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Lo sceriffo Mauricio Pochettino

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Lo sceriffo Mauricio Pochettino

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È appena scoccato il minuto numero 95 sul cronometro, il punteggio recita 2 a 2 tra Ajax e Tottenham, nella seconda semifinale di ritorno di questa Champions League. In quel momento Lucas Moura, con un tiro in diagonale con il sinistro a ridosso del dischetto del rigore, mette la palla alle spalle di Onana, regalando così al Tottenham la prima finale di Champions della sua storia. Al fischio finale Mauricio Pochettino esulta moderatamente, andando prima a salutare il quarto uomo e poi il collega Ten Hag, abbracciandolo e riservandogli alcune parole di conforto. Poi anche l’argentino si lascia andare, in ginocchio sul prato della Johan Cruijff Arena in lacrime.

Non ci crede neanche lui all’impresa che sono riusciti a realizzare i suoi ragazzi. È il coronamento di un percorso, quello del Tottenham ma anche quello di Pochettino, entrato così nel ristretto club dei migliori tecnici al mondo. Ma chi lo conosce bene sa che Mauricio, in realtà, in quella cerchia c’è già da qualche stagione. Perché Pochettino, da quando si è seduto sulla panchina degli Spurs nel 2014, ha iniziato un processo che ha cambiato la mentalità del club, portandolo ai massimi livelli e a competere con le altre big del calcio inglese.

Il Tottenham ha registrato una crescita elevata del proprio fatturato, passando dai 209 milioni di sterline nel 2016 ai 380 dell’ultimo esercizio. In tutto questo c’è da aggiungere anche la spesa per il nuovo stadio, che è costato circa 800 milioni. Numeri da capogiro. Non è finita qui, perché Pochettino ha anche saputo lanciare e valorizzare la maggior parte dei giocatori che gli sono passati tra le mani. Attualmente la rosa del Tottenham – secondo Transfermarkt – vale circa 835 milioni di euro, inferiore solo a City, Liverpool e Chelsea in Inghilterra.

L’INCONTRO CON BIELSA

Il turning point nella vita di Pochettino è arrivato una notte di giugno, quando aveva 13 anni e viveva ancora a Murphy, pueblo della provincia di Santa Fe in Argentina. C’è un pazzo che ha ideato un percorso tutto suo, parte con la sua Fiat 147 e percorre 24.000 km in 3 mesi, setacciando in lungo e in largo il paese per scovare nuovi talenti.

Il pazzo, anzi, El Loco, si chiama Marcelo Bielsa e in quella notte di giugno si presenta davanti alla porta della famiglia Pochettino. Mauricio sta dormendo e la madre non vorrebbe svegliarlo, ma El Loco insiste: “Non si preoccupi signora, ci metterò pochissimo”. Il ragazzino si alza in piedi, Bielsa lo guarda, lo inquadra, decide subito. A 16 anni Pochettino debutta in prima squadra con il Newell’s di Bielsa.

Una squadra fantastica che vincerà diversi titoli, ma c’è un dato in particolare da sottolineare: su 18 di quei calciatori, 15 diventano allenatori. Ecco cosa significa l’influenza di Marcelo Bielsa. Pochettino è tra questi, dal suo maestro prende la filosofia per il duro lavoro, le marcature a uomo a tutto campo, l’intensità in ogni fase di gioco e il pressing ossessivo e forsennato.

Allievo e maestro

Prima di arrivare al Tottenham Pochettino si è messo in mostra in Spagna. Nel 2009 ha preso la guida dell’Espanyol ultimo in classifica, è riuscito ad evitare la retrocessione e si è pure preso il lusso di battere il Barça di Guardiola nel derby catalano. Poi nel 2013 ha deciso di accettare l’offerta del Southampton, che era terz’ultimo in Premier. I Saints terminano la stagione all’ottavo posto, con record di gol, vittorie e punti. Pochettino in quegli anni si sta affermando come uno dei giovani tecnici più preparati d’Europa e in più valorizza tanti giocatori: Coutinho e Callejon all’Espanyol, Clyne, Shaw, Lambert e Lallana al Southampton.

CAPITOLO SPURS

Al Tottenham continua a confermare il 4-2-3-1 come sistema di gioco principale. I terzini stanno larghi a garantire l’ampiezza, i trequartisti esterni si muovono negli half spaces e l’attaccante deve saper finalizzare ma anche partecipare alla manovra della squadra, in più è chiamato ad essere il primo portatore di pressing.

In questo contesto di gioco esplodono Harry Kane e Dele Alli, ma anche Eriksen si afferma come uno dei centrocampisti offensivi migliori d’Europa, Rose e Walker come due dei terzini migliori della Premier League. Dier davanti alla difesa è una sicurezza, ce lo mette proprio Pochettino, prima faceva il terzino destro.

