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Non basta vincere

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Non basta vincere

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Nella serata di ieri l’Inter di Stefano Vecchi si è aggiudicata il secondo campionato Primavera consecutivo. Battuta per 2-0 la Fiorentina nei tempi supplementari grazie alle reti di Colidio e Rover. I nerazzurri salgono così a 9 trionfi a livello giovanile, agguantando il Torino al primo posto della classifica all-time.

BACK TO BACK

Il trionfo di ieri sera è stato soprattutto il trionfo di Stefano Vecchi. L’allenatore bergamasco, da quando siede sulla panchina dei nerazzurri (2014), ha conquistato sei trofei e raggiunto tre finali di campionato consecutive. Metà di questi successi sono arrivati quest’anno: oltre al campionato, l’allenatore bergamasco ha sollevato la Supercoppa Primavera in estate e il Torneo di Viareggio qualche mese fa.

Una tripletta che assume ancora più valore per i tanti tasselli, artefici del trionfo dell’anno scorso, a cui Vecchi ha dovuto rinunciare durante l’estate: il portiere titolare Radu (ceduto in prestito all’Avellino), la coppia di centrali formata da Gravillon (ceduto al Benevento a titolo definitivo) e Vanheusden (aggregato alla prima squadra e poi ceduto in prestito allo Standard Liegi durante la sessione invernale), il terzino sinistro Miangue (ceduto al Cagliari in estate), il centrocampista Carraro (ceduto in prestito al Pescara) e gli esterni Rivas (ceduto in prestito al Brescia) e Bakayoko (ceduto in prestito al Sochaux). Di contro sono state aggiunte nuove pedine rivelatisi grandi protagonisti: su tutti Colidio, Zaniolo e Ødgaard.

Il classe 2000 argentino, arrivato dal Boca Juniors per poco più di 7 milioni di euro, non ha accumulato un grande bottino realizzativo (nove reti stagionali) ma tre di queste hanno avuto un enorme peso specifico: la doppietta contro la Roma in Supercoppa e la rete che ieri ha sbloccato il punteggio della finale contro la Fiorentina (chiusa poi da Rover).

Il trequartista arrivato da Chiavari (a destra nella foto) è sicuramente l’elemento che si è messo maggiormente in risalto: con 13 gol è stato il miglior marcatore in campionato dei nerazzurri, e non è un caso che su di sé abbia già le attenzioni di alcune realtà della Serie A. Il danese è stato invece il terzo miglior marcatore della squadra in campionato con 7 realizzazioni.

Tre importanti innesti, uniti a una buona spina dorsale e all’abilità di un grande allenatore emergente hanno riconfermato l’Inter come una grande realtà vincente: forse la più grande a questo livello.

Ma cosa ne resta concretamente, di tutti questi trionfi?

BATTERE CASSA

È evidente che tanti successi non possano che fare bene ai curricula di mister Vecchi e dei suoi ragazzi. Nell’immediato, però, questi giovani faranno il bene dell’Inter principalmente dal punto di vista economico. È ormai cosa nota che i nerazzurri dovranno raccogliere una cifra intorno ai 40 milioni di euro entro la fine di giugno, per presentare così un bilancio nel rispetto del Fair Play Finanziario e poter così effettuare, da luglio, la campagna acquisti più dispendiosa. I tanti gioiellini della Primavera, così come lo scorso anno, tornano comodo proprio a questo: accumulare la cifra di cui l’Inter ha bisogno (o quantomeno buona parte di essa), riservandosi un’opzione di riacquisto per i talenti dal futuro ritenuto più roseo. Sarà così, ad esempio, per Zaniolo, promesso sposo del Sassuolo per una cifra che dovrebbe aggirarsi ai 6 milioni di euro, con annesso diritto di recompra.

Per alcuni dei “superstiti” dalla girandola di cessioni e prestiti ci sarà, dal prossimo anno, una seconda opportunità rappresentata dalle squadre B. I giovani delle squadre di Serie A potranno finalmente cimentarsi con la realtà professionistica, farsi le ossa in vista di una futura occasione in prima squadra e, soprattutto, sfuggire alla serie interminabile di prestiti, spesso tutt’altro che sinonimo di minutaggio e continuità. Una via alternativa che avrebbe fatto comodo anche ad altri ex giovani nerazzurri che, nel calcio dei grandi, non hanno ottenuto gli stessi risultati raggiunti con la Primavera.

DOVE SONO ADESSO?

