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Miracolo capitolino: non è il momento di fermarsi

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Mezzo miracolo capitolino

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Team Numero Diez

Quando tifi Roma da anni, aldilà di qualunque risultato, può capitare di rimanere emozionati davanti ad un pareggio che molti altri definirebbero semplice.

E, infatti, il “mezzo miracolo” che Di Francesco mette in atto a Stamford Bridge, costringendo alle corde gli avversari più ricchi e quotati difficilmente sarà dimenticato dal pubblico giallorosso.

VECCHI FANTASMI

Rapido lo speaker legge i nomi dei giocatori in campo. Prima quelli dei padroni di casa, come di consueto, poi passa ai capitolini.

I dubbi affiorano quando si sente che a completare l’attacco di quel 4-3-3 di stampo Zemaniano, Di Francesco ha schierato Gerson.

E subito qualcuno storce il naso: l’ultima volta che il brasiliano fu schierato lì e titolare era uno Juventus-Roma e sulla panchina giallorossa sedeva Luciano Spalletti.

Quell’incontro terminò 1-0 per la vecchia signora e in rete andò un Gonzalo Higuain stratosferico; fu pessima la prestazione di Gerson.

E così, quando lo speaker nomina il centrocampista, non pochi tifosi romanisti storcono il naso.

DUEMILATRECENTO

Duemilatrecento sono i tifosi giallorossi accorsi a Londra per supportare la squadra. Molti hanno raggiunto la capitale in aereo direttamente dalla città eterna, mentre altri ancora sono passati per Milano, risparmiando qualche centesimino che fa sempre comodo.

Sono arrivati in 2300, secondo la vendita di biglietti. Sono arrivati nonostante una mezza consapevolezza che quella partita sarebbe potuta finire in modo tutt’altro che piacevole.

Fra l’altro i precedenti non aiutavano affatto: due sconfitte in due partite giocate a Londra contro i Bleus: un 4-1 in Coppa delle Fiere (1966) e un altro K.O. per 1-0 poco meno di dieci anni fa.

LA MOSSA TATTICA DELLA SVOLTA

Chissà cosa avrebbero pensato i supporters della lupa qualora gli avessero detto che la scelta di Gerson in campo avrebbe cambiato il risultato finale?

L’idea del mister abruzzese a pochi è stata chiara dall’inizio: sommerso dagli infortuni, il tecnico ex Sassuolo ha preferito mettere in campo un giocatore statico come Gerson che non mancasse di qualità ma nel contempo non adeguato a cambiare l’incontro in corsa.

E per questo la scelta di lasciare fuori i vari De Rossi, El Shaarawy e Florenzi non ha totalmente stupito chi ha concepito il pensiero del mister: per le varie eventualità avere a disposizione giocatori duttili e veloci, in grado di dare una scossa, sarebbe stato più importante che vederli dall’inizio.

DANNATI ERRORI

Va detto però in modo piuttosto sincero che la Roma inizia la partita in modo totalmente opposto alle premesse: perché se è vero che i giallorossi attaccano prepotentemente le linee dei padroni di casa, è anche vero che i troppi svarioni difensivi valgono il doppio vantaggio londinese.

E difatti dopo solo undici minuti gli uomini di Conte sono avanti nel risultato: Juan Jesus regala la sfera a David Luiz che si inventa un capolavoro a giro dove Alisson nulla può.

La seconda rete, invece, è un colossale regalo di un impreciso quanto fastidioso Bruno Peres che si perde in dribbling asfissianti e regala il pallone ai Blues: Morata fortunosamente serve Hazard che da due passi batte a rete.

NEL MEZZO…

Sarebbe insensato e falso, però, definire “falsa partenza” quella della Roma nell’incontro allo Stamford Bridge. Falso perché i giallorossi quasi regalano le due reti ad una squadra piatta nel gioco; insensato perché la Roma gioca. E gioca bene dall’inizio.

Non a caso Perotti prima e Nainggolan poi sfiorano la rete in modo molto molto pericoloso.

