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Scegliere con il portafoglio

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Riflessione sulla parabola di Cavani. Da miglior prima punta del mondo a… 

2013 – INIZIO DEL BARATRO

Correva l’anno 2013: precisamente, il PSG – spendaccione un tempo proprio come oggi – si trovava alla ricerca di un attaccante che potesse rimpolpare il reparto offensivo della formazione guidata da  Laurent Blanc.

In quel periodo storico il club parigino poteva vantare un reparto composto da un più giovane Zlatan Ibrahimovic, un prestante Ezequiel Lavezzi ed un assai promettente Lucas Moura; un parco attaccanti di livello davvero alto che, tuttavia, non stuzzicava a pieno la facoltosa proprietà del club campione di Francia. Il presidente e la dirigenza, con le mani pruriginose, avevano un desiderio: effettuare un grande colpo di mercato che potesse dare lo slancio per i nuovi obiettivi da perseguire. Il mirino, così, si posa su Edinson Cavani, uno dei migliori numero nove al mondo, desideroso di nuove sfide, di approdare in un club più grande ed avente un clausola rescissoria non così esosa – se rapportata a quelle attuali.

L’uruguaiano non rifletterà a lungo: sarà sufficiente mostrargli il contratto – e consequenzialmente la cifra che gli sarebbe stata corrisposta – per convincerlo a siglare l’accordo. Accantonata, così, l’idea di lasciare Napoli per un approdo alla Juventus, i tifosi partenopei ‘digeriscono’ l’addio dell’attaccante e comprendono come sia nelle corde di ADL l’idea di reinvestire i proventi ottenuti dalla cessione per creare una squadra ancor più competitiva. Ma questa è un’altra storia.

UNA SCELTA INSENSATA SIN DAL PRINCIPIO

Ancora oggi, a distanza di quasi cinque anni, appare difficile spiegarsi l’acquisto dell’ex numero 7 del club partenopeo: in che modo una squadra che punta a rinforzarsi acquista una riserva da 63 milioni di euro che può coesistere – forse – in un solo modulo con la già citata star della squadra, alias Zlatan Ibrahimovic? Perchè non ragionare circa un rafforzamento del centrocampo, o magari dell’attacco stesso, ma inserendo un giocatore già affermato che possa alternarsi con Lucas Moura sull’out di destra?

Ma soprattutto, perchè accettare una destinazione in un campionato meno competitivo, all’interno di un contesto in cui sarà necessario snaturarsi?

Snaturarsi, sì, perchè giocare con due prime punte di questo genere è possibile solo in un 4-4-2 e ci terremmo a ricordare ai lettori come ormai pochissime squadre al mondo – d’elite – adottino un modulo che preveda l’utilizzo delle due punte; si è, ormai, indirizzati verso un calcio che prevede un utilizzo spropositato di aliesterni offensivi e fantasisti che servono l’attaccante che diviene il fulcro della manovra.

Laurent Blanc non praticherà il 4-4-2, ma ideerà un 4-3-3 in cui Cavani, cecchino infallibile, sarà impiegato sull’out di sinistra a saltare l’uomo e a versare cross per il gigante svedese. Il ragazzo svolgerà il suo ruolo con innegabile abnegazione ma con risultati – naturalmente – discreti e nulla più; le caratteristiche necessarie per svolgere quel ruolo mancano: non ha lo strappo di un velocista, non ha le qualità di dribbling necessarie per saltare l’uomo e non ha nelle proprie corde la naturalezza nel sostare su di una fascia, per accentrarsi o per servire qualcuno che gli sottrae il posto in prima linea. In sintesi, è un giocatore rivisitato, sprecato in un contesto inadatto e non compreso da un allenatore che lo mortifica.

Senza mezzi termini.

Non è un caso che il suo valore di mercato, come certificato da Transfermarkt.it, cali notevolmente, passando da 60 milioni di euro a 37, certificando il calo innegabile del Matador sudamericano

JACKPOT!

