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Nel nome del padre

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Nel nome del padre

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A word in your ear                              Una parola al tuo orecchio
From father to son                               Da padre a figlio 
Hear the word that I say                   Ascolta la parola che dico
I fought with you                                Ho combattuto con te
Fought on your side                           Combattuto al tuo fianco
Long before you were born              Ben prima che tu nascessi
Joyful the sound                                  Pieno di gioia il suono
The word goes around                      La parola che va
From father to son, to son                Da padre a figlio, a figlio

I Queen, al solito, hanno saputo come spiegare il rapporto che c’è tra un padre e un figlio. Freddie Mercury ha saputo come riproporlo con la sua voce celestiale, potente, tagliente. Un padre, lontano o vicino che sia, avrà sempre una parola di conforto; non avrà quel legame fisico e viscerale che può avere una madre, colei che ti ha tenuto dentro per ben 9 mesi, ma un padre ti capisce perchè molto spesso si rivede in te, e questo accade spesso coi figli maschi.

Uno sguardo, un cenno di intesa, quasi senza il bisogno di sussurrare quelle parole dentro il tuo orecchio: un padre può trasmetterti tutto tramite il niente. E quando lo fa parlandoti vicino, come se le sue parole si limitassero a scorrere come una folata di vento, hanno un effetto che ti fa venire i brividi.

Il padre è quella figura che è orgogliosa di te ma che non ha bisogno di dirtelo, quasi non vuole comunicartelo a parole. Te lo trasmette, ma in maniera differente. Questo accade anche in casa Di Francesco, dove il padre Eusebio è oggi l’allenatore – ormai dopo un anno, indiscusso – della Roma, mentre Federico è il nuovo esterno, la nuova freccia del tridente del Sassuolo targato Roberto De Zerbi.

Già, proprio quel Sassuolo…

PERCORSI INCROCIATI

Mio figlio alla Roma in futuro? Quando vado via io potrà venire tranquillamente, perché penso che sia difficile allenare il proprio figlio. (…)

 

Percorsi paralleli, sicuramente incrociati, ma con il padre che fa da guida al figlio. 

Di Francesco padre si è costruito una carriera di medio-alto livello, con il suo picco massimo raggiunto proprio nella capitale, con i colori giallorossi della Roma che oggi difende sbraitando e dando indicazioni dalla panchina. Ma dietro c’è una lunga gavetta, vissuta prima da calciatore e poi da allenatore: da quando ha intrapreso la carriera di mister, prima della Roma ha vissuto esperienze formanti a Lanciano, a Pescara, e poi Lecce, Sassuolo e appunto Roma.

Federico, il figlio classe 1994, nasce a Pisa, visto che il padre all’epoca giocava nella vicina Lucca, si forma calcisticamente a Pescara – dove fa il suo esordio da professionista – luogo di nascita di Eusebio, e condivide col padre le esperienze di Lanciano e oggi Sassuolo. In poche parole fa esattamente come gli anatroccoli con l’anatra madre, che lascia le sue orme affinchè i figli possano seguirle quasi in maniera pedissequa, imitando il più possibile la figura che più ispira fiducia.

Quasi le stesse città, le stesse piazze e le stesse esperienze. Ma sempre un passo indietro rispetto al padre.

Perchè come ha detto Di Fra senior, non deve essere assolutamente facile allenare il figlio; meglio aiutarlo, essere e rimanere quella figura di fiducia e di esperienza alla quale affidarsi nei momenti difficili, senza che il padre sia pienamente coinvolto in quelle che sono le difficoltà del figlio. Non sarebbe facile provare a consolare e ad incoraggiare un figlio che non trova spazio negli 11 titolari per colpa del padre allenatore.

Sicuramente Eusebio Di Francesco avrà consigliato la piazza di Sassuolo al figlio Federico, perchè la conosce a menadito e perchè sa che calcisticamente è uno di quei lidi che può permetterti di sbagliare, di cadere, di rialzarti e di ripartire senza che nessuno te lo faccia pesare. Aggiungendo un allenatore come De Zerbi che per sua fortuna ama proporre un calcio divertente, di imposizione del proprio gioco, e soprattutto offensivo. E innamorato dei giovani talentuosi.

Potremmo quasi dire che De Zerbi arriva a Sassuolo come “figlio calcistico” del Di Francesco padre, mentre Federico arriva semplicemente come figlio. Senza alcun legame calcistico col padre. Esattamente ciò che ha sempre voluto Eusebio.

