Connect with us
Superbia in proelio

La nostra prima pagina

Superbia in proelio

Pubblicato

:

Quando all’Old Trafford si è vista la neve, qualche fiocco neanche troppo spagliato ma ben visibile addirittura in diretta televisiva, si è capito che probabilmente la metafisica aveva preparato qualcosa di speciale per il derby di Manchester. Non la solita pioggia (806,6 mm di pioggia all’anno nella Great Contea of Manchester) ma una scenografia diversa, che per quanto suggestiva e innovativa per un big match non ha saputo ingarbugliare le righe del copione iniziale. Manchester United-Machester City non è stata affatto una partita diversa da quello che le persone credevano di vedere; le cronache dei pronostici e le considerazioni della vigilia si sentivano di eleggere il Manchester City come definitiva vincitrice e così è stato, al pari di uno United che in fin dei conti meglio di un gol non avrebbe potuto fare. Gli equilibri della stracittadina non si sono rotti: sono iniziati con una netta separazione tecnico tattica dei valori del gioco, e la squadra di Guardiola fin da subito ha iniziato un morboso tiki taka che tuttavia non ha trovato impreparato Mourinho, già saggio nel riconoscere le qualità dell’avversario e disporsi di conseguenza. Per completare l’epos classico di questa sfida, quella dei rossi contro i blu, quella tra i più forti della classe, sono mancati due personaggi di spessore non secondario che avrebbero potuto scrivere righe importanti nel romanzo della gara. Il ragazzino John Stones per Guardiola e Paul Labile Pogba, e con tutto rispetto per l’inglese, con l’ex Juve in campo i fotografi probabilmente avrebbero guadagnato tutti di più a fine partita.

https://www.youtube.com/watch?v=KLT6MwxhBFo

MANCHESTER CITY

Guardiola ha ribadito fin dall’inizio della settimana che la sua squadra avrebbe dovuto giocare secondo i propri termini di palleggio e di impostazione del gioco: in sostanza si sarebbe anche potuto pareggiare con lo United ma facendolo nel modo che ha contraddistingue il Manchester City da settembre a questa parte. La vitalità del sistema di Guardiola ha imprigionato lo United volutamente nella propria area, costringendo Mourinho a scegliere dei duelli in uno contro uno per la copertura degli spazi e non lasciando che i Red Devils potessero contare su riferimenti laterali in fase di ripartenza. Un mistico David Silva si è caricato il City sulle spalle segnando il primo gol della gara e andando a cercare il pallone in qualsiasi metro quadrato della sua area di competenza, ma non solo: Guardiola ha invertito le posizioni di interni e ali più volte durante la gara, tutto volto a eliminare ogni pensiero fisso di stabilità spaziale nella mente dell’avversario Mouirnho e dei suoi giocatori. Con Pogba probabilmente lo United ci avrebbe guadagnato in fisicità e De Bruyne, inesorabilmente l’equazione più valida del centrocampo del City, non avrebbe magari avuto tutto questo spazio davanti a se. Per tanto gli ospiti non hanno smesso un minuto di assediare la porta del Manchester, che seppur ben difesa non ha potuto far nulla su alcune giocate strepitose di Sterling e Silva, aiutati entrambi dall’ottimo gioco di gestione dello spazio di Gabriel Jesus che il catalano ha preferito a Aguero. Il Kun è rimasto in panchina per tutti i 90′: proprio lui che allo United ha segnato cinque gol in carriera. Di fatto il City è stato decisamente più coraggioso dello United e quello che ha sorpreso sono stati i momenti in cui gli Sky Blues hanno saputo sotterrare il fioretto e rimboccarsi le mani per andare a vincere dei duelli sporchi in mezzo al campo contro Matic e Smalling, in sostanza, reggendo lo scontro all’arma bianca contro una squadra ben più fisica dell’undici di Guardiola. Anche posizionare Fernandinho al posto di Kompany (sostituito da Gundogan) è stata una mossa astuta che ha permesso a Guardiola di guadagnare in equilibrio tecnico a centrocampo riserbandosi qualche rischio tecnico nella fase difensiva. In tutto questo Fernandinho non si è mai fatto superare nell’uno contro uno. Di fatto il Manchester City ha vinto meritatamente la partita attentando alla porta di De Gea ben quattordici volte, sei in più dei cugini in maglia rossa che a parte il gol (viziato da un erroraccio di Delph, il peggiore dei suoi) e un doppio miracolo di Ederson nell’area piccola (prima Lukaku poi Mata) il Manchester United non ha avuto sussulti offensivi degni di nota. Di fatto, il City ha reso onore al suo vecchio motto.

