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Mariano, una Rolls Royce dominicana per la Roma

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4 anni fa:
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Paolo FicaraLa Roma del neo tecnico Fonseca si appresta a prender parte ad un valzer di punte che a fine mercato potrebbe stravolgere l’intero reparto offensivo dei giallorossi. Edin Dzeko, l’eroe delle notti europee romane solo fino a due anni fa, adesso non vede l’ora di fare le valige per trasferirsi all’Inter di Antonio Conte. Un altro che rischia di salutare Trigoria è Patrik Schick. Il ceco viene acquistato dalla Sampdoria nell’agosto del 2017 per 42 milioni di euro ma all’Olimpico non è mai stato in grado di replicare quelle fantastiche giocate che riuscirono a scomodare, con paragoni azzardati, perfino il mito di Marco Van Basten.
Il motto è dunque quello di ricostruire una nuova Roma, partendo proprio dal reparto più avanzato. Il direttore sportivo Petrachi è ad un bivio che porta da un lato sulla strada di un fuoriclasse come Higuain, in fase calante della propria carriera ma con la volontà di rilanciarsi, sposando a pieno le ambizioni giallorosse. L’alternativa, forse più intrigante e probabilmente non molto più rischiosa di quella dell’argentino, porta direttamente a Madrid, dove un 24enne senza paura di nome Mariano Diaz, soltanto un anno fa ereditava la maglia numero 7 di Cristiano Ronaldo, nel club più grande di tutti i tempi.
GOAL NEL SANGUE MA…
Da Zidane a Zidane, il treno su cui Mariano Diaz ha viaggiato con addosso la maglia dei blancos sembra essere giunto al capolinea. Già perchè proprio il tecnico francese ha coltivato in questi anni il talento dell’attaccante spagnolo naturalizzato dominicano, allenandolo prima al Real Madrid Castilla e portandolo successivamente con sè in prima squadra nel 2016, dove per la prima volta Mariano ha potuto mettere in mostra tutte le sue qualità. Ora però il sentiero percorso assieme sembra destinato a dividersi, con l’ingresso dei numerosi nuovi acquisti del Real a chiudere ogni spazio al classe ’93.
I numeri del giocatore sono però da tener d’occhio, nonostante l’ultimo anno abbia offerto prestazioni più deludenti che esaltanti. Nel biennio al Castillia il dominicano ha messo a segno 32 reti in 43 presenze, giocando nel ruolo di prima punta. I 179 centimetri di altezza lo hanno messo nelle condizioni, fin da subito, di sfruttare al meglio il motore nelle gambe, tanto slanciate da garantirgli un’accelerazione fuori dal comune. Sarebbe riduttivo però, far riferimento solo alla sua velocità: la caratteristica principale di Mariano è sicuramente la grande abilità tecnica con cui porta il pallone, praticamente impossibile da sradicare quando scatta per superare il difensore.

Fonte: profilo Instagram di Mariano Diaz
Per raggiungere la maturità calcistica, nell’estate del 2017 si trasferisce al Lione per 8 milioni ma con un diritto di recompra a favore del Real Madrid per 33 milioni. Al Bernabeu hanno giocato i migliori calciatori della storia, e se le merengues scelgono di inserire una clausola di quel valore per un 22enne, senza alcun dubbio credono fortemente che sul fuoco ci sia parecchia carne.
PERSONALITÀ DA VENDERE
L’avventura in Francia per il ragazzo della cantera del Real è il primo grande passo nel mondo dei grandi. La stella dell’attacco, Alexandre Lacazette, ha lasciato Lione per trasferirsi all’Arsenal e il club mostra fin da subito la propria fiducia nei riguardi di Mariano, affidandogli le chiavi dell’attacco. La volontà è quella di coltivare il talento della punta dominicana per raccoglierne i frutti subito i frutti e rilanciarsi in campionato: l’ex dei blancos raccoglie la sfida con grande determinazione.
L’avvio è di quelli semplicemente folgoranti: il match d’esordio al Parc OL è un largo 4 a 0 sullo Strasburgo e Mariano si presenta al nuovo pubblico con una straordinaria doppietta. I due goal mettono in risalto le due qualità migliori dell’attaccante, cinico e spietato da fuori area con un potente destro a superare il portiere sul primo palo; scaltro a recuperar palla sull’errore dei difensori e freddo nel battere l’estremo difensore in occasione della seconda marcatura. Tutto questo in soli 76′ minuti di gioco in campionato.

