C’è sempre una sorta di snobbismo nei discorsi che riguardano gli italiani all’estero, motivi e critiche verso il Belpaese che vengono spesso da quelli che si sono trasferiti. La vita migliore, le città più comfort, la scelta alternativa: tutto sottolinea la buona volontà di una scelta che può essere di rinuncia o al contrario di ambizione. E fra tutti i mestieri del mondo, anche nel calcio funziona così.
Matteo Darmian ha lasciato l’Italia dopo una peregrinazione solida e formativa, un percorso – tipo quello universitario – che ha contribuito a maturare un giocatore di rilievo internazionale e di notevole valore tecnico. Perchè l’ex Milan, a discapito di quanto lo stereotipo del “panchinaro” possa alludere, di strada ne ha fatta tanta. Giusto dire che è vero che nel Manchester United ha all’attivo solo 51 presenze da quando ci è arrivato (il 2015), ma in quanto a palmares, incontri disputati e esperienze vissute, il terzino di Legnano ha avuto un progressivo aumento del bagaglio personale delle qualità, arricchito nonostante la titolarità indiscussa in Inghilterra.
Eppure, non ci si poteva aspettare un ruolo da prima pagina al Manchester Untied, la squadra che è stata di Cristiano Ronaldo e Beckham, di Roy Keane e Bobby Charlton. Forse nel definire Darmian la critica ci è andata giù piuttosto pesantemente, dimenticandosi perfino che nella sua prima stagione all’Old Trafford – con Van Gaal – l’ex Torino ha collezionato 23 presenze da titolare su 28, e che è stato apprezzato da critica e tifosi di una delle squadre più blasonate e vincenti della storia del calcio.
GAVETTA, L’IMPORTANZA
Matteo Darmian ha esordito in Serie A con il Milan dei campioni, quello del post Champions di Atene, quello di Pirlo Inzaghi e Kakà. Fondamentalmente, Darmian era uno di quelli che sarebbe potuto esplodere e di cui si parlava un gran bene, un lavoratore infaticabile con dei limiti tecnici ma che sarebbe poi migliorato nel tempo. Quindi il terzino destro che spesso veniva adattato a sinistra ha iniziato il suo personale percorso in giro per l’Italia, da nord a sud, andando sempre a dormire con la speranza che quel San Siro che lo aveva ospitato per qualche minuto sarebbe diventato suo molto presto.
Con il Milan Darmian ha vissuto marginalmente la vittoria della Champions League, esordendo in Serie A e giocando tre partite coi rossoneri.
Purtroppo per lui non è andata così e dopo il prestito al Padova in Serie B (22 presenze) si trasferisce al Palermo in Serie A – dove esordisce pure in Europa League, creando il primo legame con la competizione che vincerà a Stoccolma sette anni più tardi. Fino ad ora, Darmian è stato un giocatore “normale”, un terzino bravo nelle chiusure e con una discreta velocità ma che riserbava dei limiti nella fase finale dell’azione. Insomma, uno come tanti. Dopo l’esperienza siciliana nasce il primo grande sodalizio della biografia calcistica di Matteo Darmian: il suo passaggio al Torino è l’inizio di una delle più belle storie del pallone dell’età contemporanea della Serie A, che ha legato i nome di Darmian a quello della città piemontese e a Giampiero Ventura.
Alla fine del prestito al Padova Zamparini aveva deciso di acquistare Darmian per meno di un milione (800 mila euro) e girato in prestito alla squadra di Cairo. E’ un’epoca difficile quella che sta vivendo la parte granata della Mole, in Serie B da tre stagioni e con un pubblico piuttosto esausto dei continui fallimenti progettuali dei tanti piani che si elaborano per portare il Torino in Serie A.
Con i granata di Ventura (alla sua prima stagione a Torino) riporta il Toro in A per rimanerci a lungo, diventando il titolare inamovibile di una fascia destra che non è più quella del terzino ma dell’esterno di centrocampo, in un modulo che passa dal 4-2-4 al 2-5-2 con molta facilità. Sotto la Mole granata e nel segno di Ventura, in uno speciale rapporto alla father and son, Darmian viene valorizzato come uno dei migliori giocatori del nostro campionato, un laterale italiano dai gran polmoni e con un discreto piede, mai una parola fuori posto e un senso del dovere quasi disumano. Alla luce di 4 stagioni (di cui una in B) le apparizioni di Darmian nella distinta del Torino saranno 150, il tutto condito da 11 assist e 6 reti, fra le quali si ricorda eternamente quella del gol vittoria all’Olimpico contro la Juve. Una rete che ha portato il Torino a vincere un derby che non vinceva da 20 anni.