Zlatan Ibrahimovic, un giocatore tanto forte quanto ingombrante – specie per l’uruguagio – abbandona Parigi e lo fa a parametro zero, accasandosi al Man Utd di Mourinho. È il 2016.

I campioni di Francia, che nel frattempo hanno cambiato direttore sportivo, stavolta, comprendendo di avere il sostituto dell’ex Milan in casa, decidono di non effettuare manovre di mercato mirate a rimpiazzare lo svedese e puntano alla rivitalizzazione di Edinson Cavani, che verrà restituito al suo ruolo originario.

I risultati – indovinate un po’! – sono straordinari e proiettano il giocatore nuovamente tra i grandi: in 49 partite da prima punta disputate nella stagione 16/17, il ragazzo siglerà 35 gol in Ligue 1, 8 goal in UCL, 4 in Coupe de Ligue e 2 in Coupe de France per un totale di 49 reti e 6 assist stagionali. Numeri alieni.

Unai Emery restituisce al calcio l’Edinson Cavani che tutta Italia ricorda e teme; l’uruguagio, infatti, concorre anche per la scarpa d’oro – che conteggia il maggior numero di goal per campionato europeo – e realizza appena due gol in meno di un certo Lionel Messi (37).

Il valore del suo cartellino, intanto, inverte la rotta e passa da 37 milioni di euro a 45, nonostante l’invecchiamento.

TERREMOTO

Nell’estate di calciomercato 2017 il club francese decide di sconvolgere il panorama calcistico: 222 milioni per Neymar e 180 – ancora da corrispondere all’AS Monaco – per Kylian Mbappé.

Si forma uno dei tridenti offensivi più pericolosi al mondo avente un unico obiettivo: vincere tutte le competizioni in palio.

E l’inizio, effettivamente, è stellare.

Cavani rimane nel proprio ruolo, il brasiliano Neymar si disimpegna sulla fascia sinistra come a Barcellona e l’enfant prodige Mbappé si ritaglia un ruolo da ala destra. In campionato arrivano solo vittorie ed in Champions League anche il Bayern Monaco deve soccombere sotto i colpi della corazzata parigina, che otterrà il primo posto nel proprio girone europeo.

Tuttavia, i vecchi fantasmi tornano ad ingombrare: l’esuberante Neymar, infatti, non si accontenta di un super ingaggio e di un ruolo da titolare fisso; vuole comandare, vuole essere l’MVP, la stella della squadra e non accetta di buon grado la convivenza con il centravanti ex Napoli, reo di ostacolare la sua ascesa alla vetta nella classifica marcatori. Tali dissapori si avvertono per la prima volta quando avviene un litigio in campo circa la scelta del rigorista: nonostante sia Edinson Cavani il battitore designato, nonché il giocatore presente da più tempo ed il miglior capocannoniere del club, Neymar – con l’appoggio di Dani Alves – scipperà il rigore al puntero sudamericano, creando un vero e proprio caso che farà scalpore nell’intero globo.

Quel caso aprirà una voragine nello spogliatoio del PSG che, stando alle informazioni raccolte, vivrebbe una situazione tutt’altro che serena nel proprio spogliatoio: la formazione guidata da Emery sarebbe, appunto spaccata in più parti o clan; chi simpatizza per Neymar ed i suoi atteggiamenti (alcuni sudamericani), chi ne prende le distanze, chi cerca di non farsi coinvolgere e chi fa gruppo con altri elementi. Fatto sta che la presenza di Neymar appare davvero ingombrante e probabilmente insostenibile per lo spogliatoio: il suo atteggiamento viziato e da prima stella rappresenta una bomba ad orologeria e pare che nemmeno il pubblico voglia più ‘coccolare’ il ragazzo – spesso bombardato dai fischi dei tifosi. Tutto ciò si ripercuote, ovviamente, sul campo dove Cavani difficilmente può svolgere il suo ruolo al meglio all’interno di un contesto in cui è poco gradito o verso il quale dovrebbe sottomettersi; pare infatti che anche il compagno Mbappè, vista la giovane età, condivida l’atteggiamento di Neymar ed abbia poco rispetto di Edinson Cavani. Sarà malafede, sarà il caso, ma in diversi frangenti – anche contro il Real Madrid – il centravanti uruguagio avrebbe potuto segnare se solo fosse stato servito come richiesto. Eppure…

