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Niente Australia per Serena

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Niente Australia per Serena

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Abbiamo sperato a lungo in un rientro lampo di Serena Williams già ai prossimi Australian Open. Così non sarà perché la stessa tennista americana ha annunciato che non volerà in Australia. Lei è una perfezionista e scendere in campo solo per partecipare non è mai rientrato nei suoi piani. Evidentemente l’esibizione ad Abu Dhabi contro la Ostapenko non le ha lasciato le sensazioni sperate. Ovviamente la forma fisica è ancora da migliorare, come non biasimarla dopo soli 4 mesi dal parto, ma la grinta e la voglia di giocare sembravano già quelle dei tempi migliori.

UNA LUNGA ASSENZA

Con ogni probabilità rivedremo Serena in campo a marzo per i due tornei sul cemento americano di Miami e Indian Wells più agguerrita che mai. Allora sarà passato più di un anno dal suo ultimo match ufficiale e più passa il tempo e più le incognite aumentano. Dall’altra parte però troveremo una campionessa che a 36 anni ha ancora voglia di allenarsi e scrivere la storia del tennis mondiale.

Perché Serena Williams potrebbe essere tranquillamente considerata una delle più grandi tenniste della storia con i suoi 23 Slam vinti. L’ultimo lo ha vinto proprio lo scorso anno in Australia, dominando la sorella maggiore in finale. Da quel momento è stata assente dal circuito ma per una felice ragione: aspettava una bambina che ha dato alla luce lo scorso 1 settembre. Ciò vuol dire che quando ha vinto lo Slam australiano in febbraio era già incinta e questo aggiunge grandezza alla sua impresa.

Dopo febbraio ovviamente non è più scesa in campo ma ha continuato ad allenarsi nei limiti del possibile e subito dopo il parto ha ripreso sempre più intensamente per tornare il prima possibile. Attualmente si trova al numero 22 del ranking e i suoi unici punti scadranno proprio tra qualche settimana. Sicuramente però non avrà problemi nel tornare in quanto la classifica protetta le permette di giocare senza problemi e le wild card, qualora ne avesse bisogno, senza dubbio non mancheranno.

GRANDE INCERTEZZA

Abbiamo spesso sottolineato come nell’ultimo anno, nel tennis femminile sia mancata una vera leader. Negli ultimi anni, anzi nell’ultimo decennio, possiamo definire Serena la grandissima dominatrice della scena e la sua assenza ha lasciato un vuoto ancora da colmare. Ciò può essere però visto in maniera positiva perché aggiunge sicuramente incertezza sull’esito dei tornei.

Durante l’anno scorso ci sono state 4 campionesse Slam diverse con 5 atlete che si sono alternate al primato mondiale e ben 7 avvicendamenti in totale. Queste statistiche rappresentano chiaramente la fase transitoria che ha vissuto il tennis femminile. A differenza di quello maschile, il tennis femminile vive molto di più sulle emozioni e gli stati d’animo delle atlete e questi fattori incidono molto sull’andamento generale. Ecco quindi che non ci possiamo stupire più di tanto se la vincitrice di un torneo esce al primo turno di quello successivo.

Gli Australian Open imminenti non saranno da meno: attualmente non c’è una vera favorita. La classifica direbbe Simona Halep in quanto numero 1 attuale. La romena però non è stata proprio un cuor di leone nelle partite più importanti e soprattutto agli Australian Open non si è mai spinta oltre i quarti di finale. Forse qualche probabilità in più le ha Garbine Muguruza che ha già due Slam all’attivo e il cui gioco potente può adattarsi ad ogni tipo di superficie senza problemi. Un’altra che sa come vincere e molto è la sorella maggiore di Serena, Venus Williams. La statunitense lo scorso anno ha disputato la finale e, nonostante l’età avanzata, il 2017 è stato uno dei suoi migliori anni recentemente. Potrebbe essere la prima volta di Caroline Wozniacki in uno Slam, anche lei numero 1 senza titoli, ma anche quella di Karolina Pliskova, una delle migliori nel 2017. Tante potrebbero essere le outsider sia giovani che meno giovani che potrebbero trionfare a Melbourne in attesa che torni la Regina Serena.