Con il passare del tempo il tecnico argentino ha dimostrato anche di sapersi adattare in base alle caratteristiche dell’avversario, più volte ha schierato i suoi anche con un 3-4-3/3-4-1-2. Ha limato i difetti del suo Tottenham, migliorando anche la fase difensiva e la fase di contro-pressing. Questa flessibilità tattica gli è tornata utile in Champions League, modificando l’assetto di gioco anche a gara in corso e spostando l’ago della bilancia dalla propria parte.

Gli Spurs hanno rischiato nel girone, qualificandosi agli ottavi all’ultima giornata. Hanno eliminato con facilità il Dortmund, poi hanno dato spettacolo contro City e Ajax. Son è stato valorizzato al massimo da Pochettino in questa stagione, quando lo ha spostato come terminale offensivo per sostituire l’infortunato Kane. Il sud-coreano ha deciso la sfida d’andata contro il City e ha segnato due gol nei primi 10 minuti nella partita di ritorno.

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Contro l’Ajax è toccato a Lucas prendersi la scena, con una tripletta nella partita di ritorno che ha eliminato i lancieri. Il Tottenham funziona bene perché è un collettivo e anche senza i suoi due uomini chiave (Kane e Alli) è riuscito a centrare la finale di Champions League. Frutto del lavoro ormai quinquennale di Pochettino.

IL FUTURO DI POCHETTINO

Il 1 giugno sarà quindi Tottenham-Liverpool la finale di questa edizione di Champions League. Gli Spurs faranno di tutto per recuperare il proprio uomo simbolo (Kane). In questa stagione, però, la squadra di Pochettino ha ampiamente dimostrato di poter ribaltare questo genere di situazioni sfavorevoli. Nel futuro del tecnico argentino sembra esserci ancora il Tottenham, al di là di come finirà la notte di Madrid. La certezza è che in questi anni abbiamo assistito alla crescita di un tecnico che continuerà a rimanere uno dei protagonisti principali del calcio europeo per molto tempo ancora.

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Angelozzi sul mercato al Frosinone: “Reinier è venuto grazie a Braida”

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Reinier

In questo avvio di Serie A, una delle sorprese del campionato è sicuramente il Frosinone. I Ciociari sono una delle 3 neopromosse e sono al momento al dodicesimo posto con 18 punti. A trascinare i gialloblù ben distanti dalla zona retrocessione è Eusebio Di Francesco, un allenatore in cerca di riscatto e bravo nel lavorare con una rosa giovane.

Infatti, nella sessione di mercato estiva Guido Angelozzi ha costruito una squadra di giocatori di talento e che vogliono crescere senza troppe pressioni per lanciarsi nella propria carriera. Fino ad ora l’operato del Direttore Sportivo ha portato i frutti sperati e il dirigente del Frosinone si è raccontato ai microfoni di Sky Sport. Di seguito le sue parole riportate da gianlucadimarzio.com.

LE DICHIARAZIONI DI ANGELOZZI

LA SUA SQUADRA – “Per me il Frosinone è il Real Madrid”

LA CARRIERA – “Sono stato sempre in società povere e mi sono sempre inventato diversi tipi di operazione. Qundo devi scegliere un giocatore guardo sempre come si allena, come si comporta e se ci posso parlare provo a capire le sue ambizioni. È importante il contatto diretto con la persona per capire tanti aspetti”

MATIAS SOULE’ – “Lo abbiamo corteggiato come si fa con una bella donna, con telefonate e inviti a cena del procuratore. Quest’anno abbiamo fatto un altro tipo di filosofia: prendiamo dei ragazzi in prestito, così se va bene ci salviamo ma se va male non ci inguaiamo economicamente”.

ARIEDO BRAIDA – “Un procuratore mi manda il profilo di Reinier e pensavo fosse impossibile prenderlo al Frosinone. Un giorno in un pranzo c’era anche Ariedo Braida e gli chiedo, visto il suo rapporto con Ancelotti di contattarlo lui. Allora viene fuori che lo potevano mandare a giocare ma dovevano decidere dove. Quindi due giorni dopo Ancelotti ha chiamato Ariedo dicendogli che aveva parlato bene di noi. Reinier aveva parlato con Kaio Jorge perché non sapeva cosa fosse il Frosinone, gli ha spiegato che è una società piccola ma bella, una famiglia, quindi è venuto e ci sta dando delle soddisfazioni”.

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Flash News

Jankto si racconta: “Coming out? Volevo mandare un messaggio, è andata molto bene”

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sampdoria, Jankto è in partenza

JANKTO – Dopo le esperienze al Getafe e allo Sparta Praga, Jakub Jankto ha scelto di tornare a giocare in Italia, dove aveva vestito le maglie di Udinese e Sampdoria, e iniziare un’avventura con il Cagliari. Il centrocampista ceco è stato intervistato da ESPN e ha parlato della sua nuova squadra, dei tifosi e del suo coming out annunciato qualche mese fa. Di seguito le sue parole riportate da TuttoCagliari.

