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Gettoni finiti, ancora

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Gettoni finiti, ancora

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Gli inizi sono sempre gli stessi: toni controllati, sguardi sinceri, sorrisi amichevoli e tanta fiducia. Peccato che la cartolina – a Milano o a Siviglia – sia la stessa anche per il viaggio di ritorno. Risultati scadenti, attese non rispettate, obbietti lontani e facce lunghe nei seggiolini più comodi delle tribune centrali. Il secondo esonero di Vincenzo Montella in questa stagione non fa molto discutere perchè si sapeva già da qualche settimana, o meglio, si percepiva che il patto ideale tra il calcio spagnolo e l’allenatore più ispanico d’Italia sarebbe rimasto appunto platonico.

” Sono ambizioso, sono qui per vincere”. Parole di Montella

A disattendere un hype di enorme sostanza sono stati i tre punti nelle ultime sei partite di Liga, a cui si uniscono i cinque gol della Copa del Rey al Wanda Metropolitano e una disonesta gestione delle qualità della rosa, che se inizialmente aveva fatto vedere qualcosa di interessante, col passare dei mesi si è accartocciata su se stessa: Muriel non segna più (non che in precedenza abbia fatto scintille), Ben Yedder è andato a sprazzi, Banega è apparso troppo sui generis e pure Vazquez ha iniziato una fase decisamente calante. A Siviglia Montella è stato tradito dalla sua difesa più che dall’attacco, con un reparto arretrato che ha incassato 44 gol da quando l’italiano è al Sanchez Pizjuan; il problema si acuisce anche perchè la linea difensiva del Siviglia ah eccellenti personaggi e anche con un notevole futuro, come Langlet, e l’aver preso tutti questi gol (con Berizzo è circa la stessa ma c’erano più partite, 1,27 dell’argentino contro l’1,21 dell’italiano) ha affondato i piani del club andaluso, che ha affidato a Montella la squadra con l’obbiettivo di conquistare una posizione in Champions e si è ritrovata nella lotta per l’Europa League.

MILAN

Montella è al suo secondo esonero in stagione, record non da poco. L’Aeroplanino era stato allontanato dal Milan il 27 novembre dopo Milan-Torino 0-0, e quella con i rossoneri, è un’avventura a due facce. Da un lato c’è l’annata 2016/2017, con un gioco discreto nonostante la rosa tecnicamente limitata, un esasperante ritorno in Europa e uno storico cambio di proprietà: una stagione in cui Montella ha valorizzato il Milan e il Milan Montella; nell’altra parte invece, dopo la faraonica campagna acquisti da 200 milioni, l’allenatore campano ha perso le staffe tattiche della squadra e il quadrante della spedizione in campionato, arrivando addirittura nella parte destra della classifica nonostante una rosa finalmente prestigiosa.

Il 24 ottobre 2017, con la sconfitta per 2-0 contro la Sampdoria, il Milan di Montella tocca il punto più basso sul piano del gioco. Mai in partita.

Attacco inesistente (questo tuttavia si è visto pure con Gattuso), difesa lacunosa, possesso palla piatto e poche azioni da gol. Il secondo Milan di Montella è cresciuto nell’inconcludenza e nella confusione, e alla fine, quando le strade si sono separate definitivamente, l’ex allenatore della Fiorentina era giustamente amareggiato, ma sempre con un pizzico di orgoglio. Perchè effettivamente il Milan era in leggerissima ripresa ma la pazienza, all’ennesima partita senza gol, era impossibile da controllare.

ANDALUSIA

A dicembre, in poche ore Montella viene nominato allenatore del Siviglia, e tra stampa, amanti del calcio spagnolo e sostenitori del tecnico napoletano, il connubio tra il club andaluso e l’Aeroplanino sembra il legame prefetto. Un pubblico caliente e passionale che apprezza il bel calcio e abituato a certi livelli, una squadra tecnica, con giocatori brevilinei e piena di vecchi avversari o calciatori già incontrati in Italia (Kjaer, Muriel, Banega, Vazquez). Montella inizia malino: sconfitta casalinga nel derby col Betis e prima manita presa. I tifosi lo contestano all’allenamento, una scena che si rivelerà una costante nel romanzo di Montella a Siviglia. Per tanto Montella non cambia il modulo di Berizzo, persiste col 4-2-3-1 ma preferisce Muriel a Ben Yedder e lascia Banega in mediana, con tutti i rischi che la delicatezza del Tanguito possono comportare in quella zona del campo.