Perotti lo fa divertendosi e correndo fra gli avversari, seminando il panico e sfiorando la traversa. Se quella dell’esterno argentino è un’occasione procurata, per il Ninja potremmo parlare quasi di chanche sprecata: da due metri spara addosso a Courtois facendo disperare i tifosi romanisti.

CREDERCI SEMPRE

A livello prolifico, aldilà del gioco, quella che sta subendo la Roma sembra una serata da film horror, che si indirizza a finire come peggio possibile. Almeno fin quando Kolarov decide che è il momento di farsi portare rispetto e se ne va rapido sulla fascia concludendo a rete ed accorciando le distanze.

Ma non finisce qua, perché nella prima frazione ancora Kolarov è molto pericoloso e serve un pallone al centro per Dzeko. Courtois, però, ci mette il piede: a fine primo tempo è 2-1.

FRATTURA INTERNA

Se finalmente sulla sponda del Tevere per la prima volta sembra si stia remando tutti dalla stessa parte, sul Tamigi qualcosa si è rotto.

E non lo notiamo semplicemente con la sconfitta in casa contro il fortissimo Manchester City per 0-1 e nemmeno con il pessimo K.O. in campionato contro il Crystal Palace (che fino a quel momento aveva collezionato zero punti, frutto delle zero reti messe a segno):

Il segno caratteristico della crisi londinese ci arriva dopo un’ora di gioco: David Luiz viene sostituito per motivi tattici e il brasiliano insulta pesantemente Conte per la decisione.

Un Conte che aveva studiato alla perfezione l’incontro e, mettendo David Luiz a uomo su Nainggolan, era riuscito nell’impresa di annullare il belga.

Gli insulti al tecnico italiano al momento del cambio risultano un campanello d’allarme: ora cosa succede?

DZEKO MONUMENTALE

Ma la partita deve andare avanti e i problemi interni dei blu di Londra ci sarà tempo per affrontarli. Non c’è tempo invece per le pause: al 64′ Fazio si inventa un lancio magistrale che pesca Edin Dzeko in area. Il capocannoniere della Serie A fa il movimento giusto e con una perla al volo di sinistro, incrocia e la mette sopra la testa di Courtois: è pareggio!


Edin Dzeko sfata il tabu: non era mai andato in rete contro il Chelsea. Ma non è finita.

Perché dopo poco più di cinque minuti Kolarov mette un cross magistrale su punizione conquistata da un Perotti magistrale in progressione. Al centro dell’area c’è ancora il bomber bosniaco. Non ce n’è per nessuno.

AMARO MA NON TROPPO

Amaro perché nel finale lo stesso Fazio, autore di un assist da brividi, si perde Hazard in marcatura e la Roma subisce il 3-3. Non troppo perché i capitolini, aldilà di tutto, centrano un pari importantissimo allo Stamford Bridge, dominando la scena e mettendo in difficoltà gli uomini di Conte.

Addirittura Dzeko a 10 minuti dalla fine sfiora la tripletta e la Roma chiunque l’incontro in avanti, sperando nel gol del 3-4 e non accontentandosi di un punto che, alla vigilia, sarebbe stato già così fondamentale.

E così finisce. Tre gol a testa: pareggio. Pareggio come il risultato che esce dall’incontro che oppone Qarabag e Atletico Madrid. Gli spagnoli non approfittano dello scontro diretto e va a due punti. Fortunato addirittura per certi versi: quasi gli azeri la portavano a casa.

E così i giallorossi, in un girone da brividi, ora quasi ci sperano. Solamente a due punti dal primo posto e con tre in più dell’Atletico Madrid.

Ma ancora non è stato fatto niente. Ancora il “grosso” è da fare. Questo non è il momento di fermarsi, ma di restare umili e continuare a pedalare.

