Terminato il big match dell’anticipo della 18ª giornata di Serie A tra Napoli e Juventus è doveroso fermarsi e fare un’analisi sulla sfida, che si è rivelata decisiva ai fini della lotta al titolo.
Gli azzurri mantengono una discreta distanza dagli inseguitori, che si trovano a sette punti dalla vetta. In caso di sconfitta, la squadra di Massimiliano Allegri scivolerebbe a -10 e potrebbe dire addio alla lotta al titolo. All’opposto, se strappasse una vittoria in trasferta, si porterebbe a quattro lunghezze dal primo posto, riaprendo la corsa allo scudetto.
I PRECEDENTI
Si tratta del 178º scontro diretto tra le due formazioni. Il bilancio sorride alla Juventus che, prima dell’incontro di ieri sera, registra 84 vittorie, 50 pareggi e 44 sconfitte. Tuttavia, gli azzurri hanno vinto le ultime quattro gare disputate nello stadio di casa.
L’ultima vittoria dei bianconeri risale al 3 marzo 2019 quando, al termine della stagione, la squadra di Massimiliano Allegri si sarebbe laureata campione d’Italia con undici lunghezze dalla seconda. È altresì l’ultimo precedente in cui Napoli e Juventus si affrontavano da prime della classe.
L’ANTECEDENTE
Con quel trofeo, terminata l’annata sportiva, si chiude il primo ciclo dell’ormai ex tecnico della Vecchia signora. La prematura eliminazione dalla Champions League segna la fine del pragmatismo allegriano.
Dirigenza e mister prendono strade separate e il patron Andrea Agnelli, svestitosi dell’abito del risultatismo da ippica, sposa la causa del bel gioco. Il tecnico di adozione partenopea viene accolto nella diffidenza della tifoseria bianconera.
“Il concetto più forte e più vicino al sarrismo è quello dell’appartenenza. Sarri è napoletano dentro, lo è nei gesti, nelle parole e nei concetti. È figlio di un popolo che tra mille difficoltà trova le risorse per emergere e farsi valere nel mondo, in qualsiasi ambito” (Gazzetta di Napoli.it, 3 febbraio 2018)
LA RIVALITÀ
La Juventus spicca per compattezza difensiva. Delle 8 vittorie consecutive 3 sono con uno scarto pari o superiore a 2 gol. La squadra di Allegri ha la migliore difesa della Serie A con appena 7 gol subiti in 17 incontri.
Il Napoli ha il migliore attacco del campionato ed esprime un gioco celestiale. Ciononostante, contro l’Inter gli azzurri hanno fatto un passo falso. La Beneamata ha interrotto una striscia d’imbattibilità che in campionato andava avanti da aprile 2022.
Il dubbio amletico tra estetica e risultato, il leitmotiv di una vicenda ricorrente. Argomento della conferenza stampa della vigilia nella cui occasione Spalletti dichiara:
“Allegri ha sposato il motto juventino: vincere è l’unica cosa che conta. Sarri non ha vinto niente a Napoli ma ancora si parla delle emozioni che ha dato. Penso a Benitez che ha vinto due titoli ma se ne parla meno”.
Fatte queste doverose premesse credo che abbiamo elementi sufficienti per ritenere quest’incontro una dei più importanti del girone di andata e, fuori di dubbio, la partita più interessante di questo turno di campionato. Prendiamo bibite e popcorn e godiamoci lo spettacolo.
LA PARTITA
Il tridente del Napoli si trova a memoria. Politano è una spina nel fianco di Alex Sandro e Kvaratskhelia è in stato di grazia. Nulla a che vedere con la sua versione sbiadita intravista dopo la sosta del Mondiale.
A un quarto d’ora dal fischio d’inizio cross dalla sinistra per il georgiano che, in sospensione, colpisce la palla in mezza rovesciata di controbalzo. Un gesto tecnico di straordinaria bellezza e il numero 77 dipinge nell’aria il ritratto dell’immagine di Panini. Osimhen ribadisce in rete la respinta di Szczęsny e segna il gol del vantaggio.
Pochi minuti più tardi Di Maria disegna una traiettoria di tiro mortifera che, a portiere battuto, si infrange sulla traversa. Al trentottesimo minuto Osimhen traccia il passaggio per Kvaradona che, da solo davanti all’estremo difensore, con il mancino batte il portiere. Il gioiello di Napoli, nella bolgia del Diego Maradona, ammutolisce gli scettici.
A pochi minuti dalla ripresa il Fideo trova Milik in area di rigore. Il polacco scambia con l’esterno argentino che, nello stretto, trova la via della rete e riapre la partita.
Nella ripresa corner da sinistra, palla che attraversa tutta l’area di rigore e Rrahmani, su un’incomprensione della difesa juventina, conclude in porta e fa il gol del 3-1.
Al minuto sessantaquattro kvaratskhelia trova in area di rigore Osimhen che, di testa, impatta il pallone e sigla la rete del 4-1 per il Napoli, che rifila una debacle alla Juventus di Allegri.
Elmas, lanciato in velocità da Di Lorenzo, sterza sul mancino e fa partire una rasoiata sul palo lontano, che finisce alle spalle di Szczęsny.
LA SINTESI
Nell’ultimo quarto d’ora la Juve compie dei cambi di rotazione per fare rifiatare i propri interpreti, mentre il Napoli dedica una passarella ai suoi protagonisti che, come dei teatranti, vengono accompagnati dagli applausi scroscianti dei tifosi partenopei.
D’altronde Napoli-Juventus è stata un’esibizione circense, uno spettacolo di prestigio in cui la palla, d’un tratto scomparsa, viene raccolta per cinque volte in fondo alla rete.
La squadra di casa si è fatto beffe degli avversari grazie alle prestazioni di un freak di nazionalità georgiana. Un ragazzo eccentrico il quale, arrivato tra lo scetticismo generale per sostituire il capitano della rosa, ha saputo incantare con le sue giocate. Lo spettacolo è finito ed è un vero peccato.