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Nicolò Barella compie 26 anni: l'orgoglio sardo e nerazzurro

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Nicolò Barella compie 26 anni: l’orgoglio sardo e nerazzurro

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Barella

Nicolò Barella è uno dei centrocampisti più forti in Italia da ormai qualche anno. La sua crescita nel Cagliari per poi proseguire nell’Inter con Conte si è dimostrata vincente. Gol, assist, qualità unita all’immensa grinta in campo, che certe volte lo porta a quel tanto amato cartellino giallo come uno dei suoi idoli, ovvero Daniele Conti, che lo ha aiutato tanto nel suo percorso.

Prima Conte, ora Inzaghi, con i colori nerazzurri Barella non ha smesso di stupire per meravigliosi assist o gol dalla difficile realizzazione: uno di questi sicuramente quello al Camp Nou contro il Barcellona in un periodo che lo ha visto goleador (in campionato 5 gol e 6 assist, già record di reti in Serie A. Difficile sarà invece battere il record di 13 assist dello scorso anno).

“Le mie radici sono in Sardegna, nella città dove sono cresciuto. Quando sono giunto a Milano non ho avuto difficoltà ad ambientarmi, la determinazione è stata fondamentale nel mio percorso di crescita. Nel mio percorso ha influito anche Daniele Conti con la sua umiltà per i colori rosso-blu”.

DA GIGI RIVA A SAN SIRO

Nicolo è partito proprio dalle sue radici, come lui ha anche dichiarato. In quella scuola calcio che tanto fa sapere di storia per il Cagliari, quella di Gigi Riva, leggenda del club sardo e del calcio italiano (marcatore all-time della Nazionale). Barella non ha mai smesso di rincorrere i suoi sogni, tra sacrifici della famiglia e disciplina ed educazione in una delle migliori scuole calcio per i ragazzi.

A soli 9 anni passa subito nelle giovanili del Cagliari Calcio che credono nelle sue potenzialità.

“Vedere quella foto in cui siamo insieme mi crea sempre grande emozione. Chi ha vissuto Cagliari, anche i non tifosi, sa cos’ha rappresentato per Cagliari. Puoi fare di tutto nella tua carriera, ma non farai mai quello che ha fatto Gigi Riva per il Cagliari. Il fatto che mi abbia fatto i complimenti mi ha reso orgoglioso, spero di renderlo ancora così in futuro. Penso sia la persona più umile e umana del mondo. Io il suo erede? Lui è il più grande cannoniere della storia della Nazionale e il vincitore dello Scudetto con il Cagliari, superarlo sarà impossibile, è il numero 1”.

Barella nell’intervista a DAZN.

Con il Cagliari esordirà in Serie A nella stagione della retrocessione, quando sulla panchina dei rossoblù sedeva Zdenek Zeman. Una stagione durissima, che ha visto il cambio di presidenza da Cellino e Giulini, tre allenatori fra cui appunto il boemo, Gianfranco Zola e Gianluca Festa che non riuscirà ad evitare la retrocessione. Intanto, il giovane Barella nonostante l’esordio non troverà molto spazio anche nella stagione successiva in Serie B e per trovare più campo passa al Como dal gennaio 2016. Sarà lì che mostrerà le sue vere qualità che porteranno il Cagliari a puntare sul talento classe 1997.

“Al Como è stata la mia prima esperienza fuori casa, era destino fosse vicino a Milano. È stata un’avventura difficile perché è arrivata la retrocessione, però è stata bella perché ho trovato un gruppo di ragazzi magnifici con i quali sono ancora in contatto.”.

CONTINUITÀ

Non tutti sono riusciti a fare meglio da una piccola squadra che detiene meno responsabilità più spensieratezza in campo ad una big italiana. Spesso ci sono voluti anni o comunque del tempo per vedere un giovane mostrare tutte le proprie potenzialità. Barella ci è riuscito fin dal primo momento che ha vestito la maglia dell’Inter nell’estate del 2019 grazie al lavoro di Antonio Conte che porterà il club a conquistare il titolo di Campione d’Italia nella stagione 2020/2021 e primo grande trofeo per il centrocampista sardo.