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Arrivano le parole di Gravina su Acerbi: “La sentenza va rispettata”

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FIGC

Dopa la decisione del giudice sportivo di assolvere Acerbi sono arrivate le dichiarazioni del presidente della Figc Gabriele Gravina circa l’accaduto. Nelle ultime ore la sentenza aveva scatenato le reazioni più disparate, a partire dall’indignazione del Napoli resa nota tramite un suo comunicato ufficiale. A cercare di placare le acque ci ha provato proprio Gravina, a conclusione dell’Assemblea di Lega odierna. Gravina ha invocato il rispetto verso la sentenza del giudice sportivo. Inoltre si è pure detto disposto a credere alla difesa di Acerbi che aveva saltato per via del caso gli ultimi impegni con la Nazionale italiana. Di seguito vi riportiamo le sue dichiarazioni.

GRAVINA – “L’assoluzione di Acerbi? Si tratta di una decisione del giudice che tutti devono accettare, compreso chi non si sente soddisfatto. Esistono  principi che devono essere rispettati altrimenti corriamo il rischio di  far saltare tutto il sistema. Io accetto il verdetto e sul piano umano  abbraccerò il ragazzo quando lo incontrerò. Abbiamo saputo di una verifica da parte del giudice sportivo e allora, per evitare forme di distrazione, lo abbiamo lasciato a casa. È stata una decisione a scopo precauzionale, non perché già condannato. Acerbi ha fornito le proprie motivazioni e noi crediamo alle parole del ragazzo”.

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Flash News

Kvaratskhelia in dubbio per l’Atalanta: oggi la decisione

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Khvicha Kvaratskhelia, giocatore del Napoli - Serie A, Coppa Italia, Supercoppa Italiana, Champions League

Nella giornata di oggi Khvicha Kvaratskhelia farà ritorno a Napoli. Nel corso del match contro la Grecia che è poi valso la qualificazione a EURO24 con la sua Georgia, l’esterno sinistro è stato costretto ad uscire dal campo a causa di un dolore all’inguine. La sua nazionale ha poi vinto lo stesso ai calci di rigore. La sua presenza contro l’Atalanta resta ancora in dubbio.

LE CONDIZIONI DI KVARATSKHEILA

Come riporta Il Mattino, Kvaratskhelia sarà valutato nelle prossime ore dallo staff del Napoli. La speranza è che si tratti solo di un affaticamento muscolare. Se così dovesse essere la sua presenza in campo per la sfida contro l’Atalanta non sembra essere in discussione. Se invece si dovesse trattare di uno stiramento il georgiano dovrà stare ai box per qualche settimana. il Napoli aspetta il rientro di Kvaratskhelia per capire se sarà necessaria o meno una risonanza magnetica. Vedendo i video che sono circolati sui profili social dello stesso georgiano, che lo ritraevano festeggiare coi compagni, la speranza è che davvero non sia nulla di grave. Il popolo azzurro dovrà restare con il fiato sospeso ancora per qualche ora. Ricordare l’importanza della sfida contro l’Atalanta è quasi superfluo: si potrebbe trattare infatti dell’ultima chance per la Champions League.

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Calcio Internazionale

Futuro Lewandowski: l’Arabia un’opzione ma attenzione all’Atletico

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Barcellona Lewandowski

Il futuro di Robert Lewandowski è molto incerto. I media spagnoli parlano da qualche settimana di un interesse molto forte da parte dell’Arabia Saudita. Si parla addirittura di un’offerta da 100 milioni di ingaggio, cifre folli che potrebbero far vacillare l’attaccante polacco. Secondo quando riporta Sport ES però, su Lewandowski ci sarebbe anche un interesse di un altro club spagnolo: l’Atletico Madrid. Nonostante la rivalità sportiva tra Barcellona e Atletico, le due società hanno spesso fatto affari insieme, quindi quest’operazione non sembra del tutto impossibile.

Lewandowski non sembra voler andare via da Barcellona, ma il club catalano sta prendendo in considerazione una sua possibile cessione, in quando per contratto, l’ingaggio del giocatore è destinato a salire con il passare degli anni. Il classe ’88 ha segnato 20 gol e fornito 9 assist in 39 partite totali: numeri ancora una volta super. La carta d’identità però recita 35 anni e anche per questo motivo il Barcellona potrebbe decidere di sacrificare il suo bomber per puntare su un giocatore più giovane come Vitor Roque, andando ad allinearsi con la politica del club degli ultimi anni.

