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Non dimentichiamoci di Karim Benzema

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Non dimentichiamoci di Karim Benzema

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È possibile dimenticare il calciatore francese più prolifico della Liga e della Champions League? L’unico francese, assieme al solo Varane, ad aver vinto quattro Champions League?

Non possiamo rispondere con certezza a questi quesiti, ma ogni discorso o pensiero fatto su Karim Benzema presenta delle controversie. Che si parli di calcio giocato, di scelte di vita o di qualsiasi altra cosa Benzema divide. Divide le folle, le opinioni e più di tutti il popolo francese.

La sua parabola umana e sportiva è comparabile a quelle della maggior parte degli atleti NBA. Infanzia in un quartiere difficile (Bron, Lione), legami indissolubili con le sue origini e una sicurezza nei propri mezzi abbinata all’ostentazione dell’essere un calciatore. Se in America questo arco narrativo all’interno della vita di uno sportivo è all’ordine del giorno, la figura di Benzema si è scontrata più e più volte contro l’anima conservatrice di buona parte della Francia, finendo per incancrenirne il rapporto.

Per gran parte della sua carriera però, Karim Benzema su una cosa ha ottenuto solo feedback positivi: le abilità da calciatore. Questa unilateralità di giudizi, da quando il suo modo di giocare si è dovuto incastrare con quello di Cristiano Ronaldo, è diventata parziale, lanciando le prime ombre sul suo reale valore. Segna pochi gol, non è mai decisivo ed ogni estate è quella buona per vedere il Real liberarsene. Ma nonostante questo, il matrimonio tra il francese e la Casa Blanca ha raggiunto i 10 anni di età, con lo spettro del divorzio sempre più lontano.

IO E POI TUTTI GLI ALTRI

Molti non lo ricorderanno, alcuni forse neanche lo sapranno, ma prima di questi 10 anni a Madrid Karim Benzema era il pezzo pregiato del Lione tiranno in Francia dei primi anni 2000.

All’inizio parlò normalmente, poi ci guardò e disse: “Sentite, io sono qui per prendermi il vostro posto”

Dopo aver bruciato tutte le tappe delle giovanili, il giovane Karim viene aggregato alla prima squadra, e con la frase sopracitata si presenta ai nuovi compagni. Sicurezza nei propri mezzi, come dicevamo. Sidney Govou, colui che ha svelato questo retroscena, pensò subito che si fosse montato la testa, ma in pochi mesi si accorse di aver preso una buca. Ed anche piuttosto profonda.

Quando segna i primi due gol in Champions League la barba folta che oggi ne ricopre il volto è solo un desiderio di gioventù. La consacrazione – sì, perchè già di consacrazione si parla – arriva puntuale al quarto anno in prima squadra.

Nella stagione 2007/2008 i francesi conquistano campionato e Supercoppa con 31, ripeto, 31 gol di Benzema spalmati tra queste due competizioni, la coppa di Francia e la Champions League. In quest’ultima il Lione si arrende agli ottavi di Finale contro il Manchester United futuro campione, al termine di una doppia sfida in cui Benzema affigge il suo nome nella memoria di tutti. Una prestazione gagliarda dei francesi tra le mura del vecchio Stade de Gerland non basta per estromettere dalla competizione l’undici di Ferguson ma, come detto, le copertine sono tutte per la nouvelle star del calcio francese.

Il gol che apre la doppia sfida lo realizza proprio lui, ed è un concentrato di tecnica, rapidità e pura potenza. Toulalan converge verso il centro, vede e serve il numero 10 che controlla con il sinistro, si gira in un fazzoletto e con un tocco di destro ricava lo spazio giusto per mirare alla porta di Van Der Sar. La conclusione è fulminante e non lascia scampo al portiere olandese. Un gol dal coefficiente di difficoltà elevatissimo se consideriamo che era accerchiato da 4 avversari, di cui uno fa Rio di nome e Ferdinand di cognome.

https://gph.is/g/EJllPBe

Ripetersi è sempre più difficile che affermarsi. Un assunto che nello sport si è mostrato più volte veritiero, ma che viene dribblato da Karim Benzema.

L’anno successivo è peggiore nei risultati di squadra, ma quasi allo stesso livello di quello precedente in termini personali. La versione lionese di Benzema è quella di un finalizzatore completo in tutti i fondamentali che aggiunge al fiuto del numero 9 la creatività nel dribbling tipica di chi ha affinato la sua tecnica tra asfalto e campi spelacchiati.