LEGAMI CALCISTICI INDISSOLUBILI

Poi, talvolta, il destino sembra un qualcosa che è stato scritto a priori, già deciso da qualcuno o qualcosa. O meglio, potremmo dire che il DNA si manifesta veramente in maniera esemplare.

Eusebio Di Francesco, mestiere: ala con discreta qualità tecnica, ottima propensione al sacrificio e dall’ottimo senso tattico. Oggi allenatore.
Federico Di Francesco, mestiere: ala con discreta qualità tecnica, ottima propensione al sacrificio e dall’ottimo senso tattico.

Che ci crediate o meno, padre e figlio calcisticamente si assomigliano in maniera impressionante. Il padre è più alto e probabilmente era dotato di un tasso tecnico leggermente più elevato, ma Federico è giovane e può lavorare tanto sotto questo aspetto. Entrambi però condividono quella caratteristica dell’esterno che ogni terzino odia: l’essere onnipresente in maniera fastidiosa, al limite della sopportazione.

Florenzi mi ha detto che non è semplice marcarlo, me lo ha definito un vero e proprio “rompiscatole”. 

Per questo Federico Di Francesco oggi è il perfetto prototipo dell’esterno del tridente scelto da De Zerbi, che da una parte ha Berardi, ossia l’estro e la tecnica che devono – prima o poi – sbocciare definitivamente, nel mezzo l’intelligenza tattica e il fisico di Kevin Prince Boateng (che dovrà ricoprire anche il ruolo di leader in uno spogliatoio pieno zeppo di ragazzi giovani), mentre dall’altro lato c’è proprio Di Fra. L’esterno tattico, quello che ti fa tutta la fascia centinaia di volte, che dialoga col terzino e gli lascia lo spazio per qualche scorribanda offensiva, lasciandogli la tranquillità riguardo la copertura alle sue spalle.

Con De Zerbi può crescere tanto, trovando davanti a sé un allenatore giovane che punta a sua volta sui giovani, che li alleva e li coccola quando necessario, ma che non ha problemi a cazziarti se serve. Sassuolo significa trampolino di lancio per Di Francesco, così come lo è stato anche per il padre.

Eusebio è arrivato in B, si è reso protagonista dell’impresa di portare un piccolo paesino nella massima serie italiana, per poi trascinarla alla salvezza – a stento e con una pausa in cui fu sostituito da Malesani – nella prima stagione. Poi la lenta maturazione e coltivazione di talenti, da Berardi a Sansone, passando per Zaza, Pellegrini e Defrel, che sono cresciuti grazie all’esperienza al loro fianco dei vari Acerbi, Cannavaro, Magnanelli e Missiroli. Arrivando addirittura in Europa League.

Difficoltà superate grazie al duro lavoro e ad un ambiente tranquillo e che sa aspettare, una piazza calma e pacata che ti permette l’errore e te lo perdona. Per poi fare il grande salto e arrivare in quella Roma che tranquilla non è, che non sa aspettarti e che vorrebbe sempre tutto e subito, passionale e venale com’è. Ma Di Fra la conosceva già, e questo per lui è stato un vantaggio. Lo dimostrano i risultati.

Magari un giorno i giallorossi saranno il futuro del piccolo Di Francesco, che sta calcando la sua strada e sta scegliendo inconsapevolmente quale sarà il suo percorso. Ma guarderà sempre quelle impronte a terra da seguire, e quella voce che sibilerà nelle sue orecchie quando più avrà bisogno.

Perchè da Roma a Sassuolo ci sono diversi chilometri, ma niente che possa frenare un padre in soccorso ad un figlio. 

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Parolo contro Mancini: “Retegui? Una forzatura. A lui preferisco Kean”

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Kean Juventus

Mateo Retegui è tra i giocatori più chiacchierati delle ultime settimane. Le due reti in Nazionale nelle sfida di qualificazione a Euro 2024, contro e Inghilterra e Malta, sono bastate per mettere d’accordo buona parte degli scettici di fede azzurra.

Ciononostante, al termine del match tra Juventus e Verona, Marco Parolo ha espresso, negli studi di DAZN, il proprio parere riguardo le ultime convocazioni di Roberto Mancini, soffermandosi sull’assenza di Moise Kean:

Tra Retegui e Kean scelgo Kean. Retegui è stata una forzatura, anche se ha segnato due gol, ma non so se messo in Italia possa fare i gol dei nostri attaccanti italiani. I gol li ha fatti Orsolini, Scamacca, Raspadori, Kean. Quando segnano si parla di attaccante del futuro e Immobile viene messo da parte, ma qui parliamo di qualcosa di diverso“.

