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Montagne belghe

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Montagne belghe

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Non è stata una telenovela in stile Marko Pjaca, ma tutto il contrario. Un’operazione di mercato nata e sviluppatasi nel giro di poche ore, a malapena una giornata, e da voce apparentemente concreta si è rivelata ufficiale: Kevin Mirallas è un nuovo giocatore della Fiorentina. Un colpo sicuramente inaspettato, visto che a Firenze non si parlava che di Pjaca, della volontà del croato che desidera unicamente il Franchi come stadio in cui rilanciarsi, della Juventus che fa muro sulla formula della cessione del suo giocatore etc. Corvino ha come suo solito agito nell’ombra, andando a scovare in Inghilterra uno degli esterni che dovrà far fare il salto di qualità alla compagine giovane e terribile di Mister Stefano Pioli.

Il belga di 31 anni arriva per occupare lo slot di esterno sinistro d’attacco del 4-3-3 dell’allenatore ex Inter e Lazio, un ruolo che probabilmente dovrà condividere con Pjaca e che porterà quasi sicuramente alla cessione di Valentin Eysseric, fantasma nella scorsa stagione e in leggerissima – ma quasi invisibile – risalita in questo precampionato.

Ma lo conoscete tutti Kevin Mirallas?

UP AND DOWN

Classe 1987, 31 anni da compiere ad ottobre, Kevin Mirallas da Liegi è un esterno belga che ha origini spagnole (Kevin Antonio Joel Gislain Mirallas y Castillo il nome per intero) nato e cresciuto nella squadra della sua città, lo Standard, costruendosi in un contesto che di lì a poco avrebbe dato vita ad una generazione di fenomeni, capace di arrivare ad un passo dalla finale dei mondiali; neanche il tempo di esordire con les Rouches che il Lille – squadra francese a due passi dal Belgio – ne nota le qualità tecniche e fisiche, soltanto vedendolo giocare a livello giovanile: arriva nel 2004 a 17 anni, esordisce l’anno successivo a 18, e all’esordio contro il PSG (ancora non la superpotenza odierna) mette a segno il suo primo gol dopo 3′.

Predestinato? All’apparenza sì.

Tra il 2007 ed il 2008 ha il suo picco di crescita, a ridosso dei 20 anni, mettendo a segno il suo massimo di reti in una stagione in Ligue 1, 6 gol conditi da 4 assist. Il Saint-Etienne lo vorrebbe per iniziare un percorso di ricostruzione, di certo non per tornare immediatamente agli antichi fasti degli anni ’80, ma quantomeno per ricostruirsi un futuro di dimensione europea. 69 presenze e 5 gol in due anni, a dispetto della cifra spessa dai verts (quasi 5 milioni) il rendimento non è assolutamente sufficiente. Le promesse che Mirallas sembrava poter mantenere, sono andate in fumo, a tal punto che nessuno sembra volerci più puntare in Francia. C’è però una squadra molto calda, con un ambiente ancora più bollente, che ama i giocatori di talento, quelli anche un po’ discontinui ma che, se in giornata, ti fanno innamorare.

Mirallas parte destinazione Grecia, Atene. All’Olympiacos.

Nasce un binomio devastante. Il belga esplode al Pireo, fa impazzire il Karaiskakis, segna una caterva di gol e ubriaca ogni terzino della prima divisione greca a suon di finte e sprint. Nei due anni ellenici inizia subito fortissimo giocando da seconda punta, realizzando 14 gol in 27 partite, ma il vero boom lo fa nella seconda stagione: ritorna nel suo territorio, sulla fascia sinistra, facendo fuoco e fiamme e mettendo a segno addirittura 20 gol in 25 partite, accrescendo anche il numero degli assist (7). Mirallas è esploso, e lo vogliono in tutta Europa. Forse anche in Francia dove non lo voleva più nessuno.

E quando i prezzi si alzano dov’è che i giocatori finiscono? In questo periodo storico-calcistico, in Premier League. 