Il problema di Montella, purtroppo per lui, è che la squadra ha difficoltà nell’assimilare gli schemi, che l’empatia con l’ambiente praticamente non si crea e che pure la lingua, nonostante il ceppo linguistico sia lo stesso, si interpone come problema di natura non secondaria. Le manite prese a fine stagione saranno ben quattro, più un 4-0 secco contro il Celta Vigo, e quella bucolica idea di un calcio verticale ma elegante come Montella aveva fatto vedere a Firenze (a dirla tutta, questo ideale fiorentino era invisibile pure a San Siro) sembra proprio non voler esprimersi. Nonostante tutto c’è anche qualcosa di buono, le coppe europee e nazionali.

I risultati in contesti esterni alla Liga sono assolutamente buoni: finale di Copa del Rey raggiunta con le eliminazioni di Atletico Madrid e Leganes, quarti di finale di Champions storicamente conquistati dopo un doppio scontro vincente con il Manchester United. Montella ha fatto male a Mourinho e a Simeone a casa loro, uscendo rispettivamente dal Wanda Metropolitano e dall’Old Trafford a testa alta, come piace a lui. E pure a Monaco gli andalusi avevano fatto una buona partita, ma l’1-2 compromettente dell’andata ha fatto si che lo 0-0 all’Allianz Arena servisse a poco. La finale di Copa del Rey è un disastro sportivo, e nonostante il Siviglia avesse espresso un buon palleggio e attentato più volte alla porta di ter Stegen, ogni volta che il Barcellona va da Sergio Rico fa un gol. Il passivo finale è di cinque reti – altra manita – e alla fine dei giochi, il presidente Josè Castro Carmona se ne esce con un remissivo “Siamo preoccupati”. Ieri Montella ha perso la sua partita bonus contro un abbordabile Levante, che seppur in trasferta è comunque una squadra della zona rossa della classifica. Gettoni finiti nuovamente.

IL PENSATORE

Come il Pensatore di Rodin, Montella avrebbe bisogno di tempo per riflettere e ricredere i suoi piani tattici. Al Milan sicuramente hanno influito la situazione ambientale, con un ambiente frastornato da acquisti e ansie societarie. In campo, una squadra che in pochi mesi sarebbe dovuta essere subito competitiva per un campionato lungo e frastagliato di impegni europei. Al Milan le vie tattiche intraprese sembravano più una forzatura che un vero e proprio stratagemma studiato e pensato.

A Siviglia i problemi sono stati in parte esterni. Arrivare in corsa in un nuovo contesto linguistico, nazionale e culturale per portare un club da una posizione in classifica a una più alta è più complicato di quanto sembri. Soprattutto quando non è la tua squadra. Montella aveva un bel gruppo e pure un’ottima idea di calcio, ma evidentemente, in quel momento storico, la sua presenza con quei personaggi in campo era incompatibile. Magari, con una sua personale selezione dei giocatori e un’impostazione a tavolino fin da subito sarebbe stato diverso. L’Aeroplanino adesso ha tempo per stare a terra per un po’ fino all’inizio dei circoli estivi del calciomercato: un periodo di quiete per ripensare a combattere la tempesta, dopo che questa, almeno in questa stagione, è stata più vorticosa del previsto.

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Giovani per il futuro

Chi è Olijars, il giovanissimo figlio d’arte neo-acquisto dell’Atalanta

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CHI È JEGORS OLIJARS – È notizia di ieri l’acquisto da parte dell’Atalanta del classe 2008 Jegors Olijars, interessante prospetto lettone che ha deciso di firmare il suo primo contratto da professionista della sua carriera con la Dea (erano interessate anche Ajax, Atletico Madrid e Borussia Dortmund) e di crescere nel vivaio nerazzurro. Scopriamo chi è Olijars in questo articolo.