LE DICHIARAZIONI DI JANKTO

IL COMING OUT – “La gente vuole che io sia il capitano di una certa comunità. Io dico sempre: guardate, io rispetto tutti, tutta la comunità, tutte le persone. Ma io voglio solo concentrarmi su me stesso, sulla mia squadra, sul Cagliari, forse anche sulla Nazionale. Non posso decidere per gli altri. Se vogliono parlare, bene, parlino. Volevo solo dare un messaggio a tutti. Penso che sia andata molto, molto bene. È finita lì. Volevo solo dare un messaggio e, sì, ora andiamo avanti”.

LO SPOGLIATOIO – “Di calcio. C’è differenza tra lo spogliatoio e il campo di allenamento. Dipende anche dalle persone: con i ragazzi di 18, 19, 20 anni forse non si può parlare di politica. Quando si è giovani, c’è un po’ di paura, troppo rispetto. Ora sono più rilassato, ho più esperienza. Ho una responsabilità maggiore. Ma non mi sento un capitano. Leonardo Pavoletti, Viola, Gianluca Lapadula: questi sono i leader. Un’ora prima della partita siamo qui a pensare a quello che può succedere”.

I TIFOSI –“I tifosi sono vicini: intensi, rumorosi, un 12° giocatore. Quando ci siamo trovati in una brutta situazione, non hanno fischiato, non hanno detto nulla. Invece ci sostengono. Qualche settimana fa, eravamo sotto per 3-0 e abbiamo sentito questa energia. Abbiamo vinto 4-3”.

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Coppa Italia

Pronostico Fiorentina-Parma, statistiche e consigli per la partita

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Pronostico Fiorentina-Parma

PRONOSTICO FIORENTINA-PARMA, STATISTICHE E CONSIGLI PER LA PARTITA – Mercoledì 6 dicembre, alle ore 21:00, la Fiorentina incontra il Parma per gli ottavi di finale di Coppa Italia, in un match che può nascondere insidie. Scopriamo, dunque, il pronostico per la partita insieme a qualche statistica e qualche consiglio per gli scommettitori.

COME ARRIVANO LE DUE SQUADRE

Partiamo dai padroni di casa. La Fiorentina ha vissuto tanti alti e bassi nell’ultimo periodo, con alcune cadute evitabili, come contro l’Empoli, ma anche vittorie prestigiose, come quella di Napoli. La squadra di Italiano si è imposta nel corso dell’ultima giornata per 3-0 contro la Salernitana e ha preparato al meglio la partita di Coppa Italia. Vedremo se la preparazione sarà ripagata anche dal verdetto del campo.

Il Parma viene da sei vittorie in otto partite nell’ultimo mese. Gli uomini di Pecchia procedono spediti verso la risalita nel massimo campionato e si trovano, ad oggi, a pari punti – 33 – col Venezia. Gli emiliani stanno facendo molto bene e ora sognano anche i quarti di finale di Coppa Italia, un risultato che sarebbe importantissimo per il loro morale. In mezzo c’è la Viola, che avrà tutte le intenzioni di battere i crociati.

IL PRONOSTICO DI FIORENTINA-PARMA

Per quanto sulla carta l’esito sembri scontato e i pronostici siano tutti a favore della Fiorentina, spesso la Coppa Italia ha regalato sorprese. Attenzione, dunque, al Parma, che vorrà fare uno scherzetto agli avversari. Per questo, non consigliamo alcun segno fisso, bensì una giocata sul numero complessivo di gol. Il pronostico che potrebbe essere meno rischioso e pagare di più è il MULTIGOL CASA 2-4, in quota 1.62. Benché l’esito finale non sia scontato, la Viola, infatti, potrebbe andare a segno più volte, data la tendenza dei giocatori di Italiano a tenere palla. In alternativa, anche il segno GOL, quotato, invece, 1.75 sui principali bookmakers, potrebbe essere fruttuoso, dato che entrambe le squadre sono decisamente inclini al gol.