Non è raro vedere Benzema costruirsi tiri partendo ogni volta da zone del campo diverse assecondando le sue sensazioni. Lo scorrere degli anni gli ha sicuramente tolto quella falcata leggera con la quale attaccava la profondità e costringeva agli straordinari le difese, ma la sensibilità nel primo controllo, il gioco spalle alla porta, la ricerca dell’associazione con i compagni sono rimasti intatti.

https://gph.is/g/4LxxdGp

https://youtu.be/fwbu7-JvJnU

 ¡HALA MADRID!

Passa la palla come Zidane e segna come Ronaldo il brasiliano.

A 8 anni di distanza, nel documentario consigliatissimo e disponibile su Netlfix Le K Benzema, Florentino Perez giustifica così i 35 milioni spesi per regalare l’attaccante di origini algerine a Manuel Pellegrini.  Un endorsement non da poco, ma che dopo i primi 12 mesi non collima con le prestazioni dell’ex Lione. Chiuso, scuro in volte, di poche parole, quasi impaurito. L’impressione è che Karim lontano da Lione non sia in grado di dar sfogo alle sue potenzialità.

L’inizio fu difficilissimo. Io e Karim vivevamo nello stesso albergo, ma parlavamo poco perchè non conosceva nè l’inglese nè lo spagnolo. 

Anche il punto di vista dell’ex partner d’attacco Cristiano Ronaldo rende percettibili le difficoltà di Benzema.

La stagione, infatti, si conclude con una stiracchiata doppia cifra di gol, la maggior parte segnati a partita in corso nelle abituali goleade madrilene. Higuain, coetaneo di Benzema, è il miglior marcatore della squadra e un avvicendamento tra i due appare sempre più improbabile.

Il disgelo con Madrid avviene solo tra il primo ed il secondo anno di Mourinho, quando Benzema comincia ad assumere un ruolo più centrale nelle rotazioni. Con il portoghese tra amore e odio vince la sua prima Liga e flirta ripetutamente con la Champions League, mentre è con Carlo Ancelotti che sfata l’incantesimo della decima. L’allenatore italiano, da tutti ricordato con un sorriso a Madrid, sbarca nella capitale spagnola quando Higuain è in volo verso Capodichino, e con esso la concorrenza per il posto da titolare al centro dell’attacco madrileno.

L’elisir di lunga vita di cui si nutre Benzema a Madrid è frutto principalmente della sua capacità di saper plasmare il proprio modo di giocare. Nel corso degli anni abbiamo tutti ammirato la facilità con cui Ronaldo ha reso meno fumoso e più incentrato sulla finalizzazione il suo gioco, ma in quanti hanno lodato la presenza al suo fianco di Benzema?

Negli anni in cui il portoghese seminava il panico sulla fascia sinistra Benzema gravitava al centro dell’area nell’attesa di raccogliere le briciole degli attacchi del compagno. Quando la figura di Ronaldo ha cominciato a stagliarsi in maniera sempre più costante nell’area di rigore, il francese ha reso più fluida la sua posizione, permettendo al compagno di seguire i propri istinti.

Benzema 2015/16

Benzema 2016/2017

Benzema 2017/2018

Al logorarsi delle doti atletiche Benzema ha risposto rendendo ancor più sofisticata la sua conoscenza del gioco, sopravvivendo grazie alla rifinitura nei periodi di magra in termini realizzativi.

Ovviamente in questo suo mutamento c’è stata la mano saggia di Zinedine Zidane, amico prima che allenatore. I due sono nati a 20 km di distanza e quest’intesa di natura culturale è sfociata in una reciproca stima calcistica. Zizou l’ha sempre difeso definendolo il migliore dei suoi e lui lo ha ricompensato marchiando a fuoco le 3 Champions League. L’anno scorso sfruttando i suicidi prima di Ulreich e poi di Karius, due anni fa togliendo le castagne dal fuoco nella semifinale di ritorno contro l’Atletico con un trick sulla linea di fondo sensazionale.

https://gph.is/g/Zx11Jml

Protegge palla, con l’esterno destro aggira Savic, contiene il rientro ed ingaggia l’uno contro tre. Ho fatto la prima cosa che mi è passata per la testa – commenta lui. I centimetri a disposizione sono pochissimi e Benzema li utilizza tutti. Usa il piede sinistro come il bordo del marciapiede su cui, nel calcio di strada, si fa rimbalzare la palla per superare l’avversario, resiste alle sbracciate di Savic e Gimenez e premia l’accorrente Kroos. Un dribbling regale.

