Claudio Marchisio ha scelto la sua nuova squadra: due anni di contratto in Russia con lo Zenit San Pietroburgo, che lo ha ovviamente messo al centro del progetto garantendogli la maglia numero 10 ed un cospicuo ingaggio.

Dopo 25 anni con la stessa maglia, la stessa pelle verrebbe da dire, il principino inizierà una nuova avventura. Lontano dall’Italia, come era ovvio.
Un nuovo inizio per cercare di dare continuità ad una carriera troppo presto data per conclusa. Un’occasione per dimostrare a tutti di essere ancora uno dei migliori centrocampisti italiani. Un nuovo percorso per esprimere ancora il suo talento, ora che il cuore e la passione verranno inevitabilmente meno durante le sue prestazioni. Perché – come lui stesso ha detto – Claudio Marchisio sarà sempre parte della Juventus, ovunque andrà.
UNA STELLA NEL BUIO
Ci sarebbero tanti modi per parlare di Marchisio allo Zenit, ma forse conviene iniziare da quello più semplice ed evidente. Il principino è stato sicuramente il miglior centrocampista che il calcio italiano ha prodotto negli ultimi dieci anni. Corsa, impegno, costanza di rendimento, tecnica e una grazia innata nel toccare la palla; e poi inserimenti, gol, tenacia, ordine tattico. Un numero 8 deve saper unire quantità e qualità, lui nei suoi anni alla Juve lo ha fatto egregiamente. Unica stella a brillare nelle tenebre di una generazione povera di talento, nata e cresciuta dopo la sbornia di Berlino 2006.

Proprio per questo la scelta di andare in Russia dice molto di Claudio Marchisio.
Sarebbe potuto andare fuori dall’Europa, giocare in un campionato marginale e sparire dai radar del calcio che conta. Ma quando sei il miglior centrocampista della tua generazione, a 32 anni non ci sono motivi per scomparire dalla scena. Gli infortuni han negato molto al principino, ha dovuto togliersi di dosso quella che per 25 anni è stata la sua seconda pelle. Ora con lo Zenit però ha deciso di iniziare di fatto una nuova carriera, rimanendo a distanza abbastanza ravvicinata anche per il Ct Roberto Mancini.
La prima parte della sua vita da calciatore gli ha dato molto, ma si è conclusa come nessuno si sarebbe aspettato. Ora, la carriera di Claudio Marchisio merita riscatto.
PERIODO DI TRANSIZIONE
Un periodo di transizione ed adattamento, è quello che aspetta l’ex-Juve in questi primi giorni in Russia. Un periodo di transizione è anche però quello che sta vivendo la Nazionale italiana, che proprio questa settimana farà il suo esordio ufficiale dopo il playoff con la Svezia.
Oltre all’azzurro dello Zenit, è auspicabile che Marchisio possa tornare a vestire anche quello della Nazionale. Il principino, unica luce in una generazione buia, potrebbe trovare il suo riscatto come punto fermo della nuova squadra di Mancini; potrebbe essere il giocatore esperto in mezzo a tante facce giovani, un calciatore su cui fare affidamento per giocare partite che contano. Il campionato russo non è allenante e probante come quello italiano, ma decidere di rimanere in Europa in una società prestigiosa come lo Zenit potrebbe essere stata la scelta giusta anche in chiave azzurra.
Sarà il tempo a confermare o a smentire questa ipotesi, ma se Claudio sta bene, averlo in mezzo al campo potrebbe essere solo che positivo per la nostra Nazionale.
LA SENSAZIONE DI UN ATTIMO
Sicuramente la carriera di Marchisio non potrà trovare riscatto alla Juventus, dove tutto era iniziato all’età di appena sette anni. Calciatore simbolo della rinascita juventina post calciopoli, il centrocampista torinese è stato il protagonista del reparto mediano dei bianconeri per quasi dieci anni: dalle prime stagioni difficili fino alla finale di Champions con il Barcellona, in compagnia di stelle del suo calibro.

In questi dieci lunghi anni è stato il cuore e il cervello della Juventus, la costante sempre presente nel percorso di rinascita societaria. Gol, assist, vittorie, emozioni: tutto questo solo con una maglia, a cui da piccolo aveva giurato fedeltà.
Poi, in un attimo, tutto è cambiato. Dal primo infortunio al crociato nel 2016, quella maledetta partita contro il Palermo che gli fece saltare l’Europeo e che, di fatto, dopo due anni lo ha portato alla scelta di salutare Torino. Due anni di calvario tra innumerevoli problemi fisici, che lo hanno costretto spesso a guardare dalla panchina l’ulteriore step – forse il definitivo – compiuto dalla Juventus post Serie B. Negli ultimi due anni Marchisio è finito ai margini proprio mentre la sua squadra ultimava quel processo di rinascita che lui meglio di tutti aveva incarnato.

Tutto è cambiato in un attimo, proprio sul più bello. Vedere Marchisio con una maglia diversa da quella bianconera sarà strano per certi versi, ma probabilmente è stata la scelta migliore per un calciatore che dopo due anni da incubo merita riscatto.
È un nuovo giorno, una nuova vita. Marchisio allo Zenit, dovremo farci l’abitudine.