CHI È OLIJARS: CALCIATORE IN UNA FAMIGLIA DI SPORTIVI

Jegors Olijars è una punta centrale dotata di grande fisicità (alta 193 cm) e con grandi potenzialità, che ha dimostrato pienamente in patria e anche nelle squadre giovanili della Nazionale nord-europea. Si può dire che lo sport era nel destino di Jegors, nato in una famiglia di campioni di vari sport. Dal padre campione di corsa a ostacoli – ha vinto un Europeo nel 2006 a Goteborg, medaglia d’argento invece nel 2002 a Monaco e di bronzo al Mondiale di Valencia 2008 – alla madre tennista, passando per il nonno che, invece, ha partecipato a un’Olimpiade, il giovane è portatore di un’eredità di successo e dedizione allo sport che in pochi possono vantare. Starà al 16enne, ora, tenere alto il nome della famiglia cercando di affermarsi nel calcio che conta. Si tratta del primo calciatore lettone nella storia dell’Atalanta.

Fonte immagine in evidenza: profilo X Filippo Maggi

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Calciomercato

Futuro di Zurkowski ancora incerto: difficile il riscatto dell’Empoli dallo Spezia

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ZURKOWSKI EMPOLI – Szymon Zurkowski si sta ritrovando all’Empoli. Dopo il periodo difficile tra Fiorentina e Spezia, il polacco è tornato all’Empoli nel mercato di riparazione e ha avuto un impatto molto importante sulla stagione dei toscani, con 4 gol nelle prime due uscite in maglia azzurra – memorabile la tripletta segnata contro il Monza alla prima da titolare, dopo la rete all’esordio contro il Verona – che lo rendono tuttora il miglior marcatore stagionale dell’Empoli nonostante l’arrivo a metà campionato. Il suo rendimento è un po’ calato nelle ultime settimane, in cui – complice un infortunio alla caviglia – è apparso lievemente in ritardo, ma l’Empoli vorrebbe puntare su di lui anche nella prossima stagione.

ZURKOWSKI RESTA ALL’EMPOLI? IL RISCATTO È DIFFICILE

Sarà difficile, però, confermare il classe ’97 in rosa: la formula con cui si è trasferito nella finestra invernale, infatti, è quella del prestito con diritto di riscatto fissato a 5 milioni di euro ed esercitabile dagli azzurri a fine stagione. Questa valutazione, però è considerata eccessiva dai dirigenti del club toscano, che sembrano propensi a non esercitare il riscatto del polacco per poi trattare con lo Spezia per un nuovo accordo. La volontà dell’Empoli sarebbe quella di ottenere un nuovo prestito, ma resta da vedere se lo Spezia è disposto a rimandare in prestito il calciatore senza monetizzare da una sua cessione. Bisogna anche considerare, però, che in caso di cessione a titolo definitivo c’è una percentuale abbastanza importante che lo Spezia dovrebbe riconoscere alla Fiorentina, club da cui ha acquistato il calciatore nel 2023.

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Calcio Internazionale

Xabi Alonso sempre più vicino alla permanenza al Leverkusen: niente Bayern Monaco e Liverpool

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XABI ALONSO – In Germania c’è una squadra che sta per spezzare l’egemonia degli ultimi anni del Bayern Monaco. Si tratta del Bayer Leverkusen dell’ex bavarese Xabi Alonso, che si trova al primo posto in classifica a +10 proprio dal Bayern secondo. Quando mancano soltanto otto giornate al termine del campionato, la Bundesliga sembra ormai nelle mani dei rossoneri.

Il Bayern Monaco, che in estate si separerà da Thomas Tuchel, è alla ricerca di un allenatore per la prossima stagione, e tra i nomi che circolano uno dei più insistenti è proprio quello di Xabi Alonso, che però è legato fino al 2026 con il Leverkusen, che non sembra avere alcuna intenzione di liberarlo in direzione Monaco di Baveria.