NON MANCANO I RIMPIANTI

Come se fosse la cosa più semplice del mondo, nell’Annus Horribilis del Real Madrid, Benzema ha risposto all’addio di Ronaldo riprendendosi le chiavi dell’attacco toccando quota 30 gol stagionali (non gli riusciva dal 2011/2012). I numeri, ovviamente, hanno fatto tornare in auge il suo nome e l’anno prossimo sarà interessante vederlo all’interno del Real Madrid targato Zidane 4.0.

Ma nonostante un’epopea madrilena condotta sempre ai vertici, il rimpianto di non aver visto Benzema al fianco degli attuali Campioni del Mondo c’è ed è grande.  Anche dopo l’assoluzione dal celebre caso Valbuena, Benzema non ha più vestito la maglia della Francia. Con Deschamps il rapporto è ai minimi storici, mentre il presidente della federazione calcistica francese lo ha definito in fase calante e quindi non all’altezza della Nazionale.

Questa diatriba, che aldilà delle parole di quest’ultimo con il calcio c’entra poco e nulla, non deve condizionare i giudizi davanti ad un calciatore dal talento tanto unico quanto universale. E che forse solo con il sedimentarsi della sua eredità otterrà il giusto riconoscimento.

 

 

 

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Arrivano le parole di Gravina su Acerbi: “La sentenza va rispettata”

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FIGC

Dopa la decisione del giudice sportivo di assolvere Acerbi sono arrivate le dichiarazioni del presidente della Figc Gabriele Gravina circa l’accaduto. Nelle ultime ore la sentenza aveva scatenato le reazioni più disparate, a partire dall’indignazione del Napoli resa nota tramite un suo comunicato ufficiale. A cercare di placare le acque ci ha provato proprio Gravina, a conclusione dell’Assemblea di Lega odierna. Gravina ha invocato il rispetto verso la sentenza del giudice sportivo. Inoltre si è pure detto disposto a credere alla difesa di Acerbi che aveva saltato per via del caso gli ultimi impegni con la Nazionale italiana. Di seguito vi riportiamo le sue dichiarazioni.

GRAVINA – “L’assoluzione di Acerbi? Si tratta di una decisione del giudice che tutti devono accettare, compreso chi non si sente soddisfatto. Esistono  principi che devono essere rispettati altrimenti corriamo il rischio di  far saltare tutto il sistema. Io accetto il verdetto e sul piano umano  abbraccerò il ragazzo quando lo incontrerò. Abbiamo saputo di una verifica da parte del giudice sportivo e allora, per evitare forme di distrazione, lo abbiamo lasciato a casa. È stata una decisione a scopo precauzionale, non perché già condannato. Acerbi ha fornito le proprie motivazioni e noi crediamo alle parole del ragazzo”.

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Flash News

Kvaratskhelia in dubbio per l’Atalanta: oggi la decisione

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Khvicha Kvaratskhelia, giocatore del Napoli - Serie A, Coppa Italia, Supercoppa Italiana, Champions League

Nella giornata di oggi Khvicha Kvaratskhelia farà ritorno a Napoli. Nel corso del match contro la Grecia che è poi valso la qualificazione a EURO24 con la sua Georgia, l’esterno sinistro è stato costretto ad uscire dal campo a causa di un dolore all’inguine. La sua nazionale ha poi vinto lo stesso ai calci di rigore. La sua presenza contro l’Atalanta resta ancora in dubbio.

LE CONDIZIONI DI KVARATSKHEILA

Come riporta Il Mattino, Kvaratskhelia sarà valutato nelle prossime ore dallo staff del Napoli. La speranza è che si tratti solo di un affaticamento muscolare. Se così dovesse essere la sua presenza in campo per la sfida contro l’Atalanta non sembra essere in discussione. Se invece si dovesse trattare di uno stiramento il georgiano dovrà stare ai box per qualche settimana. il Napoli aspetta il rientro di Kvaratskhelia per capire se sarà necessaria o meno una risonanza magnetica. Vedendo i video che sono circolati sui profili social dello stesso georgiano, che lo ritraevano festeggiare coi compagni, la speranza è che davvero non sia nulla di grave. Il popolo azzurro dovrà restare con il fiato sospeso ancora per qualche ora. Ricordare l’importanza della sfida contro l’Atalanta è quasi superfluo: si potrebbe trattare infatti dell’ultima chance per la Champions League.