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Lykogiannis e Kyriakopoulos esaltano Thiago Motta: “Ci fa giocare bene”

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Intervistati dalla Gazzetta dello Sport, i due terzini greci del Bologna Lykogiannis e Kyriakopoulos, quest’ultimo arrivato a gennaio in prestito dal Sassuolo, hanno speso ottime parole per il loro allenatore Thiago Motta, subentrato a settembre. Queste le loro dichiarazioni.

LYKOGIANNIS“È un motivatore vero, coinvolge tutti e fa allenare molto col pallone. Giochiamo bene”.

KYRIAKOPOULOS“Mi piace la concentrazione che mette in ogni allenamento e come ci parla”. 

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Lutto nel mondo del giornalismo: ci ha lasciati Gianni Minà

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È tragica la notizia che si apprende in questi minuti. All’età di 84 anni ci ha lasciati Gianni Minà, uno dei più grandi giornalisti sportivi italiani dell’ultimo secolo. Minà era noto al grande pubblico soprattutto per il grande rapporto che lo legava a Diego Armando Maradona, ma nel corso della sua carriera ha lavorato in programmi come Dribbling e La Domenica Sportiva, oltre ad aver diretto Tuttosport per un biennio. La notizia è stata comunicata sulla pagina Facebook ufficiale dell’uomo.

IL COMUNICATO – “Gianni Miná ci ha lasciato dopo una breve malattia cardiaca. Non è stato mai lasciato solo, ed è stato circondato dall’amore della sua famiglia e dei suoi amici più cari.Un ringraziamento speciale va al Prof. Fioranelli e allo staff della clinica Villa del Rosario che ci hanno dato la libertà di dirgli addio con serenità”.

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Conte-Tottenham, il bilancio: tra media punti e trofei

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Conte

La notizia di una possibile separazione tra il Tottenham ed Antonio Conte era nell’aria da un po’ di tempo e ieri ne è arrivata la conferma ufficiale. Il mister italiano e il club londinese hanno trovato l’accordo per salutarsi prima del tempo stabilito dal contratto.

Mister Conte, arrivato a Londra con molte aspettative dopo aver vinto il campionato di Serie A con l’Inter, non è riuscito nel compito di riportare gli Spurs ad alzare un trofeo, che manca ormai da parecchio tempo. Difatti, come riportato da ESPN, nessuno degli ultimi 7 allenatori del Tottenham è stato in grado di poter portare a casa un trofeo.

Nonostante ciò, l’avventura dell’allenatore salentino a livello di risultati è stata soddisfacente. Come attestato da OPTA, la media punti degli Spurs sotto la guida Conte è di 1.88 punti per partita, secondo solo a Pochettino.

 

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Calcio Internazionale

Il modello della Francia: un club tra le nazionali

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Mbappé

Con i campionati al momento fermi, l’inizio delle qualificazioni ad EURO 2024 ha offerto diversi spunti interessanti. Uno su tutti proviene dalla serata dello scorso venerdì, quando, a Saint-Denis, la Francia di Didier Deschamps ha battuto con un netto 4-o l’Olanda, lanciando un segnale forte e chiaro al calcio internazionale. Una partita praticamente perfetta, che ha confermato quanto di buono fatto dai Bleus a Qatar 2022. Una partita fantastica per una squadra fantastica, che dispone di una gran quantità di nomi importanti, di un’organizzazione ed un gioco da far invidia ai club e di quello che probabilmente sarà il miglior calciatore al mondo per almeno i prossimi dieci anni. Tutte ragioni che possono spiegare il perchè di come questa nazionale possa dominare nei prossimi anni.