In cinque annate spese al PSG, finora, el Matador ha archiviato tre stagioni al di sotto delle aspettative che hanno portato il suo valore quasi a dimezzarsi, una stagione in cui ha mostrato il proprio reale valore – senza però vincere il titolo di Francia a scapito del Monaco – ed un’ultima stagione in cui è costretto ad essere percepito negativamente dai compagni, abbandonando quasi subitaneamente la corsa alla Coppa dei Campioni.

Per un centravanti avvicinato dalle squadre più forti del mondo, forse, la scelta di andare al PSG è stata l’errore peggiore che si potesse fare. Manovra di mercato che, probabilmente, rimpiange anche lo stesso Neymar, seccato dalla situazione creatasi in Francia e desideroso di tornare in Spagna.

Il denaro non sempre porta alla felicità e, calati in un contesto in cui la ricchezza è comunque sproporzionata, essere avidi, è probabilmente il peggior sbaglio che si possa commettere.

Se avesse scelto un altro club, parleremmo di situazioni diverse, di dinamiche diverse, di risultati diversi e di una classifica dei migliori attaccanti, magari, differente. Una graduatoria dove, magari, Edinson Cavani spiccherebbe al primo posto. Il ragazzo, per doti non solo fisiche ma soprattutto atletiche, è sempre stato elogiato in maniera esponenziale: non è un caso che su di lui sia piovuto l’interesse dei maggiori top club europei; noi vogliamo ricordare i suoi tempi migliori attraverso questa telecronaca di cui è il protagonista insieme a Massimo Trevisani. Buona visione.

E dopo diteci che non vorreste rivederlo in Italia. Vi sfidiamo.

 

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La Flop XI della Serie A 22/23 votata da Numero Diez!

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La lunghissima stagione di Serie A 2022/23, iniziata nella metà metà di agosto e conclusa il 3 giugno, è finalmente giunta al termine. Spaccata in due dal mondiale in Qatar, tra novembre e dicembre, questo campionato ha incornato il Napoli. Decisamente tante, invece, le delusioni viste. Resta solo l’ultimo verdetto: quello che proverrà da domenica prossima, quando si giocherà lo spareggio salvezza tra Verona e Spezia. La nostra redazione si è occupata di votare la Flop XI della Serie A appena trascorsa, la mostreremo di seguito seguendo il modulo classico del 4-3-3.

TITOLARI

Portiere – LUIS MAXIMIANO: se Ivan Provedel è stato eletto miglior portiere di questa Serie A, il rovescio della medaglie riguarda il portiere che, almeno sulla carta, è sbarcato nella Capitale per essere il titolare. La stagione del portoghese è durata appena 6′: il tempo di farsi cogliere in flagrante bloccando la palla con le mani fuori dall’area di rigore. Rosso diretto, tunnel degli spogliatoi dello Stadio Olimpico e nessun’altra presenza nel massimo campionato.

Terzino destro- SERGINHO DEST: il terzino statunitense ha vestito la maglia del Milan con le prospettive di dar seguito a quanto di buono si diceva su di lui. Cresciuto nell’Ajax come uno dei craque della prossima nazionale a stelle e strisce, poi trasferitosi in Catalogna per vestire la maglia del Barcellona, le prospettive di un giocatore in grado di spaccare in due il campionato c’erano tutte. A 22 anni e con maggiore esperienza europea, il Milan sembrava la squadra perfetta per lui. Soprattutto perchè la sua indole offensiva e la sua polivalenza sulle due fasi lo rendeva un ottimo profilo sia per giocare come terzino, che per muoversi da ala. In totale scenderà in campo appena 8 volte, senza neanche toccare quota 330′ minuti giocati e senza lasciare la firma in nessuna gara.