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Calcio Internazionale

Futuro Lewandowski: l’Arabia un’opzione ma attenzione all’Atletico

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Barcellona Lewandowski

Il futuro di Robert Lewandowski è molto incerto. I media spagnoli parlano da qualche settimana di un interesse molto forte da parte dell’Arabia Saudita. Si parla addirittura di un’offerta da 100 milioni di ingaggio, cifre folli che potrebbero far vacillare l’attaccante polacco. Secondo quando riporta Sport ES però, su Lewandowski ci sarebbe anche un interesse di un altro club spagnolo: l’Atletico Madrid. Nonostante la rivalità sportiva tra Barcellona e Atletico, le due società hanno spesso fatto affari insieme, quindi quest’operazione non sembra del tutto impossibile.

Lewandowski non sembra voler andare via da Barcellona, ma il club catalano sta prendendo in considerazione una sua possibile cessione, in quando per contratto, l’ingaggio del giocatore è destinato a salire con il passare degli anni. Il classe ’88 ha segnato 20 gol e fornito 9 assist in 39 partite totali: numeri ancora una volta super. La carta d’identità però recita 35 anni e anche per questo motivo il Barcellona potrebbe decidere di sacrificare il suo bomber per puntare su un giocatore più giovane come Vitor Roque, andando ad allinearsi con la politica del club degli ultimi anni.

Una cosa è certa: chiunque riuscirà ad accaparrarsi il contratto di Lewandowski sarà autore di un affare. Basterà solo aspettare per vedere con quale maglietta segnerà una valanga di gol il prossimo anno.

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Calcio Internazionale

ESCLUSIVA – Andrea Compagno, dalla chiamata in Nazionale di Mancini all’avventura in Cina

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Andrea Compagno

Andrea Compagno si è da poco trasferito in Cina, al Tianjin Tiger Football Club, lasciando lo Steaua Bucarest dopo 1 anno e mezzo di gol e grandi soddisfazioni personali. Compagno è nativo di Palermo, nel quale gioca con le giovanili della squadra della città prima di trasferirsi al Catania. Inizia dunque il suo girovagare per l’Italia, sempre giocando nei vari gironi della Serie D, ma senza mai incidere veramente. La sliding doors della sua carriera porta il nome di San Marino, dove va a giocare accasandosi al Tre Fiori.

All’ombra del Titano Compagno vince campionato e coppa, venendo eletto nella stagione 2018/2019 miglior giocatore straniero e capocannoniere del campionato con 22 gol. Trova anche il tempo di segnare il suo primo gol internazionale durante i preliminari di Europa League. Tutto ciò gli vale la chiamata del Craiova, nella Serie B romena, che vince al primo tentativo. L’impatto in SuperLiga è ottimo, tanto da convincere lo Steaua Bucarest (oggi FCSB) a comprarlo per 1.5 milioni di euro, più una clausola del 10% sulla futura rivendita. Nel 2022 è il miglior marcatore italiano nei massimi campionati europei, con Mancini, allora CT della Nazionale, che confida ai media di seguirlo.

La chiamata del tecnico arriva, con la dirigenza dello Steaua Bucarest che riceve la notifica dell’inserimento del loro attaccante nella lista dei pre-convocati di marzo 2023. Andrea Compagno vive il momento più alto della sua carriera, ma inspiegabilmente, all’alba della corrente stagione, arriva la rottura con la società. Il vulcanico presidente dello Steaua, George Becali, cambia improvvisamente opinione su Compagno. Tante le parole dette e riportate dai giornali romeni sulla trattativa che lo ha portato in Cina, ma in esclusiva per l’Italia, Compagno ha spiegato a noi di Numero Diez come sono andate realmente le cose, ripercorrendo questi mesi così difficili per lui. Inevitabile porre uno sguardo su quello che è stato il suo passato, sulle tante fatiche fatte per arrivare dove è oggi, ma anche sul suo futuro, in un altro continente e con la solita voglia di migliorarsi giorno dopo giorno.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA SERIE D E L’ALL IN CON SAN MARINO

In Italia hai giocato in Serie D, spostandoti dal Sud al Nord sin da molto giovane, con contratti che specialmente all’inizio ti obbligavano ad andare a fare la spesa con la calcolatrice. Che consiglio ti senti di dare a quei ragazzi che stanno vivendo oggi quel tuo momento?