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Szczesny: “Il calendario è stimolante, ora pensiamo alla semifinale”

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Szczesny

La Juventus ha superato 1-0 il Verona grazie a Kean: dopo il match, il portiete bianconero Szczesny è intervenuto ai microfoni di DAZN.

Il momento è buono, stasera forse non abbiamo brillato ma dopo la sosta le partite sono sempre pericolose. Alla fine conta portare a casa i tre punti, siamo contenti del risultato ma non molto della prestazione. Il calendario è bello e stimolante per arrivare a giocarci tutte le competizioni. Europa League e Coppa Italia sono due obiettivi: in campo abbiamo conquistato 59 punti, siamo a +9 sul’Inter, anche se nemmeno noi sappiamo quale sia la vera situazione. Ora pensiamo alla semifinale di Coppa Italia, è bello, non vediamo l’ora di affrontare questo mese. Portare a casa un trofeo europeo sarebbe stimolante“.

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Allegri: “Stiamo facendo qualcosa di importante. Inter? Non può sempre perdere”

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serie A

La Juventus ha superato 1-0 l’Hellas Verona grazie al gol di Moise Kean: le parole del tecnico Massimiliano Allegri dopo la vittoria dei suoi ragazzi.

LA GARA – “Era una partita complicata, sporca, il Verona ti fa giocare male, ti pressa a tutto campo. Siamo stati fermi nei primi 25 minuti, poi abbiamo iniziato a creare situazioni favorevoli. Forse potevamo fare meglio negli ultimi 10 minuti, senza concedere loro la possibilità di avvicinarsi all’area. In questo dobbiamo migliorare ma credo che i ragazzi stiano facendo qualcosa di importante”.

SU KEAN E LOCATELLI – “In Nazionale? Mancini ha esperienza nel chiamare i giocatori, io credo che alcuni giocatori della Juventus abbiano qualità importanti e che possano essree chiamati. Ma le convocazioni poi le fa Roberto, che chiama chi secondo lui è meglio. Locatelli? Ha reagito bene alla mancata convocazione in Nazionale, è cresciuto bene sul piano tattico, è più mobile nella circolazione della palla anche se deve ancora migliorare in certi tipi di giocate. Come tutta la squadra, anche Locatelli ha cuore e passione. Poi possiamo sbagliare e giocare meno bene, ma alla squadra sicuramente sotto questo aspetto non si può dire niente”.

LA SITUAZIONE DI CLASSIFICA – “Dopo la sentenza dei 15 punti abbiamo giocato a Salerno, poi abbiamo superato le altre davanti e in classifica reale siamo al settimo posto. Vincendo abbiamo staccato quelle dietro. La classifica vera fatta sul campo meritatamente dice che abbiamo 7 punti più della Lazio, 9 sull’Inter e 11 sul Milan. Questo è un bel risultato. L’Inter e le altre non possono sempre perdere, per ora siamo a -4 dal quarto posto ma vedremo Milan e Roma. Di obiettivi ne abbiamo tanti, l’importante è essere lucidi. Del Piero? Grandissimo giocatore, ha rappresentato la Juventus per tantissimi anni e ci ha fatto piacere che sia venuto allo stadio. In dirigenza? Queste cose spettano alla società, noi dobbiamo pensare la campo e non è facile”: 

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Zaffaroni: “Abbiamo creato seri presupposti per far gol: c’è rammarico”

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Verona

Ha parlato al termine del match tra Juventus e Verona, vinto 1-0 dai bianconeri, Marco Zaffaroni, tecnico dei gialloblù.

Di seguito, le sue parole ai microfoni di Sky Sport.

LE DICHIARAZIONI

PARTITA –Nella fase di finalizzazione, negli ultimi metri, abbiamo creato i presupposti per far gol. Purtroppo ci manca ancora cattiveria in quelle zone del campo. Abbiamo creato seri presupposti per segnare e c’è rammarico per questo. I ragazzi sono stati bravi soprattutto nel primo tempo, giocando alla pari. Poi abbiamo cercato di pareggiare in ogni modo, ma non è bastato nonostante la prestazione. I tifosi sono importanti, hanno bisogno di prestazioni di questo tipo, dove la squadra dà tutto e i tifosi lo riconoscono. Dobbiamo raggiungere la qualità che ci manca per ottenere i punti per raggiungere la salvezza“.

GAICH –È un ragazzo con voglia di lavorare e che sta crescendo. Gli manca ancora la capacità di scelta, di tenere la palla, di smarcarsi in maniera efficace. Deve crescere da questo punto di vista, ma ha qualità. Quando giochi con difensori di alto livello, però, risulta tutto più difficile“.

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