RINASCITA CON DESCHAMPS

Importante fare un salto nel passato per capire come la Francia sia riuscita a ripartire dopo anni difficili. Nel corso della propria storia recente, la nazionale transalpina ha vissuto tantissimi alti e bassi. Partendo dal ciclo d’oro, guidato da Zidane, in cui i Galletti dal ’98 al 2006 hanno sollevato la loro prima Coppa del Mondo, un Europeo e raggiunto la finale a Berlino.

Da lì praticamente il nulla, con eliminazioni addirittura ai gironi nelle competizioni successive. La svolta arriva nell’estate 2012, quando dopo le dimissioni di Blanc, Didier Deschamps viene nominato CT. Da qui parte la rinascita vera e propria. Dopo gli ottavi ai Mondiali del 2014, la Francia arriverà quasi sempre fino in fondo. Dopo la delusione ad EURO 2016, Les Bleus trionfano ai Mondiali in Russia e 4 anni più tardi sfiorano il bis in Qatar, arrendendosi solo in finale ai calci di rigore.

Una rinascita partito da lontano, con Deschamps che è riuscito man mano a trovare il giusto mix tra l’esperienza di chi era già nel giro della nazionale e il talento dei numerosi giovani esplosi nel corso degli anni, soprattutto in campionati esteri. Percorso che visti i presupposti e la giovane età dei protagonisti, ha tutto per durare ancora a lungo.

PARATA DI STELLE

Ciò che risalta subito guardando la Francia è sicuramente una rosa ampia, completa in ogni reparto e soprattutto composta da giovani di qualità e diverse stelle. Una squadra che può contare su più alternative di valore in ogni ruolo. Partendo dalla porta, dove l’ex capitano Lloris ha annunciato il ritiro dalla nazionale, Deschamps ha eletto come titolare Mike Maignan, il miglior portiere della scorsa Serie A.

In difesa abbondano le alternative soprattutto tra i centrali, con Konatè, Upamecano, Saliba e Koundè, tra l’altro schierabile anche come terzino. Sugli esterni invece, si può contare sulla solidità di Pavard a destra e sull’esplosività di Theo Hernandez a sinistra. Anche a centrocampo tanta varietà con Tchouameni, Rabiot, Camavinga e l’adattamento riuscito di Griezmann, fondamentale nell’ultimo Mondiale.

Il fiore all’occhiello è però l’attacco che vanta nomi come Giroud, Coman, Diaby, Kolo-Mouani e soprattutto Kylian Mbappe, trascinatore indiscusso e da poco anche capitano. Una rosa che di per se fa già paura, ma che impressiona ancor di più per i nomi rimasti fuori. Per infortuni e ragioni varie restano infatti fuori campioni come Kantè, Pogba, Nkunku, Mendy, Dembele e Benzema. Una parata di stelle da fare invidia ai top club più ricchi al mondo.

GIOVANI DI VALORE

Oltre che su una rosa altamente competitiva, la Francia può contare anche su un processo di rinnovamento destinato a durare ancora negli anni. Apparte l’attività dello storico centro di formazione di Clairfontaine, capace di sfornare campioni come Mbappe ed Henry, sono tanti i giovani talenti francesi che trovano spazio nei principali campionati europei.

L’ultimo in ordine cronologico a raggiungere la nazionale maggiore è Khephren Thuram, ma la lista dei giovani in rampa di lancio è lunga. Basti pensare per esempio a Pierre Kalulu, protagonista in Serie A con il Milan, o restando sempre al reparto difensivo, a Benoit Badiashile l’investimento da 40 milioni del Chelsea.

Elenco che poi si allunga con Olise, Cherki, Kalimuendo ed Ekitike, ancora nel giro dell’under 21 ma capaci di ritagliarsi spazio con i loro rispettivi club. Un processo di innovazione costante, caratterizzato dalla forte fiducia nei giovani e nel coraggio di lanciarli ad alti livelli. Un modello che potrebbe durare ancora a lungo e da cui magari l’Italia potrebbe prendere spunto.

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