Fonte: profilo Instagram di Mariano Diaz
In pochissimo tempo Mariano conquista il cuore dei nuovi tifosi e partita dopo partita prende fiducia. Fino a Gennaio il dominicano diventa una macchina incontrastata di goal, realizzando 13 goal nelle prime 19 apparizioni. Ma non solo: l’ex Real lavora molto per i compagni, porta bene la pressione alle difese avversarie e in fase di ripartenza si abbassa per lavorare al meglio con i centrocampisti o gli esterni. In pochi mesi a Lione ammirano già un giocatore compiuto, con quella spregiudicatezza che porta entusiasmo a tutta la rosa e diventando un leader della squadra a soli 23 anni. Tanto basta a convincere il Real a esercitare il diritto di recompra dopo le 21 reti e i 6 assist nelle 48 presenze in Francia, eletto come il grande erede di Cristiano Ronaldo direttamente dal presidente Florentino Perez. Senza paura, Mariano indossa la camiseta numero 7 del Real Madrid.
FUTURO GIALLOROSSO?
“Molti mi hanno detto che non dovevo prendere quel numero, qualcuno mi ha anche detto cose cattive, ma era libero e mi piace, quindi l’ho scelto subito quando mi hanno chiesto che numero avrei voluto, anche come sfida personale. È una maglia che hanno indossato molte stelle del passato come Amancio, Juanito, Butragueño e Raul, oltre ovviamente anche Cristiano”.
Dichiarazioni di coraggio, senza la minima paura come la tradizione del Real Madrid pretende per le stelle che ospita nel suo tempio. A posteriori però, il peso dell’eredità di uno dei giocatori più forti della storia questo sport, alla fine si è sentita. La scintilla che aveva fatto divampare un favoloso incendio a Lione, al Bernabeu non scoppia. La stagione è costellata di infortuni lunghi e pochi goal: Mariano fatica a trovar spazio in una stagione maldetta per i blancos, con addirittura tre allenatori a sedersi sulla panchina del Real nell’arco di un solo campionato. Quello che salta più all’occhio è però il mancato feeling con l’ambiente madrileno, come l’episodio della Rolls Royce testimonia: il diktat in casa merengues è sempre stato quello di presentarsi all’allenamento esclusivamente su macchine Audi ma a Dicembre il giocatore commette l’ingenuità clamorosa di presentarsi a Valdebebas con la propria auto lussuosa da 250 mila euro. Il risultato è una multa e ulteriori musi lunghi.

Fonte: profilo Instagram Mariano Diaz
Adessola Roma vorrebbe lavorare proprio su questa lacuna tra Mariano Diaz e il Real Madrid per convincere il giocatore a trasferirsi in Italia. La dirigenza crede fortemente di poter rilanciare il classe ’93 che a Lione si era dimostrato un attaccante di livello: killer instinct in area, tiro potente da fuori e perfino una grande abilità nel colpire di testa grazie ad una sorprendente elevazione. Fonseca allo Shakhtar ha lavorato con diversi giocatori molto abili tecnicamente e potrebbe riproporre Mariano nel ruolo di falso nueve per versare nel serbatoio offensivo dei giallorossi tanta qualità. In Francia Mariano si era trovato alla perfezione con una seconda punta rapidità e tecnica come Depay, all’Olimpico si potrebbe creare una coppia simile con Zaniolo che sembra parlare la stessa lingua del dominicano. L’affare ad oggi non sembra decollare e dalla Spagna parlano perfino della possibilità che il giocatore provi a restare a Madrid per convincere Zidane. La Roma però tenterà di convincere il giocatore prima e il club poi, tenendo comunque viva anche la pista Higuain. Senza ombra di dubbio però, il sangue spagnolo di Mariano, in grado di regalargli quelle doti tecniche straordinarie, è pronto a tornare a scorrere per incantare un grande palcoscenico europeo.
(Fonte immagine copertina: profilo Instagram Mariano Diaz)
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Si ferma Vlahovic: costretto al cambio in Juventus-Napoli

Pubblicato
41 minuti fa:
Dicembre 8, 2023
Problemi per Dusan Vlahovic durante Juventus-Napoli, il serbo è stato sostituito al 70° minuto al suo posto Milik. Secondo quanto riportato da DAZN, potrebbe essere un falso allarme e solamente questione di crampi o indurimento del muscolo.
La Juventus è in vantaggio 1-0 grazie al gol di testa di Gatti, il terzo in stagione.
