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Milan-Inter: 61 anni fa un derby d'alta quota con rissa inclusa

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Milan-Inter: 61 anni fa un derby d’alta quota con rissa inclusa

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È il 4 febbraio 1962, Milano. Sono passati esattamente 61 anni e, un po’ come succederà domani, quel giorno cresceva ogni ora sempre di più l’attesa per una partita. Anzi, la partita. Perché cosa c’è di più atteso e sentito di un derby? Ma il 4 febbraio 1962 era diverso, sia Inter che Milan, insieme alla Fiorentina, sono in testa alla classifica con 34 punti e si giocava lo scudetto.

Il Milan di Rocco arriva alla sfida da favorito rispetto all’Inter di Herrera, potendo schierare calciatori del calibro di Ghezzi, Trapattoni, Maldini, Radice, Rivera, Sani e Altafini. L’Inter, invece, si presenta al big match rimaneggiata.

Ma il derby si sa, non è una partita come le altre. Nel derby può succedere di tutto. E anche in quel 4 febbraio 1962 succede di tutto. Tanto che l’Inter si impone sul Milan 2-0. Ma non è il risultato a far passare alla storia questo match. Bensì il durissimo scontro tra l’interista Bicicli e il rossonero Dino Sani. Sani, centrocampista brasiliano dotato di ottima tecnica, al 23′ del secondo tempo decide di colpire il suo avversario con un pugno sul naso. Neanche a dirlo, l’arbitro Adami lo espelle. L’episodio non solo lascia in 10 il Milan, ma scatena polemiche e liti anche nelle rispettive panchine e sugli spalti. Al momento dell’episodio incriminato, l’Inter è già in vantaggio grazie a un gol fortunoso di Morbello sul finire del primo tempo, frutto di un rimpallo vicino alla porta difesa da Ghezzi. All’82’ arriva il raddoppio firmato Luisito Suarez che, abilissimo sia a smarcarsi in area che a battere il portiere avversario, chiude di fatto la partita.

Ma nessuno dimentica lo scontro tra Bicicli e Dino Sani. E le società agiscono in maniera a dir poco signorile. I due presidenti organizzano infatti un incontro pubblico in centro a Milano alla presenza di stampa e fotografi, e i due giocatori si scusano pubblicamente.

Tornando alla classifica, la vittoria nel derby lascia all’Inter solo la soddisfazione di aver portato a casa lo scontro diretto. Perché poi, quell’anno, è il Milan di Rocco a vincere lo scudetto. L’Inter, dopo molte partite in testa al campionato, ha un calo nel finale e deve accontentarsi del secondo posto. Sta però nascendo l’Inter di Helenio Herrera. Quella che, dall’anno successivo fino al 1966, avrebbe dominato il mondo conquistando ogni trofeo nazionale e internazionale, vincendo scudetti, Coppe dei Campioni e Coppe Intercontinentali.

Altri tempi rispetto ai nostri. Rispetto alle polemiche nate dopo gli scontri tra Lukaku e Ibrahimovic, o a quello tra Materazzi e, ancora una volta, lo svedese, che hanno animato i più recenti derby. Zlatan non sarà in campo domani sera, che i tifosi sperano sia ben giocato da entrambe le parti e connotato da massima sportività. Il derby è sempre il derby. E anche quello di domani sarà importantissimo, anche se la classifica è diversa da quella di 61 anni fa.

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Inter-Bologna: il gol che illude i nerazzurri di aver trovato una stella

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Inter

11 Febbraio 2018. Milano. Un gol illude l’Inter di aver trovato una stella.

È nata una nuova stella nel firmamento calcistico. È quello che pensarono i tifosi interisti nel pomeriggio dell’11 febbraio 2018 quando Yann Karamoh con un gran gol permette all’Inter di battere il Bologna per 2 a 1 e regalare i tre punti all’Inter di Luciano Spalletti, dopo due mesi senza vittorie.

Per la cronaca, è una vittoria fondamentale per il campionato dell’Inter che, grazie anche ai tre punti conquistati con il Bologna, si gioca all’ultima giornata la possibilità di agguantare la qualificazione in Champions League. Battendo la Lazio all’Olimpico, chiude al quarto posto in classifica e torna in Champions dopo sette anni.

L’Inter del post “Triplete” sta faticosamente cercando di ricostruire la squadra che aveva dominato in Italia negli anni precedenti. Nell’agosto del 2017 acquista un giovane ivoriano, con cittadinanza francese, versando al Caen ben 6 milioni di euro. La speranza della dirigenza di aver trovato un nuovo talento calcistico dopo il flop di Gabriel Barbosa Almeida (detto Gabigol) l’anno precedente, si trasforma presto in delusione. Ma la stella Karamoh ha brillato solo per una notte o l’Inter doveva aspettare e far crescere il giovane talento?

