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Nessun dramma
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6 anni fa:
Il Napoli saluta la Champions League con una deludente sconfitta a Rotterdam. Gli olandesi vincono in extremis con l’inzuccata di St. Juste e guadagnano paradossalmente i primi 3 punti nel girone. La squadra di Sarri si scioglie dopo il 30′ con la notizia del doppio vantaggio dello Shakhtar, il quale decretava la fine del sogno qualificazione. Una partita del genere fa poco testo date le condizioni e la poca rilevanza che ha avuto dopo il 30′. Dunque sembrerebbe inutile farne un dramma oppure iniziare la fantomatica caccia alle streghe. Dei limiti ci sono ed anche evidenti, ma un risultato del genere ha scarsa importanza in quanto, anche in caso di vittoria, il Napoli avrebbe salutato la Champions.
COPERTA DI LINUS TROPPO CORTA
Nonostante ci sia un grande collettivo, la mancanza di Insigne si è sentita in maniera incisiva ed i giocatori che possono cambiare la partita sono estremamente pochi; nonostante la rete, Zielinski interpreta il ruolo diversamente rispetto allo scugnizzo napoletano. Mertens e Callejon hanno il fiato corto, il loro calo di prestazione è evidente ed il risultato è la poca concretezza del possesso palla. La partita contro la Juventus ne è un’esempio piuttosto lampante: i movimenti dei 3 davanti sono stati minimi. La scarsa mobilità porta automaticamente alla prevedibilità della spinta offensiva partenopea. Il tutto è poi aggravato dalla mancanza pesantissima di Ghoulam, soprattutto quando c’è Hysaj sulla sinistra. L’albanese è evidentemente poco a suo agio su quella fascia: il piede sinistro non è dei migliori e le manovre offensive ne risentono considerevolmente, soprattutto perché il lato sinistro è la più grande fonte di occasioni offensive.
RAPACE
Zielinski come un falco colpisce in rapidità, dopo nemmeno 2 minuti. Il polacco si fionda sul pallone e lo scaraventa in rete portando ai partenopei una provvisoria tranquillità. Tutto parte da uno schema quasi andato a segno: Diawara serve sul secondo Albiol, nel frattempo Mertens scappa indisturbato verso il centro.
Lo spagnolo poteva forse anche tirare, ma sceglie di fare la sponda per Mertens. Il belga deve solo spingerla dentro ma Toornstra riesce a recuperare in spaccata. Il salvataggio è vano poiché Zielinski si beve Tapia e non sbaglia. Albiol è ancora una volta decisivo in positivo sui calci piazzata in area avversaria; in Europa ha conquistato 2 rigori e portato a 2 gol.
TRIANGOLI INFELICI
Mertens è in un periodo piuttosto negativo della sua stagione. Un’occasione sciupata ne conferma il momentaccio. Il belga riesce a trovare spazio andandosi a prendere palla da centrocampo. Hamsik si getta nella zona centrale lasciata libera dal folletto azzurro; lo slovacco mette l’impostazione “boa offensiva” e gioca un’ottima triangolazione con Mertens. Il 14 partenopeo sfrutta l’ingenuità della retroguardia olandese che va tutta verso Hamsik; lui sguscia alle spalle di tutti e si divora una grandissima occasione per il 2-0 del Napoli.
DALLA PADELLA ALLA BRACE
Albiol è stato elogiato per la sua incisività offensiva sulle palle alte, ma lo spagnolo è la più grande nota dolente della partita. Il 33 azzurro è il colpevole principale delle reti del Feyenoord, sbagliando la marcatura in entrambe le occasioni. Due errori che non sono facilmente perdonabili soprattutto per un calciatore di grande esperienza come l’ex Real Madrid. Dopo le due reti del Manchester City al San Paolo, ancora una volta si va ad evidenziare la debolezza del Napoli sulle palle alte, una falla che la squadra partenopea fatica ad arginare da molti anni. Nella prima rete sbaglia anche Hamsik a non raddoppiare la marcatura, andando a fornire supporto ad Hysaj. Albiol dal canto suo si fa scavalcare dal pallone così da lasciare Jorgensen nella tranquillità più totale di incornare in rete.
Nella rete di St. Juste la colpa è collettiva con lo spagnolo in pole tra gli imputati: Hamsik, Zielinski e Koulibaly aspettano l’eventuale cross sul primo palo mentre Albiol dà un metro di vantaggio a St. Juste.
La palla va sul primo con Hamsik che viene sopraffatto da Tapai che comunque non prende il pallone; infatti a toccarla è stato lo sfortunato Hysaj. St. Juste è reattivo mentre Albiol resta di sasso, Reina anche si pietrifica e così il Feyenoord beffa clamorosamente il Napoli.