Ed infatti lo acquista l’Everton, dove gioca dal 2012 ad oggi: circa 10 i milioni sborsati dai Toffees che inizialmente si innamorano di questo talento calcistico tutto velocità e dribbling, ma che col tempo finirà nel dimenticatoio; il calcio inglese ha infatti una caratteristica che spesso lede i giocatori, ossia il continuo acquistare, che porta presunti colpi di mercato a diventare delle meteore nel giro di pochi anni. Accade questo a Mirallas, che con qualche infortunio di troppo e per colpa della sua proverbiale discontinuità, sparisce dai radar. Prova nella scorsa stagione un ritorno nel suo Olympiacos, ma serve solo a ritrovare un minuimo di continuità.

Che non lo porterà al mondiale, dove ci andranno quei giovanotti terribili che sono nati subito dopo la generazione del povero Kevin.

RELANCE

In francese. In spagnolo – sua seconda lingua – relanzamiento, mentre nella sua prossima lingua, l’italiano, rilancio. Questo è ciò che cerca Mirallas in maglia viola, una seconda, forse terza chance di riscatto; l’ultimo anno per il povero Kevin è stato un insieme di delusioni che ne hanno veramente minato il proseguimento della carriera: l’Everton che lo mette ai margini della rosa, quasi come se fosse un giocatore da nulla, il prestito all’Olympiacos nella speranza di riemergere, senza riuscirci del tutto, ed infine la mancata convocazione – prevedibile vista l’ultima annata – dai 23 del mondiale.

Oggi si riparte, oggi si ricomincia da zero. La Fiorentina lo ha acquistato in prestito con diritto di riscatto, a dimostrazione del fatto che dovrà essere il giocatore belga a mostrare di poter valere la cifra del riscatto: Pioli ha ottenuto finalmente quello che desiderava, un esterno offensivo capace di saper palleggiare coi centrocampisti, forte nei duelli uno contro uno e soprattutto pericoloso sia in fase di assistenza agli attaccanti che in quella di conclusione in porta. Sarà la prima alternativa a Pjaca e a Chiesa, dando una dimensione realmente europea ad una squadra giovane e ricca di talento.

Dopo una stagione iniziata male e cresciuta man mano col tempo, soprattutto dopo la tragedia della morte prematura di Davide Astori che ha dato un’inaspettata spinta positiva ai ragazzi di viola vestiti, la Fiorentina per quest’anno nutre seriamente l’ambizione di un cammino europeo; se il TAS ha reso l’Europa al Milan, togliendola di conseguenza alla Viola già in questa stagione, la banda di Pioli ha una voglia matta di riprendersi ciò che era convinta già di avere: Mirallas è un giocatore che, con i suoi alti e i suoi bassi, ha questa dimensione continentale che al momento manca a Firenze, e quindi pur partendo in sordina può essere quel giocatore che ti offre di più non soltanto a livello tecnico-tattico, ma anche sul piano della mentalità.

Questo Pioli lo sa benissimo, e saprà come sfruttarlo al meglio.

Chiesa sarà il giocatore potente e dinamico che partirà alternativamente da destra o da sinistra (scegliendo se accentrarsi e calciare, oppure se andare sul fondo per servire Simeone o chi si inserirà), Pjaca il giocatore tutta tecnica ed estro che potrà imbeccare il Cholito con il suo piede fatato, mentre Mirallas potrebbe avere il ruolo di perfetta “via di mezzo”: è capace di saltare l’uomo sia con tecnica che con potenza esplosiva, può scegliere se partire da sinistra per calciare oppure se giocare sulla sua fascia per andare alla ricerca dell’assist, e addirittura può offrire una soluzione tattica alternativa, giocando a supporto di una prima punta.

Sperando nella fortuna, nella sua integrità fisica e mentale. Per far sì che la sua montagna russa passi da Firenze a tutta velocità, anzichè alternare momenti bruschi ad altri lenti e farraginosi come quelli vissuti ultimamente.

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Calciomercato

Il Milan pesca in Spagna: occhi su Chukwueze

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La decisione di Gerry Cardinale di interrompere il rapporto di lavoro con Paolo Maldini e Ricky Massara è stato un fulmine a ciel sereno per tutto il popolo rossonero. Sebbene il calciomercato non sia ancora iniziato ufficialmente, la nuova dirigenza del Milan sta comunque sondando il terreno per diversi soluzioni soprattutto nel reparto avanzato.

