In una lunga intervista concessa alla Gazzetta dello Sport, Francesco Totti ha parlato del bomber e simbolo di questo Milan, Zlatan Ibrahimovic.
Una profonda confessione, con note autobiografiche e sentimentali, che avvicina il Pupone al gigante di Malmö. Nonostante ad una prima occhiata possano sembrare due giocatori molto diversi tra loro.
Lo sono sicuramente per scelte professionali e per modo di intendere il calcio. Molto meno quando si parla dell’emozione di stare in campo e di quello che hanno dato al calcio, nella loro carriera.
Il primo punto dell’intervista di Totti tocca, inevitabilmente, la questione autobiografica. Quando Totti ha annunciato il suo ritiro, aveva la stessa età di Ibrahimovic oggi. E anche per lo svedese, ora, inizia a far capolino la possibilità di dire addio.

Milan Totti Ibrahimovic
“Sono passati cinque anni dal mio ritiro, ma le sensazioni le ricordo tutte e guardando Ibra nell’ultimo periodo le rivivo. La mia situazione era un po’ diversa, perché non ero tormentato da infortuni e pensavo di poter dare ancora qualcosa. Ma quando giochi poco, come me nell’ultimo anno, diventa molto difficile mantenere il fisico competitivo e pronto a quell’età. Zlatan ha una fortuna, rispetto a me, cioè quella di essere appoggiato dalla società in cui gioca: lui vuole continuare e il Milan vuole tenerlo con se. Io, purtroppo, n0n ho avuto questa fortuna. Il problema di Ibrahimovic, dunque, è solo dal punto di vista fisico e di come recuperi dai fastidi“.
In merito ad altre analogie tra lui e lo svedese:
“Lui è stato uno dei più grandi calciatori della storia, sotto tutti gli aspetti. Il suo addio sarà una perdita per tutti gli amanti del calcio, perché Ibrahimovic è uno che ha segnato il calcio degli ultimi trent’anni, dando la vita per questo sport. Non ho consigli da dargli, è una decisione personale. Gli auguro di continuare finché ne ha voglia e di segnare ancora tanto per il Milan, in questa stagione. Poi, a campionato finito, di ascoltare il suo fisico e capire se può ancora essere decisivo come una volta“.
Infine, in merito ad un futuro da dirigente:
“Di certo lui sa di calcio e ci metterebbe poco a capire i meccanismi e a fare la scelta sul giocatore. Il passaggio dal campo alla scrivania è difficile, ma credo che uno come Ibrahimovic sarebbe richiesto da tutte le società. Certi atleti o ex-atleti hanno più seguito di intere società, ma bisogna stare attenti a non diventare un poster o una bandiera da sventolare quando serve. Secondo me il giorno in cui deciderà di dire basta, avrà capito cosa vorrà fare“.