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Marco Giampaolo: l'arte del trequartista

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Marco Giampaolo: l’arte del trequartista

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Una categoria sempre più rara, un genere che pare ormai in via d’estinzione. Il calcio di oggi vede numeri 10 sempre meno “vecchio stampo”: quei giocatori di classe, dal talento cristallino, che sempre meno occupano quella zona centrale di campo tra la mediana e l’attacco, ma che tendono ad allargarsi quasi fino alla linea laterale; il numero 10 è una merce pregiata perchè sempre meno esistente, come sono sempre di meno gli allenatori che si interessano ad un fantasista puro.

In Italia ormai c’è soltanto una squadra che gioca con il trequartista come punto focale della manovra, ed è la Sampdoria di Marco Giampaolo, allenatore venuto dal basso e diventato oggi uno dei migliori maestri del nostro calcio.

4-3-1-2

Svizzero di nascita ma abruzzese purosangue, Giampaolo si mostra al mondo del grande calcio ad Ascoli dove, pur non essendo munito di patentino per la Serie A (per questo venne affiancato a Marco Silva), riuscì nell’impresa di salvare una squadra costruita per la B che seppe di dover disputare il campionato di massima serie soltanto nel mese di agosto. In seguito buone parentesi a Cagliari e Siena, a tal punto che sembrava destinato alle panchine più importanti d’Italia (si parlava addirittura di Juventus). Poi un tracollo incomprensibile: dopo un’annata storta a Siena, Giampaolo scelse Catania, ma anche in Sicilia le cose non andarono come sperato; dopo i rossoazzurri scese addirittura in Serie B, dove fallì miseramente col Cesena prima e con il Brescia poi.

Sembrava un allenatore finito, distrutto dalle critiche e dallo stress che scaturisce da una serie di fallimenti. Invece Giampaolo sceglie il bagno d’umiltà, ripartendo dalla Lega Pro, sulla panchina della Cremonese: un buon campionato, ma soprattutto un gran calcio costruito sul suo marchio di fabbrica, quel 4-3-1-2 che tornerà a stupire l’Italia. Prova a scommettere su di lui l’Empoli che, appena lasciato andare Sarri, cerca un allenatore che abbia un’idea calcistica simile al suo predecessore; tutti danno per scontato l’esonero, qualcuno addirittura ipotizza che possa essere il primo di tutto il campionato, ma l’Empoli continua a sorprendere e, nonostante una squadra completamente rinnovata, arriva addirittura al 10° posto, migliorando quanto fatto da Sarri.

Sembrava ormai aver toccato il fondo, sui campi pesanti e circondati da spalti quasi sempre vuoti della Serie C. Oggi Marco Giampaolo punta l’Europa con la sua Sampdoria, sempre con gli occhi addosso di quelle big che lo volevano più di 10 anni fa, e sempre con un trequartista a dispensare calcio.

FASE OFFENSIVA

Il calcio della Samp di mister Giampaolo è bello da vedere, ti prende come il migliore dei film, è veloce ed avvincente, perchè la palla scorre sempre veloce e non viene mai gettata via. Mai lanci a caso, che sia Audero o i suoi due fedeli centrali, quel pallone viene sempre passato per costruire un’azione pulita. L’ex portiere della Juventus gioca sempre il pallone, mentre il regista difensivo più puro e Joachim Andersen: non è un caso che per questa sua innata capacità di gestire il pallone come un centrocampista, la Juventus abbia messo gli occhi addosso all’ex difensore del Twente (che possa essere l’erede designato di Bonucci?), e visto che il suo compagno di reparto è sempre uno tra Colley e Tonelli, due difensori più rudi e meno tecnici, è logico che la maggior parte dei palloni passi dai piedi del danese.

I due terzini hanno un compito molto importante: il 4-3-1-2 è logicamente un modulo che tende a concentrare la mole di gioco nelle zone centrali del campo, quindi i due laterali di difesa saranno quasi sempre i riferimenti esterni della squadra; nell’idea di calcio di Giampaolo devono essere due giocatori molto veloci e dinamici, visto che dovranno essere capaci sia di palleggiare con i compagni, che di occuparsi di entrambe le fasi con attenzione e dimestichezza. A destra si alternano Sala e Bereszynski (il primo più forte fisicamente, il secondo più scattante), mentre a sinistra giocano o Murru o Tavares, con il secondo che ha nelle sue corde una tecnica niente male per essere un terzino.

