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Nesta, l'aquila che ha volato con il diavolo

Champions League

Nesta, l’aquila che ha volato con il diavolo

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Lazio

A cavallo tra gli anni ’90 e 2000 il campionato italiano ha vissuto il suo momento di massimo splendore. Erano gli anni delle sette sorelle. Anni in cui i migliori talenti del panorama europeo venivano a calcare i campi di Serie A. Campioni stranieri come Zidane, Ronaldo, Shevchenko, Batistuta, ma anche talenti nostrani. Una generazione che ha dato i natali ai vari Buffon, Cannavaro, Nesta, Del Piero, Vieri e Totti. Vincere era impresa assai difficile, e quando ci si riusciva, si entrava a far parte dell’olimpo del calcio italiano. Se poi le vittorie arrivavano con la propria squadra del cuore spettava di diritto un posto tra le leggende. È il caso di Sandro Nesta, cuore biancoceleste che nel lontano 2000 sollevò da capitano e tifoso l’ultimo Scudetto della Lazio.

ESPLOSIONE ED AFFERMAZIONE

Alessandro Nesta è un ragazzo di Roma che sogna fin da piccolo di diventare calciatore. Destino vuole che a notarlo sia la Roma che vuole inserire il talentuoso Sandro nel proprio settore giovanile. Il padre, però, anima e cuore biancoceleste non riesce ad accettare che il proprio figlio giochi con i rivali di sempre e rifiuta l’offerta. Nel 1985, a 9 anni, fa parte delle giovani promesse biancocelesti e nel ’93-’94 Dino Zoff decide di aggregarlo alla prima squadra.

Il talento di Nesta viene fuori e un paio di anni dopo è già un punto cardine della difesa laziale. Dopo l’esordio con Zoff e le convincenti prestazioni sotto la guida di Zeman, alla Lazio arriva un uomo, di poche parole ma molto concreto, che cambia la carriera del giovane Nesta. È lo svedese Sven-Goran Eriksson. In Italia è un volto noto, ha già allenato Fiorentina, Sampdoria e soprattutto Roma e questo non piace molto ai tifosi biancocelesti. Eriksson, però, ci mette pochissimo a far ricredere gli scettici. Al primo anno sulla panchina della Lazio porta a casa una Coppa Italia. Nella finale contro il Milan il gol decisivo lo segna proprio Nesta che conquista così il suo primo trofeo da professionista.

I TROFEI DA CAPITANO

Da qui in poi per Nesta sarà un’ascesa continua. Lo svedese ne fa il suo capitano e Sandro ripaga con prestazioni da vero leader. Nella stagione 1998-99 Nesta solleva da capitano il primo trofeo internazionale delle aquile: la Coppa delle Coppe. Si ripeterà qualche mese dopo con la vittoria della Supercoppa Europea contro il Manchester United, per quella che viene ricordata come una delle più grandi vittorie della Lazio in Europa. Sembra che la squadra capitolina abbia raggiunto il proprio apice ma nel ’99-2000 la banda di Eriksson riesce a fare ancora meglio.

La Lazio ha acquistato in estate due centrocampisti argentini di belle speranze: Diego Simeone e Juan Sebastian Veron. Battaglia per tutto l’anno con la corazzata Juventus ma, quando i bianconeri portano a 9 i punti di vantaggio, il sogno Scudetto sembra ormai essere svanito. Con una vittoria nel derby di Roma i biancocelesti ritrovano lo slancio e negli ultimi 90′ della stagione riescono a sorpassare la Vecchia Signora che paga a caro prezzo il pantano di Perugia. Alessandro Nesta riesce così a sollevare al cielo lo Scudetto, lui che da sempre ha sognato, gioito e amato quei colori adesso è sul tetto d’Italia con il biancoceleste addosso. L’anno magico si conclude con la conquista della Coppa Italia e della Supercoppa Italiana: la Lazio è a tutti gli effetti la squadra più forte d’Italia.

