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Lottare contro se stessi: l'incubo del Sunderland non è ancora finito

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Lottare contro se stessi: l’incubo del Sunderland non è ancora finito

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“Se non la ami quando perde, non amarla quando vince”. Recita così una delle frasi che meglio sintetizza il rapporto amore-odio tra una squadra di calcio e i propri tifosi. Un rapporto forte, indissolubile, che va oltre la vittoria o la sconfitta, che consuma corde vocali, energie fisiche e psichiche ma che nessuno potrà mai tentare di scalfire. Se poi parliamo dei tifosi del Sunderland, una delle squadre più discusse d’Inghilterra, c’è poco da fare. Perché a Sunderland, nel nord-est della Gran Bretagna, il pallone è l’unico barlume di vitalità e di spensieratezza che anima una città cupa, frenetica e soprattutto grigia come i fumi delle proprie industrie navali. Grigia come la stagione appena conclusa dal Sunderland. Anche perché è proprio nel Sunderland che migliaia di tifosi ogni domenica ripongono le proprie speranze, le proprie emozioni. Una comunità che ha fatto del football una ragione di vita, l’essenza della propria quotidianità tra un pub e una Ale, una radiolina e un’altra Ale.

Oggi, invece, il volto dei tifosi dei Black Cats assume i contorni di tremenda rassegnazione, mortificazione e incredulità nei confronti di una squadra che da due anni a questa parte più che contro le altre, sembra lottare contro sé stessa. Quello che sta vivendo il Sunderland, perché non è ancora finito, è un vero e proprio incubo dal quale sembra impossibile svegliarsi. Il Sunderland non ha mai smarrito l’appoggio dei propri tifosi, che all’esordio in League One quest’anno hanno fatto registrare il record di presenze per la categoria, ma ha smarrito la propria anima, le proprie sicurezze e tutto ciò che di buono aveva fatto nelle ultime dieci stagioni vissute in Premier League. Ecco, quel Sunderland è lontano parente di quello a cui ormai da un paio di anni ci siamo abituati. Un gioco che latita, poco coraggio e poco spirito d’iniziativa. Eppure se ci trovassimo all’uscita dello Stadium of Light e chiedessimo ad un tifoso con una sciarpa a strisce biancorosse cosa ne pensa del suo Sunderland la sua riposta sarebbe questa:” F***k off! Sunderland ‘Til I die“.

Il 25 Maggio 1998, sempre sul prato di Wembley, andava in scena una delle finali playoff più spettacolari di sempre. Charlton e Sunderland terminano sul 4-4, ai rigori saranno i londinesi a vincere. L’anno dopo il Sunderland tornerà subito in Premiership.

DELUSIONI SU DELUSIONI

Il più grande problema in casa Sunderland si chiama proprio Sunderland. Sembra un paradosso, e forse lo è, ma in realtà tutti i problemi che hanno attanagliato questa società sono nati perché nessuno ha mai avuto a cuore fino in fondo il bene della squadra. La retrocessione dello scorso anno è stato un dramma per tutti. Un dramma economico, sportivo, culturale. E anche di immagine.

L’amore tra l’ex presidente Ellis Short e i suoi tifosi non è mai sbocciato. Accusato spesso di badare al business e di rimanere indifferente dinanzi le problematiche della società, ha lasciato la presidenza a Donald Stewart nel Maggio 2018.

Basti pensare che Ellis Short, ex presidente del club, aveva pensato ad una docu-serie per Netflix e prodotta da Fulwell73, che per intenderci ha prodotto anche il lavoro sulla Class of ’92 del Manchester United, che accompagnasse attraverso le telecamere e le riprese la risalita del Sunderland in Premier League. Un’operazione di marketing riuscitissima se non fosse per il fatto che i Black Cats la Premier l’hanno vista solo con il binocolo, stazionando per praticamente tutto l’anno in fondo alla Championship e finendo per retrocedere clamorosamente in League One. Si chiama “Sunderland ‘Til I die”: reale, cruda, vera come poche altre cose girate nel mondo del calcio. L’intenzione dell’ex proprietario era quella di creare un brand sempre più identitario, riconoscibile e che economicamente ritrovasse l’appeal perso con la retrocessione in Championship. Tutto andato in fumo.