Una delle più grandi novità di quest’anno per la Sampdoria si è vista in mezzo al campo: se le due mezzali sono sempre state due figure di inserimento, dinamismo e tecnica, il faro della squadra è sempre stato Lucas Torreira. Il folletto uruguayano sapeva dare i ritmi alla squadra, tutti i palloni passavano dai suoi piedi, e nonostante un fisico che lo penalizzasse, riusciva con il suo dinamismo a farsi trovare sempre smarcato e pronto a far girare la squadra. Oggi quella posizione, lasciata vuota dal passaggio di Torreira all’Arsenal, è occupata da Albin Ekdal: struttura fisica differente (molto più alto e possente), qualità tecniche probabilmente inferiori, ma grazie ad un approccio differente propostogli da Giampaolo, si è riuscito ad integrare alla perfezione negli schemi della Samp. Tende ad abbassarsi meno alla ricerca del pallone, si avvicina molto meno ai centrali, ma con la sua presenza in mezzo al campo lascia più libertà a Linetty e Praet, così da costruire un centrocampo costituito da quasi “tre registi”.

Torreira si abbassava leggermente rispetto alle due mezzali, mentre oggi Ekdal occupa una posizione più “schiacciata”

In sostanza possiamo dire che in fase di costruzione, la Samp si schiera con una sorta di 2-5-1-2, perchè i due terzini si alzano praticamente all’altezza dei centrocampisti, che a loro volta si abbassano a turno per dare un’opzione di passaggio ai due centrali difensivi. Ma, come detto, il punto focale del gioco di Giampaolo è il trequartista, ruolo occupato o da Gaston Ramirez o da Riccardo Saponara. Due giocatori per una maglia, e due modi di interpretare lo stesso ruolo.

Normalmente il titolare è l’uruguayano, che ha una dote fondamentale per sopperire ad una mancanza della Samp; abbiamo detto dell’assenza di un vero e proprio regista, ed è per questo motivo che Ramirez incarna il giocatore perfetto per lo stile di gioco di Giampaolo: l’ex Bologna viene incontro, cerca il pallone dai centrocampisti e, a volte, addirittura dai difensori, che vedono in lui una sorta di calamita per il giropalla blucerchiato. Il suo è un movimento che non favorisce soltanto il possesso palla del Doria, ma permette anche di liberare quegli spazi che verranno attaccati dalle due mezzali, che hanno il compito di ricercare sempre la profondità per andare a riempire l’area assieme a un attaccante, o ad entrambe le punte.

Ramirez si trova in una zona di campo che pare più adatta ad una mezzala: è lui che dà il pallone a Praet (che si è inserito nello spazio lasciato libero dall’uruguayano), che allarga su Murru – terzino che spinge – che a sua volta crossa. E quando di questi tempi il pallone arriva a Quagliarella, l’esito è scontato

Diverso quanto accade con Saponara, giocatore meno estroso ma con una capacità innata di verticalizzare il gioco: il suo smarcamento è più “statico”, in quanto avviene maggiormente in una zona di campo più consona per un trequartista (mentre Ramirez si abbassa tantissimo), ma l’ex Empoli e Fiorentina bada più al sodo e ricerca costantemente la verticalità, quindi palloni in profondità per gli attaccanti o per il già citato inserimento di una mezzala. Un approccio più adatto ad un momento in cui c’è una necessità impellente di attaccare e di ricercare la profondità, motivo per il quale Saponara viene utilizzato maggiormente a partita in corso.

