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Luciano, te lo meriti!

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Luciano, te lo meriti!

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Spalletti

Luciano Spalletti è campione d’Italia con il suo Napoli. Una cavalcata destinata ad entrare negli annali, quella degli azzurri. Una cavalcata che assume ancora più valore se si considera come tutto è iniziato.

È agosto e dalle parti di Castelvolturno si parla addirittura di “diaspora“. L’addio di Insigne, Mertens, Koulibaly e Fabian Ruiz ha lasciato un vuoto profondo nell’animo dei tifosi. Specialmente perchè al loro posto sono arrivati giocatori sconosciuti ai più come Kim e Kvaratskhelia. Luciano Spalletti e i suoi hanno iniziato questa stagione sotto i colpi incrociati di una tempesta di polemiche. Nessuno dava i partenopei come squadra che avrebbe potuto lottare per lo scudetto. Meno che mai vincerlo in maniera così incisiva. I più pessimisti parlavano addirittura di una qualificazione in Champions League a serio rischio.

A testa bassa e con il duro lavoro gli azzurri hanno iniziato a macinare punti su punti. Se inizialmente solo le piccole erano facile terreno di conquista, man mano anche le dirette concorrenti sono state annientate. Laddove non ci arrivava la tecnica di Kvaratskhelia, la rabbia agonistica di Osimhen e il cuore di capitan Di Lorenzo, ci è arrivata la maggiore motivazione di una rosa complessivamente impeccabile. In Champions League, la vittoria all’esordio contro il Liverpool poteva sembrare un caso isolato.

Quelle contro Milan, Roma, Lazio e Atalanta nel girone di andata, dei piccoli mattoncini, che non erano ancora abbastanza solidi. E la sconfitta di San Siro contro l’Inter, nel match che ha battezzato il 2023, sembrava far vacillare tutto. Napoli-Juventus 5-1, però, ha spazzato via tutti i dubbi: questa squadra, capace di accumulare 50 punti nel solo girone di andata, è un carro armato. I bianconeri erano la migliore difesa e provenivano da 8 partite senza subire gol: in 90 minuti, il Napoli ha cancellato questi numeri.

Ma la corsa al tricolore ha avuto anche i suoi momenti bui. Nel girone di ritorno sono arrivate le due sconfitte in casa contro Lazio e Milan, che avevano fatto vacillare, seppur di poco, gli umori della rosa. Così come, anche, l’eliminazione dalla Champions League per mano del Milan (e di un bollettino infortunati non proprio cordiale). E il doppio pareggio contro Salernitana e Udinese, per accumulare, a piccoli passi, i punti necessari per la vittoria aritmetica. La forza di questo Napoli è stata, oltre alla sua esplosività, proprio la durezza della sua corazza e la continuità sul lungo periodo. Un’abilità che spesso, negli scorsi anni, è venuta a mancare. E che quest’anno ha fatto tutta la differenza.

LUCIANO SPALLETTI GAME CHANGER

La vittoria dello Scudetto è una coccarda preziosissima e fondamentale nel palmarès di Luciano Spalletti. Il tecnico di Certaldo, nonostante ottime stagioni, non è mai riuscito a festeggiare un campionato di Serie A. Poche volte, probabilmente, ha avuto una rosa adeguata a farlo. Una di queste, però, è stata la Roma 2016/17, classificata seconda a quota 87 punti, -4 dalla corazzata Juventus: una squadra che arriverà anche in finale di Champions League.

E così, escluse le due Coppe Italia (2006/07 e 2007/08) e la Supercoppa Italiana (2007), vinte alla guida della Roma, la sua bacheca italiana non ha altro. In realtà, il campionato lo ha vinto due volte, ma in Russia, alla guida dello Zenit San Pietroburgo.

C’è, però, una traccia tra le righe che va presa in considerazione. L’esiguo numero di trionfi presente negli almanacchi, non può intaccare quello che Spalletti ha mostrato di essere con tutte le squadre che ha allenato: un game changer. Un allenatore che riesce a cambiare il ritmo di gioco di calciatori e di intere squadre  di alzare l’asticella delle ambizioni e delle prestazioni. Anche se le sue formazioni non vincono, spessissimo risultano competitive fino al termine.

Lo è stata la sua Udinese, capace di approdare al primo turno di Coppa UEFA, alla sua prima esperienza, e di bissare il traguardo anche l’anno successivo. Lo è stata la Roma della sua prima esperienza, duellante con l’Inter di Mancini, ai tratti dell’inarrestabile. La Roma della sua seconda esperienza è andata vicina al colpaccio in campionato. L’Inter con lui ha ritrovato la Champions League dopo ben 6 anni di assenza e lo ha fatto in pieno stile-Inter: con una rimonta all’Olimpico contro la diretta concorrente. Il Napoli è solo l’ultima della lista.