Sei stagioni fa infatti l’Inter di Stramaccioni vinceva il campionato Primavera e la Next Generation Series (una “Champions League dei giovani” che venne soppressa l’anno seguente): di quella squadra, oggi, sono sparse le tracce tra campionati di massimo livello e categorie inferiori.

Il giocatore meglio cresciuto in questi anni è sicuramente Marco Benassi, passato in estate alla Fiorentina dal Torino per 13 milioni di euro tra parte fissa e bonus. Quest’anno 5 gol e 2 assist in un’annata fatta di alti e bassi, sull’onda lunga dell’intera squadra viola. Allo stesso modo il centrocampista modenese ondeggia tra il definitivo salto di qualità e una carriera da giocatore “nella media”, con un futuro nella Nazionale altrettanto incerto. Così come è atteso dal salto di qualità Alfred Duncan, altro perno del centrocampo di Stramaccioni, da quattro stagioni alla corte del Sassuolo.

Stabilmente in Serie A, ma in realtà minori, ci sono anche Crisetig Mbaye (entrambi al Bologna), Bessa, promosso in A con il Verona e trasferito poi al Genoa nella finestra invernale del mercato, mentre Faraoni (quest’anno al Crotone) e Bianchetti (di proprietà del Verona dal 2013) sono scesi, almeno per ora, di categoria.

Tanti i giocatori che, in via permanente o temporanea, sono rimasti ancorati alle serie inferiori del calcio italiano: casi come quelli di Di Gennaro (da cinque anni in prestito a squadre di Serie B), Sala (ora di proprietà della Ternana), Pasa (dal 2016 di proprietà del Cittadella), Bandini (quest’anno in prestito al Brescia dopo 4 anni in Lega Pro), Pecorini (passato da Ascoli, Virtus Entella e ora Avellino), Terrani (dallo scorso anno al Perugia), Garritano (quest’anno passato al Chievo ma ceduto in prestito al Carpi a gennaio, dopo due anni al Cesena) e Forte (8 prestiti in 5 anni tra Lega Pro e Serie B).

Altri ancora hanno trovato un posto all’estero: Spendlhofer gioca dal 2014 allo Sturm Graz, Livaja è ora di proprietà del Las Palmas e ha passato l’ultima stagione in prestito all’AEK Atene, mentre Longo, ancora di proprietà dei nerazzurri, ha riscosso buon successo a Girona e Tenerife dopo i fallimenti a Cagliari e Frosinone.

In pochissimi, quindi, sono riusciti ad emergere nel calcio che conta. E se è vero, da un lato, che alcuni hanno sofferto i tanti prestiti in realtà diverse, è altrettanto vero che chi ha trovato un posto stabile non ha comunque confermato le aspettative.

CONFRONTO

Per dare un’idea ancora più convincente di come il successo a livello giovanile non si traduca in giocatori dal futuro garantito, è bene fare un confronto con le altre realtà della Serie A.

Ad esempio l’Atalanta, che da decenni ormai è ritenuta la migliore scuola calcio in Italia. Tanti dei suoi più recenti prodotti del settore giovanile hanno vestito, e alcuni forse vestiranno, la maglia della nostra Nazionale: Caldara, Conti (con un certo ottimismo su tempi e qualità del recupero dal suo infortunio), Zappacosta, Bonaventura, GagliardiniBaselli, Grassi e Zaza, alcuni dei quali convocati da Mancini per le sue prime partite da ct, sono tutti passati per il vivaio bergamasco. Eppure, nonostante i tanti talenti sfornati nell’era recente, l’Atalanta non vince un trofeo a livello giovanile da 15 anni.

Rimanendo sempre in tema nazionale: il Milan ha formato 4 dei 30 giocatori convocati da Mancini per le ultime amichevoli (Donnarumma, De Sciglio, Cristante, Verdi). A questi si aggiungeranno forse Calabria, LocatelliPetagna e Cutrone. Eppure i rossoneri non vincono un campionato Primavera da più di cinquant’anni, e l’ultimo trofeo vinto risale al Torneo di Viareggio del 2013-2014: in quella stagione solo Calabria, tra i sopra citati, totalizzò almeno dieci presenze con la Primavera rossonera.

Prendendo invece alcune delle squadre vincitrici del campionato Primavera nel periodo di astinenza dell’Inter. Il Chievo, vincitore nel 2013-2014, detiene ancora i cartellini di alcuni dei giocatori vittoriosi in campionato ma non ha ancora promosso nessuno in prima squadra. Al Chievo è succeduto il Torino: della squadra campione d’Italia solo Bonifazi ed Edera sono riusciti ad emergere in prima squadra, ma con minutaggio molto contenuto (497 minuti il primo, 430 minuti il secondo).