Palla a Saponara che senza pensarci due volte va in verticale con una palla a scavalcare la retroguardia del Milan: la conclusione è la stessa della GIF precedente

Davanti giocano due punte: una è Quagliarella, che rappresenta un unicuum perchè capace sia di giocare in appoggio ai centrocampisti (quasi come un secondo rifinitore), che come prima punta e riferimento per eventuali passaggi sulla figura (capacità notevole di protezione palla). L’altra può essere Defrel, abile nel lavoro sul corto-lungo, oppure Gabbiadini, più tecnico e capace di svariare, allargandosi sulla destra sia per ricercare il rientro sul suo mancino, che per lasciare un varco per la mezzala destra. Al momento infortunato e più simile al suddetto, Caprari, che grazie alla sua tecnica può all’occorrenza giocare anche da trequartista.

FASE DIFENSIVA

Pressing ultraoffensivo e difesa a zona e sempre molto alta. Sono i dettami tattici voluti da Giampaolo in fase difensiva, i due pilastri del calcio del mister di Bellinzona in situazioni di non possesso; la volontà della Sampdoria è sempre quella di voler recuperare il pallone nel più breve tempo possibile, andando sempre alla ricerca delle transizioni che possano portare i blucerchiati a ribaltare l’azione. Quagliarella ed il suo compagno di reparto sono i primi che attaccano il giropalla avversario, indirizzando sempre il pallone sulle zone laterali di campo: è in questo caso che una delle due mezzali andrà ad accorciare, con il trequartista che abbandonerà la sua zona avanzata nel rombo di centrocampo, andando o a coprire lo spazio lasciato dal compagno, oppure a braccare il mediano di costruzione avversario. In quest’ultimo caso, sarà il terzino ad accorciare sull’uomo lasciato libero dalla mezzala, sinonimo di una ricerca ossessiva dell’immediato recupero palla.

Zapata (alla Samp l’anno scorso) manda il possesso palla della Juve sull’esterno: la mezzala attacca il terzino, mentre trequartista, centrocampista centrale e mediano opposto accorciano sui rispettivi avversari. Palla in una zona pericolosa di campo e vie d’uscita ostruite

Nel momento in cui la squadra indirizza il giropalla avversario sugli esterni – grazie anche alla densità fornita dal modulo impiegato, che vede molti giocatori nella zona centrale – è la difesa che si alza immediatamente, alla ricerca quasi esasperata del fuorigioco: ordine, rapidità e movimenti di squadra sono la base per una tattica del fuorigioco proficua, motivo per il quale Giampaolo si è sempre dimostrato uno dei migliori allenatori sul lavoro specifico dei movimenti di linea del reparto difensivo. Nel caso in cui non fosse fattibile mettere in off-side l’avversario, almeno si saranno ridotti i spazi tra le linee.

Una linea difensiva che accorcia velocemente con palla coperta, facilita il pressing anche dei reparti più avanzati: sale la retroguardia, sale il centrocampo, e si può immediatamente attaccare il portatore di palla avversario. Far salire la difesa, quindi, non porta solo alla ricerca del fuorigioco

 

Diverso ciò che accade con palla scoperta: una retroguardia che è molto capace nell’accorciare, e quindi nel cercare il fuorigioco o nel salire immediatamente per facilitare il recupero palla, deve essere altrettanto veloce nel capire quando è il caso di scappare; la linea difensiva di Giampaolo è sempre molto stretta e compatta, con una straordinaria capacità di muoversi in totale contemporaneità.

Il portatore di palla dell’Inter sta attaccando frontalmente, e la retroguardia scappa: Icardi non ha spazio per attaccare la profondità e la verticalizzazione viene intercettata

Altrettanto sistematico è il posizionamento piramidale quando arriva il pallone all’attaccante avversario, con un centrale che si occupa della pressione sul giocatore in possesso di palla, e con l’altro centrale e i due terzini che si spostano creando la base di un’immaginaria piramide.

Un difensore attacca, gli altri tre si stringono e coprono

Un’altra particolarità della Sampdoria è quella di essere una delle poche squadre di Serie A che preferiscono marcare a zona anzichè con una “zona mista”. Quella delle situazioni da fermo è una corrente di pensiero che esula un po’ da tutto il resto, perchè ogni allenatore sceglie la metodologia di marcatura sia a seconda delle qualità dei propri saltatori, sia studiando i movimenti degli avversari. Non sorprendetevi se un giorno vedrete Giampaolo variare leggermente il lavoro sulle marcature, ma prevalentemente la Sampdoria è rimasta una delle poche che lavora quasi esclusivamente sulla zona.