Anno dopo anno ha sempre migliorato, partendo da quella caratteristica che lo ha sempre contraddistinto come quella dell’irruenza o dell’essere troppo falloso che gli è stata sempre criticata. Poi sono arrivati altri importanti successi. L’Europeo subito dopo il campionato vinto, la Supercoppa e la Coppa Italia lo scorso anno con Inzaghi in panchina. Quest’anno ancora la Supercoppa nel derby contro il Milan. Proprio quest’ultimo è stato lo scontro che ha visto l’Inter uscirne vintrice contro un Diavolo abbastanza in confusione che non vince da 7 partite di fila.

Fino ad ora questa è la sua miglior stagione di sempre. Riuscirà con il club a portare a casa qualche altro trofeo in bacheca?

 

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Lutto nel mondo del giornalismo: ci ha lasciati Gianni Minà

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È tragica la notizia che si apprende in questi minuti. All’età di 84 anni ci ha lasciati Gianni Minà, uno dei più grandi giornalisti sportivi italiani dell’ultimo secolo. Minà era noto al grande pubblico soprattutto per il grande rapporto che lo legava a Diego Armando Maradona, ma nel corso della sua carriera ha lavorato in programmi come Dribbling e La Domenica Sportiva, oltre ad aver diretto Tuttosport per un biennio. La notizia è stata comunicata sulla pagina Facebook ufficiale dell’uomo.

IL COMUNICATO – “Gianni Miná ci ha lasciato dopo una breve malattia cardiaca. Non è stato mai lasciato solo, ed è stato circondato dall’amore della sua famiglia e dei suoi amici più cari.Un ringraziamento speciale va al Prof. Fioranelli e allo staff della clinica Villa del Rosario che ci hanno dato la libertà di dirgli addio con serenità”.

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Conte-Tottenham, il bilancio: tra media punti e trofei

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Conte

La notizia di una possibile separazione tra il Tottenham ed Antonio Conte era nell’aria da un po’ di tempo e ieri ne è arrivata la conferma ufficiale. Il mister italiano e il club londinese hanno trovato l’accordo per salutarsi prima del tempo stabilito dal contratto.

Mister Conte, arrivato a Londra con molte aspettative dopo aver vinto il campionato di Serie A con l’Inter, non è riuscito nel compito di riportare gli Spurs ad alzare un trofeo, che manca ormai da parecchio tempo. Difatti, come riportato da ESPN, nessuno degli ultimi 7 allenatori del Tottenham è stato in grado di poter portare a casa un trofeo.

Nonostante ciò, l’avventura dell’allenatore salentino a livello di risultati è stata soddisfacente. Come attestato da OPTA, la media punti degli Spurs sotto la guida Conte è di 1.88 punti per partita, secondo solo a Pochettino.

 

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Calcio Internazionale

Il modello della Francia: un club tra le nazionali

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Mbappé

Con i campionati al momento fermi, l’inizio delle qualificazioni ad EURO 2024 ha offerto diversi spunti interessanti. Uno su tutti proviene dalla serata dello scorso venerdì, quando, a Saint-Denis, la Francia di Didier Deschamps ha battuto con un netto 4-o l’Olanda, lanciando un segnale forte e chiaro al calcio internazionale. Una partita praticamente perfetta, che ha confermato quanto di buono fatto dai Bleus a Qatar 2022. Una partita fantastica per una squadra fantastica, che dispone di una gran quantità di nomi importanti, di un’organizzazione ed un gioco da far invidia ai club e di quello che probabilmente sarà il miglior calciatore al mondo per almeno i prossimi dieci anni. Tutte ragioni che possono spiegare il perchè di come questa nazionale possa dominare nei prossimi anni.

RINASCITA CON DESCHAMPS

Importante fare un salto nel passato per capire come la Francia sia riuscita a ripartire dopo anni difficili. Nel corso della propria storia recente, la nazionale transalpina ha vissuto tantissimi alti e bassi. Partendo dal ciclo d’oro, guidato da Zidane, in cui i Galletti dal ’98 al 2006 hanno sollevato la loro prima Coppa del Mondo, un Europeo e raggiunto la finale a Berlino.