MANCHESTER UNITED

La massima del vecchio logo del City recitava superbia in proelio. Siate superbi nello scontro e avremo in mano la gara: in sostanza, il concetto di Mourinho nello spiegare la gara ai suoi giocatori è stato questo, ma non aveva calcolato quanto la scienza tante volte possa superare la fede. L’ex Special One aveva preparato una partita basandosi sul dato realistico che il City sarebbe giunto all’Old Trafford per fare risultato giocando il suo calcio e così è stato, ma evidentemente, la difesa serrata e ostinata della propria porta non è stata la scelta migliore. Gli avversari hanno avuto più difficoltà del solito ad aprire delle brecce nel fortino difensivo dei Red Devils, eppure, a forza di attaccare spesso ce l’hanno fatta. Le pessime prestazioni di Matic e Lukaku hanno deluso un po’ tutta la “Sir Alex Ferguson Stand” dello stadio, e Mourinho contava parecchio sia nel lavoro di interdizione del sebo che nella rapacità offensiva del belga. Al contrario si è distinto il solito De Gea per delle ottime parate e la nota sicurezza, e sorprendentemente di positivo c’è stato anche Rashford, che davanti oltre al gol è stato l’unico a creare la superiorità numerica grazie al dribbling. Quello che ha colpito in negativo del Manchester United è stata l’assenza di mordenza e di spirito “bellicoso” in un buon numero di azioni della partita, in quei momenti dove bisognava non togliere la gamba e aggredire alti. Invece il pressing isolato degli attaccanti e un conseguente “nove dietro la linea della palla” ha reso la prestazione del Manchester di Mourinho un po’ un pallone sgonfio, in cui se non ci pensavano degli svarioni avversari difficilmente Lukaku e Martial avrebbero visto da vicino l’area piccola di Ederson. Certo va detto che i Red Devils giocavano contro quella che al momento è la migliore squadra del mondo ma loro, i diavoli rossi, erano l’anticristo che si doveva frapporre fra Guardiola e il +11 in classifica. Al contrario hanno dato maggior consapevolezza agli avversari delle loro capacità visto che alla fine hanno vinto con merito una partita giocata per 90′ come volevano loro. L’abbraccio finale fra Mourinho e Guardiola ha dimostrato nei suoi termini come i due siano definitivamente un po’ meno nemici ma sempre rivali storici, e che sta volta, nel confronto fra il pragmatismo fiducioso di Mou e il palleggio scientifico di Pep, consci di come il secondo abbia avuto la meglio sul primo. Lo United è scivolato a -11 in classifica, e se Mourinho non avrà ortiche mediatiche da gettare a Guardiola per mettergli pressione, la Premier League rischia di avere un re annunciato già a dicembre.

Flash News

Hellas Verona-Lazio 1-1, le pagelle: Zaccagni on fire, Henry decisivo

Pubblicato

:

Lazio-Milan

PAGELLE HELLAS VERONA-LAZIO – Al Bentegodi il Verona ferma la Lazio sul pareggio: il match termina 1-1, a segno Zaccagni al 23′ e Henry al 70′. I padroni di casa, in inferiorità numerica dal 77′ per l’espulsione, per doppia ammonizione, di Duda, riescono a mantenere il risultato e conquistano un punto importante per la lotta salvezza. Altro passo falso in campionato, invece, per i biancocelesti.

LE PAGELLE DELL’HELLAS VERONA

Montipò 6.5: incolpevole sul vantaggio della Lazio, compie un paio di interventi importanti, su tutti quelli su Castellanos e Luis Alberto.

Tchatchoua 5: non segue l’inserimento di Zaccagni, che si può coordinare tutto solo e segnare. Fatica moltissimo in fase difensiva, non graffia davanti.

Coppola 5.5: anche lui ha delle responsabilità sul gol di Zaccagni, l’esterno biancoceleste gli passa a fianco prima di fare 1-0 (dal 87′ Magnani sv).

Amione 6.5: si rivela decisivo nel finale con due interventi difensivi da grande difensore.

Terracciano 6: prova positiva, non commette sbavature.

Duda 5: uno dei migliori per il Verona, recupera diversi palloni e li amministra con qualità. Troppo ingenua, però, la seconda ammonizione rimediata per fallo su Castellanos: lascia così la sua squadra in inferiorità numerica.

Folorunsho 5.5: lotta a centrocampo con Guendouzi, si annullano a vicenda (dal 58′ Hongla 6: entra senza farsi notare).

Ngonge 6: si muove molto cercando di rendersi pericoloso, è proprio dalla sua conclusione che arriva il gol del pari della Lazio.

Serdar 5.5: cambia spesso posizione nel primo tempo, ma senza mai riuscire a entrare in partita (dal 46′ Lazovic 6.5: non fa chissà che, ma il suo ingresso cambia la mentalità del Verona).

Suslov 6: non sfodera una prestazione memorabile, ma trova l’assist per Henry (dal 76′ Mboula sv).