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Flash News
La Flop XI della Serie A 22/23 votata da Numero Diez!

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10 ore fa:
Giugno 8, 2023La lunghissima stagione di Serie A 2022/23, iniziata nella metà metà di agosto e conclusa il 3 giugno, è finalmente giunta al termine. Spaccata in due dal mondiale in Qatar, tra novembre e dicembre, questo campionato ha incornato il Napoli. Decisamente tante, invece, le delusioni viste. Resta solo l’ultimo verdetto: quello che proverrà da domenica prossima, quando si giocherà lo spareggio salvezza tra Verona e Spezia. La nostra redazione si è occupata di votare la Flop XI della Serie A appena trascorsa, la mostreremo di seguito seguendo il modulo classico del 4-3-3.
TITOLARI
Portiere – LUIS MAXIMIANO: se Ivan Provedel è stato eletto miglior portiere di questa Serie A, il rovescio della medaglie riguarda il portiere che, almeno sulla carta, è sbarcato nella Capitale per essere il titolare. La stagione del portoghese è durata appena 6′: il tempo di farsi cogliere in flagrante bloccando la palla con le mani fuori dall’area di rigore. Rosso diretto, tunnel degli spogliatoi dello Stadio Olimpico e nessun’altra presenza nel massimo campionato.
Terzino destro- SERGINHO DEST: il terzino statunitense ha vestito la maglia del Milan con le prospettive di dar seguito a quanto di buono si diceva su di lui. Cresciuto nell’Ajax come uno dei craque della prossima nazionale a stelle e strisce, poi trasferitosi in Catalogna per vestire la maglia del Barcellona, le prospettive di un giocatore in grado di spaccare in due il campionato c’erano tutte. A 22 anni e con maggiore esperienza europea, il Milan sembrava la squadra perfetta per lui. Soprattutto perchè la sua indole offensiva e la sua polivalenza sulle due fasi lo rendeva un ottimo profilo sia per giocare come terzino, che per muoversi da ala. In totale scenderà in campo appena 8 volte, senza neanche toccare quota 330′ minuti giocati e senza lasciare la firma in nessuna gara.
Difensore centrale – MILAN SKRINIAR: pesa e non poco la situazione legata al mercato e al mancato rinnovo con l’Inter. Nella prima parte di stagione alterna ottime partite a prestazione decisamente sottotono. Non sembra il difensore che si è visto negli scorsi anni, sia per efficacia, che per concentrazione nelle varie gare. Se il derby di andata, in cui ha sofferto per tutto il tempo le accellerate di Leao, sembrava il punto più basso, peggio ancora ha fatto il 23 gennaio, in Inter-Empoli: due gialli in poco più di 15′ e squadra lasciata in 10 uomini per un’ora, nella sconfitta contro i toscani. Rientra per il derby di campionato, vinto 1-0, e scende in campo nella grigia trasferta di Genova contro la Sampdoria. Poi, il vuoto. Termina la stagione tra infermeria e panchina, guardando un ottimo Darmian prendere il suo posto e accumulando solo 21 gettoni stagionali.
Difensore centrale – LEONARDO BONUCCI: nell’estate in cui De Ligt e Chiellini hanno salutato la casacca bianconera e in cui il pacchetto di difensori centrali era in emergenza, lui sarebbe dovuto essere il faro al quale aggrapparsi. Invece la sua stagione ha vissuto di pochissime luci e tantissime ombre: Bremer, neoarrivato bisognoso di un tutor, lo ha trovato in un Danilo ben più affidabile. Gatti lo ha rapidamentie scavalcato nelle gerarchie, così come Alex Sandro, spesso utilizzato da braccetto nella difesa a 3. Per Bonucci solo 16 gettoni, di cui 9 da titolare su 38 disponibili. Riesce, però, a trovare anche una rete in questa stagione.
Terzino sinistro – ROBIN GOSENS: dopo uno scudetto sfumato e l’addio del miglior Ivan Perisic visto a Milano, i tifosi neroazzurri guardavano a Gosens come all’ancora di salvezza per la nuova stagione. Il tedesco, acquistato a gennaio dello scorso anno, sembra aver recuperato del tutto dall’infortunio e può tornare ad essere quel terzino che faceva timore all’Europa intera con la maglia dell’Atalanta. Tra infortuni e poco spazio, però, il tedesco non ha rispettato le attese. Decisamente meglio Dimarco, che lo ha costretto a tanta panchina e a solo 11 gare da titolare, sulle 32 totali disputate. I numeri, comunque, non mancano: 3 reti e 2 assist. Ma da lui ci si aspettava sicuramente di più.