LUCIANO SPALLETTI MODELLATORE

I successi di squadra sono quelli che risaltano agli occhi, ma nella metodologia di lavoro di Spalletti, sono i giocatori il vero materiale su cui lavorare. Il tecnico toscano ha mostrato spesso di operare minuziosamente, di sgorbia e cesello, sui suoi giocatori. Il modo in cui riesce a far emergere il vero valore del giocatore su cui lavora è un fatto impossibile da ignorare. E la lista dei giocatori emersi con Spalletti è davvero chilometrica.

Nell’Udinese un 18enne Felipe Dal Bello muoveva i suoi primi passi in un campionato severissimo con i difensori, come la Serie A, accumulando 19 presenze e tanti complimenti e diventando una colonna della squadra, negli anni a seguire. Stessa cosa per il coetaneo Muntari, che farà parte dell’Inter campione d’Europa. Mentre Vincenzo Iaquinta dominava le aree di rigore avversarie da bomber in erba, pronto a scrivere il suo nome anche ai Mondiali.

Con la Roma ha costruito per Perrotta un abito adatto per muoversi come trequartista. Totti, che non ha bisogno certo di presentazioni, sotto la sua egida ha vinto la Scarpa D’Oro. E tanti altri sono saliti alla ribalta, formando lo zoccolo duro di quella squadra che, anni dopo, contenderà lo scudetto all’Inter del Triplete. Da Juan ad un De Rossi più inserito nel contesto, da un Vucinic indomabile al “PekPizarro.

Nella seconda esperienza con i giallorossi ha condotto Dzeko sulla retta via, dopo un inizio non esaltante, guidando il bosniaco alla vittoria del titolo di capocannoniere. Per il resto, basta leggere i nomi: Rüdiger, Alisson, Salah, Paredes, Strootman, Emerson Palmieri, Manolas. Tutti calciatori che da lì a pochi anni lotteranno per i maggiori trofei internazionali. Spesso anche vincendoli, da protagonisti. Ovviamente, seppur la sua carriera non abbia previsto finali di Champions, Europei o Mondiali come per gli altri, il portabandiera di questa esperienza è stato Radja Nainggolan. La sua creatura, se ce n’è una!

Pesa, nel bilancio della seconda Roma di Spalletti, il caso-Totti, che getta una macchia nera sui ricordi dei tifosi romanisti. Ma il biennio 2015-17 resta indubbiamente la migliore versione di Luciano Spalletti. Almeno fino all’approdo al Napoli.

Con l’Inter, oltre al solito bomber-capocannoniere (in questo caso Icardi con 29 gol nella prima stagione), ha fatto forse i lavori più importanti. L’enigma-Brozovic è stato sbrogliato da lui, quando lo ha schierato davanti alla difesa, svoltando la sua carriera da lì in poi. Cancelo ha giocato con lui le prime partite da terzino duttile su entrambe le fasce: un’idea ripresa da Guardiola, che nel suo Manchester City lo ha schierato spesso come terzino sinistro. Handanovic ha iniziato a fare costruzione bassa con grande frequenza sotto la sua ala. Mentre Perisic ha vissuto la sua migliore stagione a livello realizzativo.

Ci sono stati anche problemi importanti, tra cui la vicenda legata a Icardi nella stagione 2018/19 ed un Lautaro Martinez sofferente perchè non giocava nel ruolo a lui più congeniale. Ma, nel complesso, il lavoro di Spalletti all’Inter è stato più che positivo. E ha permesso ad Antonio Conte di ereditare la base su cui costruire la squadra che nei due anni a seguire ha combattuto strenuamente per lo scudetto, per poi laurearsi campione.

Anche al Napoli i grandi lavori non sono finiti. Eccetto il modo in cui Kvaratskhelia e Osimhen hanno spaccato in due il campionato, lo scorso anno Koulibaly ha ritrovato la sua vera forma, dopo qualche anno in cui sembrava in calo. Kim, se possibile, ha fatto ancora meglio in questa stagione. Zambo Anguissa e Lobotka sono i suoi due fedeli scudieri davanti alla difesa. E Meret ha fatto il decisivo salto di qualità quando è finito nelle sue mani. Capitan Di Lorenzo ha sviluppato quella leadership decisiva a rendere il Napoli una squadra vincente, e non più una semplice gareggiante. Interessante anche il modo in cui ha saputo rendere parte fondamentale del contesto quei giocatori come Elmas, Simeone, Raspadori, Ndombelé e Oliveira, che spesso partono dalla panchina, ma sono riusciti a prendersi la scena in più occasioni e con gol fondamentali. Ed il risultato è stato evidente.