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Ancora problemi per Baldanzi: potrebbe saltare anche Empoli-Lecce

Pubblicato
1 ora fa:
Dicembre 8, 2023
BALDANZI – Lunedì alle 18.30 ci sarà il calcio di inizio di Empoli-Lecce. Partita delicata in chiave salvezza, con due squadre che si trovano attualmente fuori dalle zone più calde ma a ridosso di quest’ultime. L’Empoli in primis, in quanto è solo a +1 rispetto il terzultimo posto con i suoi 11 punti. Lecce che invece respira di più con il suo 13esimo posto a 16 punti. I toscani quest’anno stanno giocando senza il totale contributo del suo talento più brillante. Stiamo parlando di Tommaso Baldanzi, che finora ha saltato 4 partite nelle prime 14 e spesso si è dovuto accontentare della panchina. Sempre la caviglia a dare fastidio al trequartista italiano, sia nel primo stop, sia in quello attuale.
L’EMPOLI SENZA BALDANZI – LA SITUAZIONE
Tra ottobre e novembre rimase fermo per una settimana, ora siamo già a un mese ai box. La distorsione subita a inizio dicembre potrebbe costargli anche la prossima sfida del Castellani. Secondo Tuttomercatoweb il numero 33 sta andando incontro alla possibilità di non indossare una casacca da titolare, ma non solo. Per lui potrebbe esserci la non convocazione e quindi la non disponibilità per la quindicesima giornata. Questa sarebbe un’altra brutta notizia che incrementerebbe le note negative dell’inizio di stagione del giocatore dell’Under 21 dell’Italia.
ESCLUSIVE
ESCLUSIVA – L’ex Milan e Inter Sapienza si racconta: “Ecco com’è nata la passione per la comunicazione”

Pubblicato
5 ore fa:
Dicembre 8, 2023Di
Elio Granito
Un viaggio emozionante, un momento di trasporto totale: sono queste le sensazioni che ci lasciano le parole, mai banali, rilasciate ai microfoni della nostra redazione da un colosso della comunicazione calcistica italiana, Giuseppe Sapienza.
“Nasce tutto per amore, il sentimento che muove tutto. L’amore per il gioco del calcio e la passione per Diego Armando Maradona, il più grande Numero Diez, nato, come me, il 30 ottobre”.
Per raccontare questo amore, Sapienza sceglie la strada del giornalismo, partendo dai campi di periferia fino a raggiungere Milano.
È il 3 giugno del 1996 quando inizia uno stage di tre mesi all’Inter. I mesi diventeranno anni – sette per l’esattezza – e si riveleranno lunghi e formativi. Col passare del tempo, diventerà capo ufficio stampa dei nerazzurri e fonderà, insieme alla moglie del presidente Moratti e due ingegneri del Politecnico di Milano, il sito www.inter.it.
Quello stagista ha avuto “la fortuna, la grazia e le coincidenze” che gli hanno permesso di restare nel mondo del calcio e osservare tutti i cambiamenti degli ultimi 30 anni.
L’INTERVISTA ESCLUSIVA
Comunicazione: cosa è cambiato? Quanto è diventata importante all’interno del calcio?
“Bisogna fare una prima distinzione tra Paesi di classe A e di classe B.
- Classe A (USA, UK, Francia, Spagna, Germania, ecc.): considerano la comunicazione come primo asset, strategico e fondamentale, extra-sportivo;
- Classe B (Italia): ritengono la comunicazione importante quando la si fa, molto meno quando la si subisce. Non si investe né sui mezzi di contrasto per evitare di subire una pessima comunicazione, né sulle iniziative propositive.
Ai nostri dirigenti piace comunicare ad personam, delegare pochissimo e affidarsi ancor meno a strutture aziendali che siano in grado di gestire le situazioni di crisi. Responsabilizzare le persone “sotto di noi è sempre stato uno degli impegni più importanti da prendere col club. Vedo figure alto-dirigenziali che accentrano sempre di più su di sé i poteri senza la voglia di delegarli. Secondo me, la delega resta uno dei primi strumenti, forse il migliore, per far crescere le altre figure e di conseguenza tutto il calcio italiano. Qualcosa si sta intravedendo grazie all’arrivo delle proprietà esterne ma anche di imprenditori illuminati italiani.
