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Only the brave: Mason Mount, il Diez saggio e coraggioso

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Only the brave: Mason Mount, il Diez saggio e coraggioso

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Il cielo grigio che sfuma nel mare blu acciaio, sempre pronto allo scontro. Le nuvole che si diradano e lasciano spazio ad un timido raggio di sole inframezzato dal costante ticchettio della pioggia, il secondo inno inglese dopo “God save the Queen”. Il senso di malinconia a Portsmouth non è un’emozione ma un’esperienza impareggiabile che non intristisce ma rasserena. Ad un tiro di schioppo da Londra, questa suggestiva città portuale rimane intonsa dalla multietnicità della capitale seppur sia luogo di scambi e di importanti comunicazioni. Gli abitanti sembrano essersi fermati nel tempo, quasi come se fossero imprigionati nei vetusti pantaloni a zampa d’elefante da noi invece rispolverati, solamente, per qualche insolita festa a tema Hippie.

Mason Mount nasce e cresce qui, tra le urla degli uomini di mare e le fragorose voci delle inarrestabili onde. A completare questa sinfonia, ci pensa lo stesso Mason con il tribale tum-tum dei suoi palleggi. Da figlio del mare Mount ha l’indole del ragazzo svezzato dagli schiaffi di una vita semplice all’apparenza ma insidiosa nel concreto. Portsmouth lo ha educato, lo ha cresciuto e vede in lui la crasi di due personaggi che hanno fatto la storia della città: Horatio Nelson, leggendario comandante dei mari e Sherlock Holmes, inarrestabile investigatore nato dalla penna di Arthur Conan Doyle.

Tammy Abraham e Mason Mount, la nuova coppia dei giovani terribili del Chelsea. I due, in questo inizio di stagione, hanno contribuito a portare il Chelsea nelle zone alte della classifica con 15 gol e 6 assist in due. Fonte immagine: profilo Instagram Mount

Mason, quindi, è una sorta di Optimus Prime (eroe dalla saga dei Transformer) di questi due personaggi ed esprime le proprie doti non al timone di un leggendario vascello o nell’infinito mare di pagine bianche, ma sui verdi campi dei più importanti stadi inglesi e europei.

IL CORAGGIO DI HORATIO…

Predestinato. Nel raccontare il calcio e i suoi protagonisti, questo termine è ormai caduto nella spirale di un’incontrollata overdose di necessità di etichettare. Bollare le capacità di un giocatore alla sola predestinazione è come dire che Usain Bolt è diventato il più grande corridore del mondo solamente allacciandosi le scarpe. La dote naturale è, senza dubbio, una componente importante ma si sublima solo se affiancata da sacrificio e duro lavoro, altrimenti è un come un piatto di carbonara senza la spruzzata di pecorino: buono eh, ma non è la stessa cosa. Forse Mason e Horatio non sanno cosa voglia dire mangiarsi un’originale carbonara ma di certo sanno che quello che hanno conquistato se lo sono presi con la stessa voracità di una lince affamata.

Se Nelson a dieci anni compie un viaggio nelle indie occidentali scoprendo la crudeltà del mare, Mason alla stessa età compie quattro volte a settimana la traversata Portsmouth-Londra sulla nave a quattro ruote di papà Tony, scoprendo cosa voglia dire compiere sacrifici per un pallone. Fino ai 10 anni infatti, non potendo essere vincolato, Mount porta la sua frangetta da Jonas Brothers sia sui campi del Chelsea che su quelli della squadra del suo quartiere. Lo fa con coraggio e determinazione, compiendo grandi sacrifici fino a quando decide a decade raggiunta di attraccare definitivamente a Cobham. “Sottrarre il cucciolo alla tigre è pericoloso come strappare a una donna la sua illusione” diceva il concittadino Arthur Conan Doyle e in questo senso strappare il tigrotto Mason di soli dieci anni a mamma Debbie non deve essere stato facile. Tra pianti e nostalgia, Mason prende coraggio sospinto da una frase marchiata a fuoco nella sua mente: “John Terry è l’unico giocatore del vivaio blues ad aver raggiunto la prima squadra”. Risposta di Mount? “Il prossimo sarò io”, accolta tra le risate di chi pensava che quel “nanetto” non avrebbe mai potuto farcela.