PROBABILI FORMAZIONI

Fiorentina (4-2-3-1): Christensen; Kayode, Martinez, Ranieri, Parisi; Mandragora, M.Lopez; Ikone, Barak, Sottil; Nzola. All. Italiano

Parma (4-3-2-1): Chichizola; Delprato, Osorio, Circati, Di Chiara; Bernabé, Hernani, Estevez; Mihaila, Man; Benedyczak. All. Pecchia

 

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ESCLUSIVE

ESCLUSIVA – L’agente di Ikwuemesi: “Si sta adattando alla Serie A, la Salernitana sta lavorando nella giusta direzione”

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La Salernitana sta affrontando un periodo delicato, in piena lotta per la permanenza in Serie A. Nell’ultima giornata di campionato, i granata sono usciti sconfitti dal Franchi perdendo 3-0 contro la Fiorentina. Nonostante la sconfitta anche abbastanza netta, però, i campani sono reduci da un momento anche abbastanza positivo. A risollevare il morale infatti sono il pareggio preziosissimo in casa del Sassuolo e, soprattutto, la prima vittoria in campionato arrivata all’Arechi contro la Lazio.

Uno dei volti di quest’ultimo periodo in casa Salernitana, è sicuramente Chukwubuikem Ikwuemesi. Arrivato quest’estate dagli sloveni del Celje, l’attaccante nigeriano sotto la gestione Inzaghi sta trovando spazio ed anche i primi gol della sua avventura italiana. Per scoprirne di più sul classe 2001, noi della redazione di Numero Diez abbiamo intervistato Thaddeus Kennedy Idama, agente del calciatore facente parte del KCG Sporting Management.

Di seguito, la nostra intervista ESCLUSIVA.

L’INTERVISTA ESCLUSIVA A THADDEUS KENNEDY IDAMA, AGENTE DI IKWUEMESI

Parto chiedendole la sua opinione sul momento attuale di Ikwuemesi alla Salernitana.

“Sta provando a dare il massimo. Essendo calciatore giovane, che proviene da un campionato non molto noto in Europa, sta cercando di adattarsi. Credo farà meglio sul lungo termine”.

Crede che la Salernitana riuscirà a centrare l’obiettivo salvezza?

“Siamo in attesa di scoprirlo, perché la Salernitana è una buona squadra, staff e dirigenti hanno il compito di gestire la situazione e lo stanno facendo molto bene. Il club non sta ottenendo il miglior risultato, ma spetta all’organismo che lo rappresenta fare la cosa giusta. Credo siano nella giusta direzione“.

Di recente Ikwuemesi ha segnato il suo primo gol in Serie A, contro il Sassuolo. Quali sono state le sensazioni a riguardo?

È stato un bel momento. A Sassuolo erano partiti molto bene, andando in vantaggio per 0-2. È stato comunque un buon risultato per la squadra. È un momento in cui hanno ripreso il controllo e hanno realizzato di poter tornare ad una situazione normale. Io so che chi è ai vertici della società sta facendo molto per assicurarsi di mettere i calciatori sulla buona strada. Poi vincere le partite (contro la Lazio, n.d.r.) è un sollievo per la squadra“.

Con l’arrivo di Inzaghi in panchina sembrerebbe esserci stata una svolta: 5 presenze da titolare e 2 gol in 7 partite. Com’è il rapporto con il tecnico granata?

“Gli dico che dipende tutto dall’impostazione professionale. Il ragazzo è un professionista e conosce i suoi obblighi in campo. L’allenatore è stato un professionista di altissimo livello da calciatore. Sono contento perché metterà Ikwuemesi nelle condizioni migliori e lo preparerà per le partite. Inzaghi è stato un giocatore di punta, un top player. Quando giocava, ai suoi tempi, io tifavo la Juventus e lo guardavo tanto. L’ho guardato tanto all’Atalanta quando ha segnato 15 gol in Serie A prima di trasferirsi alla Juventus. Quindi lo conosco molto bene. Quando un’ex attaccante allena il tuo calciatore, che è anche lui un attaccante, secondo me è una cosa positiva. Sono felice di vedere Inzaghi fare le cose giuste da allenatore. Poi il calciatore ha l’obbligo di rispettarlo. È questa la sua responsabilità quando scende in campo”.

Tornando invece alla trattativa che ha portato Ikwuemesi alla Salernitana: com’è nata? Ci sono retroscena?

“Per me non c’è stato nessun aspetto negativo. Eravamo tutti d’accordo nel fargli accettare questa nuova sfida. Sapevamo che non sarebbe stato facile, ma quando un giocatore focalizza la mente su qualcosa è possibile. Quindi io penso che abbia deciso di andare in Serie A e noi, dopo, siamo andati a cogliere la sfida. Sapevamo che fosse  piuttosto impegnativa, ma finora tutto bene. Si abituerà a questa situazione e, a lungo termine, otterrà risultati”.

Qual è invece il sogno per il futuro?

“Ogni giocatore ha un sogno per il futuro. Noi li lasciamo a loro. Lui ha l’ambizione di diventare un top player, di giocare club famosi. Al momento siamo concentrati prima sulla Salernitana, e poi dopo lui pensa al suo meglio. Poi lasciamo che il futuro svolga il suo ruolo”. 

Fonte immagine in evidenza: profilo Instagram kcg_project

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