La Sampdoria gioca ormai da tre anni con mister Giampaolo, e chi arriva nella Genova blucerchiata sa di poter incontrare un allenatore con idee chiare e capace di valorizzare al meglio i propri giocatori. E per il calcio che propone, come detto dallo stesso Giampaolo pochi giorni fa, sono ben tre stagioni che a Marassi non si sente un fischio contro i blucerchiati.

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Champions League

Rimonta da urlo dell’Inter, il Napoli crolla nel finale: i resoconti

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Inter

Serata di Champions dalle mille emozioni per Inter e Napoli. Primo tempo da dimenticare per i nerazzurri, sotto 3-0 all’intervallo col Benfica grazie alla tripletta dell’ex Joao Mario. Al rientro dagli spogliatoi, grande reazione gli uomini di Inzaghi che riescono a trovare una super rimonta con il 3-3 finale. Succede di tutto anche al Bernabeu. In casa del Real Madrid, il Napoli prima la sblocca, poi la riprende con Anguissa e, alla fine perde 4-2. I resoconti dei match.

IL RESOCONTO BENFICA-INTER

Serata che parte malissimo per l’Inter. Al Da Luz sembra essere la serata dell’ex Joao Mario, capace di annichilire i nerazzurri con una tripletta nei primi 34 minuti di gioco. La serata di grazia del portoghese si apre dopo soli 5 minuti, quando è abile a raccogliere la sponda di Tengstedt e mettere il pallone all’angolino. Il raddoppio del Benfica arriva in maniera anche abbastanza fortunosa: palla persa da Asllani a centrocampo e ripartenza culminata con un rimpallo tra Bisseck e Rafa. Il pallone arriva poi tra i piedi di Joao Mario che non sbaglia. La timida risposta interista è rappresentata dall’errore di Arnautovic nell’uno contro uno con Trubin. I padroni di casa non si fermano e arriva anche il 3-0, sempre propiziato da un ispiratissimo Tengstedt. Stavolta l’attaccante danese serve un cross delizioso sempre per Joao Mario che, da due passi, mette in rete di testa.

Quella del secondo tempo è tutta un’altra Inter. Gli uomini di Inzaghi ci mettono carattere e riescono a tornare in partita con il tap in vincente di Arnautovic. Sull’onda dell’entusiasmo arriva anche il 3-2 firmato da Frattesi. Gran gol dell’ex Sassuolo che, su cross di Acerbi, trova la rete con un gran tiro al volo. Dopo aver corso un enorme rischio con il salvataggio di Bisseck su Tengstedt, arriva il clamoroso 3-3. Pestone in area di Otamendi su Thuram: dal dischetto va un glaciale Alexis Sanchez che non sbaglia e trova un insperato pareggio. Emozioni anche nel finale con il grande intervento di Audero su Di Maria e l’espulsione di Antonio Silva. Match che però si chiude con un pirotecnico 3-3.

IL RESOCONTO DI REAL MADRID-NAPOLI

Avvio pazzesco al Bernabeu dove, dopo soli 9 minuti, a passare è il Napoli. I partenopei trovano il gol grazie a una bella azione chiusa con l’appoggi di Di Lorenzo per Simeone, bravo a farsi trovare pronto e mettere in rete. Giusto il tempo di ribattere e il Real ha già pareggiato: azione solitaria di Rodrygo e gran destro all’incrocio. Spinti dal proprio pubblico i Blancos trovano anche il raddoppio con il solito Bellingham. L’inglese si inserisce alle spalle di un incerto Natan e, di testa, batte Meret sfruttando al meglio il perfetto lancio di Alaba.