Difensore centrale – MILAN SKRINIAR: pesa e non poco la situazione legata al mercato e al mancato rinnovo con l’Inter. Nella prima parte di stagione alterna ottime partite a prestazione decisamente sottotono. Non sembra il difensore che si è visto negli scorsi anni, sia per efficacia, che per concentrazione nelle varie gare. Se il derby di andata, in cui ha sofferto per tutto il tempo le accellerate di Leao, sembrava il punto più basso, peggio ancora ha fatto il 23 gennaio, in Inter-Empoli: due gialli in poco più di 15′ e squadra lasciata in 10 uomini per un’ora, nella sconfitta contro i toscani. Rientra per il derby di campionato, vinto 1-0, e scende in campo nella grigia trasferta di Genova contro la Sampdoria. Poi, il vuoto. Termina la stagione tra infermeria e panchina, guardando un ottimo Darmian prendere il suo posto e accumulando solo 21 gettoni stagionali.

Difensore centrale – LEONARDO BONUCCI: nell’estate in cui De Ligt e Chiellini hanno salutato la casacca bianconera e in cui il pacchetto di difensori centrali era in emergenza, lui sarebbe dovuto essere il faro al quale aggrapparsi. Invece la sua stagione ha vissuto di pochissime luci e tantissime ombre: Bremer, neoarrivato bisognoso di un tutor, lo ha trovato in un Danilo ben più affidabile. Gatti lo ha rapidamentie scavalcato nelle gerarchie, così come Alex Sandro, spesso utilizzato da braccetto nella difesa a 3. Per Bonucci solo 16 gettoni, di cui 9 da titolare su 38 disponibili. Riesce, però, a trovare anche una rete in questa stagione.

Terzino sinistro – ROBIN GOSENS: dopo uno scudetto sfumato e l’addio del miglior Ivan Perisic visto a Milano, i tifosi neroazzurri guardavano a Gosens come all’ancora di salvezza per la nuova stagione. Il tedesco, acquistato a gennaio dello scorso anno, sembra aver recuperato del tutto dall’infortunio e può tornare ad essere quel terzino che faceva timore all’Europa intera con la maglia dell’Atalanta. Tra infortuni e poco spazio, però, il tedesco non ha rispettato le attese. Decisamente meglio Dimarco, che lo ha costretto a tanta panchina e a solo 11 gare da titolare, sulle 32 totali disputate. I numeri, comunque, non mancano: 3 reti e 2 assist. Ma da lui ci si aspettava sicuramente di più.

Mezz’ala destra – PAUL POGBA: indubbiamente se si cerca la parola “flop” sul dizionario di questa Serie A, non può mancare la sua foto. Arrivato a parametro zero, tra la gioia e il gaudio di tutto l’universo Juventus. Di fatto, invece, il suo apporto sarà pari a zero. Solo 6 partite disputate, una sola da titolare, terminata con uno dei tantissimi infortuni di quest’anno. Si fa molta fatica a descrivere la stagione di uno dei giocatori che, lo scorso agosto, era dato tra i candidati alla Top XI.

Mediano- LEANDRO PAREDES: il suo compito era quello di portare all’interno della mediana bianconera garra ed esperienza e, magari, essere un buon esempio per la crescita di giocatori più giovani come Fagioli e Miretti. Il suo impatto, invece, sarà esattamente il contrario. I due italiani lo superano nelle gerarchie e di lui si evidenziano soprattutto i passaggi a vuoto. Stagione ampiamente sotto la sufficienza, con 6 gialli e 1 rosso e con 8 partite dal 1′ a fronte delle 25 totali.

Mezz’ala sinistra – GEORGINO WIJNALDUM: pesa molto, forse troppo, il suo infortunio ad inizio stagione. Nel 2022, praticamente, non scende mai in campo. Arriva a calcare il prato dell’Olimpico con frequenza solo da fine febbraio in poi, riuscendo a siglare ben due reti contro Sassuolo e Sampdoria. Una stagione in salita, ma francamente inadatta per quelle che erano le aspettative su di lui.