Mezz’ala destra – PAUL POGBA: indubbiamente se si cerca la parola “flop” sul dizionario di questa Serie A, non può mancare la sua foto. Arrivato a parametro zero, tra la gioia e il gaudio di tutto l’universo Juventus. Di fatto, invece, il suo apporto sarà pari a zero. Solo 6 partite disputate, una sola da titolare, terminata con uno dei tantissimi infortuni di quest’anno. Si fa molta fatica a descrivere la stagione di uno dei giocatori che, lo scorso agosto, era dato tra i candidati alla Top XI.
Mediano- LEANDRO PAREDES: il suo compito era quello di portare all’interno della mediana bianconera garra ed esperienza e, magari, essere un buon esempio per la crescita di giocatori più giovani come Fagioli e Miretti. Il suo impatto, invece, sarà esattamente il contrario. I due italiani lo superano nelle gerarchie e di lui si evidenziano soprattutto i passaggi a vuoto. Stagione ampiamente sotto la sufficienza, con 6 gialli e 1 rosso e con 8 partite dal 1′ a fronte delle 25 totali.
Mezz’ala sinistra – GEORGINO WIJNALDUM: pesa molto, forse troppo, il suo infortunio ad inizio stagione. Nel 2022, praticamente, non scende mai in campo. Arriva a calcare il prato dell’Olimpico con frequenza solo da fine febbraio in poi, riuscendo a siglare ben due reti contro Sassuolo e Sampdoria. Una stagione in salita, ma francamente inadatta per quelle che erano le aspettative su di lui.
Ala destra- CHARLES DE KETELAERE: inutile girarci attorno, impossibile non pensare a lui tra i flop di questa stagione. Sbarcato a Milano con tanta, sicuramente troppa prressione addosso per un semplice 2001, il belga non rispetterà mai le aspettative. Il buon ritiro prestagionale impatta ancora di più su un giocatore che raccoglie in totale solo 1 assist in 32 partite giocate. Tantissime le dimostrazioni di inadeguatezza, i gol sbagliati, ma anche le giocate positive a cui non è stato dato seguito. I buoni propositi per smentire tutto ciò, sin dalla prossima stagione, ci sono tutti. Ma per ora non può scrollarsi di dosso l’etichetta di flop.
Centravanti – ANDREA BELOTTI: la promessa era quella di restare competitivo anche in una piazza come Roma e partendo dalla panchina alle spalle di Abraham. Il Gallo ha interrotto in estate il suo rapporto pluriennale con il Torino, del quale era anche capitano, per provare nuove esperienze in Serie A. Mourinho, inoltre, gli garantisce le 31 partite in cui, sia partendo da titolare che subentrando, ha opportunità di mettersi in mostra. Ma l’unico momento degno di nota, nella sua produzione offensiva stagionale, è il calcio di rigore sbagliato al 92′ contro il Torino nell’ultima uscita, prima della pausa per il mondiale. La cifra 0 nella casetta gol segnati pesa tantissimo.
Ala sinistra – DIVOCK ORIGI: sarebbe dovuto essere il nome per far rifiatare Giroud e assicurare gol, portando con sè anche il carico di esperienza internazionale dopo la parentesi al Liverpool. Pochissime, invece, le gioie dell’attaccante belga in questa stagione, che pure segna due reti contro Monza e Sassuolo. Il titolare Giroud è stato costretto agli straordinari, anche a causa dei vari infortuni che lo hanno colpito nel corso dell’anno.
RISERVE
Oltre all’undici “ideale“, abbiamo deciso di elencare anche due riserve per reparto, che non hanno particolarmente brillato in questa stagione.
Portiere – ALESSIO CRAGNO
Terzino – MANUEL LAZZARI
Difensore centrale – MERIH DEMIRAL
Mezz’ala destra – HARRY WINKS
Mediano – GIULIO MAGGIORE
Centravanti – ANDREA PINAMONTI
Centravanti – LUKA JOVIC
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Il Celtic cerca il successore di Postecoglou: tra i nomi anche Maresca

Pubblicato
11 ore fa:
Giugno 8, 2023
Il Celtic fresco del Treble casalingo vinto, ha però bisogno di trovare un nuovo allenatore. Il biennio sotto la guida di Postecoglou è stato fantastico e pieno di trofei e soddisfazioni ma ora gli Hoops devono voltare pagina. L’australiano, infatti, è diventato l’allenatore del Tottenham e ora sono molti i profili che interessano ai campioni di Scozia per la guida tecnica.
Tra questi Sky Sports sottolinea anche il nome di Enzo Maresca. L’ex centrocampista italiano è attualmente il vice-allenatore del Manchester City di Guardiola. Il 43enne sarebbe tra i tanti nomi uno dei più papabili al ruolo di nuovo allenatore, anche se i tifosi sognano il grande ritorno di Brendan Rodgers.