Dopo l’equilibrio di fine primo tempo, al rientro dagli spogliatoi ricominciano le emozioni ancora grazie al Napoli. La squadra di Mazzarri trova il pareggio grazie ad un gran destro di Anguissa che, dopo un primo tentativo murato, trova un grande angolo da posizione defilata. Il Real Madrid riesce a ritagliarsi subito l’opportunità per il nuovo vantaggio ma Joselu, da pochi passi, non riesce a coordinarsi. Il Napoli lotta ma crolla nel finale. Il Real, grazie ad una vistosa incertezza di Meret, trova prima il 3-2 con il destro dalla distanza di Nico Paz. Poi, mette anche il punto esclamativo con il tap in di Joselu su assist di Bellingham. 4-2 il risultato finale.

COME CAMBIANO LE CLASSIFICHE DEI GIRONI

GRUPPO D

  1. Real Sociedad 11
  2. Inter 11
  3. Salisburgo 4
  4. Benfica 1

GRUPPO

  1. Real Madrid 15
  2. Napoli 7
  3. Braga 4
  4. Union Berlino 2

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Calcio Internazionale

Mazzarri torna in Champions dopo undici anni: a che punto è il suo Napoli per l’esame Real Madrid?

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Napoli - Real Madrid

Il Napoli si prepara alla grande sfida di Champions League contro il Real Madrid al Bernabeu. Dopo la sfida di andata vinta dai Blancos per 2-3, dove il Napoli aveva dato comunque dimostrazione di potersela giocare con una delle migliori squadre d’Europa, questa volta ci sarà un’importante differenza, ovvero chi si siederà nella panchina degli attuali campioni d’Italia. Walter Mazzarri torna nel palcoscenico più importante d’Europa a distanza di 11 anni, quando con i partenopei, riuscì a far sognare i tifosi anche nella massima competizione europea.

Il magico trio Lavezzi-Cavani-Hamsik, trascinatori del primo Napoli di Mazzarri, aveva infatti riportato dopo 21 anni gli azzurri in Champions League, trovando un girone ostico con Bayern Monaco, Manchester City e Villarreal. Nonostante il grande livello, i campani riuscirono a piazzarsi in seconda posizione, trovando quindi l’accesso agli ottavi di finale per la prima volta nella storia. Con il Chelsea si sfiorò l’impresa: all’andate al San Paolo finì 3-1 con doppietta di Lavezzi e un gol di Cavani. Allo Stamford Bridge poi la disfatta, con la vittoria da parte dei futuri campioni d’Europa di Roberto Di Matteo per 4-1 ai tempi supplementari con il decisivo gol di Ivanovic.

Come si farà trovare la formazione di Mazzarri?

LA SITUAZIONE NEL GIRONE

Il girone C composta da Real Madrid, Napoli, Braga e Union Berlino vede le prime due squadre in prima e seconda posizione, rispettivamente a 12 e 7 punti. La formazione di Carlo Ancelotti è infatti a punteggio pieno fino a questo momento. Il Napoli ha portato a casa due vittorie, la sconfitta appunto con il Real Madrid e l’ultimo risultato che è il pareggio con l’Union Berlino, che aveva già fatto mettere in dubbio la definitiva posizione di Rudi Garcia, che da lì a pochi giorni verrà esonerato da Aurelio De Laurentiis. Il patron del Napoli ha quindi deciso di affidare la panchina ad un traghettatore. Un uomo di fiducia, che come raccontato in precedenza, ha già portato buoni risultati e conosce l’ambiente.

“Quando mi ha chiamato gli ho fatto capire che una squadra così importante l’avrei allenata ancora volentieri, e lui avrà pensato che ero l’allenatore giusto. Col presidente c’è stato un po’ di gelo per un paio d’anni dopo che sono andato via, ma ora è un amico, mi ha chiamato anche in occasioni diverse, magari per chiedermi consigli sui giocatori. C’è un rapporto di stima reciproca e considerazione. Domani sarebbe bellissimo se riuscissimo a fare risultato e passare il turno già domani, però se non dovesse essere così ci sarà l’ultima che sarà come una finale. Contro un’avversaria di valore, ma non come il Real Madrid”.

Walter Mazzarri, intervista a Sky Sport

Con la fiducia dell’importante esordio con vittoria di Bergamo per 2-1 contro l’Atalanta, Mazzarri dovrà affrontare qualche dubbio di formazione per affrontare una della favorite al titolo.

