L’ultima giornata della Serie A 2016/2017 è stata tutto fuorchè adatta ai deboli di cuore. Il saluto di Totti ai colori giallorossi, accolto da una generale commozione da tutto il mondo calcistico, era un evento atteso oramai da alcune settimane. Ciò che è avvenuto poche ore più tardi era impossibile da prevedere invece. Il Crotone ha raggiunto la salvezza sorpassando i diretti rivali dell’Empoli all’ultima giornata. Un evento che già di per sé meriterebbe attenzione ma, prendendo in considerazione la clamorosa scalata intrapresa dai pitagorici sul finale di campionato, va trattato con tutti i crismi di un vero e proprio miracolo sportivo.
CREDERCI SEMPRE
La squadra di Nicola a inizio campionato non sembrava attrezzata per il salto di categoria: l’ossatura della squadra era rimasta invariata rispetto a quella dell’anno precedente in B e i rinforzi più di spessore limitati al solo reparto offensivo. Al termine del girone di andata i pronostici sono stati mantenuti: i calabresi occupavano l’ultima piazza della classifica a soli 9 punti, accusando in modo quasi drammatico lo scotto della prima annata nella massima serie. La media inferiore al mezzo punto a partita pareva una sentenza, nessuna formazione era mai riuscita a raggiungere la salvezza collezionando così pochi punti nelle prime 19 partite.
Nonostante la tragica situazione il presidente Vrenna e il ds Ursino non hanno mai messo in discussione il tecnico. Per molti un segno di resa anticipata. Così mentre i rivali che condividevano le ultime posizioni in griglia, come Palermo e Pescara – poi retrocesse -, cambiavano guida tecnica, il Crotone si è sempre affidato a Nicola, nonostante gli scarsi frutti del lavoro svolto. Andare controcorrente non è da tutti e lo è ancora meno in uno sport che vanta un grande seguito come il calcio in Italia. Quando le cose vanno male il buon costume calcistico italiano prevede l’immediato allontanamento dell’allenatore, con la consapevolezza che le cose potranno andare solo peggio – come quasi sempre effettivamente accade -, ma dando all’esterno l’idea di averci provato in modo da evitare critiche.
Dopo 29 turni la situazione che si presentava a una rapida visione della classifica era pressochè immutata. 1 a 0 in casa contro la Fiorentina, 14 punti e possibilità di salvezza rasenti allo zero per tutti. O quasi. A portare ancora un lumicino di speranza è stata la famiglia Vrenna che ha confermato nuovamente il tecnico piemontese, apprezzato per l’operato. La squadra faceva sempre la sua bella figura ma, vuoi per sfortuna, vuoi per inesperienza, i risultati latitavano ad arrivare.
LA SCALATA
La salvezza sembrava un miraggio, i punti di distanza un’infinità e la fiducia dei calciatori ormai sotto i tacchetti. Queste le premesse dell’impresa che ha portato una formazione da 1 punto ogni due partite a totalizzarne 20 in 9 match, con una media da Champions League.
Nicola ha il grande merito di aver sempre mantenuto unito il gruppo, nonostante le molte difficoltà. Unione e una dose di fortuna, fino a lì grande assente, hanno spinto la squadra al photofinish. Così al Bentegodi contro il Chievo è arrivato un 2 a 1, maturato nei minuti finali grazie alla rete di Falcinelli, che ha fatto rialzare la testa, subito dopo la doppietta dell’ex Sassuolo all’Inter che ha regalato i 3 punti e insieme una nuova consapevolezza. Poi 3 vittorie – contro Sampdoria, Pescara, Udinese– intervallate da 2 pareggi – Torino e Milan – e l’unica sconfitta allo Juventus Stadium.

Diego Falcinelli, grande protagonista dell’impresa pitagorica
Una squadra già condannata alla retrocessione si è ritrovata così a giocarsi la permanenza all’ultima giornata. Un traguardo già inimmaginabile fino a poche settimane prima. A -1 dall’Empoli, atteso dalla trasferta palermitana contro una squadra già matematicamente retrocessa da tempo, si profilava comunque un’eventualità assai improbabile.
IL LIETO FINE
Il finale di questa favola è uno Scida intero che canta sulle note di Rino Gaetano. Il lieto fine che premia chi ha saputo aspettare e dare fiducia, chi ha sempre lottato pur dato sconfitto in partenza, chi non ha smesso di inneggiare la propria squadra nei periodi più bui. Non sarà la vittoria di un campionato o di una coppa, non si tratterà di Ronaldo o Messi, non sarà avvenuto a Londra o Madrid o Milano, ma questo poco conta. Una piccola realtà che ha coltivato il suo sogno e ha trovato forza al proprio interno, valicando i propri limiti prima di far esplodere un’immensa emozione. Questo è il calcio.
Un grazie a tutto il Crotone.