Una simpatica coincidenza. Mason Mount ha tra i propri idoli, l’ex difensore del Chelsea, David Luiz. Il difensore brasiliano ha quindi postato una foto che lo ritrae con un piccolo Mount e poi con lo stesso Mason da compagni di squadra. Come è che si dice? “A volte i sogni si avverano”.
Fonte: storie Instagram di David Luiz

Il sentiero adolescenziale viene percorso sia da Horatio che da Mason con una maturità quasi imbarazzante che li porta, entrambi, a convivere con oneri e onori non inerenti alla loro età. Se Nelson a 13 anni entra nella Royal Army imbarcandosi in alcune spedizioni in Nicaragua, Mount a 14 gioca con gli Under 18 del Chelsea guidando la squadra senza paura. Nelson diceva che “Chi comanda il mare, guida la storia”, Mason probabilmente pensava e pensa che “chi guida il centrocampo comanda il gioco e fa la storia”. Gol e assist sono deliziosi antipasti della sua carriera nelle giovanili londinesi in cui le portate principali sono le vittorie di un campionato e una Youth league, ottenute da protagonista e da capitano della ciurma londinese.

A 18 anni Nelson è tenente di vascello, una carica guadagnata tramite un cocktail di talento e duro lavoro. Alla maggiore età Mason incanta in Olanda con grinta e qualità ma per questo è ancora troppo presto. C’arriveremo. Coraggiosi, silenziosi a parole ma eloquenti con i gesti o con i piedi: Horatio e Mason si sono presi responsabilità e compiti inaspettati per le loro età, hanno rinunciato ad uno scontato percorso di crescita e hanno bruciato le tappe. Predestinati? Forse. Audaci? Sicuramente perché il coraggio a volte paga e loro sono stati bravi a incassare facendo fruttare le loro doti.

Un’altro throwback. Mason Mount con un taglio da Jonas Brothers, è ritratto in una foto con due leggende del Chelsea come John Terry e Ashley Cole. Fonte: profilo Instagram Chelseafc

…E LA SAGGEZZA DI SHERLOCK

“Fai la scelta giusta”. Ma quante volte capita di leggere o ascoltare questa frase? A scuola, a casa, alla televisione e nella vita di tutti i giorni siamo costantemente chiamati dall’inarrestabile call-center delle decisioni. Ma che cosa determina se una scelta può essere bollata come giusta o sbagliata? L’esperienza. E come si accumula quest’ultima? Con la saggezza. Questo interrogatorio da terzo grado vuole arrivare ad un punto: Mason nelle scelte a cui è stato chiamato a rispondere, sin qui, ha sempre dimostrato intelligenza nonostante l’innocente gioventù. Un buonsenso quasi alla pari di quello di Sherlock Holmes, investigatore leggendario partorito dalla penna di Doyle proprio mentre si trovava a Portsmouth. Una famosa vignetta (o Meme per la new age) direbbe: “Coincidenze? Io non credo”.

Se Holmes nella ricerca di un colpevole non si fermava alla buccia dei primi sospettati ma si addentrava nella polpa della verità con saggezza, così Mount all’alba dei 18 anni non si impunta sul giocarsi le sue carte nella talentuosa trequarti del Chelsea ma saggiamente decide di prendere il suo mazzo e di accettare il prestito al Vitesse. “Non conta quanto corri ma conta se stai andando avanti” parole di Mezzosangue in “Sul Serio” e pensiero condiviso da Mason che forse non ascolta il rapper mascherato ma sa che in quel momento tutto quello di cui aveva bisogno è giocare. Al Vitesse non spiccica una parola di olandese ma è logorroico nel parlare la lingua del pallone: in 39 gare con la maglia delle due aquile segna 13 volte e mette a segno 10 assist. Protagonista. Lo vogliono Ajax e Feyenoord ma Mason si rimette al timone della sua carriera e torna in Inghilterra. Direzione? Championship, al Derby County dove lo aspetta Frank Lampard, semi-divinità per Mason e ora condottiero dei Rams.