LUCIANO, TE LO MERITI TUTTO!

Napoli festeggia il terzo tricolore della sua storia, che porta il volto di Osimhen e Kvaratskhelia, come nell’87 quello di Maradona. La festa viene facilmente allargata a festa dell’intero Sud-Italia. Se si escludono gli scudetti di Roma, Lazio e Napoli, era dal 1970 che il Tricolore non finiva a Sud della Capitale. In quel caso fu il Cagliari a guadagnarselo. E questo trionfo interrompe una striscia di 21 stagioni consecutive in cui a vincere sono state Juventus, Milan o Inter.

Ma, alle spalle di tutti questi dati, c’è la figura di un uomo spesso poco appariscente. Troppo avvezzo a ricevere le critiche, quanto molto meno a ricevere gli onori del suo lavoro. Un allenatore come Luciano Spalletti, che è indubbiamente un’icona del campionato di Serie A ed uno dei migliori allenatori italiani in circolazione.

Con la speranza che questa vittoria porti in dote un po’ più di riconoscenza verso Spalletti: Luciano, te lo meriti!

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Giovani per il futuro

Chi è Olijars, il giovanissimo figlio d’arte neo-acquisto dell’Atalanta

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CHI È JEGORS OLIJARS – È notizia di ieri l’acquisto da parte dell’Atalanta del classe 2008 Jegors Olijars, interessante prospetto lettone che ha deciso di firmare il suo primo contratto da professionista della sua carriera con la Dea (erano interessate anche Ajax, Atletico Madrid e Borussia Dortmund) e di crescere nel vivaio nerazzurro. Scopriamo chi è Olijars in questo articolo.

CHI È OLIJARS: CALCIATORE IN UNA FAMIGLIA DI SPORTIVI

Jegors Olijars è una punta centrale dotata di grande fisicità (alta 193 cm) e con grandi potenzialità, che ha dimostrato pienamente in patria e anche nelle squadre giovanili della Nazionale nord-europea. Si può dire che lo sport era nel destino di Jegors, nato in una famiglia di campioni di vari sport. Dal padre campione di corsa a ostacoli – ha vinto un Europeo nel 2006 a Goteborg, medaglia d’argento invece nel 2002 a Monaco e di bronzo al Mondiale di Valencia 2008 – alla madre tennista, passando per il nonno che, invece, ha partecipato a un’Olimpiade, il giovane è portatore di un’eredità di successo e dedizione allo sport che in pochi possono vantare. Starà al 16enne, ora, tenere alto il nome della famiglia cercando di affermarsi nel calcio che conta. Si tratta del primo calciatore lettone nella storia dell’Atalanta.

Fonte immagine in evidenza: profilo X Filippo Maggi

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Calcio Internazionale

Chi è Cavan Sullivan, la stellina del calcio USA già nell’orbita del Manchester City

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CHI È CAVAN SULLIVAN – Pensate, a malapena 14 anni, ritrovarvi già sui media calcistici, oltre ad essere in orbita Manchester City, club che al momento domina i riflettori europei. Questo è il mondo di Cavan Sullivan, talento classe 2009 dei Philadelphia Union, che ha esordito con tanto di assist in MLS Next pro. Ormai nel calcio la ricerca del talento parte da età sempre più basse, soprattutto nei campionati esteri, dove i giovani talenti che impressionano gli scout vengono convinti a firmare, o corteggiati, già giovanissimi. Un esempio può essere l’acquisto di Paez da parte del Chelsea, nella scorsa stagione. Ora è invece il turno di Sullivan, trequartista di pura classe che ha addosso gli occhi della migliore squadra del miglior campionato al mondo: la Premier League. 

DAGLI USA ALL’INGHILTERRA

Proprio con la costante scoperta e crescita di talenti sempre più giovani, non è facile impressionare. Eppure, nessuno può evitare di guardare un quattordicenne che, all’esordio coi grandi, si iscrive addirittura al tabellino degli assistman. Parliamo comunque di un giocatore che fa parte della Philadelphia Union Academy da quando ha a malapena 11 anni. Alto 1,58 e in possesso di doppia nazionalità (Americano e tedesco), Sullivan ha fatto parlare di sè con un’etichetta pesantissima. La definizione di ‘nuovo Messi‘ è ovviamente prematura, eppure il talento è cristallino ed innegabile.