Djuric 5.5: un po’ troppo isolato davanti, fa a sportellate con la retroguardia avversaria ma, per il resto, fa molto poco (dal 58′ Henry 7: entra e fa 1-1, secondo gol consecutivo per la punta francese).

All. Baroni 6: il suo Verona fatica nel primo tempo ma, di orgoglio, riesce a conquistare un punto importante.

LE PAGELLE DELLA LAZIO

Provedel 5.5: quasi inoperoso per tutta la partita, viene sorpreso dal tiro dalla distanza di Ngonge da cui arriva il gol di Henry.

Lazzari 7: sua la sgasata dal quale parte l’azione che porta al gol di Zaccagni, perfetto anche in fase difensiva.

Casale 6: trova il gol dell’1-2, ma spinge Duda per smarcarsi e commette fallo.

Gila 6: duella di fisico con Djuric e Henry tenendoli a bada, ma non chiude sul francese nell’occasione dell’1-1.

Marusic 6: rimedia un colpo all’occhio in un contrasto con Ngonge e viene sostituito, sufficiente (dal 29′ Hysaj 5.5: fa il compitino, dal 85′ Pellegrini sv)

Guendouzi 6: mette corsa e intensità a centrocampo, senza strafare (dal 85′ Vecino sv)

Rovella 6: gestisce la manovra biancoceleste senza grandi picchi.

Luis Alberto 6.5: la sua qualità in mezzo al campo si nota, non sbaglia praticamente nulla.

Felipe Anderson 6.5: serve perfettamente Zaccagni, poi cala alla distanza.

Immobile 5.5: fatica a ingranare, si fa vedere poco (dal 72′ Castellanos 6.5: entra bene in partita, fa prendere il secondo giallo a Duda subendo fallo dal centrocampista slovacco e impegnando Montipò).

Zaccagni 7: ex della partita, torna al gol con un grande colpo di tacco e non fa capire nulla a Tchatchoua. Nel secondo tempo si fa vedere meno (dal 72′ Pedro 6: non riesce a incidere nei minuti in cui è in campo).

All. Sarri 5.5: altro passo falso in campionato, la prova è buona ma devono arrivare anche i tre punti.

Continua a leggere

Flash News

Le formazioni ufficiali di Atalanta-Milan: De Roon in difesa, torna Giroud

Pubblicato

:

formazioni Atalanta-Milan

FORMAZIONI ATALANTA-MILAN – Sempre affascinanti le sfide che vedono coinvolte Atalanta e Milan. I rossoneri arrivano in un momento che può essere di svolta, come successe nel 2019 quando ne uscirono con un netto 5-0, da cui prese il via la risalita della squadra di Pioli. L’Atalanta ha 9 punti di distanza dai rossoneri e si trova al nono posto in classifica, con una rosa che può puntare ben più in alto.

Pioli inizia a recuperare diversi infortunati e squalificati: su tutti Olivier Giroud, che torna titolare dopo le due giornate di squalifica per il rosso rimediato nel pareggio per 2-2 contro il Lecce tre giornate fa. Ancora out per infortunio Leao e Kjaer, con Bennacer che inizia a scalpitare per ottenere sempre più spazio. Le difficoltà in difesa costringono il tecnico di Parma a schierare ancora Theo Hernandez centrale, anche dopo la buona risposta ottenuta con il Frosinone.

Anche Gasperini non ha a disposizione tutti i titolari nel reparto arretrato ed è costretto ad adattare De Roon nei tre di difesa. Lookman e De Ketelaere coppia d’attacco, supportati da Pasalic.

LE FORMAZIONI UFFICIALI DI ATALANTA-MILAN

ATALANTA (3-4-2-1): Musso; Scalvini, De Roon, Djimsiti; Zappacosta, Koopmeiners, Ederson, Ruggeri; De Ketelaere, Pasalic; Lookman. All: Gasperini.

MILAN (4-3-3): Maignan, Calabria, Tomori, Theo, Florenzi; Reijnders, Musah, Loftus-Cheek; Chukwueze, Pulisic, Giroud. All: Pioli.

Continua a leggere

Diez allo stadio

Prima Castori e D’Angelo, poi Quaranta: le parole dopo Ascoli-Spezia

Pubblicato

:

Lo Spezia espugna il Del Duca, battendo 2-1 l’Ascoli nel finale. Decide Hristov dopo le reti di Verde e Bellusci. In sala stampa sono intervenuti i due allenatori Fabrizio Castori e Luca D’Angelo e il difensore di casa Danilo Quaranta.

Ecco le loro parole.

LE PAROLE DI CASTORI

SULLA SCONFITTA – “La sconfitta è immeritata perchè la squadra ha giocato, ma abbiamo degli infortuni. La situazione è di emergenza. I ragazzi si sono impegnati, ma loro hanno vinto con gli episodi. La squadra cala quando mancano i tasselli fondamentali”.

