Una ferita aperta, il sangue che sgorga senza freni e non c’è niente che possa fermarlo. Le emorragie terrorizzano, appaiono come una corsa contro il tempo, contro un tiranno che sai che ti ucciderà, ma non sai assolutamente quando e con quale forza. In Spagna c’è una squadra che sta affrontando una vera e propria emorragia, che sembra agire senza freni e senza alcun intralcio: il Málaga di mister Míchel è nettamente la sorpresa negativa della Liga 2017/18, un girone d’andata shock che ha sorpreso tutti gli addetti ai lavori, per rendimento ed incapacità di risollevarsi.
Sono solo 11 i punti ottenuti dai boquerones in 18 partite, quindi stiamo parlando di quasi metà campionato: vero che la zona salvezza dista soltanto 5 punti, ma le premesse non sembrano certo le migliori, visto che nelle ultime 5 partite il Málaga ha ottenuto un punto, scaturito da 1 pareggio e ben 4 sconfitte consecutive. Se queste statistiche non spaventano a sufficienza, aggiungiamo che 3 partite su 5 sono state giocate alla Rosaleda, dunque tra le mura amiche, e che la casella delle reti segnate non si è smossa dal numero 0 nelle sfide suddette.
Sgorga eccome il sangue, a fiotti.

DESCONFIANZA
08/01/2018, La Rosaleda, Málaga. Mateu Lahoz fischia la fine del match tra i padroni di casa e l’Espanyol, terminato con l’ennesima pessima figura dei biancoblu andalusi, che se ne vanno negli spogliatoi tra i fischi assordanti dei non numerosi tifosi; si scorge un giocatore con le mani sul volto, in lacrime: è Diego Gonzalez, giovane difensore classe ’92 ex Siviglia e Cadice, andaluso DOC, che dopo una prestazione negativa sia a livello personale che di gruppo, non riesce a trattenere lo sconforto per la situazione nella quale sta gravitando la squadra della Costa del Sol.
Il Málaga sembra essere in un tunnel, buio e senza fine. La squadra di proprietà qatariota – il club appartiene ancora allo sceicco Al-Thani – era partita con tutt’altri obiettivi per la stagione corrente, dopo un campionato nel quale aveva ottenuto una salvezza tranquilla, piazzandosi a metà classifica. Il tecnico Míchel era stato confermato, e gli era stata messa in mano una rosa più giovane, con più entusiasmo e con più voglia di emergere rispetto a quella che aveva trovato al suo arrivo in corsa.

A gente d’esperienza come il portiere Roberto Jiménez, Luis Hernández, Manuel Iturra o il Chory Castro, sono stati aggiunti talenti del calibro di Borja Bastón (reduce da una pessima esperienza in Premier allo Swansea) e l’ex Bordeaux Diego Rolán. In più, ci sono in rosa giovani quali la promessina ex Udinese Peñaranda, l’argentino Esteban Rolón, oppure i canterani Ontiveros, Juanpi e En-Nesyri.
Una squadra come questa ha tutti i mezzi per navigare in una zona di classifica che va dall’ottavo al dodicesimo posto, e se qualcuno dei giovani sopracitati riuscisse nel salto di qualità, probabilmente si potrebbe sognare addirittura un piazzamento europeo. I tifosi malaguistas in effetti sognavano qualcosa del genere, ma una serie di risultati negativi e la perdita di fiducia accumulatasi nel corso delle partite non stanno portando a nient’altro che non sia una crisi.
Desconfianza, ossia “mancanza di fiducia”. Un male gravissimo per un gruppo. Serve una guida che aiuti una squadra piuttosto giovane (media età 26,6) a risalire la china e a ritrovare l’entusiasmo perso.
Ma, a Málaga, c’è questa guida?