Mount ai tempi del Vitesse.
Fonte immagine: profilo Instagram Mason Mount.

 

“Sarà che ci facciamo viaggi ma è sognare che ci rende saggi” canta J- Ax in “Noi gente che spera”, un’altra pietra miliare del rap italiano probabilmente ignorata da Mount ma perfettamente compresa nell’ essenza dal ragazzo di Portsmouth. Mason, infatti, riesce a mischiare la saggezza di una scelta come giocare nella Serie B inglese al sogno di essere allenato dal protagonista dei poster che tappezzavano la sua cameretta: sì appunto, Frank Lampard. Sotto la guida di Lampsy, Mason abbandona il timone per prendere il bastone da pastore e guidare l’insolito gregge degli arieti (Rams) di Derby verso la piana della finale di Championship, persa poi all’ultimo contro i leoni dell’Aston Villa.

 Alla stregua di Naruto con il suo maestro Jiraya (famoso anime giapponese), Mason osserva con i tipici occhi a cuore da cartone animato la guida Lampard rubandone segreti e ascoltando le precise lezioni. Le notizie dell’arrivo al Chelsea come allenatore dello storico numero 8 e di una sua conferma nei Blues dopo i due prestiti, contribuiscono a piantare la prima bandierina dei sogni realizzati sulla mappa della sua carriera. C’è chi dice che la conferma del ragazzo di Portsmouth sia bollabile con la frase “di necessità si è fatta virtù, dato il blocco di mercato dei londinesi ma chi l’ha visto giocare sa che questa frase fatta è terribilmente fuori luogo.

Un abbraccio che vale più di mille parole quello tra Mount e Lampard, allievo e maestro ai tempi del derby e ora ancora insieme al Chelsea. Fonte: profilo Instagram Mount.

ARTE IN MOVIMENTO

Se il fiume di parole sulla personalità e la storia di Mason Mount non vi ha travolto di interesse, guardatelo giocare. Sì vi basterà accendere la televisione su una partita del Chelsea e concentrarvi sul numero 19. Anzi, fate una cosa: andate a vedervi una partita dei Blues con Mount e senza di lui e vi accorgerete che è come paragonare una pizza napoletana a una pizza con l’Ananas. Per carità, noi di Numerodiez rispettiamo i gusti in merito alle pizze, ma l’impatto di Mason Mount sulla squadra di Lampard è intenso e avvolgente come l’assaggio di una fetta di margherita sul lungomare partenopeo: impareggiabile. Fisico alla Oliver Twist (personaggio dell’omonima opera di Dickens, concittadino di Mount), Mason ha un’educazione esemplare con il piede destro ma si comporta egregiamente anche con il sinistro dimostrando una grande confidenza con il pallone. Parla la lingua dei trequartisti ma conosce anche l’idioma degli esterni grazie ad un’ottima capacità di corsa e ad un buono spunto nel dribbling.

Un esempio della capacità di dribbling di Mount, non solo abile nella regia ma anche capace di azioni personali.

Stratega nelle scelte di gioco, dispone della capacità di ragionare e di agire immediatamente grazie ad un’intelligenza rara che trova compimento anche in una periferica visione di gioco. Nelle conclusioni è un cubo di Rubik per i difensori in quanto difficile da decifrare e da arginare: è capace, infatti, sia di grandi tiri da fuori che di finalizzazioni da dentro l’area. Leader di una manovra avvolgente, si muove in campo con un’incredibile eleganza quasi come la Sac á Poche di crema pasticcera su una torta: una danza che non smetteresti mai di guardare.

Il suo primo gol con la maglia del Chelsea contro il Leicester, un acuto da dentro l’area frutto di un tiro sporco. Mount segna anche così.