La comunicazione può spostare completamente gli equilibri e migliorare aspetti strategici, tra cui la vendita di calciatori. A parità di livello tecnico, un giocatore che comunica male ha un prezzo di mercato inferiore rispetto a chi possiede proprietà di comunicazione, tale da consentire al club, grazie ai diritti d’immagine, lo sviluppo di ricavi. In un mondo concentrato sui social, la comunicazione, pur essendo in continua evoluzione, non abbandona mai i pilastri della tradizione: l’esempio lampante è un’intervista old-style fatta a Paolo Maldini, in grado di generare un numero elevatissimo di commenti in Italia e nel mondo rossonero”.
Lei si è dovuto “ricreare” per poter stare a passo coi tempi?
“L’aggiornamento e lo stare al passo coi tempi risultano determinanti. Ognuno di noi non può avere una conoscenza a 360°, vi sono punti di forza e di debolezza. Ragion per cui, chiunque voglia occuparsi di comunicazione deve costruire una squadra che replichi il modello allenatore-squadra a livello di comunicazione. Occorre scegliere persone smart, che abbiano la tua stessa ‘solarità’, capacità di: relazionarsi, interagire, essere trasversali. Individui capaci di coniugare lo sviluppo delle relazioni interpersonali e umane, col club e il mondo esterno. Non dimentichiamoci che ogni centro sportivo ha un ‘recinto’ e la comunicazione deve lavorare ogni giorno per far sì che non esista. Senza ciò, si casca nell’errore di comunicazione, ergo il silenzio: subire senza dire.
A distanza di 27 anni, vi dico che le relazioni umane torneranno a essere le più importanti. Senza squadre di comunicazione non si potrà mai elevare il livello di comunicazione attuale”.
Inter e Milan nel suo passato. Che rapporto ha avuto con Moratti e il compianto Berlusconi?
“Lo stile dell’alta borghesia-aristocrazia imprenditoriale milanese non esiste più. Le famiglie Moratti e Berlusconi incarnavano perfettamente la milanesità che diventa imprenditoria su tutti i livelli: nazionali e internazionali.
Vi è una differenza profonda tra le due famiglie:
- nell’Inter di Massimo Moratti si respirava l’importanza del grande club, ma vi era un’atmosfera familiare;
- al Milan ho riscontrato una realtà basata su una formazione aziendale e piramidale. Tutti rispettavano i propri incarichi. L’impatto era di una perfetta organizzazione. Il giocatore non doveva quasi pensare a nulla ed era tutto ben coordinato da Adriano Galliani che resta, alla soglia degli ottant’anni, il miglior dirigente sportivo dell’intera area UEFA, non mi limito all’Italia. Un uomo marketing straordinario. Non a caso, il Milan è stato primo nel ranking europeo per quattro anni su cinque (2003-2008). Credo che la nuova società stia facendo delle buonissime cose, quantomeno dal punto di vista della comunicazione.
Può raccontarci un aneddoto che le è capitato nel corso della sua carriera?
“Ce ne sarebbero tanti. Il 3 gennaio 2013 giocammo un’amichevole a Busto Arsizio con la Pro Patria e improvvisamente si udirono ululati, fischi, espressioni a sfondo razzista nei confronti dei nostri calciatori di colore. Intorno al 20’, Boateng perde la pazienza e scaglia il pallone verso quel manipolo di tifosi che proferivano tali espressioni. Al che tutta la squadra decide, per solidarietà, di abbandonare il campo terminando anzitempo l’incontro. Da questo evento nasce un filone estremamente positivo.
Vi era una sola telecamera (Milan Channel) che produceva la partita in differita. Mi reco immediatamente dal cameraman dicendogli di non muoversi; telefono Galliani e gli spiego brevemente la situazione. Mi dice di operare nella massima attenzione e delicatezza. Capisco di avere in mano qualcosa di importante e delicato: gestisco la notizia facendo uscire le immagini sulla CNN (emittente televisiva statunitense all-news n. d. r.) che rilancia direttamente la notizia. Il messaggio rimbalza su tutte le agenzie: ‘il Milan è la prima squadra a effettuare una simbolica e forte presa di posizione sul tema del razzismo’. Il calciatore Boateng verrà successivamente invitato all’ONU per raccontare all’assemblea generale tale problema presente nel calcio. Il Milan viene così identificato come squadra dal forte richiamo antirazzista”.
È un po’ la potenza di una comunicazione sana che, grazie alla strumentalizzazione del calcio, trova modo di divenire veicolo di valori positivi e di princìpi etici
Esatto. Un episodio del genere, che poteva essere gestito col silenzio, con la notizia breve, è servito a lanciare un messaggio forte a livello mondiale. La comunicazione è riuscita a spostare completamente gli equilibri e a far diventare un avvenimento locale, molto profondo e sensibile, un episodio di caratura mondiale e far diventare Boateng e il Milan paladini dell’antirazzismo”.