DAL PARADISO ALL’INFERNO: QUANDO IL DIAVOLO TI ACCAREZZA…

In questo mondo, si sa, le cose belle non durano a lungo. Due anni dopo la vittoria dello Scudetto la Lazio vive il momento più drammatico della sua storia. Il crack della Cirio e del patron Cragnotti costringono i biancocelesti a vendere per fare cassa. Tra i giocatori che fanno più gola c’è ovviamente Sandro Nesta che, nell’estate 2002, si trova costretto ad accettare la corte del Milan. La Lazio dalla sua cessione guadagna ben 31 milioni di euro, cifra astronomica per quei tempi e che significa ossigeno puro per le casse del club.

La realtà che Sandro trova al Milan è ben diversa da quella laziale. Il Milan è una squadra di campioni, insieme a lui arrivano Seedorf, Rivaldo, Tomasson che vanno ad aggiungersi a quelli già presenti in rosa: Maldini, Rui Costa, Shevchenko, Inzaghi. In rossonero Sandro ritrova anche il tecnico alla quale aveva sottratto il titolo proprio nel 2000: Carlo Ancelotti. La prima stagione in rossonero è indimenticabile, il diavolo vince la Coppa Italia contro la Roma, un derby per Nesta, ma soprattutto la UEFA Champions League nella prima, e unica, finale tutta italiana giocata all’Old Trafford di Manchester. Dida ipnotizza i tiratori della Juventus, Nesta contribuisce anche nella lotteria dei rigori mettendo a segno il penalty contro Gigi Buffon.

La stagione successiva i rossoneri portano a casa prima la Supercoppa Europea contro il Porto di Mourinho e, a fine anno, il titolo di campioni d’Italia.

UN VINCENTE MALEDETTO: PROBLEMI FISICI E ADDIO

Dopo l’affermazione in rossonero arriva per Nesta una delle più grandi delusioni calcistiche di tutta la carriera. Il Milan di Ancelotti conquista la seconda finale di Champions League in due anni e ad Istanbul affronta il Liverpool. I rossoneri, avanti 3-0, si fanno rimontare in sei minuti dai reds di Rafa Benitez e questa volta la lotteria dei rigori volta le spalle al diavolo. Il rammarico per quella coppa sfuggita sul più bello è tanto, al punto che l’epilogo di quella partita per tanti di quei giocatori rimane una ferita aperta e dolorosa.

L’anno successivo Sandro fa parte dei 23 che Marcello Lippi decide di portare in Germania per il Campionato del Mondo. La cavalcata azzurra è devastante, la squadra di Lippi passa agilmente il girone e, dopo aver fatto fuori la Germania padrone di casa al 120′, si presenta a Berlino per la finale contro la Francia. Gli azzurri hanno voglia di rivalsa dopo che i transalpini li avevano beffati a Rotterdam vincendo EURO2000. L’errore dal dischetto di Trezeguet è decisivo, Fabio Grosso fa esplodere un paese intero che torna a guardare tutti dall’alto dopo 24 lunghissimi anni. Calciatori, staff, gente comune, l’Italia è in festa, tutta tranne uno: Alessandro Nesta. Sandro quel trofeo fatica a sentirlo suo, i dolori alla schiena lo hanno costretto a fermarsi all’ultima partita del girone. La sconforto è tanto e, al termine della competizione, decide di dire addio all’azzurro della nazionale.

Da questo momento in poi i problemi fisici tormenteranno Nesta. Non mancheranno, però, le ultime soddisfazioni per lui. Nel 2007 il Milan si prende la rivincita sul Liverpool e ad Atene vince a discapito dei reds la sua settima Champions League, nel segno di Pippo Inzaghi. Ha il tempo anche di vincere, da protagonista, l’ultimo scudetto rossonero nel 2010-11 con Max Allegri in panchina.

La classe, lo spessore di Nesta lo si vede tutto nel doppio confronto del 2011-12 con il Barcellona. A 36 anni Sandro riesce a tenere a bada un extraterrestre come Leo Messi.

È l’ultimo grande atto di uno dei primi difensori moderni e tra i più forti della storia del calcio. Difensore forte, tecnico, veloce ed elegante che spesso è caduto e sempre si è rialzato.