In definitiva, i successi a livello giovanile vanno interpretati con un certo peso. Soprattutto considerando l’attuale periodo del calcio italiano, dove le nuove leve di qualità sono poche e talvolta non sono valorizzate al meglio, non può sussistere un’equazione che leghi i trofei ad un futuro in prima squadra. Il salto di categoria è elevatissimo e molti fattori contribuiscono alla buona crescita di un giovane calciatore. A differenza del calcio dei grandi, vincere da giovani non è l’unica cosa che conta.

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Calciomercato

Il Milan pesca in Spagna: occhi su Chukwueze

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La decisione di Gerry Cardinale di interrompere il rapporto di lavoro con Paolo Maldini e Ricky Massara è stato un fulmine a ciel sereno per tutto il popolo rossonero. Sebbene il calciomercato non sia ancora iniziato ufficialmente, la nuova dirigenza del Milan sta comunque sondando il terreno per diversi soluzioni soprattutto nel reparto avanzato.

Per rinforzare l’attacco, i rossoneri sono interessati a Samuel Chukwueze, esterno nigeriano di proprietà del Villarreal. L’attaccante 24enne ha giocato 50 partite stagionali fra Liga, Conference League e Copa Del Rey, segnando 11 reti complessive e fornendo ben 13 assist ai propri compagni di squadra e secondo Sky Sport è un profilo seguito con interesse dal Diavolo.

La richiesta degli spagnoli è molto alta, ma il Milan c’è e ha avviato i primi contatti per provare a chiudere il primo colpo di mercato.

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Calciomercato

Il Manchester City fa sul serio per Kovacic: le ultime

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Kovacic

Si accende il calciomercato del Manchester City che, a causa della probabile perdita di Gundogan a parametro zero, si starebbe muovendo per prendere Kovacic. Quello che potrebbe essere l’approdo di Kovacic alla corte di Pep Guardiola dipenderà, soprattutto, dalla decisione in merito al futuro del centrocampista tedesco. La scelta verrà presa insieme alla società solo dopo la finale di Champions League contro l’Inter.

Nel mentre però il calciatore del Chlesea sembrerebbe essere il profilo preferito dai Citizens e infatti secondo Fabrizio Romano, la trattativa per portare Kovacic a Manchester è molto concreta. Negli ultimi giorni si sono svolte discussioni positive, con i Blues che hanno aperto a una possibile cessione e con il calciatore che ha già accettato di vestire la maglia del City.

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Flash News

Finisce la stagione del Pescara: il Foggia trionfa ai calci di rigore

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dichiarazioni Zeman

Il pareggio di quattro giorni ha dimostrato l’equilibrio e la sfacciataggine di due squadre capaci di offendere e trovare soluzioni di qualsiasi specie. In uno stadio Adriatico sold out (record di presenze stagionali), Pescara e Foggia si affrontano per la gara di ritorno valevole per le semifinali playoff di Serie C. Ci si gioca una finale, uno degli appuntamenti più importanti della stagione.

Zeman si presenta alla partita con una formazione rimaneggiata, facendo addirittura a meno di Plizzari (infortunato), Mesik, Palmiero e Delle Monache. Al centro dell’attacco torna Lescano con Cuppone spostato sull’esterno, mentre c’è Aloi in mezzo al campo. Tra i pali spazio al classe 2003 Andrea D’Aniello, alla seconda presenza stagionale. Per gli ospiti fuori gli squalificati Di Noia e Kontek, con Delio Rossi che può contare su una panchina cortissima causa infortuni.

PESCARA-FOGGIA: IL RACCONTO DELLA PRIMA FRAZIONE

Pronti via inizio da sogno degli uomini di casa: Rafia pennella sulla testa di Cuppone che insacca Dalmasso e porta avanti subito il Delfino. Dopo due minuti il Foggia è costretto già a inseguire, con addirittura due gol da segnare per poter passare il turno. I primi dieci minuti sono un monologo Pescara, ma i rossoneri in ben due occasioni vanno vicinissimi al gol del pareggio con Bjarkason prima e Ogunseye dopo.