Flash News
La Champions “rovina” i piani di Gagliardini: nozze rimandate

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1 giorno fa:
Giugno 7, 2023
Aver raggiunto la finale di Champions League è stata, ovviamente, una grande emozione per tutti i giocatori dell’Inter. Eppure, la sfida contro il Manchester City ha “rovinato” i programmi di qualcuno.
NOZZE RIMANDANTE
Il calciatore in questione è Roberto Gagliardini. Secondo quanto riportato dalla rivista Chi, il centrocampista e la sua fidanzata Nicole Ciocca hanno dovuto rimandare la data delle nozze. La cerimonia, infatti, era stata fissata per il 10 giugno, proprio il giorno della finale di Champions.
Ma non è tutto, anche altri due calciatori nerazzurri sono stati coinvolti in questi cambiamenti: Lautaro Martinez e Alessandro Bastoni. Entrambi, infatti, si sono sposati subito dopo la fine del campionato. Addirittura Agustina Gandolfo, consorte dell’attaccante argentino, ha rivelato di aver avuto pochissimo tempo a disposizione per organizzare rito e cerimonia, a causa dei numerosi impegni della formazione nerazzurra.
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Pagelle Serie A – Sampdoria, 2: campionato disastroso

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2 giorni fa:
Giugno 7, 2023
PAGELLE SERIE A – SAMPDORIA, 2: Per la Sampdoria, quella di quest’anno, è stata una stagione complicatissima. I blucerchiati hanno vissuto un’annata caratterizzata soprattutto dalla difficile situazione societaria, con lo spettro del fallimento che aleggiava su Marassi e probabilmente sventato con la cessione solo pochi giorni fa. Situazione extra campo a parte, anche quella vista sul terreno di gioco è stata drammatica, con la retrocessione e l’ultimo posto in classifica. A niente è servita la cura Stankovic, che subentrato a Giampaolo prima del Mondiale, è riuscito a dare dignità al finale di campionato ma non punti.
LA STAGIONE
Quello della Sampdoria è stato campionato semplicemente disastroso. Partendo da agosto, con Giampaolo in panchina, la squadra non è mai riuscita a trovare un’identità. Già dalle prime giornate dove, nonostante il pareggio casalingo con la Juventus, spicca il netto ko per 4-0 con una diretta concorrente come la Salernitana, si erano intraviste le prime fragilità.
Ad ottobre si è cercata la svolta, con l’esonero del tecnico e l’arrivo in panchina di Stankovic. A cambiare, è stato sicuramente lo spirito e, solamente in piccola parte il rendimento. Con il serbo in panchina i blucerchiati hanno provato a lanciare il cuore oltre l’ostacolo e, solamente all’undicesima giornata è la prima vittoria in campionato in casa della Cremonese.
Nemmeno la sosta riservata a Qatar 2022 però è riuscita a riportare serenità. Al rientro, la vittoria esterna con il Sassuolo aveva riportato un entusiasmo poi stroncato da un nuovo filotto di sconfitte, interrotte di tanto in tanto da pareggi come quello a sorpresa contro l’Inter.
Da marzo poi l’ultimo disperato tentativo avviato dal successo sul Verona e poi reso inutile dalla clamorosa sconfitta casalinga contro la Cremonese e dagli ormai inutili pareggi negli scontri decisivi contro Spezia e Lecce. Una situazione che poi ha portato inevitabilmente all’aritmetica retrocessione alla Dacia Arena contro l’Udinese.
ASPETTATIVE E MERCATO
In casa Sampdoria le aspettative, non di certo altissime, erano quelle di una salvezza quantomeno tranquilla. La stagione precedente aveva già fatto accendere il campanello d’allarme, con la salvezza raggiunta matematicamente solo alla penultima giornata. Quest’anno si è riuscito a fare di peggio, grazie anche ad una gestione scellerata anche dal punto di vista del mercato.
Comprensibile, vista li situazione societaria, la scelta di voler far cassa con la cessione di Damsgaard per 15 milioni. Decisamente meno comprensibile invece quella di lasciar partire l’ossatura della squadra composta da gente come Candreva, Thorsby, Ekdal e Yoshida, e quella di non trattenere calciatori di proprietà come Caprari e Bonazzoli che in prestito avevano fatto benissimo.
Decisamente errata la scelta degli acquisti con cui rimpiazzarli, con gli arrivi di Djuricic e Rincon, e quelli in prestito di Pussetto, Villar e Winks. I riscatti poi di Sabiri, ceduto alla Fiorentina e tenuto in prestito fino a fine stagione, e di Caputo, girato inspiegabilmente all’Empoli in cambio di Lammers nel mercato invernale. Inutili poi gli arrivi di Jesè Rodriguez e di un Zanoli comunque valorizzato a gennaio. Scelte sicuramente poi pagate a caro prezzo sul campo.
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