No, non parliamo della prossima pellicola firmata Aurelio De Laurentiis, né di cinema in generale. Parliamo della stagione che prenderà il suo avvio ufficiale tra circa un mese, e che per il Napoli si prospetta ricca di cambiamenti con mister Ancelotti alla guida. Una delle novità riguarda il protagonista principale di tante peripezie degli azzurri, Marek Hamsik. Il capitano del Napoli, che con Sarri due anni fa ha vissuto la sua miglior stagione in carriera dal punto di vista realizzativo, nella visione del tecnico di Reggiolo sarà il nuovo regista della squadra, dopo l’addio di Jorginho.
Può funzionare?
FUTURO PROGRAMMATO
Il cambiamento e l’adattamento fanno parte ormai da anni del DNA calcistico dello slovacco. Nel primo quinquennio a Napoli, con Mazzarri soprattutto, Hamsik costituiva il terzo dei “tenori” offensivi del Napoli. Una spola tra il centrocampo e la trequarti avversaria. Insieme a Lavezzi e Cavani formava il tridente del 3-4-2-1 con cui si soleva catalogare lo schieramento del tecnico toscano.
Benitez lo vedeva invece come trequartista, o regista offensivo alle spalle della prima punta. Gol sì, ma prestazioni discontinue e dubbi sulla nuova posizione. Luciano Moggi, durante il trascorso dello spagnolo sulla panchina partenopea, aveva già suggerito di arretrare il raggio d’azione di “Marekiaro”.
Se io fossi un dirigente del Napoli, sapete dove utilizzerei Hamsik? Lo metterei davanti alla difesa perché questo ragazzo ha dei piedi eccezionali e una grande visione di gioco. […] Se mi dite che in questo modo non segna vi dico che farebbe più gol così che giocando come ora, perché si può inserire benissimo accorciando la squadra.
Con Sarri il ritorno al ruolo di mezz’ala, di intermediario tra centrocampo e attacco, di incursore e al tempo stesso rifinitore. Una maturità e una costanza di rendimento, gol a parte, finalmente ritrovate. Ma lo stesso tecnico ex Empoli aveva già previsto per lui, in qualche modo, un futuro davanti alla difesa. Dopo 15 minuti in cabina di regia in una gara casalinga contro il Bologna, Sarri si era espresso così sulla posizione del capitano azzurro:
Hamsik ha fatto bene come centrocampista centrale, Jorginho era in difficoltà, mi sembrava inappropriato ricorrere all’esordio di Diawara in una partita così complicata. Avendo Zielinski, non perdevamo incursioni in attacco. È un ruolo che Hamsik può fare, il regista di centrocampo.
Insomma, in qualche modo l’arretramento di Hamsik sembra una questione con cui, prima o poi, si sarebbe dovuto fare i conti. Per quelle che sono le caratteristiche tecniche, fisiche e anagrafiche del giocatore è una scelta che può portare buoni frutti?
PERCHÉ NO

120 gol con la maglia del Napoli, miglior marcatore di sempre degli azzurri tra tutte le competizioni. A breve, anche il miglior marcatore in Serie A (mancano due gol per raggiungere il primatista Vojak). In otto delle undici stagioni con il Napoli ha concluso in doppia cifra di gol tra la varie competizioni. Insomma, inutile negare come Hamsik sia un centrocampista dalle spiccate qualità offensive. Le sue capacità in inserimento e la sua freddezza sotto porta lo hanno reso sin dai primi anni in Italia un elemento unico nel nostro campionato. Le continue triangolazioni del sistema sarriano non hanno fatto altro che esaltare le caratteristiche dello slovacco.
Un esempio, questo gol contro il Cagliari realizzato durante la stagione appena conclusa.
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Quello contro i sardi è uno dei sei gol realizzati dallo slovacco dall’interno dell’area di rigore, sui sette totali segnati nello scorso campionato. Nella stagione precedente aveva fatto ancora meglio: 10 gol degli 11 realizzati in Serie A sono arrivati dall’interno dell’area.
Questo, contro il Pescara, mostra un altro dei “retaggi” del gioco di Sarri: il cross dal fondo per sfruttare il taglio del compagno (in questo caso Callejon fa da assistman, ma quante volte lo abbiamo visto lanciato da un tracciante di Insigne dalla fascia opposta?).
https://gph.is/2LFJIcq
È evidente che un Hamsik in versione metronomo sarebbe in qualche modo smorzato, per non dire sprecato, sotto questo punto di vista.
Il capitano del Napoli, nelle vesti di regista, dovrà cambiare completamente anche la sua attitudine difensiva e il suo modo di gestire il pallone.