Ala destra- CHARLES DE KETELAERE: inutile girarci attorno, impossibile non pensare a lui tra i flop di questa stagione. Sbarcato a Milano con tanta, sicuramente troppa prressione addosso per un semplice 2001, il belga non rispetterà mai le aspettative. Il buon ritiro prestagionale impatta ancora di più su un giocatore che raccoglie in totale solo 1 assist in 32 partite giocate. Tantissime le dimostrazioni di inadeguatezza, i gol sbagliati, ma anche le giocate positive a cui non è stato dato seguito. I buoni propositi per smentire tutto ciò, sin dalla prossima stagione, ci sono tutti. Ma per ora non può scrollarsi di dosso l’etichetta di flop.

Centravanti – ANDREA BELOTTI: la promessa era quella di restare competitivo anche in una piazza come Roma e partendo dalla panchina alle spalle di Abraham. Il Gallo ha interrotto in estate il suo rapporto pluriennale con il Torino, del quale era anche capitano, per provare nuove esperienze in Serie A. Mourinho, inoltre, gli garantisce le 31 partite in cui, sia partendo da titolare che subentrando, ha opportunità di mettersi in mostra. Ma l’unico momento degno di nota, nella sua produzione offensiva stagionale, è il calcio di rigore sbagliato al 92′ contro il Torino nell’ultima uscita, prima della pausa per il mondiale. La cifra 0 nella casetta gol segnati pesa tantissimo.

Ala sinistra – DIVOCK ORIGI: sarebbe dovuto essere il nome per far rifiatare Giroud e assicurare gol, portando con sè anche il carico di esperienza internazionale dopo la parentesi al Liverpool. Pochissime, invece, le gioie dell’attaccante belga in questa stagione, che pure segna due reti contro Monza e Sassuolo. Il titolare Giroud è stato costretto agli straordinari, anche a causa dei vari infortuni che lo hanno colpito nel corso dell’anno.

RISERVE

Oltre all’undici “ideale“, abbiamo deciso di elencare anche due riserve per reparto, che non hanno particolarmente brillato in questa stagione.

Portiere – ALESSIO CRAGNO

Terzino – MANUEL LAZZARI

Difensore centrale – MERIH DEMIRAL

Mezz’ala destra – HARRY WINKS

Mediano – GIULIO MAGGIORE

Centravanti – ANDREA PINAMONTI

Centravanti – LUKA JOVIC

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Il Celtic cerca il successore di Postecoglou: tra i nomi anche Maresca

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Celtic

Il Celtic fresco del Treble casalingo vinto, ha però bisogno di trovare un nuovo allenatore. Il biennio sotto la guida di Postecoglou è stato fantastico e pieno di trofei e soddisfazioni ma ora gli Hoops devono voltare pagina. L’australiano, infatti, è diventato l’allenatore del Tottenham e ora sono molti i profili che interessano ai campioni di Scozia per la guida tecnica.

Tra questi Sky Sports sottolinea anche il nome di Enzo Maresca. L’ex centrocampista italiano è attualmente il vice-allenatore del Manchester City di Guardiola. Il 43enne sarebbe tra i tanti nomi uno dei più papabili al ruolo di nuovo allenatore, anche se i tifosi sognano il grande ritorno di Brendan Rodgers.

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La Champions “rovina” i piani di Gagliardini: nozze rimandate

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Gagliardini

Aver raggiunto la finale di Champions League è stata, ovviamente, una grande emozione per tutti i giocatori dell’Inter. Eppure, la sfida contro il Manchester City ha “rovinato” i programmi di qualcuno.

NOZZE RIMANDANTE

Il calciatore in questione è Roberto Gagliardini. Secondo quanto riportato dalla rivista Chi, il centrocampista e la sua fidanzata Nicole Ciocca hanno dovuto rimandare la data delle nozze. La cerimonia, infatti, era stata fissata per il 10 giugno, proprio il giorno della finale di Champions.

