Il Brasile è da sempre terra fertile per la nascita di giovani talentuosi prossimi all’arrivo in Europa, ed uno tra questi è senza dubbio Lucas Paquetá.
Il ragazzo del ’97 è partito dal Flamengo, per poi arrivare in Italia non senza paragoni illustri che di fatto, gli si sono poi rivoltati contro.
Dopo due stagioni non proprio felici in Serie A, decide di cercare fortuna in Ligue 1, in cui da una stagione a questa parte è diventato punto fermo del Lione.
I PRIMI PASSI A RIO DE JANEIRO
Lucas nasce precisamente a Rio De Janeiro, in cui inizia a muovere i primi passi nelle giovanili del Flamengo.
Club della città che ha sede nel quartiere di Gàvea, i “rubonegro” notano fin da subito una classe particolare in Lucas.
Nel Marzo 2016 approda in prima squadra, e da li inizierà ad accumulare sempre più minutaggio nelle stagioni seguenti.
La stagione 17/18 è stata quella in cui Paquetá si è cominciato a far notare anche oltre i confini sudamericani, grazie ai 10 gol messi a segno in 32 partite.
Questa sua spiccata capacità offensiva assieme alla facilità di creare superiorità numerica, ha fatto si che anche in Italia ci si accorgesse di lui.
I suoi mezzi tecnici assieme allo sviluppo di massa muscolare, su cui il ragazzo ha lavorato, secondo il quotidiano Folha de São Paulo, prima della maggiore età, ha creato il binomio perfetto di trequartista.
Tecnico, rapido e ben piazzato, con il senso del gol e dall’inserimento facile.
Dopo la vittoria del campionato Carioca, il Milan decide di puntare forte su di lui, portandolo in rossonero per una cifra attorno ai 35 milioni di euro più bonus.
Dopo un’infanzia a giocare per le strade (e poi nei campi) di Gàvea con la maglia “rubonegra” addosso Lucas manterrà gli stessi colori, ma con un peso nettamente diverso.
LA PARENTESI NEGATIVA IN ROSSONERO
Arrivato a Milanello con una cifra importante sulla testa e già paragoni illustri sulle spalle, Paquetá, assieme al neo-acquisto Piatek, ha il dovere di rialzare il Milan.
Una volta firmato nero su bianco il contratto quadriennale, non sono tardati ad arrivare fin da subito i classici paragoni “all’italiana” con grandi calciatori del tempo.
Per nazionalità e ruolo, Paquetá a Milano era senza dubbio il “nuovo Kakà“.
Paragone attribuito ancora prima di vederlo a San Siro, basandosi unicamente sugli ormai più che affidabili video delle “Best Skills and Goals” su Youtube.
C’è da capire però, che quello che può essere un semplice soprannome per un nuovo arrivo, per chi sta in campo può diventare motivo di pressione.
Lucas esordisce in Serie A contro il Genoa, colpendo anche un palo, per poi iniziare a trovare l’alchimia perfetta con Piatek.
Spunti interessanti e buone giocate per i suoi primi sei mesi in Italia, per un ragazzo che si è visto catapultato dal Brasile in cui era un gioiellino, alla Serie A in cui è chiamato a far la differenza fin da subito in un Milan in crisi.
Nella sua prima (mezza) stagione colleziona un gol ed un assist in 13 partite.
Oltre alla pressione relativa al paragone con l’ex pallone d’oro brasiliano, adesso a rincarare la dose si aggiunge anche qualche critica per i numeri ancora lontani da quelli di Kakà.
Nella seconda stagione rimane a secco di reti, facendo un solo assist in 24 presenze, con la metà di queste giocate da subentrato.
Dopo una stagione e mezza al Milan, Paquetá finisce ai margini della rosa.
Nel Settembre 2020 viene venduto al Lione per una cifra attorno ai 20 milioni, lasciando nell’incompiuto come sarebbe potuta essere la sua totale maturazione in rossonero.
