Dove sei e come stai,
è difficile lo so lo sai
fermo al rosso di un semaforo sei tu
che cerco nella gente
a piedi in taxi o dentro gli autobus
due occhi che ti guardano e poi via
1993 – All’insegna di Raf l’amore perduto veniva ricercato e forse, chissà ritrovato. I due in questione hanno perso quell’armonia, fermi ad un semaforo si cercano, un segnale, chiamato, sportivamente, Lazio per poi dopo ri-avvicinarsi e farsi conoscere come una delle coppie più forti di sempre.
Lo stesso è successo al Milan di ieri contro l’Austria Vienna, perduto e amareggiato dopo la trasferta all’Olimpico e ritrovato più arzillo che mai con i “due”: Calhanoglu e Silva.
Due che ieri si sono fatti conoscere per le qualità su cui ha puntato un’altra coppia (Fassone e Mirabelli), la grinta e la classe di Hakan hanno fatto la differenza in ogni momento della partita: nel primo goal ha messo, finalmente, quel suo sapere sui tiri di potenza che finalmente è uscito fuori. Magico, invece, quel suo recupero su Mohammed in fase offensiva per poi permettere a Silva di insaccare in solitaria la rete del 2-0.
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Invece Silva ha rimarcato quella sua specialità di segnare in qualsiasi posizione. Bisogna anche dire che non ha fatto goal difficilissimi da fare ma l’anno scorso i rossoneri erano abituati a Bacca, ormai, incapace di segnare da qualsiasi posizione. Infine il portoghese difende palla e trascina i suoi ad una veloce risalita per poi scambiare il pallone con chi è in una posizione più vantaggiosa della sua. Ruolo che, tra l’altro, ha espresso ancor meglio Nikola Kalinic seppur non sia andato in rete neanche una volta.
E il raccomandato di CR7 colpisce ancora e convince tutta quella parte di pubblico che ha avuto da ridire nelle sue prime apparizioni nel pre-campionato (un po’ incolore): 6 presenze e 5 reti con il Diavolo, 5 di queste apparizioni in Europa League con un bottino da un goal a partita, non male insomma. Il carattere europeo c’è, il suo marchio di fabbrica è già costituito. Per ora i 40 milioni di euro spesi non fanno storcere il naso a nessuno, bisogna anche dire che Andrè ha giocato contro l’Austria Vienna, non contro l’Arsenal, però non dobbiamo sottovalutare che nel momento richiesto lui c’è stato e non ha fatto passi indietro.
PASSIAMO ALLE COSE FORMALI

Passando alle cose formali bisogna dire che il Milan nel complesso non ha giocato male, forse l’unico neo della partita e della squadra è legato alla prestazione di Zapata, disattento sull’unico goal degli austriaci e un po’ a rilento quando c’è stato il bisogno di anticipare l’azione avversaria.
Biglia non convince ancora, strappa a malapena una sufficienza ma da un giocatore del genere ci si aspetta molto di più. I lanci più significativi sono arrivati dal turco con la maglia numero dieci, l’argentino ha più costruito con piccoli passaggi ma mai decisivi a tal punto da dire: “Finalmente si vede la differenza fra il passato e il futuro”.
La partita di Bonucci è stata quella che ci si aspettava da tempo: tanta costruzione di gioco, molti recuperi, tantissime indicazioni e una leadership in campo (e fuori) (molto bello il gesto dopo il secondo goal di Silva per richiamare i suoi all’attenzione) che inizia a pesare, in positivo, verso gli undici di Montella in campo.
Il solito Kessiè e una buonissima prestazione finale di Suso dovranno dare ulteriori sicurezze a San Siro per la partita contro l’Udinese. Il tutto è ancora da scrivere ma quei due hanno indicato la strada giusta.