Col passare dei minuti il Foggia guadagna metri, con i biancazzurri che concedono il pallino del gioco pronti a sfruttare gli spazi in ripartenza. La partita è subito caldissima, con ritmi altissimi e capovolgimenti di fronte improvvisi da una parte e dell’altra. Come sempre, a fare il bello e il cattivo tempo è Hamza Rafia: altro cross di esterno destro perfetto per Lescano che però liscia clamorosamente il pallone e manca l’appuntamento col gol del 2 a 0.

Le occasioni però arrivano a raffica: Bjarkason sbaglia ancora davanti a D’Aniello, sulla ripartenza Gozzi si fa tutta la fascia e pesca Cuppone che però sbaglia l’aggancio e getta alle ortiche un’occasione enorme. I ritmi sono frenetici, con i quinti del Foggia che fanno malissimo alla difesa abruzzese costretta a concedere qualcosa sulle discese di Costa e Bjarkason. Al 38′ arriva anche la prima ammonizione della partita, dopo un’intervento pericoloso di Di Pasquale su Merola.

Al 41′ il Pescara va a un passo dal raddoppio: calcio d’angolo perfetto per la corrente Brosco che incorna e centra in pieno la traversa. Lescano qualche minuto dopo impensierisce Dalmasso con un destro secco appena dentro l’area. Si chiude così dunque la prima frazione, con il Pescara avanti 1 a 0 ma reo di aver sciupato moltissime occasioni per chiudere la pratica.

PESCARA-FOGGIA: IL RACCONTO DEL SECONDO TEMPO

Rossi attinge subito dalla panchina, inserendo Vacca al posto di un Petermann in ombra. Il secondo tempo ripercorre il primo, con il Foggia che sfiora subito il pari con un tacco al volo: miracolo di D’Aniello, uno dei protagonisti indiscussi tra le fila casalinghe. Arrivano altre brutte notizie però per l’allenatore romagnolo, costretto a far entrare Garattoni a causa di un infortunio muscolare di Bjarkason.

A fare la partita adesso è il Foggia, cosciente che il cronometro non è suo amico, non riuscendo però mai a impensierire più di tanto la retroguardia biancazzurra. La prima vera occasione arriva al minuto 65: Boben e D’Aniello non si intendono e Garattoni tenta il pallonetto che si spegne sul fondo. Zeman si accorge della stanchezza dei suoi e opta per un triplo cambio inserendo Vergani, Mora e Delle Monache.

I cambi danno subito i suoi frutti, col Pescara che trova la rete del raddoppio al 70′ con Merola imbeccato da una giocata fantastica del classe 2005. Il direttore di gara Monaldi però interrompe i festeggiamenti annullando il gol per fuorigioco, tra i fischi dell’Adriatico. L’ex allenatore di Palermo, Bologna e Sampdoria prova il tutto per tutto, togliendo Costa e inserendo un altro attaccante come Iacoponi.

Al 78′ gli ospiti si lamentano per un contatto su Garattoni, ma il VAR non richiama l’arbitro di Macerata lasciando la valutazione del campo. La tecnologia viene interpellata nuovamente qualche giro di orologio dopo, negando il rigore agli ospiti per una posizione di fuorigioco in fase di impostazione. Zeman butta dentro anche Desogus, cambiando tutto il trio offensivo per sfruttare le possibili occasioni in ripartenza. Il Foggia però, come ci ha abituato quest’anno, non molla mai: all’ultimo minuto di gioco sponda di Ogunseye e Rizzo firma il gol del pareggio che vale i supplementari.

PESCARA-FOGGIA: I SUPPLEMENTARI

I primi 5 minuti scorrono lisci ma poi il solito Rafia decide di caricarsi il Pescara sulle spalle con una giocata al limite e cross morbido con l’esterno: Desogus mette giù, finta e piazzato che non lascia scampo a Dalmasso. Col passare dei minuti il Foggia si apre e Delle Monache sfiora il gol su un’altra invenzione di un ispirato Desogus.

Rossi rischia il tutto per tutto inserendo Odjer e Rutjens  al posto di Di Pasquale e Schenetti. Le offensive del Foggia però si fermano tutto contro la retroguardia biancazzurra, con un Brosco autore di una partita stratosferica nella sua metà campo. I rossoneri però non vogliono abbandonare il sogno Serie B e al 10′ minuto del secondo tempo supplementare trovano la zuccata vincente di Markic da calcio d’angolo che vale il 2 a 2. Si va dunque ai calci di rigore, in una vera e propria lotteria fatta di nervi freddezza dal dischetto.