Quello è stato un periodo bello e brutto allo stesso tempo. Lì vedi più passione di quella che trovi a livelli più alti. Andando avanti nella mia carriera ho visto molti giocatori con la pancia piena, che mi hanno fatto pensare a quanti miei vecchi compagni di squadra avrebbero pagato per essere al loro posto. Quello che a me ha salvato è stato vivere nel mio sogno, nella incondizionata fiducia di potercela fare. Vivevo, mi allenavo e giocavo come se fossi in Serie A. Neanche quando prendevo 400 euro al mese la mia testa è andata a cercare altro, un qualcosa di più sicuro. Fondamentale poi è stata la perenne voglia di migliorarmi. Ce l’ho ancora adesso e penso che ce l’avrò fino all’ultimo giorno della mia vita“.

Lo snodo cruciale della tua carriera è stato scegliere di andare a giocare a San Marino. Nonostante non fosse una lega di livello, era un campionato che ti permetteva di giocarti le coppe europee, cosa che nel CV di un calciatore fa la differenza.

Sono coincise due cose. La risoluzione di un problema alle ginocchia in primis, una condropatia rotulea, grazie a un medico di Palermo che ha capito quale fosse il problema. Fino a quel momento io mi ero abituato all’idea di dover giocare a calcio con il dolore. E poi essendo a San Marino mi stavo giocando un trofeo e l’accesso ai preliminari delle coppe europee, cosa che mi galvanizzava. Ho fatto molto bene, trovando anche il gol in Europa e riuscendo ad aprirmi le porte per l’estero“.

Dopo tutto il tuo percorso, dopo tutte le fatiche che hai dovuto affrontare, cosa ha voluto dire per te essere nella lista dei convocati della Nazionale campione d’Europa?  

Ancora adesso mi vengono i brividi a pensarci. Era un buon momento della stagione con lo Steaua, eravamo in una buona posizione in classifica e a coronamento del momento arriva la chiamata. Mi cercavano tutti, ma a me non piace stare sotto i riflettori, volevo essere concentrato sul campo e sulla squadra. Sono orgoglioso se ripenso a ciò che ho fatto e ciò che ho ottenuto, per me era impensabile. L’unico rimpianto è stato poi che la convocazione in sé non si è concretizzata, per cui non ho mai varcato i cancelli di Coverciano. Farlo penso che avrebbe donato a qualche direttore di squadre di Serie A un pizzico di coraggio in più sullo scommettere su di me la scorsa estate. Rimane però tutto così bello e magnifico che per me è impossibile dargli un’accezione negativa“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – L’ESCLUSIONE SENZA PREAVVISO ALLO STEAUA

Il tuo trasferimento dallo Steaua Bucarest ha molto a che fare con i rapporti compromessi con il presidente. La sua opinione su di te quando cambia e perché?

Dopo la stagione dei 21 gol, per cui per me era inimmaginabile in quel momento un cambio di opinione sul mio conto. Inoltre aveva deciso di giocare con il falso 9. Un attaccante con le mie caratteristiche non era più quello che voleva, secondo lui non ero neanche da Steaua Bucarest. Ha fatto si che giocassero punte centrali dei calciatori non abituati a quel ruolo pur di non mettere me. Sono stati 6 mesi d’inferno da questo punto di vista, ma i tifosi mi hanno sempre dimostrato il loro affetto. Mi dispiace per come si è chiusa, se proprio avessi dovuto lasciare lo Steaua, l’ideale sarebbe stato farlo d’estate. Dopo i tanti gol e la chiamata di Mancini, sarebbe stato perfetto andare in crescendo, aumentando l’importanza del campionato“.

C’è stata una concreta opportunità durante quel periodo di fare questo salto di qualità?

Il mio obiettivo era quello di andare in un campionato che fosse più competitivo agli occhi della Serie A, che rimane il mio sogno. Quello olandese o quello belga sarebbero stati perfetti. Un’offerta come quella che desideravo era anche arrivata, dall’Heerenveen in particolare. Offrirono 1.5 milioni, ma il presidente rilanciò a 2. In quel frangente non voleva cedermi, l’obiettivo era entrare nei gironi della Conference League. Nel momento in cui non ci riuscimmo, si convisse del fatto che in campionato avrebbe voluto quel famoso falso 9. Tutto questo però è accaduto poco dopo aver rifiutato l’offerta dell’Heerenveen. Erano arrivate anche proposte dall’Italia, dalla Serie B, ma sentivo che non fosse la tappa ideale per il mio percorso“.