LA RINASCITA IN FRANCIA
Paquetá arriva cosi in Ligue 1, alla corte di Rudi Garcia, allora tecnico del Lione, al quale il giovane è stato consigliato da una vecchia conoscenza della Seleçao.
Juninho Pernambucano infatti, è dirigente dell’OL e proprio lui ha evidenziato sull’agenda il nome di Lucas come prossimo acquisto.
All’arrivo in Francia, Paquetá spiega al quotidiano francese “L’Équipe” il suo calo di prestazioni in rossonero “Avevo una pressione enorme addosso, forse anche troppo”, motivo per il quale ha accettato di cambiare aria.
Alla prima stagione in Francia (20/21) ha collezionato 10 reti e 6 assist in 34 partite, tornando agli stessi numeri che aveva in Brasile.
Rudi Garcia su di lui, si è espresso cosi: “È tecnico, molto versatile e sa usare bene il suo fisico. Ha una grande velocità di pensiero“.
Dopo aver ritrovato piena fiducia in un ambiente in cui è importante, ma non l’unico sul quale fare affidamento, Paquetá ha raggiunto la serenità giusta per diventare perno del Lione, anche dopo l’esonero di Garcia al quale è succeduto Peter Bosz.
Sulla scia della continuità, questa stagione ha collezionato, fino ad ora, 14 presenze condite con 5 gol e 3 assist tra campionato ed EL.
Oltre il Lione, il brasiliano sembra aver trovato la quadra anche in Nazionale, in cui ne è parte dal 2019.
In quell’anno la Canarinha vinse la Copa America, con Paquetá protagonista.
Lucas infattti, ha ripagato la fiducia con i gol contro Cile e Perù, oltre a maturare una grande intesa con Neymar.
Durante la Copa America di quest’estate invece, il Brasile non è riuscito a ripetere l’alzata del trofeo.
La Seleçao ha perso in finale contro l’Argentina, ma Paquetà è riuscito comunque a dire la sua, mettendo a segno 2 gol in 6 presenze.
IL TALENTO DI PAQUETÁ NON SI SCOPRE OGGI
La parabola discendente al Milan per molti ha messo in dubbio i soldi spesi per lui, e probabilmente non è del tutto sbagliato.
I 35 milioni più bonus spesi allora sono tanti, troppi, per un calciatore alla prima stagione in un campionato europeo, e di soli 21 anni.
Arrivato in un ambiente teso, in cui il Milan e i milanisti avevano bisogno di giocatori decisivi cosi da rialzarsi in classifica, Paquetá non è riuscito ad esprimersi come avrebbe voluto.
Attenzione però a mettere in dubbio il reale valore tecnico del ragazzo.
Anche nell’avventura in Italia, nonostante i numeri non siano dalla sua parte, si vedeva che Lucas con il pallone ai piedi aveva grandi capacità.
A tratti troppo lezioso, tardava nel dare il pallone al compagno, ma quella tendenza nel cercare il dribbling è peculiarità del sangue brasiliano, ed è difficile da eliminare.
Qualche intoppo nella carriera di un ragazzo può capitare, fa parte del percorso di crescita, ma di certo questo non può mettere in dubbio il suo talento.
Il tutto per dire che se Paquetá sta riuscendo a fare la differenza con il Lione, non c’è da meravigliarsi.
Anche Neymar nel 2019 disse di lui: “Lucas è un grande giocatore, è cresciuto in ogni partita che ha giocato per la nazionale“.
Il Milan e Paquetá quindi, si sono trovati in un periodo sbagliato per entrambi.
Troppo presto sia per il ragazzo che per il club, nel vivo di una rifondazione a partire dalla dirigenza fino ai giocatori.
Entrambi adesso stanno vivendo periodi più che positivi, quindi con il senno di poi forse la divisione tra i due è stata vantaggiosa per entrambi.
Paquetá viaggia sulle ali dell’entusiasmo e vuole continuare la sua personale conquista in terra francese, pronto a scrivere altre importanti pagine della sua ascesa appena iniziata.