La partita viene subito sbloccata da Eder, ma il Bologna riesce a pareggiare con una rete dell’ex Palacio (scontato, no!?). Complici anche i fantasmi, le ansie e le paure di un periodo nero da parte della squadra nerazzurra, la partita sembra avviata verso l’ennesimo pareggio.

L’Inter del tecnico Spalletti non sta attraversando un periodo positivo. Viene da 5 pareggi e 2 sconfitte, che hanno compromesso la classifica. Al 68′, Karamoh, alla prima presenza da titolare, sale in cattedra con un’azione da manuale. Scambia con Rafinha a centrocampo, va in dribbling e, dal limite dell’area, scaglia un tiro violento che si insacca alle spalle del portiere.

I tifosi si stropicciano gli occhi per quello che hanno appena visto e per quello che pensavano di poter rivedere in futuro sul terreno di San Siro. Grande tecnica, velocità e intraprendenza. I presupposti ci sono tutti. Tuttavia il gol fu un fuoco di paglia e le prestazioni sperate non si sono più viste al Meazza.

Dopo una sola stagione fa ritorno in Francia per trasferirsi al Bordeaux. Nel 2019 va al Parma e i destini di Karamoh e dell’Inter si incontrano a San Siro il 26 ottobre 2019, quando il giovane francese segna il suo unico gol della stagione e fornisce l’assist a Gervinho per il 2-2. Nel 2021 parte, destinazione Karagumruk, per poi tornare in Italia nella stagione in corso, al Torino, dove gioca in maniera anonima fino a gennaio.

Ma ecco la svolta. Nella prima settimana di febbraio la stella Karamoh torna a brillare con il Torino segnando, nel quarto di finale di Coppa Italia, il gol dell’1 a 2 che però non riesce a evitare la sconfitta contro la Fiorentina. Diverso è il gol che segna nella partita successiva. Torino-Udinese 1-0. Un gol che regala la vittoria e tre punti in campionato ai granata. E allora adesso è lecito chiedersi: la stella Karamoh ha brillato solo per una notte o l’Inter doveva aspettare e far crescere il giovane talento?

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Roma-Juventus: Cassano demolisce i bianconeri di Lippi e non solo…

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8 Febbraio 2004. Roma. È la notte di Antonio Cassano che, nella sua partita più bella dell’esperienza romana, segna due gol ed esulta spezzando la bandierina con un calcio. “Una delle serate più belle della mia vita. Una delle notti che ancora mi vengono in mente. E mi si spalanca il sorriso. E godo come un riccio in calore. Un momento come quello vale una vita intera. Meglio del sesso? Vabbè, non esageriamo”. Il solito Cassano. Con queste dichiarazioni suggella il 4 a 0 con cui la Roma ha appena surclassato la Juventus di Marcello Lippi. Una partita che verrà ricordata anche per il gesto con cui Francesco Totti, nei minuti finali, ricorda a Igor Tudor il risultato mimando un eloquente 4 e poi a casa.

È la Roma di Capello, che vive una stagione ad alti livelli classificandosi seconda con 71 punti dietro il Milan campione d’Italia con 82. Quella Roma che ha il momento più alto l’8 febbraio 2004 in una serata che difficilmente dimenticheranno non solo i tifosi giallorossi, ma tutti gli amanti del bel calcio in generale. Una serata in cui la coppia d’attacco Totti – Cassano dà il meglio di sé con giocate di qualità, scambi nello stretto, divertimento assoluto, gol ed esultanze che fanno impazzire i tifosi.

Un attacco atipico senza una punta fissa di riferimento, che esalta le qualità dei due fantasisti che si trovano a meraviglia. La partita si sblocca con un gran tiro da fuori area di Olivier Dacourt e poi viene presa in mano dal duo Totti- Cassano. Il capitano raddoppia su rigore mentre il talento di Bari vecchia segna su perfetto cross di Mancini dalla destra. L’apoteosi all’85’. Cross dalla destra sempre del brasiliano, Cassano si avvita e di testa sigla la doppietta che fa esplodere l’Olimpico.

Ma non è finita qui! Eh già, perché Fantantonio si sfila la maglia, corre verso la bandierina e la rompe in due con un calcio. Racconterà in un secondo momento che “prima della partita mi era presa questa fissa. Vado dal Mister che mi da l’ok. Se vinciamo ti autorizzo a farlo. Troppo facile, penso. Facciamo così: la spacco se vinciamo e faccio almeno due gol”.

Nell’ennesimo campionato senza titoli della Roma il 2003-2004 verrà ricordato per la pazza notte dell’Olimpico. Una notte in cui Antonio Cassano ha dimostrato, se ce ne fosse ancora bisogno, un perfetto esempio di mix fra genio e sregolatezza. Anche se i tifosi delle squadre in cui ha militato e la Nazionale avrebbero preferito più genio che sregolatezza.

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