Ma non è tutto, anche altri due calciatori nerazzurri sono stati coinvolti in questi cambiamenti: Lautaro Martinez e Alessandro Bastoni. Entrambi, infatti, si sono sposati subito dopo la fine del campionato. Addirittura Agustina Gandolfo, consorte dell’attaccante argentino, ha rivelato di aver avuto pochissimo tempo a disposizione per organizzare rito e cerimonia, a causa dei numerosi impegni della formazione nerazzurra.

 

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Pagelle Serie A – Sampdoria, 2: campionato disastroso

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PAGELLE SERIE A – SAMPDORIA, 2: Per la Sampdoria, quella di quest’anno, è stata una stagione complicatissima. I blucerchiati hanno vissuto un’annata caratterizzata soprattutto dalla difficile situazione societaria, con lo spettro del fallimento che aleggiava su Marassi e probabilmente sventato con la cessione solo pochi giorni fa. Situazione extra campo a parte, anche quella vista sul terreno di gioco è stata drammatica, con la retrocessione e l’ultimo posto in classifica. A niente è servita la cura Stankovic, che subentrato a Giampaolo prima del Mondiale, è riuscito a dare dignità al finale di campionato ma non punti.

LA STAGIONE

Quello della Sampdoria è stato campionato semplicemente disastroso. Partendo da agosto, con Giampaolo in panchina, la squadra non è mai riuscita a trovare un’identità. Già dalle prime giornate dove, nonostante il pareggio casalingo con la Juventus, spicca il netto ko per 4-0 con una diretta concorrente come la Salernitana, si erano intraviste le prime fragilità.

Ad ottobre si è cercata la svolta, con l’esonero del tecnico e l’arrivo in panchina di Stankovic. A cambiare, è stato sicuramente lo spirito e, solamente in piccola parte il rendimento. Con il serbo in panchina i blucerchiati hanno provato a lanciare il cuore oltre l’ostacolo e, solamente all’undicesima giornata è la prima vittoria in campionato in casa della Cremonese.

Nemmeno la sosta riservata a Qatar 2022 però è riuscita a riportare serenità. Al rientro, la vittoria esterna con il Sassuolo aveva riportato un entusiasmo poi stroncato da un nuovo filotto di sconfitte, interrotte di tanto in tanto da pareggi come quello a sorpresa contro l’Inter.

Da marzo poi l’ultimo disperato tentativo avviato dal successo sul Verona e poi reso inutile dalla clamorosa sconfitta casalinga contro la Cremonese e dagli ormai inutili pareggi negli scontri decisivi contro Spezia e Lecce. Una situazione che poi ha portato inevitabilmente all’aritmetica retrocessione alla Dacia Arena contro l’Udinese.

ASPETTATIVE E MERCATO

In casa Sampdoria le aspettative, non di certo altissime, erano quelle di una salvezza quantomeno tranquilla. La stagione precedente aveva già fatto accendere il campanello d’allarme, con la salvezza raggiunta matematicamente solo alla penultima giornata. Quest’anno si è riuscito a fare di peggio, grazie anche ad una gestione scellerata anche dal punto di vista del mercato.

Comprensibile, vista li situazione societaria, la scelta di voler far cassa con la cessione di Damsgaard per 15 milioni. Decisamente meno comprensibile invece quella di lasciar partire l’ossatura della squadra composta da gente come Candreva, Thorsby, Ekdal e Yoshida, e quella di non trattenere calciatori di proprietà come Caprari e Bonazzoli che in prestito avevano fatto benissimo.

Decisamente errata la scelta degli acquisti con cui rimpiazzarli, con gli arrivi di Djuricic e Rincon, e quelli in prestito di Pussetto, Villar e Winks. I riscatti poi di Sabiri, ceduto alla Fiorentina e tenuto in prestito fino a fine stagione, e di Caputo, girato inspiegabilmente all’Empoli in cambio di Lammers nel mercato invernale. Inutili poi gli arrivi di Jesè Rodriguez e di un Zanoli comunque valorizzato a gennaio. Scelte sicuramente poi pagate a caro prezzo sul campo.

 

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