Da lì praticamente il nulla, con eliminazioni addirittura ai gironi nelle competizioni successive. La svolta arriva nell’estate 2012, quando dopo le dimissioni di Blanc, Didier Deschamps viene nominato CT. Da qui parte la rinascita vera e propria. Dopo gli ottavi ai Mondiali del 2014, la Francia arriverà quasi sempre fino in fondo. Dopo la delusione ad EURO 2016, Les Bleus trionfano ai Mondiali in Russia e 4 anni più tardi sfiorano il bis in Qatar, arrendendosi solo in finale ai calci di rigore.

Una rinascita partito da lontano, con Deschamps che è riuscito man mano a trovare il giusto mix tra l’esperienza di chi era già nel giro della nazionale e il talento dei numerosi giovani esplosi nel corso degli anni, soprattutto in campionati esteri. Percorso che visti i presupposti e la giovane età dei protagonisti, ha tutto per durare ancora a lungo.

PARATA DI STELLE

Ciò che risalta subito guardando la Francia è sicuramente una rosa ampia, completa in ogni reparto e soprattutto composta da giovani di qualità e diverse stelle. Una squadra che può contare su più alternative di valore in ogni ruolo. Partendo dalla porta, dove l’ex capitano Lloris ha annunciato il ritiro dalla nazionale, Deschamps ha eletto come titolare Mike Maignan, il miglior portiere della scorsa Serie A.

In difesa abbondano le alternative soprattutto tra i centrali, con Konatè, Upamecano, Saliba e Koundè, tra l’altro schierabile anche come terzino. Sugli esterni invece, si può contare sulla solidità di Pavard a destra e sull’esplosività di Theo Hernandez a sinistra. Anche a centrocampo tanta varietà con Tchouameni, Rabiot, Camavinga e l’adattamento riuscito di Griezmann, fondamentale nell’ultimo Mondiale.

Il fiore all’occhiello è però l’attacco che vanta nomi come Giroud, Coman, Diaby, Kolo-Mouani e soprattutto Kylian Mbappe, trascinatore indiscusso e da poco anche capitano. Una rosa che di per se fa già paura, ma che impressiona ancor di più per i nomi rimasti fuori. Per infortuni e ragioni varie restano infatti fuori campioni come Kantè, Pogba, Nkunku, Mendy, Dembele e Benzema. Una parata di stelle da fare invidia ai top club più ricchi al mondo.

GIOVANI DI VALORE

Oltre che su una rosa altamente competitiva, la Francia può contare anche su un processo di rinnovamento destinato a durare ancora negli anni. Apparte l’attività dello storico centro di formazione di Clairfontaine, capace di sfornare campioni come Mbappe ed Henry, sono tanti i giovani talenti francesi che trovano spazio nei principali campionati europei.

L’ultimo in ordine cronologico a raggiungere la nazionale maggiore è Khephren Thuram, ma la lista dei giovani in rampa di lancio è lunga. Basti pensare per esempio a Pierre Kalulu, protagonista in Serie A con il Milan, o restando sempre al reparto difensivo, a Benoit Badiashile l’investimento da 40 milioni del Chelsea.

Elenco che poi si allunga con Olise, Cherki, Kalimuendo ed Ekitike, ancora nel giro dell’under 21 ma capaci di ritagliarsi spazio con i loro rispettivi club. Un processo di innovazione costante, caratterizzato dalla forte fiducia nei giovani e nel coraggio di lanciarli ad alti livelli. Un modello che potrebbe durare ancora a lungo e da cui magari l’Italia potrebbe prendere spunto.

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Calcio Internazionale

Recuperi più lunghi dal primo luglio: la decisione dell’IFAB

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L’IFAB, l’organo internazionale che ha il potere di modificare ed innovare le regole del calcio, ha ufficializzato l’aumento dei tempi dei recuperi, a partire dal prossimo primo luglio.

Un primo segnale c’era già stato nel corso dei Mondiali in Qatar, caratterizzati da recuperi piuttosto corposi. In quell’occasione, la scelta era però dovuta ad una direttiva di Pierluigi Collina, presidente della Commissione Arbitrale della FIFA. Adesso, invece, l’IFAB è intervenuto modificando il comma 3 della “Regola 7 – durata della partita”. In particolare, nell’elenco dei fattori che determinano l’entità del tempo di recupero, sono stati aggiunti i “festeggiamenti per i gol”.

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