Elegante come Leonardo Di Caprio ne “Il grande Gatsby”, audace come Horatio Nelson e giudizioso come Sherlock Holmes, Mason Mount quindi non è solo un Diez ma un saggio e predestinato condottiero partito da Portsmouth e pronto a guidare il veliero del Chelsea (e della nazionale inglese) verso i paradisiaci lidi della vittoria.

 

http:/https://youtu.be/qgxcByLA_pU

[Fonte immagine di copertina: profilo Instagram Mason Mount]

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Chi è Rokas Pukstas, il nuovo talento del calcio americano

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Chi è Rokas Pukstas

CHI È ROKAS PUKSTAS, IL NUOVO TALENTO DEL CALCIO AMERICANO – Tra le nuove frontiere del calcio ci sono gli Stati Uniti. Gli USA negli ultimi anni stanno alimentando il palcoscenico del calcio europeo con numerosi profili. Tra i campionati maggiormente affollati c’è la Serie A, in cui militano Christian Pulisic, Timothy Weah, Weston McKennie e Yunus Musah. A questi negli scorsi mesi si sarebbe potuto aggiungere anche il giovane Rokas Pukstas, che era finito nel mirino di alcuni club del campionato nostrano come Roma e Milan.

CHI È ROKAS PUKSTAS: CARRIERA

Rokas Pukstas è nato il 25 agosto 2004 a Stillwater, in Okahoma, negli Stati Uniti. Oltre a quella statunitense, gode anche della nazionalità lituana: suo padre Mindaugas ha rappresentato la Lituania nelle Olimpiadi del 2004. Cresciuto calcisticamente negli Stati Uniti, durante la sua formazione ha fatto anche un’esperienza nella Barça Academy, in Arizona. Il suo approdo in Europa è avvenuto nel settembre 2020 durante il periodo del Covid. Vari i club che avrebbero voluto accaparrarselo, ma la sua scelta è ricaduta sull’Hadjuk Spalato.

Il club croato è rinomato per essere uno dei settori giovanili migliori del Vecchio Continente. In Croazia Pukstas si è messo in mostra prima nelle giovanili dello Spalato con cui ha realizzato 13 reti e due assist in 32 partite. Durante la scorsa stagione si è fatto conoscere anche dal Milan, contro cui ha realizzato una rete nella semifinale di Youth League. Sempre durante la scorsa annata è arrivato anche il debutto in prima squadra con cui ha realizzato finora 7 reti e tre assist in 36 presenze.

CHI È ROKAS PUKSTAS: NAZIONALE

Con gli USA, invece, finora è arrivato fino alla nazionale U20, con cui ha finora giocato 12 partite in cui ha realizzato due reti. Una di queste è arrivata durante l’ultimo Mondiale di categoria, dove gli Stati Uniti sono stati eliminati ai quarti di finale contro l’Uruguay: Pukstas ha segnato una rete nella gara degli ottavi contro la Nuova Zelanda.

CHI È ROKAS PUKSTAS: CARATTERISTICHE TECNICHE

Alto 181 cm, Rokas Pukstas può occupare varie posizioni in campo: mediano, trequartista, centrale di centrocampo e anche ala destra. Il primo è il ruolo prediletto. Il classe 2004 è un centrocampista box to box con un grande senso del gol e tempismo negli inserimenti. Caratteristiche per cui in molti lo paragonano a Mario Pasalic.

Fonte immagine di copertina: profilo Instagram Rokas Pukstas

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Chi è Joao Neves, l’ultimo protagonista del derby de Lisboa

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Chi è Joao Neves

CHI È JOAO NEVES – Nell’ultimo turno del campionato portoghese è andato in atto il derby de Lisboa, la classica sfida tra Benfica e Sporting. Gli ospiti sembravano avere la partita in mano grazie alla rete di Gyokeres, ma nel finale succede di tutto. Il Benfica, infatti, trova due gol negli ultimissimi minuti di recupero, con Joao Neves e Tengstedt. Oggi parleremo del centrocampista portoghese, l’ultimo gioiello delle Aquile.