LE PAROLE DI HOENESS SU XABI ALONSO

Intervenuto ai microfoni di Das Erste, il presidente onorario del Bayern Monaco Uli Hoeness è intervenuto proprio sull’argomento, mostrandosi molto pessimista sul possibile approdo in panchina del tecnico spagnolo nella prossima stagione. Di seguito, le sue dichiarazioni: “La vedo molto dura prendere Xabi Alonso, per non dire impossibile. Credo resti al Leverkusen“.

ANCHE IL LIVERPOOL VA OLTRE E PENSA AD AMORIM

Oltre al Bayern Monaco, anche il Liverpool – che in estate saluterà Jurgen Klopp – è una delle squadre più interessate a Xabi Alonso. A questo punto però, viste anche le dichiarazioni di Hoeness, i due club dovranno con ogni probabilità virare su altri profili. Per la panchina degli inglesi, in questo momento, il nome più caldo sembrerebbe essere quello dell’attuale tecnico dello Sporting Lisbona Ruben Amorim.

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Calcio Internazionale

Chi è Cavan Sullivan, la stellina del calcio USA già nell’orbita del Manchester City

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CHI È CAVAN SULLIVAN – Pensate, a malapena 14 anni, ritrovarvi già sui media calcistici, oltre ad essere in orbita Manchester City, club che al momento domina i riflettori europei. Questo è il mondo di Cavan Sullivan, talento classe 2009 dei Philadelphia Union, che ha esordito con tanto di assist in MLS Next pro. Ormai nel calcio la ricerca del talento parte da età sempre più basse, soprattutto nei campionati esteri, dove i giovani talenti che impressionano gli scout vengono convinti a firmare, o corteggiati, già giovanissimi. Un esempio può essere l’acquisto di Paez da parte del Chelsea, nella scorsa stagione. Ora è invece il turno di Sullivan, trequartista di pura classe che ha addosso gli occhi della migliore squadra del miglior campionato al mondo: la Premier League. 

DAGLI USA ALL’INGHILTERRA

Proprio con la costante scoperta e crescita di talenti sempre più giovani, non è facile impressionare. Eppure, nessuno può evitare di guardare un quattordicenne che, all’esordio coi grandi, si iscrive addirittura al tabellino degli assistman. Parliamo comunque di un giocatore che fa parte della Philadelphia Union Academy da quando ha a malapena 11 anni. Alto 1,58 e in possesso di doppia nazionalità (Americano e tedesco), Sullivan ha fatto parlare di sè con un’etichetta pesantissima. La definizione di ‘nuovo Messi‘ è ovviamente prematura, eppure il talento è cristallino ed innegabile.

Del resto, il Manchester City sembra avere già accordo con società e giocatore, mancano soltanto le firme di rito. Le regole sui trasferimenti e sul lavoro minorile non permetteranno comunque al ragazzo di raggiungere i Citiziens prima dei 18 anni. Per propiziarne il percorso di crescita, la decisione comune tra le società è di tenerlo in patria, dove arriverà ad esordire in MLS. Dopodichè potrà partire per l’Europa. Sicuramente il nome di Cavan Sullivan è destinato a catturare sempre di più l’attenzione nel corso degli anni, anche perchè prima di raggiungere il nostro calcio bisognerà attendere ancora qualche anno.

CARATTERISTICHE TECNICHE

Parlando di un giocatore molto giovane, è difficile darne un quadro generale completo. Nonostante ciò si può tranquillamente asserire che stiamo per vedere un talento innato dal punto di vista tecnico. L’obiettivo sarà quello di sgrezzarsi nei prossimi anni a livello tattico, affrontando gradualmente un calcio più fisico. Il piede è il mancino, proprio come quel fenomeno generazionale che ha portato ad un altro livell0 il numero 10, che ora milita proprio in MLS all’Inter Miami: Lionel Messi. Sullivan dà la sensazione di poter essere un giocatore abile nello stretto e palla al piede, veloce e tecnicamente impeccabile. Ma solo il tempo potrà dirci dove può arrivare questo ragazzo.

Fonte immagine in evidenza: profilo IG Cavan Sullivan

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