“Continuità dopo i segnali di Bergamo? Quello lo vedremo. Siamo coscienti di giocare contro una squadra top nel mondo contro un allenatore bravissimo che ha vinto tutto. Conosciamo le difficoltà ma questo è affascinante e bello e speriamo di fare il meglio possibile”.

LA FORMAZIONE

Mazzarri pronto a confermare il 4-3-3 che ha convinto per compattezza del gruppo contro l’Atalanta in campionato. In porta torna Meret, in difesa Di Lorenzo a destra, centrali confermati Rrahmani e Natan. Sulla sinistra visto il grave infortunio di Olivera, è pronto Juan Jesus. A centrocampo con tutta probabilità verrà riproposto la mediana con Anguissa, in ripresa vista l’ottima prestazione di Bergamo, Lobotka e Zielinski.

In attacco ecco il grande dubbio: sono confermati Politano e Kvaratskhelia confermati come due ali d’attacco, resta da capire il grande dubbio su Raspadori e Osimhen. Il nigeriano è rientrato nello scorso turno di campionato ma anche Mazzarri ha voluto chiarire la situazione:

“Osimhen partirà titolare? Gli devo parlare. Quando ci sono partite così ravvicinate bisogna parlare con i ragazzi. Anche con chi ha fatto una partita intensa a Bergamo: devo capire se stanno bene. Di sicuro Osimhen non ha i 90′ nelle gambe: se partirà dall’inizio o giocherà a partita in corso lo deciderò dopo aver parlato con lui e con lo staff medico”.

Walter Mazzarri, intervista a Sky Sport

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Pioli in conferenza post Milan-BVB: “Non sono soddisfatto”

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Pioli

A margine della sconfitta rimediata contro il Borussia Dortmund, un evidentemente deluso Stefano Pioli ha parlato in conferenza stampa. Queste le sue parole.

PARTITA ED EPSODI – “Non sono soddisfatto, per vincere queste partite ci vuole più qualità Abbiamo avuto le occasioni per andare in vantaggio, la qualità doveva essere superiore. Krunic lo abbiamo già provato in quella posizione, può farlo”.

STRASCICHI – “Siamo sempre stati molto bravi a reagire a queste delusioni, ora dobbiamo dare continuità alla vittoria con la Fiorentina in campionato”.

IL GIRONE DEI RIMPIANTI – “I rimpianti ci sono soprattutto per la prima partita con il Newcastle. Questa sera non siamo stati precisi e abbiamo consentito all’avversario di giocare la partita che volevano. Ora non dipende più da noi, ma proveremo a vincere contro il Newcastle”.

RAMMARICO – “C’è rammarico per l’infortunio di Thiaw. Mi spiace perdere un giocatore così forte per un po’ di partite”.

CONFRONTO CON LA SOCIETÀ – “C’è stato nel corridoio come alla fine di ogni partita”.

STADIO – “Fin quando la squadra ha dimostrato di poter essere in partita lo stadio è stato con noi. I tifosi hanno tutto il diritto di essere delusi”.

 

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Milan-Borussia Dortmund 1-3, le pagelle: incubo Giroud, Chukwueze l’unica luce rossonera

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Milan

Il Milan perde malamente in casa contro il Borussia Dortmund ma tiene in vita i discorsi qualificazione agli ottavi sfruttando il pareggio tra Newcastle e PSG. A San Siro finisce 1-3 per il BVB: decisiva la serataccia di Giroud che sbaglia un rigore in apertura di primo tempo. Chukwueze l’unica luce. Queste le nostre pagelle.

LE PAGELLE DEL MILAN

Maignan 5.5: responsabilità sul gol di Adeyemi, l’estremo del Milan prova battezzare con troppo ottimismo il secondo palo, l’esterno del Borussia lo fredda sul primo. Inutile il disperato tentativo di tenere il pallone oltre la linea

Calabria 5: praticamente sempre in difficoltà nei duelli con Bynoe-Gittens, l’ingenuo fallo da rigore ne è l’emblema. Sciupa di testa una clamorosa palla gol nel recupero del primo tempo.