Per rinforzare l’attacco, i rossoneri sono interessati a Samuel Chukwueze, esterno nigeriano di proprietà del Villarreal. L’attaccante 24enne ha giocato 50 partite stagionali fra Liga, Conference League e Copa Del Rey, segnando 11 reti complessive e fornendo ben 13 assist ai propri compagni di squadra e secondo Sky Sport è un profilo seguito con interesse dal Diavolo.

La richiesta degli spagnoli è molto alta, ma il Milan c’è e ha avviato i primi contatti per provare a chiudere il primo colpo di mercato.

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Calciomercato

Il Manchester City fa sul serio per Kovacic: le ultime

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Kovacic

Si accende il calciomercato del Manchester City che, a causa della probabile perdita di Gundogan a parametro zero, si starebbe muovendo per prendere Kovacic. Quello che potrebbe essere l’approdo di Kovacic alla corte di Pep Guardiola dipenderà, soprattutto, dalla decisione in merito al futuro del centrocampista tedesco. La scelta verrà presa insieme alla società solo dopo la finale di Champions League contro l’Inter.

Nel mentre però il calciatore del Chlesea sembrerebbe essere il profilo preferito dai Citizens e infatti secondo Fabrizio Romano, la trattativa per portare Kovacic a Manchester è molto concreta. Negli ultimi giorni si sono svolte discussioni positive, con i Blues che hanno aperto a una possibile cessione e con il calciatore che ha già accettato di vestire la maglia del City.

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Flash News

Finisce la stagione del Pescara: il Foggia trionfa ai calci di rigore

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dichiarazioni Zeman

Il pareggio di quattro giorni ha dimostrato l’equilibrio e la sfacciataggine di due squadre capaci di offendere e trovare soluzioni di qualsiasi specie. In uno stadio Adriatico sold out (record di presenze stagionali), Pescara e Foggia si affrontano per la gara di ritorno valevole per le semifinali playoff di Serie C. Ci si gioca una finale, uno degli appuntamenti più importanti della stagione.

Zeman si presenta alla partita con una formazione rimaneggiata, facendo addirittura a meno di Plizzari (infortunato), Mesik, Palmiero e Delle Monache. Al centro dell’attacco torna Lescano con Cuppone spostato sull’esterno, mentre c’è Aloi in mezzo al campo. Tra i pali spazio al classe 2003 Andrea D’Aniello, alla seconda presenza stagionale. Per gli ospiti fuori gli squalificati Di Noia e Kontek, con Delio Rossi che può contare su una panchina cortissima causa infortuni.

PESCARA-FOGGIA: IL RACCONTO DELLA PRIMA FRAZIONE

Pronti via inizio da sogno degli uomini di casa: Rafia pennella sulla testa di Cuppone che insacca Dalmasso e porta avanti subito il Delfino. Dopo due minuti il Foggia è costretto già a inseguire, con addirittura due gol da segnare per poter passare il turno. I primi dieci minuti sono un monologo Pescara, ma i rossoneri in ben due occasioni vanno vicinissimi al gol del pareggio con Bjarkason prima e Ogunseye dopo.

Col passare dei minuti il Foggia guadagna metri, con i biancazzurri che concedono il pallino del gioco pronti a sfruttare gli spazi in ripartenza. La partita è subito caldissima, con ritmi altissimi e capovolgimenti di fronte improvvisi da una parte e dell’altra. Come sempre, a fare il bello e il cattivo tempo è Hamza Rafia: altro cross di esterno destro perfetto per Lescano che però liscia clamorosamente il pallone e manca l’appuntamento col gol del 2 a 0.

Le occasioni però arrivano a raffica: Bjarkason sbaglia ancora davanti a D’Aniello, sulla ripartenza Gozzi si fa tutta la fascia e pesca Cuppone che però sbaglia l’aggancio e getta alle ortiche un’occasione enorme. I ritmi sono frenetici, con i quinti del Foggia che fanno malissimo alla difesa abruzzese costretta a concedere qualcosa sulle discese di Costa e Bjarkason. Al 38′ arriva anche la prima ammonizione della partita, dopo un’intervento pericoloso di Di Pasquale su Merola.