Del resto, il Manchester City sembra avere già accordo con società e giocatore, mancano soltanto le firme di rito. Le regole sui trasferimenti e sul lavoro minorile non permetteranno comunque al ragazzo di raggiungere i Citiziens prima dei 18 anni. Per propiziarne il percorso di crescita, la decisione comune tra le società è di tenerlo in patria, dove arriverà ad esordire in MLS. Dopodichè potrà partire per l’Europa. Sicuramente il nome di Cavan Sullivan è destinato a catturare sempre di più l’attenzione nel corso degli anni, anche perchè prima di raggiungere il nostro calcio bisognerà attendere ancora qualche anno.

CARATTERISTICHE TECNICHE

Parlando di un giocatore molto giovane, è difficile darne un quadro generale completo. Nonostante ciò si può tranquillamente asserire che stiamo per vedere un talento innato dal punto di vista tecnico. L’obiettivo sarà quello di sgrezzarsi nei prossimi anni a livello tattico, affrontando gradualmente un calcio più fisico. Il piede è il mancino, proprio come quel fenomeno generazionale che ha portato ad un altro livell0 il numero 10, che ora milita proprio in MLS all’Inter Miami: Lionel Messi. Sullivan dà la sensazione di poter essere un giocatore abile nello stretto e palla al piede, veloce e tecnicamente impeccabile. Ma solo il tempo potrà dirci dove può arrivare questo ragazzo.

Fonte immagine in evidenza: profilo IG Cavan Sullivan

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Alla Ricerca del Diez

Chi è Estevao Willian, il gioiellino brasiliano soprannominato “Messinho”

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Estevao Willian

CHI È ESTEVAO WILLIAN – Il Brasile, si sa, di talenti cristallini ne sforna in continuazione. L’esempio lampante è Neymar Jr., ma negli ultimi anni ce ne sono stati tanti. Basti pensare al Real Madrid, con la coppia tutta brasiliana formata da Vinicius Jr. e Rodrygo. Non bisogna poi dimenticare Endrick, classe 2006, pronto a vestire la camiseta blanca e già in gol con la maglia del Brasile. L’ultimo talento che sta attirando l’attenzione degli scout è quello di Estevao Willian, esterno offensivo del 2007, che sta brillando con il Palmeiras.

CHI È ESTEVAO WILLIAN – GLI INIZI E LA CARRIERA FINO A QUESTO MOMENTO

Se il tuo soprannome è “Messinho” vuol probabilmente dire che il potenziale è altissimo ed effettivamente il giovane talento brasiliano può diventare un grandissimo giocatore. Nasce come ala destra e si è già messo in mostra con la maglia della Nazionale Under 17 ai Mondiali, con la quale ha segnato tre gol e fornito tre assist. La sua avventura però si è interrotta contro l’Argentina di Echeverri, altro talentuosissimo giocatore sudamericano. Estevao Willian ha inoltre già firmato un contratto di sponsorizzazione con Nike, nonostante la giovanissima età. Aveva appena dieci anni quando ha accettato l’offerta, ma è destinato a diventare uno dei volti del marchio.

CHI È ESTEVAO WILLIAN – L’INTERESSE DELLE BIG EUROPEE

Come accaduto negli ultimi anni, le big europee non restano di certo a guardare. Il nome di Estevao Willian è già sui taccuini dei principali club in Europa e il PSG ci aveva provato concretamente in passato. La trattativa però non è andata in porto a causa della partenza di Endrick, vecchio pallino dei parigini, che volevano assicurarsi entrambi i talenti. “Messinho” ha un sogno: giocare nel Barcellona, club che tifa fin da bambino. C’è da dire però che Estevao Willian non potrà lasciare il Brasile fino al 2025 (quando compirà 18 anni), ma probabilmente sceglierà la sua squadra prima di quella data. Per lasciarlo partire si parla già di cifre vicine ai 50 milioni, ed è per questo che Chelsea, Barcellona, Manchester City e non solo osservano da vicino uno degli ultimi talenti sfornati dal calcio brasiliano.

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I Nostri Approfondimenti

La marcia di avvicinamento alla super sfida Manchester City-Arsenal

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Manchester City-Arsenal

Dopo la sosta per le nazionali, tornano in campo i club per il prosieguo della stagione 2023/2024. Alcuni campionati vedono già alcuni verdetti quasi definiti, come ad esempio in Serie A con l’Inter che ha un grande vantaggio sulla seconda in classifica, il Bayer Leverkusen che dovrà gestire i punti di vantaggio sul Bayern Monaco come anche il Paris Saint-Germain in Ligue 1.