Evidentemente da quelle parti la scaramanzia non ha poi così tanta rilevanza, ma i Black Cats, dopo esser scesi in League One, non hanno neanche centrato l’immediata promozione. Non può, e non deve, trattarsi esclusivamente di sfortuna come potrebbe far pensare il soprannome della squadra. I motivi del doppio, o triplo, fallimento del Sunderland risiedono tutti nelle scelte di una proprietà incapace di immergersi in un mondo completamente distante da quello così tanto mediatizzato della Premier League. L’arrivo di Stewart Donald, ufficializzato nuovo presidente il 21 Maggio dello scorso anno, ha sicuramente donato alla società un’immagine più credibile, oltre che stabile. I milioni di debiti accumulati negli anni sono stati, infatti, tutti ripagati dall’ex chairman dell’Easatleigh FC, e anche i tanti contratti milionari di tutti quei giocatori che dalla retrocessione in Championship non sono mai andati via sono stati riadeguati a degli standard inevitabilmente diversi.

SOLO UN’ILLUSIONE

Sì, la stagione del Sunderland alla fine è stata solo una immensa illusione. D’altronde è inutile ribadirlo, ma la storia del Sunderland parla da sé. E anche la rosa, un organico nettamente superiore al resto delle squadre del campionato, risorse economiche maggiori, anche se non infinite, e un livello di giocatori che con la League One ha davvero poco a che fare. Ma quando non si ha un progetto chiaro e ben definito il rischio è quello di perdere la possibilità di ritornare in Championship anche all’ultimo secondo. Proprio come è successo domenica scorsa. Nel bellissimo teatro di Wembley – chissà che qualche grande dirigente della Lega C abbia avuto la possibilità di guardare la partita – il Charlton ha battuto il Sunderland con un gol segnato a 6 secondi dalla fine. Il gol di Patrick Bauer allo scadere ha regalato agli amanti del calcio un finale da hearthbreak, come si usa dire in terra d’Albione. Una vittoria meritata arrivata al termine di una gara equilibrata, in cui ha forse prevalso la paura di non perdere e che alla fine ha visto trionfare chi ci ha creduto di più, chi quell’anima, di cui sopra, non l’ha mai smarrita.

E pensare che il Sunderland era passato addirittura in vantaggio dopo cinque minuti. Il retropassaggio del difensore del Charlton Naby Sarr ha colto di sorpresa il portiere Phillips, che goffamente non ha controllato il pallone e ha permesso ai suoi avversari di andare in vantaggio. L’1-1 poi realizzato da Purrington al 35′ ha resistito fino al 95′. A sei secondi dalla fine ci ha pensato Patrick Bauer, eroe per un giorno, a regalare la promozione al Charlton, condannando i Black Cats ad un’altra, l’ennesima, stagione in purgatorio.

Jack Ross, nominato nuovo allenatore la scorsa estate, è riuscito a creare, rispetto ai suoi predecessori, un gruppo coeso, ben allineato sugli obiettivi. Uno dei più grandi successi della sua gestione è stato, infatti, quello di aver forgiato mentalmente una squadra poco abituata a certi livelli, a certe partite e a certi stadi. Le individualità però sono finite per diventare una pericolosa arma a doppio taglio. Ad esempio Bryan Oviedo, terzino sinistro che cinque anni fa ci cacciò fuori dal Mondiale brasiliano con la Nazionale della Costa Rica, a Gennaio era ad un passo dal West Brom. Del suo addio non se n’è fatto più nulla e la sua stagione è stato un continuo di alti e bassi. Ben più problematiche ha portato la gestione dei portieri. Jon McLaughlin si è preso il posto da titolare in maniera eccellente, subentrando all’olandese Robin Ruiter, protagonista di due ultime stagioni a dir poco tragicomiche. I due terzini destri, Donald Love e Adam Matthews, hanno saltato gran parte della stagione per via di numerosi infortuni. E dulcis in fundo, la cessione di Josh Maja. Nella serie Netflix che abbiamo accennato prima il giovane attaccante inglese sale alla ribalta piano piano, prendendosi via via il suo spazio. Con il Sunderland in League One, Jack Ross punta fortemente sul classe ’98 che fino a Gennaio ripaga la fiducia con la bellezza di 15 gol in 25 presenze. Le sue qualità non passano inosservate in Francia, con il Bordeaux che fa carte false per averlo. Né Jack Ross né il proprietario Stewart Donald possono opporsi alla volontà del calciatore inglese, il quale viene prontamente sostituito con gli arrivi di due attaccanti ben più esperti: Charlie Wyke e Will Grigg (sì, proprio quel Will Grigg). In circa 5 mesi mettono insieme 8 gol totali, 4 a testa, quasi la metà di quelli totalizzati da Maja, il cui addio ha minato più del previsto le già poche certezze che avevano i Black Cats.

