. Per te che hai giocato con entrambe le squadre, come vedi questo confronto? Hai un pronostico?
“Ovviamente tiferò per i rossoneri, ma ci sono rose più quotate per la vittoria della Champions, tra cui appunto il Napoli di Spalletti. In questa stagione stanno davvero esprimendo un gioco bellissimo sia in campionato che in coppa, ma in una doppia sfida europea nulla è scontato poi è chiaro che al momento do più chance di passare il turno al Napoli, anche se gli stimoli dei rossoneri saranno diversi dalla sfida di campionato“.
Proviamo un gioco ora, considerato che sei un allenatore come prepareresti questa partita nei panni di Spalletti e Pioli?
“Essendo due squadre che si conoscono molto bene, in realtà non esiste tanta preparazione. Sia Milan che Napoli sanno dell’importanza di questo scontro e sono convinto che entrambi gli allenatori sapranno motivare i calciatori, soprattutto Pioli che conosco molto bene. Io sono convinto che saranno due match in cui verranno fuori i singoli, anche perché con il nuovo regolamento in cui il gol in trasferta non vale più doppio le partite rimangono più aperte”.
La squadra rossonera quest’anno sta dimostrando di essere molto discontinua e di fare fatica soprattutto con le piccole in A. Secondo te cosa dovrebbe fare Pioli di più per migliorare sotto questo aspetto?
“Per me ci sono state troppe aspettative su questa rosa anche se nella scorsa stagione è arrivata la vittoria del campionato. Pioli ha fatto un enorme lavoro costruendo una squadra che ancora oggi, nonostante i risultati negativi, è protagonista sia in Italia che in Europa. Non è un problema di condizione fisica, semplicemente può accadere che in una stagione una squadra possa avere un periodo altalenante. Penso anche che a breve Pioli possa tornare a giocare a quattro in difesa e tornare al vecchio modulo “.
Torniamo alla tua carriera giocata. Da calciatore quali sono state le stagioni in cui sei riuscito ad incidere di più?
“Le mie annate migliori sono state sicuramente quelle dopo Napoli, con Gigi Simoni ad Ancona siamo riusciti a vincere il campionato in maniera davvero inaspettata. L’anno dopo sono passato alla Fiorentina dove ho vissuto un grande anno anche sotto il punto di vista della finalizzazione e con i viola ho ottenuto la seconda promozione nella massima serie”.
Ora alleni il Forlì in Serie D. Quali sono i tuoi “credo” calcistici? A chi ti ispiri come allenatore?
” L’anno scorso a gennaio sono stato promosso come allenatore della prima squadra del Forlì e a fine stagione sono stato riconfermato anche per questo campionato dopo la salvezza. Io ho avuto la fortuna di conoscere diversi tecnici bravi come Simoni, Mondonico e appunto Pioli. A me piace l’idea di portare un calcio divertente, alle mie squadre chiedo di avere grande entusiasmo e la volontà di sacrificarsi“.
Per concludere l’intervista, quali sono i tuoi prossimi obiettivi personali?
“Nel breve ovviamente desidero salire in Serie C con il Forlì. Come prossimo obiettivo, vorrei allenare tra i professionisti“.
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