Una cosa è certa: chiunque riuscirà ad accaparrarsi il contratto di Lewandowski sarà autore di un affare. Basterà solo aspettare per vedere con quale maglietta segnerà una valanga di gol il prossimo anno.

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Calcio Internazionale

ESCLUSIVA – Andrea Compagno, dalla chiamata in Nazionale di Mancini all’avventura in Cina

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Andrea Compagno

Andrea Compagno si è da poco trasferito in Cina, al Tianjin Tiger Football Club, lasciando lo Steaua Bucarest dopo 1 anno e mezzo di gol e grandi soddisfazioni personali. Compagno è nativo di Palermo, nel quale gioca con le giovanili della squadra della città prima di trasferirsi al Catania. Inizia dunque il suo girovagare per l’Italia, sempre giocando nei vari gironi della Serie D, ma senza mai incidere veramente. La sliding doors della sua carriera porta il nome di San Marino, dove va a giocare accasandosi al Tre Fiori.

All’ombra del Titano Compagno vince campionato e coppa, venendo eletto nella stagione 2018/2019 miglior giocatore straniero e capocannoniere del campionato con 22 gol. Trova anche il tempo di segnare il suo primo gol internazionale durante i preliminari di Europa League. Tutto ciò gli vale la chiamata del Craiova, nella Serie B romena, che vince al primo tentativo. L’impatto in SuperLiga è ottimo, tanto da convincere lo Steaua Bucarest (oggi FCSB) a comprarlo per 1.5 milioni di euro, più una clausola del 10% sulla futura rivendita. Nel 2022 è il miglior marcatore italiano nei massimi campionati europei, con Mancini, allora CT della Nazionale, che confida ai media di seguirlo.

La chiamata del tecnico arriva, con la dirigenza dello Steaua Bucarest che riceve la notifica dell’inserimento del loro attaccante nella lista dei pre-convocati di marzo 2023. Andrea Compagno vive il momento più alto della sua carriera, ma inspiegabilmente, all’alba della corrente stagione, arriva la rottura con la società. Il vulcanico presidente dello Steaua, George Becali, cambia improvvisamente opinione su Compagno. Tante le parole dette e riportate dai giornali romeni sulla trattativa che lo ha portato in Cina, ma in esclusiva per l’Italia, Compagno ha spiegato a noi di Numero Diez come sono andate realmente le cose, ripercorrendo questi mesi così difficili per lui. Inevitabile porre uno sguardo su quello che è stato il suo passato, sulle tante fatiche fatte per arrivare dove è oggi, ma anche sul suo futuro, in un altro continente e con la solita voglia di migliorarsi giorno dopo giorno.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA SERIE D E L’ALL IN CON SAN MARINO

In Italia hai giocato in Serie D, spostandoti dal Sud al Nord sin da molto giovane, con contratti che specialmente all’inizio ti obbligavano ad andare a fare la spesa con la calcolatrice. Che consiglio ti senti di dare a quei ragazzi che stanno vivendo oggi quel tuo momento?

Quello è stato un periodo bello e brutto allo stesso tempo. Lì vedi più passione di quella che trovi a livelli più alti. Andando avanti nella mia carriera ho visto molti giocatori con la pancia piena, che mi hanno fatto pensare a quanti miei vecchi compagni di squadra avrebbero pagato per essere al loro posto. Quello che a me ha salvato è stato vivere nel mio sogno, nella incondizionata fiducia di potercela fare. Vivevo, mi allenavo e giocavo come se fossi in Serie A. Neanche quando prendevo 400 euro al mese la mia testa è andata a cercare altro, un qualcosa di più sicuro. Fondamentale poi è stata la perenne voglia di migliorarmi. Ce l’ho ancora adesso e penso che ce l’avrò fino all’ultimo giorno della mia vita“.