Grandi comunicatori del mondo del calcio
“È cresciuta moltissimo l’importanza della comunicazione soggettiva. Ho fatto parte del Milan di Ancelotti stracolmo di fenomeni che comunicavano esclusivamente attraverso iniziative concordate con l’area comunicazione. I calciatori di dimensioni planetaria come Kakà e Ronaldinho avevano bisogno di appoggiarsi a noi. Devo dire cha la gestione del campione era abbastanza semplice, eccetto qualche volta. Non posso dimenticare un’attesa di nove ore fatta fare a un giornalista da Ronaldo il Fenomeno. Alla fine, si convinse poiché riuscimmo a trovare un escamotage. Con l’avvento dei social, i giocatori hanno compreso la loro importanza aziendale.
Ad esempio, David Beckham è sempre stato un comunicatore mostruoso per tutta una serie di ragioni che si sono create intorno a lui, anche a livello familiare. Essere usciti con una serie televisiva così seguita e impattante per tutti gli appassionati rappresenta un ulteriore successo. Tra l’altro, io appaio in quella serie. Dissi a Beckham: “Vieni con me, hai una fermata con la stampa, rispondi a tutte le domande che ti faranno i giornalisti”. Lui, senza fare una piega, rispose: “Assolutamente sì”. C’erano anche gli ‘assolutamente no’, a loro bisognava far comprendere che si trattasse della sua immagine, ma anche di quella del club.
Oggi i grandi comunicatori devono essere gli allenatori, perché il loro ruolo è cambiato con l’aggiunta di nuove figure professionali. Tutti i messaggi che lancia sono indirizzati alla squadra, al mondo e ai tifosi. Un aspetto che non bisogna dimenticare è che l’azienda calcio comunica a degli stakeholder particolari. Se non ottieni risultati sei soggetto a critiche, contestazioni, situazioni da prevedere, prevenire e gestire. Il club deve trasferire la propria linea comunicativa o editoriale sull’allenatore che poi, attraverso il lavoro fatto con la squadra e le varie aree comunicative, determina il flusso di comunicazione”.
Un suggerimento per chi vuole intraprendere questo percorso
“Abbiate intraprendenza, curiosità e apertura verso gli altri. Vi sono due categorie di persone: quelli che costruiscono ponti e quelli che alzano muri. Chi vuole lavorare nella comunicazione non può conoscere la parola ‘muro’, deve provare ad abbatterli in tutti i modi. Un ulteriore aspetto fondamentale è la cultura, ossia sapere cosa accade intorno a noi. Informarsi, essere multimediali, senza disconoscere la tradizione. Una somma di tante cose che afferiscono al termine curiosità. Se non hai curiosità non hai cultura, non viaggi. Se non viaggi non conosci, non migliori le lingue e non vedi le differenze. Le differenze invece vanno sostenute e non combattute”.
Il messaggio finale di Giuseppe Sapienza
“Siate sempre numeri 10, un’ispirazione. Il numero 10 è fantasia, responsabilità e soprattutto squadra”.
Fonte immagine in evidenza: profilo Instagram Giuseppe Sapienza
Flash News
Ultimatum Real Madrid a Mbappé: il francese è a un bivio
Pubblicato
14 ore fa:
Dicembre 8, 2023Di
Bjork Rajta
Come ogni telenovela degna del nome, anche quella tra il Real Madrid e Kylian Mbappé sembra non voler finire. Il francese ha continuato il suo limbo tra PSG e Blancos negli ultimi due anni ed ora gli spagnoli vogliono la risposta definitiva dal giocatore e dalla madre, agente dell’attaccante.
15 GENNAIO ULTIMA DATA DISPONIBILE
Secondo il noto quotidiano AS, Florentino Perez e i suoi collaboratori avrebbero comunicato a Kylian e a sua madre che vogliono una risposta definitiva entro il 15 gennaio. Il sogno delle Merengues sembrerebbe essere quello di portare il francese a Madrid a costo zero, ma non sarebbe escludere nemmeno uno sforzo importante dal punto di vista economico da parte di Florentino Perez. Il sogno di molti appassionati sarebbe quello di vedere Mbappé giocare con Bellingham: non dovrebbe mancare molto per scoprirlo.
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