Il Real Madrid, in attesa del secondo capitolo del Clasico, cercherà di guadagnare ulteriormente terreno sul Barcellona mentre è tutto un altro discorso in Premier League. La corsa per il titolo è più che aperta, con tre squadre in corsa per conquistare il primo posto nel campionato più difficile al mondo: Arsenal (64 punti), Liverpool (64 punti) e Manchester City (63 punti) si giocheranno sino alla fine la Premier League 2023/2024.

Dopo il grande confronto tra Liverpool e City conclusosi 1-1 a Anfield, questa volta lo spettacolo andrà in scena all’Etihad Stadium: i Citizens se la vedranno contro l’Arsenal di Mikel Arteta. La sfida tra Guardiola e i Gunners potrebbe decidere, soprattutto anche a livello psicologico, una parte di Premier League per le due squadre. Ovviamente si avrà sempre un occhio su quello che succederà alla terza contendente guidata per l’ultima volta da Jurgen Klopp, che sogna di conquistare un grande ultimo trofeo prima dell’addio.

LA SITUAZIONE DEL MANCHESTER CITY

“Abbiamo una finale contro l’Arsenal. Ma per ora riposiamo. Non voglio pensare al futuro, è stato un periodo molto intenso. Con i giocatori un cambiamento di ambiente è positivo, ad alcuni di loro sarà permesso di vedere le loro famiglie. Quando torneremo, avremo tre giorni per prepararci alla partita contro l’Arsenal”.

(Pep Guardiola)

Così Pep Guardiola nella sua ultima conferenza stampa prima della sosta aveva parlato della grande sfida tra Manchester City e Arsenal. Una vera e propria finale considerando che ci stiamo avviando verso la fine della stagione e un match del genere risulta dunque decisivo per le sorti delle due squadre.

Il Manchester City arriva da un periodo super positivo: non perde una partita dallo scorso dicembre, quando al Villa Park l’Aston Villa di Emery riuscì a trovare la vittoria di misura per 1-0. Da quel momento in poi una serie incredibili di risultati utili consecutivi (22, di cui 19 vittorie e 3 pareggi) tra Premier League, Mondiale per Club, FA Cup e Champions League.

Una formazione sempre più autonoma quella di Guardiola che ha saputo rendere Phil Foden uno dei giocatori principali di questa squadra: per il talento inglese classe 2000 sono arrivati 11 gol (eguagliato il record personale siglato nella scorsa stagione) e 7 assist. Inoltre, considerando la presenza imprescindibile di Bernardo Silva, i gol nella gambe di Haaland, l’equilibrio portato da Rodri in mezzo al campo, il rientro di De Bruyne non ha fatto che aumentare il livello tecnico (già incredibile) del Manchester City. Il fuoriclasse belga ha fornito 5 assist in 9 partite di Premier League, in totale 12 in 13 partite in tutta la stagione (da segnalare l’incredibile prestazione in FA Cup, dove nella partita contro il Luton Town ha fornito 4 assist per Haaland).

LA SITUAZIONE DELL’ARSENAL

Dopo l’incredibile stagione dello scorso anno, l’Arsenal di Mikel Arteta ha saputo confermarsi come una delle squadre da battere in Premier League. Nonostante il brutto periodo di dicembre (3 sconfitte in Premier League) i Gunners hanno mantenuto una costanza tale da riuscire a tenere il ritmo delle due rivali, raggiungendo inoltre anche i quarti di finale della Champions League dopo il successo contro il Porto nel ritorno ai calci di rigore.

L’Arsenal arriva da 8 vittorie consecutive in Premier League che hanno proiettato i londinesi in testa alla classifica alla pari del Liverpool e con un punto di vantaggio proprio sul Manchester City. Il miglior giocatoRE in assoluto anche per le statistiche è Bukayo Saka, che con 13 gol e 8 assist guida entrambe le classifiche dei Gunners. Alle sue spalle, troviamo il capitano Odegaard e Kai Havertz, che dopo un inizio non incoraggiante ha trovato la giusta strada con 4 reti nelle ultime 4 partite.

Altri giocatori importanti dal punto di vista realizzativo sono sicuramente Martinelli e Trossard, che completano il reparto offensivo, ma è grazie alla presenza di Declan Rice che l’Arsenal può mantenere un certo tipo di gioco.

Forti dell’1-0 dell’andata l’Arsenal cercherà di trovare una grande vittoria in trasferta per l’allungo decisivo sui campioni in carica, che nella scorsa stagione hanno avuto la meglio proprio contro i Gunners nella corsa al titolo.

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