Il calcio pragmatico e poco offensivo di Jack Ross è finito con il diventare prevedibile, noioso e poco adatto a quei giocatori di qualità di cui la squadra dispone: parliamo di Lee Cattermole, Aiden McGeady, Lee Gooch o Duncan Watmore, tutti giocatori che vestivano la maglia dei The Mackems ancor prima della doppia retrocessione. Senza dimenticare George Honeyman, 24 anni, nuovo capitano del Sunderland. In questa stagione ha realizzato 6 reti e 3 assist, gli stessi numeri che caratterizzarono la scorsa in Championship. Honeyman è diventato il simbolo del Sunderland, il giocatore-tifoso che per la maglia da tutto. E’ cresciuto nell’Academy del Sunderland e con il tempo e con il lavoro si è conquistato prima un posto tra i suoi idoli, poi si è preso la numero 10 e infine la fascia di capitano. Il suo viso dopo la sconfitta subita a Wembley è lo stesso di un anno fa, quando il suo Sunderland è retrocesso in League One. Ed è probabilmente lo stesso viso triste e deluso che ha guardato trionfare il Portsmouth nella finale di Checkatrade Trophy, la coppa di lega riservata alle squadre di League One.

“Non mi sento imbarazzato per ciò che abbiamo fatto, anzi. Siamo stati in gara fino alla fine, sono molto orgoglioso. Sono però molto frustrato nel veder festeggiare un altro team. Ora è troppo tardi per recriminare. E’ brutto vedere gli altri festeggiare e noi siamo i cretini che si ritrovano sul campo battuti ancora una volta. Ora è giusto riposarsi. Poi penseremo a centrare la promozione l’anno prossimo.”

SUNDERLAND ‘TIL I DIE

Il calcio è una cosa bellissima. È emozione, sentimento, adrenalina. E delusioni, ovviamente. Il Sunderland non rispecchia per nulla la squadra dei sogni, anzi. Possiamo dire che in questi anni sembra essersi imbattuta in un tornado di depressione e di sconfitte dal quale uscire si sta rivelando più complicato del previsto. La forza, però, sta tutta nella fede. E qui, ancora una volta, riavvolgiamo il nastro e torniamo alla docu-serie Netflix “Sunderland ‘Til I die“. La scena con cui si apre il primo episodio (“Accecati dalla luce“) vede protagonista padre Lyden-Smith che celebra la sua funzione in onore del Sunderland, in una chiesa con persone che fanno del Sunderland molto più di una religione. Tifare Sunderland non è, ad oggi, così facile. Innanzitutto perché probabilmente vivi in una delle zone più arretrate d’Inghilterra, e poi perché chi dovrebbe rincuorare le tue domeniche in realtà non lo fa.

Ma questo è il calcio. Tifare Sunderland significa riconciliarsi con l’idea di football, perché significa amore e odio, speranza e disillusione. “Sunderland ‘Til I die” vuol dire amore incondizionato verso dei colori che sono diventati una seconda pelle. Significa esserci sempre e comunque, anche dopo aver perso una finale play-off al novantacinquesimo, a sei secondi dalla fine.

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Furia De Laurentiis dopo Napoli-Inter: telefonate alla Federcalcio per protestare

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De Laurentiis

Il Napoli, dopo un inizio di campionato altalenante e l’esonero di Garcia, ci si aspettava un cambio di rotta imminente. Occasione sfumata nel match di ieri giocato al Maradona contro l’Inter, perdendo per 3-0. Tuttavia secondo quanto riportato da Il Mattino, De Laurentiis sembrerebbe essersi infuriato al punto da chiamare la Federcalcio e l’AIA per protestare, riguardo la direzione gara con i nerazzurri. La scelta di non far presentare Mazzarri ai microfoni, prediligendo silenzio totale, sarebbe stata proprio la sua, dopo aver accerchiato il direttore di gara nel tunnel per cercare di ottenere delle spiegazioni, invano.

Gli episodi che avrebbero scatenato l’ira del patron partenopeo sarebbero due. Il primo per un mancato rigore concesso per un presunto fallo di Acerbi su Osimhen. Il secondo a causa della decisione di non annullare il primo gol di Calhanoglu per un fallo in precedenza di Lautaro su Lobotka.

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Politano e Darmian carichi nel prepartita: le parole

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All'Inter riesce una particolare impresa

Intervistati ai microfoni di DAZN nel prepartita di Napoli-Inter, Matteo Politano e Matteo Darmian hanno parlato delle loro sensazioni sul big match di giornata, molto importante per rispondere sul campo alle vittorie di Juventus e Milan.