COSA MANCA ALLA SQUADRA? – “Ci sono delle criticità, Abbiamo carenza in difesa. Bellusci non era al meglio ma lo abbiamo dovuto schierare. Quando vengono meno 4 o 5 giocatori, la squadra perde la caratura tecnica. Ci sono giocatori rosa che non hanno mai giocato”.

SULLA PARTITA E SUL MOMENTO – “La squadra non meritava la sconfitta. Sono state commesse delle ingenuità, ma sono i limiti di una squadra giovane. Dobbiamo rialzarci e non deprimerci. Ci dobbiamo impegnare e speriamo che passi il momentaccio. Tutte le squadre sono forti. Adesso è un brutto periodo per noi. Noi volevamo vincere, avevamo lavorato bene, ma c’è poco da dire alla squadra, ma ci sono state delle lacune che sono venute fuori”.

SU D’UFFIZI – “D’Uffizi ha spaccato la partita perchè ha tanta qualità. Poteva fare anche meglio, ma sono quei difetti di gioventù su cui può lavorare”.

SUGLI EPISODI – “Non so come ha fatto a dare quel rigore. Abbiamo perso perchè dovevamo avere un uomo in più sulla linea. Oggi c’è stata anche la sfortuna in certi episodi, come il rigore. L’avevamo recuperata e potevamo vincerla. L’arbitraggio lascia l’amaro in bocca”.

LE PAROLE DI D’ANGELO

SULLA VITTORIA – “Con il Parma non meritavamo di perdere. Oggi abbiamo ottenuto una vittoria importante e sono molto felice per i ragazzi”.

SU HRISTOV – “Ci fa piacere il suo gol. Ha lottato tanto negli ultimi mesi ed è una soddisfazione per noi”.

SULLA PARTITA – “Sappiamo del gioco aggressivo dell’Ascoli e dovevamo avere più intensità. Nel primo tempo abbiamo avuto delle buone occasioni. Poi abbiamo sofferto la fisicità dell’Ascoli, ma non a livello di gioco. Nel finale abbiamo preso campo anche perchè loro erano più stanchi”.

SUI SUBENTRATI – “I calciatori sono entrati bene, ma tutti hanno fatto un’ottima gara. L’Ascoli ha fatto delle buone partite e noi li abbiamo limitati. Siamo soddisfatti sia del gioco che del risultato”.

SULL’ASCOLI – “L’Ascoli di Castori l’ho guardato con più attenzione. Mendes è difficile da marcare perchè è un combattente vero e ha Rodriguez che gli gira intorno. Abbiamo faticato sulle palle verticali, ma non abbiamo rischiato molto. I nostri centrocampisti sono dediti al palleggio e si sono adattati”.

LE PAROLE DI QUARANTA

SULLA PARTITA – “Dispiace perchè abbiamo preso gol su una punizione laterale. La dinamica ancora non  mi è chiara, ma siamo scappati dietro. C’è rabbia perchè la prestazione c’è stata e la squadra ha dato tutto. Il risultato non è stato dalla nostra, fa molto male”.

COME BISOGNA REAGIRE? – “C’è da lavorare come sempre, questa è la strada e bisogna andare avanti”.

COME TI STAI TROVANDO CON IL NUOVO MODULO? – “Personalmente mi sto trovando bene. L’importante è la squadra che sa giocare in tutti i moduli. La strada è quella giusta”.

Continua a leggere

Flash News

Cori contro De Laurentiis durante Bari-Sudtirol: l’accaduto

Pubblicato

:

Cori De Laurentiis Bari

Il Bari riesce a rialzarsi in casa contro il Sudtirol dopo due sconfitte consecutive in Serie B. Tre punti fondamentali per la squadra di Pasquale Marino, che avvicina nuovamente la zona playoff, ora distante solo tre punti. Le reti di Sibilli e Di Cesare, che hanno portato alla vittoria, non sono bastate per placare gli animi dei tifosi, infuriati contro il presidente Luigi De Laurentiis, figlio di Aurelio. Nonostante, il risultato favorevole, i tifosi pugliesi hanno cantato per alcuni minuti: “Quando te ne vai?”, in segno di estrema protesta contro la gestione presidenziale. Seguiranno certamente avvenimenti, a dimostrazione che le vittorie in campo non bastano più per saziare i tifosi.

Continua a leggere

I nostri approfondimenti

Giovani per il futuro

Esclusive

Fantacalcio

Serie A

Trending

Scarica L'App

Copyright © 2022 | Testata giornalistica n.63 registrata presso il Tribunale di Milano il 7 Febbraio 2017 | numero-diez.com | Applicazione e testata gestita da Número Diez SRL 12106070969