WELCOME
Il successo di quella stagione del Torino è esaltante: vittoria nel derby, parte destra della classifica e ottavi di Europa League raggiunti (memorabile il passaggio del turno contro l’Athletic Bilbao). Di fatto, Darmian viene selezionato da Luis Van Gaal per il proseguimento del suo progetto al Manchester United, che in quella stagione deve tornare a confermarsi come una delle migliori quadre del Regno Unito visto che manca all’appello da molti anni. Essenzialmente, l’avventura di Darmian in quel di Manchester è un’evoluzione sia della sua carriera che del mondo di vedere i calciatori italiani all’estero, che al di là degli allenatori azzurri (Di Matteo, Conte, Ancelotti), vivevano ancora delle gesta di Borini e Balotelli, gli ultimi ricordi-spaghetti prima dell’aumento del traffico Italia-Inghilterra (vedi Gabbiadini, Zappacosta, Okaka). Darmian ha fatto vedere – fin dal suo esordio contro il Tottenham, votato migliore in campo dai tifosi – application and confidence, valori e virtù necessarie per poter giocare in un club così blasonato, e nonostante abbia vissuto uno dei periodi più cupi della storia moderna dello United, il giocatore si è comunque fatto valere nel miglior campionato del mondo.
E anche con il cambio di allenatore e l’arrivo di Mourinho, che ereditò una squadra da quinto posto e traghettata da Ryan Gigs, l’ex Torino è riusvito tra luci e ombre a confermarsi all’Old Trafford. Il portoghese non ha mai nascosto di non vedere troppo di buon occhio le prestazioni dell’italiano, secondo lui troppo timido e inefficiente in alcuni casi, eppure lo ha utilizzato spesso nei momenti di difficoltà ricredendosi sul suo giudizio. Quest’anno la storia è un po’ cambiata: il Manchester ha lottato per il titolo fino a dicembre ed era meno in difficoltà rispetto alla scorsa stagione. Il crollo europeo dei Red Devils e le pessime prestazioni di tutto il gruppo hanno influito anche sulla stagione di Darmian, che ha collezionato un solo minuto di gioco nelle ultime dieci parte. L’addio a fine stagione pare dunque inevitabile.
Con Mourinho, in questa stagione, Matteo Darmian ha giocato solo 847′
Tuttavia c’è un palmares che giustifica la positività dell’esperienza inglese al Manchester United, vale a dire, una Community Shield, una Coppa di Lega, una Europa League e una Coppa d’Inghilterra (i primi tre vinti con Mou nel treble della scorsa stagione). In più, Darmian ha giocato con Di Maria e Sanchez, con Pogba e Rooney, ed è stato allenato da manager che insieme hanno vinto 3 Champions League il cui curriculum non ha bisogno di presentazioni. Insomma, la scommessa inglese di Darmian è stata vinta, il giocatore è diventato uno dei terzini italiani più forti degli ultimi 10 anni e uno dei pochi che si è riuscito ad affermare o quasi ad un livello molto alto nel calcio internazionale. Apprezzato da tutti, Darmian è pronto a tornare in Italia in una squadra di alto livello per fare il titolare con la consapevolezza di aver giocato in una squadra di top player: lui non lo è mai stato nè lo è tutt’ora, ma con application and confidence può arrivare ovunque, tornando in patria da vincitore e da vincente.
Il calcio, si sa, non si ferma mai: ogni giorno, da ogni angolo del pianeta, giocatori di tutto il mondo sono pronti, con le proprie giocate sul rettangolo verde, a regalare emozioni ai tifosi. Numero Diez vi presenta quindi le principali gare che ci attendono nella giornata di oggi.
Punto d’informazione, di impressioni e passioni condivise, i social network oggi più che mai raccontano le emozioni dei tifosi. Numero Diez vi presenta la rassegna dedicata ai più importanti messaggi della giornata di ieri.
All'Unipol Domus finisce 1-1. Avanti così, si continua a sognare. Ci vediamo al San Nicola domenica!#CAGBAR 1-1 [9' pt Lapadula, 46' st Antenucci (r)] #sscbari
La decisione di Gerry Cardinale di interrompere il rapporto di lavoro con Paolo Maldini e Ricky Massara è stato un fulmine a ciel sereno per tutto il popolo rossonero. Sebbene il calciomercato non sia ancora iniziato ufficialmente, la nuova dirigenza del Milan sta comunque sondando il terreno per diversi soluzioni soprattutto nel reparto avanzato.
Per rinforzare l’attacco, i rossoneri sono interessati a Samuel Chukwueze, esterno nigeriano di proprietà del Villarreal. L’attaccante 24enne ha giocato 50 partite stagionali fra Liga, Conference League e Copa Del Rey, segnando 11 reti complessive e fornendo ben 13 assist ai propri compagni di squadra e secondo Sky Sport è un profilo seguito con interesse dal Diavolo.
La richiesta degli spagnoli è molto alta, ma il Milan c’è e ha avviato i primi contatti per provare a chiudere il primo colpo di mercato.
Si accende il calciomercato del Manchester City che, a causa della probabile perdita di Gundogan a parametro zero, si starebbe muovendo per prendere Kovacic. Quello che potrebbe essere l’approdo di Kovacic alla corte di Pep Guardiola dipenderà, soprattutto, dalla decisione in merito al futuro del centrocampista tedesco. La scelta verrà presa insieme alla società solo dopo la finale di Champions Leaguecontro l’Inter.
Nel mentre però il calciatore del Chlesea sembrerebbe essere il profilo preferito dai Citizens e infatti secondo Fabrizio Romano, la trattativa per portare Kovacic a Manchester è molto concreta. Negli ultimi giorni si sono svolte discussioni positive, con i Blues che hanno aperto a una possibile cessione e con il calciatore che ha già accettato di vestire la maglia del City.
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