Lo snodo cruciale della tua carriera è stato scegliere di andare a giocare a San Marino. Nonostante non fosse una lega di livello, era un campionato che ti permetteva di giocarti le coppe europee, cosa che nel CV di un calciatore fa la differenza.

Sono coincise due cose. La risoluzione di un problema alle ginocchia in primis, una condropatia rotulea, grazie a un medico di Palermo che ha capito quale fosse il problema. Fino a quel momento io mi ero abituato all’idea di dover giocare a calcio con il dolore. E poi essendo a San Marino mi stavo giocando un trofeo e l’accesso ai preliminari delle coppe europee, cosa che mi galvanizzava. Ho fatto molto bene, trovando anche il gol in Europa e riuscendo ad aprirmi le porte per l’estero“.

Dopo tutto il tuo percorso, dopo tutte le fatiche che hai dovuto affrontare, cosa ha voluto dire per te essere nella lista dei convocati della Nazionale campione d’Europa?  

Ancora adesso mi vengono i brividi a pensarci. Era un buon momento della stagione con lo Steaua, eravamo in una buona posizione in classifica e a coronamento del momento arriva la chiamata. Mi cercavano tutti, ma a me non piace stare sotto i riflettori, volevo essere concentrato sul campo e sulla squadra. Sono orgoglioso se ripenso a ciò che ho fatto e ciò che ho ottenuto, per me era impensabile. L’unico rimpianto è stato poi che la convocazione in sé non si è concretizzata, per cui non ho mai varcato i cancelli di Coverciano. Farlo penso che avrebbe donato a qualche direttore di squadre di Serie A un pizzico di coraggio in più sullo scommettere su di me la scorsa estate. Rimane però tutto così bello e magnifico che per me è impossibile dargli un’accezione negativa“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – L’ESCLUSIONE SENZA PREAVVISO ALLO STEAUA

Il tuo trasferimento dallo Steaua Bucarest ha molto a che fare con i rapporti compromessi con il presidente. La sua opinione su di te quando cambia e perché?

Dopo la stagione dei 21 gol, per cui per me era inimmaginabile in quel momento un cambio di opinione sul mio conto. Inoltre aveva deciso di giocare con il falso 9. Un attaccante con le mie caratteristiche non era più quello che voleva, secondo lui non ero neanche da Steaua Bucarest. Ha fatto si che giocassero punte centrali dei calciatori non abituati a quel ruolo pur di non mettere me. Sono stati 6 mesi d’inferno da questo punto di vista, ma i tifosi mi hanno sempre dimostrato il loro affetto. Mi dispiace per come si è chiusa, se proprio avessi dovuto lasciare lo Steaua, l’ideale sarebbe stato farlo d’estate. Dopo i tanti gol e la chiamata di Mancini, sarebbe stato perfetto andare in crescendo, aumentando l’importanza del campionato“.

C’è stata una concreta opportunità durante quel periodo di fare questo salto di qualità?

Il mio obiettivo era quello di andare in un campionato che fosse più competitivo agli occhi della Serie A, che rimane il mio sogno. Quello olandese o quello belga sarebbero stati perfetti. Un’offerta come quella che desideravo era anche arrivata, dall’Heerenveen in particolare. Offrirono 1.5 milioni, ma il presidente rilanciò a 2. In quel frangente non voleva cedermi, l’obiettivo era entrare nei gironi della Conference League. Nel momento in cui non ci riuscimmo, si convisse del fatto che in campionato avrebbe voluto quel famoso falso 9. Tutto questo però è accaduto poco dopo aver rifiutato l’offerta dell’Heerenveen. Erano arrivate anche proposte dall’Italia, dalla Serie B, ma sentivo che non fosse la tappa ideale per il mio percorso“.

E come mai se il tuo obiettivo è giocare un giorno in Serie A, hai deciso di rifiutare la cadetteria? Per certi versi ti avrebbe avvicinato al suo raggiungimento. 