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Calcio Internazionale

Quante squadre i campionati europei porterebbero in Champions League con l’attuale ranking

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Champions League

QUANTE SQUADRE I CAMPIONATI EUROPEI PORTEREBBERO IN CHAMPIONS LEAGUE CON L’ATTUALE RANKING – A partire dalla stagione 2023/2024, la Champions League ha subito importanti cambiamenti che segnano la fine dell’era degli otto gruppi e delle 32 squadre nella fase finale. Con l’avvento della stagione 2024/2025, il torneo si rinnova completamente, accogliendo 36 squadre e adottando un formato a girone unico. Da questo girone unico verranno determinate le squadre qualificate agli ottavi di finale e così via. Questa modifica alla Champions League porta con sé una nuova opportunità per le leghe europee, che potranno vantare una squadra in più rispetto al passato nelle fasi avanzate del torneo.

RANKING UEFA: IL REGOLAMENTO

Il Ranking UEFA considera le prestazioni delle squadre nei campionati europei nelle ultime quattro stagioni, oltre all’attuale stagione in corso. Questo calcolo determina il numero di squadre ammesse alla fase a gironi della UEFA Champions League, UEFA Europa League e UEFA Europa Conference League, nonché il numero di squadre che devono affrontare i preliminari, in base al coefficiente del campionato di appartenenza. A partire dalla stagione 2024/2025, i primi cinque campionati nel Ranking UEFA (Bundesliga, La Liga, Premier League, Serie A e Ligue 1) otterranno l’ammissione di quattro squadre ciascuno alla fase a gironi della UEFA Champions League. I primi due posti del suddetto Ranking, vanteranno una squadra in più.

IL RANKING UEFA ATTUALE

Italia – 17.714 punti
Germania – 16.356 punti
Inghilterra – 16.250 punti
Francia – 14.750 punti
Spagna – 14.437 punti
Repubblica Ceca – 13.250 punti
Belgio – 13.200 punti
Turchia – 11.500 punti
Portogallo – 10.666 punti
Olanda – 10.000 punti

QUANTE SQUADRE I CAMPIONATI EUROPEI PORTEREBBERO IN CHAMPIONS LEAGUE CON L’ATTUALE RANKING

Attualmente, dunque, Italia e Germania si assicurerebbero un posto aggiuntivo nella UEFA Champions League 2024/2025, rispetto al consueto, grazie alla loro posizione ai primi due posti nel Ranking UEFA. Le squadre di Serie A e Bundesliga a partecipare alla prossima edizione sarebbero cinque.

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Champions League

Luis Enrique: “La sfida contro il Barcellona sarà dura per me”

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PSG, Luis Enrique rivaluta le posizioni di Paredes e Wijnaldum

Il tecnico del PSG Luis Enrique è tornato in diretta sul suo canale Twitch per presentare la Fondazione Xana, creata con l’obiettivo di accompagnare i bambini gravemente malati. Il riferimento è ovviamente alla figlia di Luis Enrique, Xana, scomparsa nel 2019 in seguito a una grave malattia a soli nove anni. Il tecnico spagnolo ha però anche parlato del Barcellona, prossimo avversario dei parigini in Champions League e lo ha fatto con uno sguardo al futuro.

LE DICHIARAZIONI DI LUIS ENRIQUE

BARCELLONA“Ho sempre detto che mi piacerebbe tornare però la realtà dice che è molto difficile che i nostri cammini si incrocino. Avranno bisogno di un allenatore, però io ho un contratto e non è da me annullare un contratto. La sfida contro il Barcellona la vedo molto difficile, non solo perché ha vinto cinque Champions League, ma anche per la grandezza del club. Sono un Culé (tifoso del Barcellona) e lo sono da venticinque anni, però questo è il mio lavoro e proverò con tutto me stesso a far passare il turno alla mia squadra. Ci sono sei o sette giocatori del Barcellona che giocherebbero titolari al PSG o al City. Questa non è la sua miglior stagione, però sarà una partita molto complicata e sarà dura per me dal punto di vista mentale”. 

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Calciomercato

Kjaer sul rinnovo con il Milan: “Sono nel posto in cui voglio essere”

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Simon Kjaer, giocatore del Milan e della Danimarca - Serie A, Coppa Italia, Champions League, Europa League

Il difensore del Milan classe 1989 Simon Kjaer si è espresso a bold.dk, testata giornalistica danese, direttamente dal ritiro con la Danimarca riguardo al suo possibile rinnovo con il Milan.