Al 41′ il Pescara va a un passo dal raddoppio: calcio d’angolo perfetto per la corrente Brosco che incorna e centra in pieno la traversa. Lescano qualche minuto dopo impensierisce Dalmasso con un destro secco appena dentro l’area. Si chiude così dunque la prima frazione, con il Pescara avanti 1 a 0 ma reo di aver sciupato moltissime occasioni per chiudere la pratica.

PESCARA-FOGGIA: IL RACCONTO DEL SECONDO TEMPO

Rossi attinge subito dalla panchina, inserendo Vacca al posto di un Petermann in ombra. Il secondo tempo ripercorre il primo, con il Foggia che sfiora subito il pari con un tacco al volo: miracolo di D’Aniello, uno dei protagonisti indiscussi tra le fila casalinghe. Arrivano altre brutte notizie però per l’allenatore romagnolo, costretto a far entrare Garattoni a causa di un infortunio muscolare di Bjarkason.

A fare la partita adesso è il Foggia, cosciente che il cronometro non è suo amico, non riuscendo però mai a impensierire più di tanto la retroguardia biancazzurra. La prima vera occasione arriva al minuto 65: Boben e D’Aniello non si intendono e Garattoni tenta il pallonetto che si spegne sul fondo. Zeman si accorge della stanchezza dei suoi e opta per un triplo cambio inserendo Vergani, Mora e Delle Monache.

I cambi danno subito i suoi frutti, col Pescara che trova la rete del raddoppio al 70′ con Merola imbeccato da una giocata fantastica del classe 2005. Il direttore di gara Monaldi però interrompe i festeggiamenti annullando il gol per fuorigioco, tra i fischi dell’Adriatico. L’ex allenatore di Palermo, Bologna e Sampdoria prova il tutto per tutto, togliendo Costa e inserendo un altro attaccante come Iacoponi.

Al 78′ gli ospiti si lamentano per un contatto su Garattoni, ma il VAR non richiama l’arbitro di Macerata lasciando la valutazione del campo. La tecnologia viene interpellata nuovamente qualche giro di orologio dopo, negando il rigore agli ospiti per una posizione di fuorigioco in fase di impostazione. Zeman butta dentro anche Desogus, cambiando tutto il trio offensivo per sfruttare le possibili occasioni in ripartenza. Il Foggia però, come ci ha abituato quest’anno, non molla mai: all’ultimo minuto di gioco sponda di Ogunseye e Rizzo firma il gol del pareggio che vale i supplementari.

PESCARA-FOGGIA: I SUPPLEMENTARI

I primi 5 minuti scorrono lisci ma poi il solito Rafia decide di caricarsi il Pescara sulle spalle con una giocata al limite e cross morbido con l’esterno: Desogus mette giù, finta e piazzato che non lascia scampo a Dalmasso. Col passare dei minuti il Foggia si apre e Delle Monache sfiora il gol su un’altra invenzione di un ispirato Desogus.

Rossi rischia il tutto per tutto inserendo Odjer e Rutjens  al posto di Di Pasquale e Schenetti. Le offensive del Foggia però si fermano tutto contro la retroguardia biancazzurra, con un Brosco autore di una partita stratosferica nella sua metà campo. I rossoneri però non vogliono abbandonare il sogno Serie B e al 10′ minuto del secondo tempo supplementare trovano la zuccata vincente di Markic da calcio d’angolo che vale il 2 a 2. Si va dunque ai calci di rigore, in una vera e propria lotteria fatta di nervi freddezza dal dischetto.