E come mai se il tuo obiettivo è giocare un giorno in Serie A, hai deciso di rifiutare la cadetteria? Per certi versi ti avrebbe avvicinato al suo raggiungimento. 

Se fossi sceso in una lega di secondo livello, avrei poi avuto problemi se un un giorno avessi scelto di tornare all’estero. La Serie B è un campionato di assoluta importanza, con molta più qualità di quella che ne è la sua considerazione in altri paesi, ma fuori dall’Italia si concentrano su altro. Prima di te guardano altri 100 mila giocatori che giocano in campionati di serie superiori, anche se di livello inferiore alla B. Stare all’estero mi ha dato tanto, non voglio perderlo. Oltre quelle c’erano state offerte dal Kazakistan e dall’Ungheria, ma non avrei alzato il livello rispetto la Romania come volevo“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA VERITÀ SULLA TRATTATIVA CON IL KONYASPOR

I giornali romeni hanno riportato anche dell’offerta del Konyaspor, in Turchia, che però avresti rifiutato nonostante saresti stato in un campionato con diversi ponti per la Serie A. 

Proprio per tutto il discorso che abbiamo fatto finora sul prestigio del campionato, io do subito la mia disponibilità quando vengo a sapere di quest’offerta da 150 mila euro che avevano fatto al club. Era una trattativa ben avviata, ma sono mancate le condizioni per chiuderla“.

È stata fatta uscire la notizia per la quale l’offerta del Konyaspor non fosse di 150 mila euro, ma di circa mezzo milione, e che tu avessi rifiutato la destinazione preferendo lo stipendio cinese. 

Tutte cavolate, sia le cifre sia il fatto che l’offerta del Konyaspor fosse arrivata insieme a quella cinese. Si era semplicemente inserita una persona che per puro interesse personale prometteva al presidente di fargli arrivare un’offerta più alta dalla Turchia, ma non ce ne era più nessuna in realtà. In Cina stava per arrivare il capodanno cinese, e mi avrebbero dovuto tesserare per forza prima di questa scadenza. Per colpa di questo contrattempo stavo rischiando di non ultimare in tempo i dettagli con il Tianjin“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA CINA COME NUOVA TERRA DA CONQUISTARE

Non ti ha spaventato la fuga dei grandi nomi che c’è stata negli ultimi anni dal campionato cinese nel momento in cui lo hai scelto? 

Non posso esserne spaventato. Quelli erano giocatori che percepivano stipendi molto lontani dalla mia situazione. È un’opportunità importante per me, ci sono solo 5 posti per gli stranieri per squadra, e le speranze che ripongono in questi sono alte. Per questo è difficile vedere dei contratti lunghi, ma anche solo entrare nel campionato è complicato“.

Cosa ti ha sorpreso in questi primi mesi lì?

Il livello degli stranieri è molto alto, ma anche tra i cinesi vedo buone individualità. Certo, le mie sono solo prime impressioni, sono appena arrivato, ma è chiaro che loro stiano investendo tanto. Hanno degli stadi enormi e all’avanguardia, nella città dove sono io ce n’è uno da 30 mila posti e un altro da 60 mila. Non hanno però la cultura del centro d’allenamento come casa base, noi ci alleniamo direttamente allo stadio per esempio. È diverso da quello a cui ero abituato. Quello che certamente dimostrano è tanto entusiasmo e tanta organizzazione, che si riflette anche in allenamento. Prepariamo ogni situazione, calci piazzati, rimesse laterali… sto lavorando sulla tattica molto più qui che in passato“.

La Cina porta 4 squadre alla Champions League asiatica, che oltre a essere un’altra competizione internazionale a cui potresti prendere parte, ti potrebbe far vivere delle esperienze con giocatori incredibili. Quanto speri di ritrovarti a giocare il prossimo anno con personaggi del calibro di CR7?

Se non è lui ce ne sono tanti altri. Qui c’è un entusiasmo incredibile anche solo per il campionato, non oso immaginare cosa vorrebbe dire fare la Champions. Sono sincero, come ho fatto appena arrivato in Romania, me la voglio vivere giorno per giorno. Ragiono partita dopo partita con la volontà di farmi apprezza qua come fatto altrove“.

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