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Incognita Nuggets. Piacevole sorpresa o altro deludente flop?

Basket

I Denver Nuggets: futura contender o ennesima delusione?

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La NBA è una delle leghe sportive maggiormente competitive al mondo, dove sono necessari impegno, volontà, determinazione, aggressività ma anche serietà, programmazione e conoscenza del settore e del gioco della pallacanestro. Il basket infatti è in grado di far emozionare i suoi tifosi in maniera eccelsa, grazie alle qualità delle partite e dei giocatori, ai quali permette di entrare nella storia tramite prestazioni leggendarie ma non evita loro anche la possibilità di finire nell’anonimato o addirittura nel dimenticatoio dopo stagione deludenti. Uno sport estremamente esigente e pretenzioso, che ti può far passare dal mito al limbo cestistico in poco tempo, ma allo stesso mofo emozionante e coinvolgente, capace di garantire spettacolo.
In questo ambiente non possono che eccellere tutte quelle società in grado di emergere grazie a decisioni a lungo termine e progetti per il futuro, architettati nella maniera giusta per puntare alla vittoria. Ogni franchigia è diversa dalle altre, alcune sono caratterizzate dall’essere vincenti, come Boston e Los Angeles, altre dalla loro serietà, i San Antonio Spurs su tutti, mentre altre ancora dall’essere eterne incompiute come i Minnesota Timberwolwes. In quest’ultima categoria non possono mancare i Denver Nuggets, squadra da sempre con ottimi prospetti e con diverse stelle nella sua rosa sia negli anni passati che negli ultimi tempi, ma mai, tranne in qualch rara occasione, pronti a sfruttare a pieno il loro potenziale per puntare alla conquista del titolo o addirittura ai playoffs, sfumati nelle ultime due stagioni.

GIOVANI E SPENSIERATI

Nessuno può negare che il roster attuale della franchigia del Colorado sia pieno di giovani interessanti, talentuosi e con gran voglia di stupire. Le scelte della dirigenza nelle ultime stagioni miravano proprio a creare un gruppo di giocatori pronti a esplodere in breve tempo per fare le fortune dei Nuggets. La scelta di puntare su Malone come allenatore non ha ancora dati i suoi frutti visto il mancato approdo nella post-season da quando lui è sulla panchina, anche se sotto la sua guida si stanno affermando molti prospetti su cui la società ha deciso di investire. Nikola Jokić al momento rappresenta uno dei nomi più interessanti di tutta la lega, tant’è che la società solo due stagioni fa ha deciso di dare via l’altro lungo della squadra, Jusuf Nurkic, per far emergere appieno tutto il suo valore. L’appena 23 enne serbo ha giovato molto del ruolo datogli all’interno dei Nuggets, che lo ha portato a siglare 18,5 punti di media nella ultima stagione. Inoltre le grandi doti da rimbalzista e passatore lo hanno reso il cardine della squadra. In quel di Denver però non è l’unico ad essersi messo in mostra. Difatti anche tasselli come Gary Harris e Will Barton si sono dimostrati fondamentali nell’ultimo biennio. Il primo ha garantito stabilità difensiva e maggiore alternative in attacco, con grandi percentuali fuori dall’arco dei tre punti. Il secondo invece fa del dinamismo il suo punto di forza, insieme al grande spirito di squadra, grazie al quale ne è diventato uno dei leader mentali.
Discorso a parte per Jamal Murray. Il canadese è stato scelto dai Nuggets due anni fa, ma non ha mai convinto in pieno. Ancora ad oggi sia Malone che tutto l’ambiente aspettano con ansia la sua esplosione e definitiva consacrazione, visto che di bravura anche in lui ce ne è a ben donde, e non può che far comodo alla sua squadra, che ha l’obbligo di presentarsi ai playoffs nella prossima annata.

 

 

IL DRAFT

With the fourteenth pick of the 2018 Nba Draft, the Denver Nuggets select Micheal Porter Jr from the University of Missuori“.