CHI È JOAO NEVES: DAL BENFICA AL BENFICA

Joao Neves nasce il 27 settembre 2004 a Tavira, comune portoghese nei pressi di Faro. I primi passi sul campo li compie proprio nel club del suo paese ma nel 2016 – a poco più di 12 anni – viene subito preso in carico dal settore giovanile del Benfica. L’ingresso in prima squadra arriva nel 2022, con l’esordio in campo il 30 dicembre, dove entra nel finale contro il Braga. Il debutto in Champions arriva, invece, pochi mesi dopo contro il Bruges. Joao Neves inizia ad avere sempre più spazio grazie, anche, alla partenza nel mercato invernale di Enzo Fernandez, che lascia scoperto un posto a centrocampo. Oggi il portoghese è uno dei pilastri della squadra nonostante la giovane età, complice soprattutto la grande fiducia che il club ha riposto in lui.

CHI È JOAO NEVES: CARATTERISTICHE

Joao Neves è alto 1,74 m e gioca davanti alla difesa, solitamente in coppia con Florentino o Kokcu. Il portoghese è uno che vuole sempre la palla, trova sempre gli spazi giusti e, soprattutto, abile in fase di palleggio, coinvolgendo tutti i reparti. Non è uno che entra sempre nel tabellino dei marcatori, ma gli unici due gol realizzati in prima squadra sono entrambi pesanti, poiché realizzati contro lo Sporting. Il primo è arrivato nell’ultimo derby della scorsa stagione, che è valso il pareggio al 94′. Il secondo, come già detto, è arrivato in circostanze abbastanza simili, sempre durante il derby de Lisboa e sempre a fine partita. Oggi Joao Neves è, sicuramente, uno dei prospetti più interessanti in Europa, su cui pare abbia già messo gli occhi il Manchester United. Il Benfica, però, è sempre bottega cara, come dimostra la lunga trattativa per cedere Enzo al Chelsea.

 

Immagine di copertina: joao_neves87 (Instagram)

 

 

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Chi è Pietro Comuzzo, il 2005 viola che ha esordito con Italiano

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Pietro Comuzzo

CHI È PIETRO COMUZZO, IL 2005 VIOLA CHE HA ESORDITO CON ITALIANO – Classe 2005 ma già presenze europee e in Serie A. Pietro Comuzzo ha scalato le gerarchie della Fiorentina e di Vincenzo Italiano, ritagliandosi qualche minuto in campionato e giocando gran parte del match di Conference League, vinto dai toscani per 6-0 contro il Cukaricki. Il giovane classe 2005 ha sorpreso i tifosi, gli addetti ai lavori, e lo stesso allenatore ex Spezia tanto da schierarlo per 82′, seppur dovuto entrare per l’emergenza causata dall’infortunio di Kayode.

CHI È PIETRO COMUZZO

Giovanissimo terzino, nasce a San Daniele del Friuli e inizia a calcare i primi campi da calcio prima al Tricesimo e poi nelle prestigiose giovanili dell’Udinese. Gli bastano un paio di anni per trovare poi spazio nella primavera della Fiorentina dal 2019. Diventa tra i prospetti più importanti della sua età, giocando per l’U17 dei viola e, nel frattempo, venendo convocato dalla Nazionale U17. Accumula esperienza e scala le gerarchie sia del club sia della Nazionale. Nella passata stagione grandi coinvolgimento nel campionato primavera dei toscani, in cui Comuzzo ha raccolto 30 presenze con oltre 2200′ giocati, tutti da difensore centrale. Nella Nazionale invece viene convocato dall’U18, giocando da titolare due partite contro Francia e Romania.

L’ESORDIO IN CAMPIONATO E IN CONFERENCE

Le ottime prestazioni lo portano ad essere osservato attentamente dalla prima squadra e da Vincenzo Italiano. L’occasione arriva l’8 ottobre: sul 3-1 per i viola, nella sorprendente vittoria contro il Napoli, arriva la possibilità di scendere in campo per il classe 2005. Solo un 1′ per lui, ma la grande emozione e occasione di poter calcare i campi di Serie A, e non sarebbe stata l’ultima. La grande responsabilità arriva in Conference League, dopo l’infortunio di Kayode, Italiano sceglie lui nel ruolo di terzino destro per sostituirlo. Partita di grande sostanza e sicurezza, esordio europeo che non ha mostrato alcun limite di inesperienza e paura negli occhi del difensore.