Jorginho vs Hamsik nel 2017-18 per quanto riguarda contrasti vinti, intercetti e passaggi riusciti in media a partita (Squawka.com)
Le differenze nei numeri tra Jorginho e Hamsik nella scorsa stagione sono evidentemente figli della posizione in campo e dei compiti nel sistema di Sarri. Ma le differenze sono anche figlie del diverso modo dei due di approcciare al gioco: più metodico, equilibrato e meno votato al rischio quello dell’italo-brasiliano; più aggressivo e alla ricerca della giocata quello dello slovacco. Al di là della diversa concezione del ruolo che avrà Ancelotti, Hamsik dovrà sicuramente migliorare il proprio contributo in fase difensiva e favorire la precisione a discapito dell’incisività offensiva della giocata. Due compiti a cui indubbiamente “Marekiaro” può assolvere, ma che richiedono anche tempo per apprendere al meglio. E in una stagione già ricca di capovolgimenti per stile di gioco ed interpreti, ma che dovrà portare sin da subito dei risultati, un tale stravolgimento potrebbe risultare dannoso per il singolo e il collettivo.
PERCHÉ SÌ

Primo fattore: la carta d’identità. Tra cinque giorni Hamsik compirà 31 anni, e farà un ulteriore passo verso quella fase della carriera in cui bisogna centellinare la benzina nel serbatoio perché la macchina continui a viaggiare ai soliti ritmi. In tanti, prima di lui, hanno visto arretrare la propria posizione con l’avanzare degli anni: gli esempi, da Pirlo a Totti, si sprecano. Ma non solo, perché altri giocatori, anche nel pieno della carriera, stanno dimostrando di poter fare la differenza in una posizione distante da quella originaria: si pensi a De Bruyne nel City di Guardiola (certo, favorito da un sistema con dei meccanismi esclusivamente propri e quindi diverso da quello che sarà il Napoli di Ancelotti) oppure a Pjanic, che da erede di Juninho Pernambucano nell’OL è scalato a mezz’ala nella Roma e a regista basso nei due anni con Allegri. Se ci sono riusciti loro, perché non Marek?
In secondo luogo, Hamsik ha già in sé alcune delle caratteristiche necessarie a coprire il nuovo ruolo. Prendendo spunto dalla tesi di Coverciano di Massimiliano Allegri, incentrata proprio sulla figura del regista, si parla, tra le altre doti, di “buona tecnica, per poter dare i tempi di gioco” e di “ottimo lancio lungo” per ottimizzare le ripartenze e cambiare il fronte di gioco. Queste due abilità fanno certamente parte del repertorio del capitano del Napoli.
Qui, un esempio di come Hamsik sia in grado di liberarsi della pressione avversaria e cambiare il fronte dell’attacco.
https://gph.is/2myeUz7
Verticalizzare in due tocchi? Nessun problema.
https://gph.is/2LhO11v
Su “senso della posizione” e “copertura”, altre caratteristiche menzionate dall’allenatore della Juve, si può certamente lavorare.
Terzo e ultimo fattore: la novità.
Il nuovo ruolo di regista? Mi intriga e m’incuriosisce, mi ci calo con interesse ed ottimismo. Non so se può allungarmi la carriera, sinceramente non ho pensato a questo, ma quando mister Ancelotti mi ha prospettato questa possibilità mi ha sicuramente dato nuovi stimoli.
Una nuova sfida e un nuovo stimolo, dunque. Quanto mai importanti quando hai quasi 31 anni e hai già scritto il tuo nome nelle pagine di storia di un club.
Se il ritorno di Carlo Ancelotti in Italia non fosse bastato a dare una ventata di novità ed entusiasmo, la nuova veste che sta cucendo addosso al suo capitano rappresenta un’ulteriore curiosità. Il primo capitolo di questa nuova saga è quasi pronto, ancora qualche attore da definire e presto si comincerà a girare: dirige Marek Hamsik.