LE PAROLE DI SIMON KJAER

SUL RINNOVO –  “Il rinnovo con il Milan? Per quanto mi riguarda, sono nel posto in cui voglio essere. Gioco nel Milan, mi trovo bene nel Milan e ripongo molte speranze in me stesso. Ma che la decisione venga presa adesso o tra due mesi, per me non cambia nulla. Eravamo settimi o ottavi quando sono arrivato quattro anni fa. Adesso siamo in Champions League ogni stagione. Se posso restare a Milano sono molto felice. È sempre il club in cui ho cercato di arrivare, fin dalla prima volta che sono andato al Palermo. Se non sarà Milano, allora ho 35 anni e posso scegliere liberamente cosa voglio con la mia famiglia. Non mi preoccupa. A me va benissimo. Penso che tutti mi conoscano. Sono orgoglioso di quello che faccio. Ma non vengono a chiedermi di essere diverso”.

SULLE ALTRE POSSIBILITÀ –“Mentirei se dicessi di no. Ovviamente ho deciso diversamente. In precedenza ho anche rifiutato offerte dall’Arabia Saudita. L’ho fatto per molte ragioni. Innanzitutto perché in questo momento mi trovo nel posto in cui ho sempre desiderato essere. Ho fatto un bellissimo percorso calcistico, ho sempre desiderato giocare nel Milan e ho una vita incredibilmente bella a Milano. Mia moglie è svedese, quindi la Danimarca non è la sua casa, così come la Svezia non è la mia. I miei figli capiscono il danese, parlano un po’ come nel “Il calendario di Natale”. Ma la loro lingua principale è l’inglese. Sono sempre andati alla scuola di inglese. Ci siamo spostati una quantità incredibile di volte nelle nostre vite. Per noi l’Italia è diventata la nostra casa. È qui che viviamo da più tempo e ci divertiamo molto. Questo vale per tutta la famiglia”.

Queste sono le parole del difensore danese Simon Kjaer, che si dichiara pronto ad aspettare l’offerta di rinnovo da parte della società rossonera.

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Champions League

Castellini: “Donnarumma grande giocatore. Meret? non è facile fare il portiere al Napoli”

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LE PROBABILI FORMAZIONI DI NAPOLI-CAGLIARI

Terminato il match di ieri sera tra Inter e Napoli, con una pareggio che aiuta sicuramente i partenopei nel tentativo di stare aggrappato alla corsa Champions League, non è mancato il commento di Luciano Castellini. L’ex portiere del Napoli, intervistato a Radio Anch’io Sport su Rai Radio 1, ha commentato la stagione di Meret e dei nerazzuri, inoltre ha evidenziato quanto sia difficile giocare in quel ruolo spiegando gli errori di Donnarumma. Di seguito le dichiarazioni.

LE PAROLE DI CASTELLINI

INTER-NAPOLI“L’Inter ha avuto molte più occasioni per chiuderla, poi è subentrata la fatica della partita in Coppa, forse anche la delusione dell’eliminazione. Il Napoli ha avuto più problemi, ma comunque ci sta pareggiare contro il Napoli, che ha dei grandi giocatori “.

SOMMER MIGLIO PORTIERE DELLA SERIE A“Non lo so. Con i portieri la critica è molto severa. Ora ci sono troppe tv, ai miei tempi c’era solo la Rai. Adesso se prendi gol lo vedi per 18 volte la settimana, sembra che ne hai subiti 20”.

ERRORI DONNARUMMA“Non sono severo con Donnarumma. Lui è stato proiettato in un calcio difficile subito, praticamente non ha fatto le giovanili, non ha avuto una scuola, è nato portiere, i suoi errori li ha fatti in Serie A o in Ligue 1. Ogni tanto ci sta che sbagli, ma è un grande portiere.”

STAGIONE MERET“Un po’ altalenante sì, però a Napoli non è facilissimo fare il portiere. L’ho fatto per otto anni, solo che io ero già attempato e quando sbagliavo non mi vergognavo a dirlo. Non è la situazione più serena per giocare, ma ultimamente mi pare stia giocando bene”.

RIMPIANTO INTER PER LA CHAMPIONS“Sull’1-1 ha avuto un paio di occasioni clamorose, poi ai rigori può succedere di tutto. Conoscendo Simeone, lui è uno tosto: se non corri e non sputi sangue come dice lui, non giochi”.

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