MÍCHEL, SOLO EN EL BANCO
Dovrebbe essere proprio lui la guida di cui parliamo. Ma a detta di molti è la causa principale di quello che attualmente è un vero e proprio fallimento calcistico. José Miguel González, noto ai più come Míchel, è stato a più riprese l’allenatore maggiormente a rischio di tutta la Liga, eppure è ancora lì ancorato alla sua panchina. Il tecnico madrileño (che proprio con la maglia del Real ha ottenuto i maggiori successi da calciatore), come abbiamo già detto, è arrivato sulla panchina del Málaga durante la scorsa stagione, a campionato in corso; senza mai mostrare prestazioni roboanti – salvo una clamorosa vittoria contro il Barcelona, che ha peraltro favorito il suo Real Madrid – ha comunque raggiunto un soddisfacente undicesimo posto.
Confermato per la stagione corrente, i risultati sono evidenti: la squadra non ha un gioco consolidato, i moduli continuano a cambiare di partita in partita (oggi si sta affidando al più classico dei 4-4-2), e nonostante i vari tentativi di rotazione dei giocatori, ancora non è minimamente riuscito a trovare il bandolo della matassa. Recio, Rosales, Luis Hernández e gli altri interpreti portatori di maggior esperienza non stanno emergendo nelle difficoltà, i giocatori più giovani e talentuosi sono intimoriti e preoccupati per la situazione che stanno vivendo, ed ecco spiegato il motivo dell’involuzione di giocatori quali Bastón – dal quale ci si aspettavano sicuramente più gol rispetto ai 2 segnati fino ad oggi – o la ritardata esplosione di gente come Ontiveros (già da mesi nelle mire dei top club europei) o il venezuelano Juanpi Añor.
Siamo così sicuri che la squadra segua ancora il suo condottiero?

Dall’esterno verrebbe da dire che Míchel non sappia minimamente dove andare a mettere le mani. Ad oggi la decisione più scontata parrebbe quella dell’esonero, visto che le motivazioni sono più che evidenti. Eppure la società ha – per adesso – confermato la fiducia nei confronti dell’allenatore tra le altre Siviglia, Olympiacos ed Olympique Marsiglia; oltretutto, anche con la compagine francese le cose erano andate tuttaltro che bene, visto che al Vélodrome nessuno ha un bel ricordo del tecnico spagnolo.
Míchel non viene esonerato, e ha in più dichiarato che non è minimamente nelle sue intenzioni rassegnare le dimissioni. Il futuro, almeno prossimo, sembrerebbe ancora nelle mani del madrileño. Ma che fare per risalire la china?
MERCATO E INCONCIENCIA
Servono acquisti per completare e modificare questa rosa, come i punti di sutura servono per ricucire una ferita aperta. Bisogna capire chi è ancora in grado di combattere per un obiettivo che non era certo quello previsto: molto spesso accade che giocatori di un certo livello facciano molta più fatica a lottare per la salvezza, rispetto al giocarsi una qualificazione europea o qualcosa di addirittura superiore.
Serve coraggio e convinzione, perchè il rischio di retrocedere sta diventando concreto: giocare con uno zaino pieno di mattoni è difficile, faticoso e a tratti snervante, per questo motivo serve che tutti si calino al 100% nella realtà malaguista. Allo stesso modo serve seguire il proprio allenatore, chiunque esso sia: molto spesso succede che siano i giocatori ad esonerare il mister, quando diventa evidente che manca la fiducia nel condottiero. Se Míchel tiene al Málaga ed è seriamente convinto di avere in mano questo gruppo, deve ritrovarne le qualità.
Come detto, servono gli acquisti. Per ora se n’è andato il difensore Baysse (tornato a casa, in Francia al Bordeaux) ed è arrivato l’attaccante Alberto Bueno dal Porto, che dovrà aiutare il Málaga a curare la sua incapacità di segnare, e magari riuscirà anche a risvegliare quel leone addormentato che è Borja Báston. Sembra ormai fatta anche per il talento argentino Ricardo Centurión, ex Boca che nè con Juric nè con Ballardini ha trovato spazio al Genoa. Un giocatore che, se in giornata, può spaccare le partite in due, grazie ai suoi strappi e alla sua tecnica cristallina; l’unico difetto? Si dice che non sia molto professionale a causa della sua vita extra-campo, ma tutto questo riguarda soltanto El Wachiturro.
Ma tutto sommato a questo Málaga serve anche un po’ di incoscienza e di follia. Perchè per ricucirsi da soli una ferita aperta serve anche tutto questo.