Thiaw 6: attento, mette i piedoni su un paio di cross dalla sinistra e controlla Fullkrug. Sfortunato, si fa male dopo un’ottima chiusura. (Dal 52′ Krunic 5.5: in difficoltà adattato a centrale, il gol dell’1-2 nasce dal suo lato).

Tomori 5.5: rimedia un giallo ingenuo in mischia, il cartellino lo condiziona.

Theo Hernandez 5.5: più timido del solito in attacco, il Borussia, che tiene gli esterni molto alti, ha dei meriti, ma poteva fare meglio.

Adli 6: sprazzi di grande classe nel primo tempo quando è bravo anche in difesa. Cala alla distanza, meriterebbe ugualmente più chances dal primo minuto. (Dal 76′ Jovic 6: sfortunato, coglie un palo al 85′).

Reijnders 5.5: la sensazione è che a volte manchi il dialogo con i compagni di reparto: spesso il Milan lascia delle voragini a centrocampo, e il Borussia le sfrutta.

Loftus-Cheek 5.5: fatica a trovare la sua posizione in mezzo al campo, soffre il duello con Emre Can.

Chukwueze 7: conferma alla grande il trend positivo intravisto con la Fiorentina. Il migliore dei suoi, ma il gol è solo una parte della sua partita: oltre a quello sono i dribbling e le corse a mandare in tilt la fascia sinistra del BVB. Finalmente, ma non basta per la vittoria. (Dal 76′ Traore s.v.).

Giroud 4.5: sbaglia il rigore al decimo del primo tempo ed esce da quel momento dalla partita. Da uno con la sua esperienza sarebbe servito altro.

Pulisic 5.5: imbrigliato, pochi spunti e una gara rivedibile.

All. Pioli 5.5: il suo Milan approccia bene, ma il rigore di Giroud soffoca un primo tempo sin lì ottimo. Prova a sistemare le cose pescando dalla panchina, ma le risorse sono limitate.

LE PAGELLE DEL BORUSSIA DORTMUND

Kobel 6.5: intuisce e para il rigore di Giroud, forse poco reattivo sul gol di Chukwueze, ma non era facile.

Ryerson 6: un crossaccio direttamente sul fondo a inizio partita gli suggerisce che forse sarebbe meglio badare più alla difesa, lo fa bene.

Hummels 7: il peso dell’esperienza, annulla Giroud e non buca un intervento. Bravo.

Schlotterbeck 5: prima “para” illegalmente un tiro di Chukwueze e provoca il rigore, poi tiene in gioco tutti sull’azione del gol dello stesso nigeriano. Esce per infortunio. (Dal 55′ Ozcan 6: da geometrie al centrocampo del Dortmund).

Bensebaini 5.5: soffre Chukwueze che lo saluta e segna nell’azione del pareggio. Le sue costanti discese sul fondo si concludono spesso con un nulla di fatto.

Emre Can 6.5: la sua duttilità un’arma tattica. Utile sia da mediano che da difensore centrale.

Sabitzer 6.5: ci mette quantità, realizza l’assist per il gol di Bynoe-Gittens

Malen 5.5: poco incisivo sia a destra che a sinistra, il cambio è la matematica conseguenza. (Dal 55′ Adeyemi 7: entra e chiude la partita).

Reus 6.5: una cosa ma fatta bene, il rigore che tira a Maignan è perfetto e vale il momentaneo 0-1. (Dal 79′ Brandt s.v.).

Bynoe-Gittens 7.5: si conquista il rigore e segna il gol dell’1-2 che, talaltro, si meritava per quanto fatto vedere fino a quel momento. Esser più decisivo di sarebbe stato difficile. (Dal 66′ Wolf 6: svaria sul fronte, ma è poco preciso).

Fullkrug 6.5: un colpo di testa pericoloso e una traversa, bravo anche nella gestione del pallone. Da una sua bella giocata nasce il gol del 1-2.

All. Terzic 7: imbriglia Theo e Pulisic, non soffre il dinamico centrocampo rossonero. Cambi tutti azzeccati, la qualificazione agli ottavi è un piccolo capolavoro.

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