Comuzzo si è fatto trovare pronto, e Italiano ha deciso così di dargli un altro piccolo assaggio di campionato, nella vittoria dei toscani contro il Bologna, in cui Comuzzo ha giocato un’altra manciata di minuti. 

                                                                                                                                                   foto copertina: Profilo Instagram ufficiale – Pietro Comuzzo

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Chi è Lloyd Kelly, il difensore che piace a Milan e Juventus

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Chi è Lloyd Kelly

CHI È LLOYD KELLY, IL DIFENSORE CHE PIACE A MILAN E JUVENTUS – Lloyd Kelly, centrale classe 1995 del Bournemouth, è nel mirino di Milan e Juventus. I rossoneri e i bianconeri hanno trovato nell’inglese il profilo ideale per rinforzare il reparto difensivo, considerando anche il contratto in scadenza nel giugno del 2024. Se il Milan ha già visionato il ragazzo, nella decima giornata di Premier League contro il Burnley, mentre la Juventus crede che il ragazzo, 25 anni appena compiuti, sia perfetto per caratteristiche fisiche (190 cm x 86 kg) e per caratteristiche tecniche, data la grande aggressività in fase di pressing.

CHI È LLOYD KELLY

Nato a Bristol il 6 ottobre 1998, Lloyd Kelly è cresciuto nel settore giovanile della squadra della sua città, il Bristol City. Attraversa tutta la sua crescita, umana e calcistica, nella squadra di Bristol scalando le gerarchie anno dopo anno fino ad avere la sua chance nel 2017. Nell’agosto del 2017, infatti, allora 19enne, fa il suo esordio in prima squadra nel match di Coppa di Lega vinto dal Bristol City contro il Plymouth per 5-0.

Dopo aver avuto poco spazio torna a giocare con la prima squadra solo nella seconda parte di stagione. Nella 24ª giornata arriva anche la prima rete entrando al 90′ e riuscendo a segnare nel giro di 180 secondi. La rete è il preludio di una annata da protagonista, vissuta nella stagione seguente in cui Kelly accumula 34 presenze totali. Divenuto pilastro del Bristol City, l’anno dopo arriva l’offerta del Bournemouth.

L’ARRIVO AL BOURNEMOUTH

Il primo anno nella formazione rossonera è molto sfortunato, con Lloyd Kelly costretto a saltare quasi interamente la stagione per un grave infortunio ai legamenti, con diverse ricadute fisiche poi per problemi muscolari. Le uniche presenze stagionali, 8, sono tutte da titolare e arrivano nelle ultime 8 giornate di campionato. L’annata successiva, quella 2020/21, è invece più fortunata con Kelly sempre o quasi tra gli 11 titolari: durante la stagione trova anche un gol e 4 assist.

Gli assist sono anche favoriti dal ruolo di terzino sinistro in cui viene talvolta impiegato: la sua duttilità infatti permette al mister di schierarlo durante la stagione sia come centrale di difesa sia, all’occorrenza, come terzino sinistro. Il Bournemouth crede in lui e, nel 2021/22, gli concede anche la fascia di capitano. Da qui in poi sempre prestazioni di livello per il nativo di Bristol, con gli occhi delle big di Premier e non solo su di lui.

MILAN E JUVENTUS SU DI LUI, MA NON SOLO

Nella scorsa estate è piombato su Kelly il Liverpool di Jurgen Kloop, pronto a spendere fino a 20 milioni per arrivare ad acquistarlo. Adesso è arrivato l’interesse delle italiane Milan e Juventus, con il Bournemouth che cercherà in tutti i modi di riuscire a tenersi stretto il centrale e capitano della propria squadra. 

foto immagine di copertina: Profilo Instagram ufficiale Lloyd Kelly

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