Markic segna il primo con qualche brivido, stesso esito per Mora che spiazza Dalmasso. Il secondo rigore spetta a Garattoni che tira altissimo sopra alla traversa. Il Pescara ha l’occasione per portarsi in vantaggio ma Cancellotti emula l’avversario. Gli errori continuano a fare da padroni con Ogunseye che non trova la porta. Rafia invece non sbaglia e porta il Delfino sul 2 a 1. È la volta di Peralta che sceglie lo stesso angolo del tunisino e spiazza D’Aniello. Dalmasso ipnotizza Aloi e rimette tutto in bilico, mentre Vacca e Vergani non sbagliano. Si va ad oltranza e il primo a calciare è Rutjens con l’estremo difensore biancazzurro che sfiora ma non riesce a parare. L’errore decisivo è dell’uomo che aveva riacceso la partita nel supplementare: Desogus apre troppo il piattone e il Foggia vola alla finale playoff contro il Lecco.

 

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Clamoroso al Manuzzi! Il Lecco elimina il Cesena ai rigori grazie a un super Melgrati ed è in finale

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Cesena-Lecco

La sfida di questa sera, la semifinale di ritorno dei playoff di Serie C CesenaLecco, ha emesso il suo verdetto: sono i blucelesti che, ai rigori, approdano in finale, dove dovranno contendersi la promozione in Serie B contro il Foggia (che ha anch’esso superato il Pescara dopo i calci di rigore).

Una partita emozionante che, dopo un primo tempo equilibrato ma in cui è il Cesena ad avere le occasioni più grandi per segnare, vede passare in vantaggio, al 56′, il Lecco con Buso. Il parziale, grazie ad un super Melgrati che tiene in vita i blucelesti con le sue parate, non cambia nei novanta minuti: visto il risultato della gara di andata, terminata 1-2 per i bianconeri, si va ai tempi supplementari. Niente da fare neanche nei trenta minuti addizionali: si decide tutto ai calci di rigore. Dal dischetto è decisivo l’errore di Mustacchio, ipnotizzato dal migliore in campo Melgrati, e il successivo penalty trasformato da Lepore che fa partire la festa per la squadra lombarda.

LA CRONACA DELLA PARTITA

Il primo squillo è del Cesena, che va vicino al vantaggio con una conclusione di Silvestri, respinta in corner da Melgrati. Dopo lo spavento iniziale, il Lecco comincia a creare buone trame offensive, non riuscendo però ad andare al tiro. È poi Cristian Shpendi ad avere la palla dell’1-0, ma è ancora una volta super Melgrati. Dopo pochi minuti, si accende anche l’altro gemello Shpendi, quello con il numero 11 che fa di nome Stiven, che in progressione palla al piede arriva a tu per tu con l’estremo difensore bluceleste ma allarga troppo la conclusione, con la sfera che termina a fil di palo spegnendosi sul fondo. Il primo tempo termina sullo 0-0: è il Lecco a fare la partita, senza però essere concreto davanti. Il Cesena, invece, si difende in modo ordinato e cerca di rendersi pericoloso quando recupera palla sfruttando la velocità dei “gemelli del golShpendi.

La ripresa inizia con un’occasione colossale per il Cesena. In un’azione offensiva bianconera, dopo un rimpallo la palla arriva sui piedi di Cristian Shpendi: la punta spara però clamorosamente alto da due passi, mentre i tifosi di casa stavano già liberando l’urlo di gioia per la rete dell’1-0. Gol mangiato, gol subito: su una ripartenza, Girelli mette uno splendido filtrante per Buso, che finta il tiro, supera Prestia e incrocia battendo Tozzo, per poi andare ad esultare sotto il settore dedicato agli ospiti. È un gol importantissimo, che rimette in parità la doppia sfida al 56′. Il Cesena risponde con Stiven Shpendi, ma Melgrati si supera ancora sull’attaccante classe 2003 con due autentici miracoli.

I canonici novanta minuti terminano sul risultato di 0-1, si va quindi ai tempi supplementari: le squadre, molto stanche, non riescono a schiodare il risultato dal 2-2 complessivo neanche nei trenta minuti addizionali. Si decide tutto ai calci di rigore: sotto la curva del Cesena parte a battere il Lecco, segnano Celjak, Mercadante, Zuccon, Stiven Shpendi, Bunino, Chiarello, Scapuzzi, poi sbaglia Mustacchio, ipnotizzato da Melgrati. Il Lecco ha il match-point con Lepore: il 32 non sbaglia e regala il passaggio del turno alla squadra lombarda.

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