POLITANO – “Conosciamo bene l’Inter e Dimarco, sappiamo che giocatore è ma siamo forti anche noi. Dovremo stare attenti. L’Inter ha una difesa fortissima, dovremo fare in modo di creare quante più occasioni possibili”.

DARMIAN – “Per arginare Kvara servirà lavoro di squadra, il Napoli ha tanti giocatori forti e dovremo stare attenti. La vittoria della Juve non ci mette pressione, dobbiamo scendere in campo come abbiamo sempre fatto”.

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Lecce-Bologna, le formazioni ufficiali: Zirkzee parte dalla panchina

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Lecce-Bologna

Il lunch match della 14ª giornata di Serie A mette di fronte due delle migliori formazioni del Belpaese. Guidate da due allenatori all’avanguardia e con molti spunti su cui lavorare, anche per il medio futuro. Lecce-Bologna sarà questa, ma anche molto altro. Il Lecce non vince dal 22 settembre, ma le ultime gare non sono state completamente da gettare. Indubbiamente, però, i salentini vogliono ritrovare i tre punti e vogliono farlo con la spinta del bollente pubblico di casa.

Ci proveranno contro una avversario sicuramente non facilissimo: il Bologna è, probabilmente, la rivoluzione di questa stagione ed il momentaneo sesto posto in classifica lo testimonia. Thiago Motta non potrà contare su De Silvestri in difesa, vittima di un infortunio. Mancherà anche Orsolini, ancora alle prese con l’infortunio che lo ha colpito circa una settimana fa.

D’Aversa e Thiago Motta hanno scelto i loro uomini per questo Lecce-Bologna, in scena del Via del Mare con calcio d’inizio previsto per le ore 12:30.

LE FORMAZIONI UFFICIALI

LECCE (4-3-3): Falcone; Gendrey, Pongracic, Baschirotto, Dorgu; Gonzalez, Ramadani, Oudin; Strefezza, Krstovic, Banda. All. D’Aversa.

BOLOGNA (4-2-3-1): Skorupski; Posch, Lukumi, Calafiori, Kristiansen; Aebischer, Fabbian; Ndoye, Ferguson, Saelemaekers; Van Hooijdonk. All. Thiago Motta.

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Pronostico Sassuolo-Roma, statistiche e consigli per la partita

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Pronostico Roma-Udinese

Domenica pomeriggio alle 18:30 ci sarà una sfida ad altissima intensità e che promette gol e spettacolo quella tra Sassuolo e Roma. Storicamente la partita ci ha sempre regalato tanti gol e risultati mai scontati con tanti colpi dei neroverdi a sorpresa, senza dimenticare i tanti ex.

Il Sassuolo arriva alla partita dopo il successo pirotecnico per 3-4 contro l’Empoli e Dionisi e co sono pronti a sorprendere anche contro la Roma. I neroverdi arrivano alla partita con i soliti dubbi legati alla trequarti, con Bajrami che dovrebbe partire dalla panchina favorendo l’avvio iniziale di Kristian Thorstvedt che affiancherà Laurienté e Berardi alle spalle di Pinamonti che vuole ritrovare il gol.

Situazione complicata in casa Roma, il pareggio contro il Servette non è piaciuto a Jose Mourinho che nel post partita a Sky ha attaccato i suoi di mancanza d’impegno. I giallorossi dunque non possono sbagliare ancora e con il Sassuolo si vuole cambiare passo, anche per non perdere il treno Champions League. Alcuni dubbi per Mourinho con Zalewski che insidia per un posto sulla fascia e Renato Sanches che potrebbe ritornare dal primo minuto a discapito di uno tra Pellegrini e Paredes in mediana. L’ultima in campionato per i giallorossi si è conclusa il 2-1 faticoso contro l’Udinese, grazie ad un gol di Dybala nel finale.

IL PRONOSTICO DI NUMERO DIEZ

Sarà una partita sicuramente ricca di gol, entrambe le squadre vogliono fare risultato e ci sentiamo dunque di giocare un azzardato 1x+over2.5, perché la Roma storicamente in casa del Sassuolo ha sempre fatto fatica e i padroni di casa arrivano da un momento d’oro. Il tutto è quotato alla SNAI 2.65. Occhio però anche ai marcatori, Berardi ha il piede caldo come sempre contro le big e potrebbe fare l’ennesimo regalo ai suoi anche con un calcio di rigore vista l’intensità della sfida.

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