Se fossi sceso in una lega di secondo livello, avrei poi avuto problemi se un un giorno avessi scelto di tornare all’estero. La Serie B è un campionato di assoluta importanza, con molta più qualità di quella che ne è la sua considerazione in altri paesi, ma fuori dall’Italia si concentrano su altro. Prima di te guardano altri 100 mila giocatori che giocano in campionati di serie superiori, anche se di livello inferiore alla B. Stare all’estero mi ha dato tanto, non voglio perderlo. Oltre quelle c’erano state offerte dal Kazakistan e dall’Ungheria, ma non avrei alzato il livello rispetto la Romania come volevo“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA VERITÀ SULLA TRATTATIVA CON IL KONYASPOR

I giornali romeni hanno riportato anche dell’offerta del Konyaspor, in Turchia, che però avresti rifiutato nonostante saresti stato in un campionato con diversi ponti per la Serie A. 

Proprio per tutto il discorso che abbiamo fatto finora sul prestigio del campionato, io do subito la mia disponibilità quando vengo a sapere di quest’offerta da 150 mila euro che avevano fatto al club. Era una trattativa ben avviata, ma sono mancate le condizioni per chiuderla“.

È stata fatta uscire la notizia per la quale l’offerta del Konyaspor non fosse di 150 mila euro, ma di circa mezzo milione, e che tu avessi rifiutato la destinazione preferendo lo stipendio cinese. 

Tutte cavolate, sia le cifre sia il fatto che l’offerta del Konyaspor fosse arrivata insieme a quella cinese. Si era semplicemente inserita una persona che per puro interesse personale prometteva al presidente di fargli arrivare un’offerta più alta dalla Turchia, ma non ce ne era più nessuna in realtà. In Cina stava per arrivare il capodanno cinese, e mi avrebbero dovuto tesserare per forza prima di questa scadenza. Per colpa di questo contrattempo stavo rischiando di non ultimare in tempo i dettagli con il Tianjin“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA CINA COME NUOVA TERRA DA CONQUISTARE

Non ti ha spaventato la fuga dei grandi nomi che c’è stata negli ultimi anni dal campionato cinese nel momento in cui lo hai scelto? 

Non posso esserne spaventato. Quelli erano giocatori che percepivano stipendi molto lontani dalla mia situazione. È un’opportunità importante per me, ci sono solo 5 posti per gli stranieri per squadra, e le speranze che ripongono in questi sono alte. Per questo è difficile vedere dei contratti lunghi, ma anche solo entrare nel campionato è complicato“.

Cosa ti ha sorpreso in questi primi mesi lì?

Il livello degli stranieri è molto alto, ma anche tra i cinesi vedo buone individualità. Certo, le mie sono solo prime impressioni, sono appena arrivato, ma è chiaro che loro stiano investendo tanto. Hanno degli stadi enormi e all’avanguardia, nella città dove sono io ce n’è uno da 30 mila posti e un altro da 60 mila. Non hanno però la cultura del centro d’allenamento come casa base, noi ci alleniamo direttamente allo stadio per esempio. È diverso da quello a cui ero abituato. Quello che certamente dimostrano è tanto entusiasmo e tanta organizzazione, che si riflette anche in allenamento. Prepariamo ogni situazione, calci piazzati, rimesse laterali… sto lavorando sulla tattica molto più qui che in passato“.

La Cina porta 4 squadre alla Champions League asiatica, che oltre a essere un’altra competizione internazionale a cui potresti prendere parte, ti potrebbe far vivere delle esperienze con giocatori incredibili. Quanto speri di ritrovarti a giocare il prossimo anno con personaggi del calibro di CR7?

Se non è lui ce ne sono tanti altri. Qui c’è un entusiasmo incredibile anche solo per il campionato, non oso immaginare cosa vorrebbe dire fare la Champions. Sono sincero, come ho fatto appena arrivato in Romania, me la voglio vivere giorno per giorno. Ragiono partita dopo partita con la volontà di farmi apprezza qua come fatto altrove“.

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