Markic segna il primo con qualche brivido, stesso esito per Mora che spiazza Dalmasso. Il secondo rigore spetta a Garattoni che tira altissimo sopra alla traversa. Il Pescara ha l’occasione per portarsi in vantaggio ma Cancellotti emula l’avversario. Gli errori continuano a fare da padroni con Ogunseye che non trova la porta. Rafia invece non sbaglia e porta il Delfino sul 2 a 1. È la volta di Peralta che sceglie lo stesso angolo del tunisino e spiazza D’Aniello. Dalmasso ipnotizza Aloi e rimette tutto in bilico, mentre Vacca e Vergani non sbagliano. Si va ad oltranza e il primo a calciare è Rutjens con l’estremo difensore biancazzurro che sfiora ma non riesce a parare. L’errore decisivo è dell’uomo che aveva riacceso la partita nel supplementare: Desogus apre troppo il piattone e il Foggia vola alla finale playoff contro il Lecco.

 

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Clamoroso al Manuzzi! Il Lecco elimina il Cesena ai rigori grazie a un super Melgrati ed è in finale

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Cesena-Lecco

La sfida di questa sera, la semifinale di ritorno dei playoff di Serie C CesenaLecco, ha emesso il suo verdetto: sono i blucelesti che, ai rigori, approdano in finale, dove dovranno contendersi la promozione in Serie B contro il Foggia (che ha anch’esso superato il Pescara dopo i calci di rigore).

Una partita emozionante che, dopo un primo tempo equilibrato ma in cui è il Cesena ad avere le occasioni più grandi per segnare, vede passare in vantaggio, al 56′, il Lecco con Buso. Il parziale, grazie ad un super Melgrati che tiene in vita i blucelesti con le sue parate, non cambia nei novanta minuti: visto il risultato della gara di andata, terminata 1-2 per i bianconeri, si va ai tempi supplementari. Niente da fare neanche nei trenta minuti addizionali: si decide tutto ai calci di rigore. Dal dischetto è decisivo l’errore di Mustacchio, ipnotizzato dal migliore in campo Melgrati, e il successivo penalty trasformato da Lepore che fa partire la festa per la squadra lombarda.

LA CRONACA DELLA PARTITA

Il primo squillo è del Cesena, che va vicino al vantaggio con una conclusione di Silvestri, respinta in corner da Melgrati. Dopo lo spavento iniziale, il Lecco comincia a creare buone trame offensive, non riuscendo però ad andare al tiro. È poi Cristian Shpendi ad avere la palla dell’1-0, ma è ancora una volta super Melgrati. Dopo pochi minuti, si accende anche l’altro gemello Shpendi, quello con il numero 11 che fa di nome Stiven, che in progressione palla al piede arriva a tu per tu con l’estremo difensore bluceleste ma allarga troppo la conclusione, con la sfera che termina a fil di palo spegnendosi sul fondo. Il primo tempo termina sullo 0-0: è il Lecco a fare la partita, senza però essere concreto davanti. Il Cesena, invece, si difende in modo ordinato e cerca di rendersi pericoloso quando recupera palla sfruttando la velocità dei “gemelli del golShpendi.

La ripresa inizia con un’occasione colossale per il Cesena. In un’azione offensiva bianconera, dopo un rimpallo la palla arriva sui piedi di Cristian Shpendi: la punta spara però clamorosamente alto da due passi, mentre i tifosi di casa stavano già liberando l’urlo di gioia per la rete dell’1-0. Gol mangiato, gol subito: su una ripartenza, Girelli mette uno splendido filtrante per Buso, che finta il tiro, supera Prestia e incrocia battendo Tozzo, per poi andare ad esultare sotto il settore dedicato agli ospiti. È un gol importantissimo, che rimette in parità la doppia sfida al 56′. Il Cesena risponde con Stiven Shpendi, ma Melgrati si supera ancora sull’attaccante classe 2003 con due autentici miracoli.

I canonici novanta minuti terminano sul risultato di 0-1, si va quindi ai tempi supplementari: le squadre, molto stanche, non riescono a schiodare il risultato dal 2-2 complessivo neanche nei trenta minuti addizionali. Si decide tutto ai calci di rigore: sotto la curva del Cesena parte a battere il Lecco, segnano Celjak, Mercadante, Zuccon, Stiven Shpendi, Bunino, Chiarello, Scapuzzi, poi sbaglia Mustacchio, ipnotizzato da Melgrati. Il Lecco ha il match-point con Lepore: il 32 non sbaglia e regala il passaggio del turno alla squadra lombarda.

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