Questo recitava Adam Silver, commissioner della NBA, lo scorso 21 giugno al Barclays Center di Brooklyn nell’ultima edizione del Draft. Quest’ultimo,si sa, non è una scienza esatta, ma al contrario una scommessa, dove chi ha occhio e lungimiranza può piazzare il colpo dell’anno, o altrimenti realizzare una grande delusione. Negli anni passati sono state realizzate scelte celebri come Draymond Green, preso alla 35 dai Warriors, o Ginobili, chiamato alla 58 dagli Spurs di Popovich.
I Nuggets negli ultimi anni hanno dimostrato di saperci fare. Jokic ottenuto alla 41 è stata una chicca di Tim Connelly, ex General Manager, così come Harris.
L’ultima decisione della società è ricaduta su Porter Jr, considerato da molti un grandissimo talento, con futuro quasi assicurato. Ovviamente non è tutto già stabilito, l’NBA è cannibale, non ti risparmia nemmeno un secondo ed è pronta a metterti alla porta non appena abbassi la guardia. Nonostante ciò il giovane della Columbia ha già dimostrato di saper reggere la pressione ed è pronto per questa nuova avventura, avendo già dichiarato di essere entusiasta di giocare per i Nuggets nella prossima stagione. La franchigia ha comunque azzardato nel prenderlo viste le sole tre partite giocate con i Tigers del Missuori, a causa dei vari infortuni che lo hanno tenuto fuori tutta la stagione. Infatti il ragazzo prima dell’approdo al college era considerato alla pari di Ayton e Bagley, scelti con la numero 1 e 2 all’ultimo Draft. Tutto questo era possibile per i grandi numeri sfoderati ai tempi dell’High School, dove ha fatto registrare di media 36.2 punti, 13.6 rimbalzi e 5 assist. Le premesse erano e sono ancora quelle giuste, sebbene il fisico sia più vacillante di prima a causa degli acciacchi che ne hanno contraddistinto il cammino cestistico fino ad ora. Grazie a questo nuovo innesto però coach Malone potrà disporre di maggiore atletismo in attacco, e di nuove soluzioni offensive che Porter Jr saprà dare con la sua esplosività,le ottime doti da palleggiatore e la buona capacità di costruirsi tiri in situazioni di gioco rotto. Per infoltire il roster sono stati scelti anche Justin Jackson da Maryland e Jarred Vanderbilt, via Orlando, che daranno alternative nel reparto delle ali e Thomas Welsh, su cui i Nuggets vogliono puntare, vista le sue mani raffinate da lungo e le ottime capacità difensive.

 

MANCANZA DI MENTALITÀ

Nonostante quanto detto finora
quello che temono maggiormente in Colorado è proprio questo, la scarsa mentalità vincente che contraddistingue Denver. Nelle ultime stagioni le programmazione è stata fatta in maniera corretta, ma i risultati tardano ad arrivare e i tifosi cominciano ad essere stanchi. Il bel gioco espresso in alcuni momenti della Regular Season non ha portato agli obiettivi che si erano prefissati il GM, Arturas Karnisovas e la società all’inizio, a causa di una discontinuità troppo netta, che non fa altro che danneggiare l’ambiente.
Questa dovrà essere la stagione del riscatto per i Nuggets, con dei playoffs da centrare assolutamente per non rischiare clamorose cessioni a fine anno. Difatti è la mancanza di risultati concreti
il motivo che potrebbe portare
molti giocatori verso altri lidi, viste anche le esperienze passate.
Più volte la franchigia ha avuto rose con ottimo potenziale, arricchite da stelle di primo livello come Alex English e Carmelo Anthony, ma non è mai riuscita a decollare fermandosi sempre uno step prima del dovuto, che è spesso coinciso con un’eliminazione prematura nella offseason. Solamente cinque stagioni fa coach George Karl portava Denver al terzo posto nella sua Conference, salvo poi uscire al primo turno contro Golden State, sconfitta che gli costò un clamoroso esonero.
Molti tifosi temono oggi di vedere i loro beniamini lontani dal Pepsi Center se anche questa annata non dovesse andare come previsto. Nuove speranze sono riposte nell’arrivo di Isaiah Thomas, messosi in mostra brillantemente con la maglia dei Celtics, con la quale fece innamorare tutti per la sua caparbietà e il suo valore. Dopo un anno infausto, il piccolo grande uomo vuole ricominciare e non potrà che dare una mano ai Nuggets nel cercare finalmente di consacrarsi come squadra vincente.

 

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Clamoroso Lebron James, le sue parole sul possibile ritiro: “Ci devo pensare”

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Lebron

Nella nottata italiana i Los Angeles Lakers di Lebron James sono stati battuti, e eliminati per 4 a 0, dai Denver Nuggets per 111-113. Lakers che non riescono a riaprire la serie e che manda i Nuggets alle Finals aspettando la vincente di Miami-Boston.

Oltre che per la sonora sconfitta sulle 4 partite, il mondo del NBA è rimasto scosso per le dichiarazioni di Lebron James nel post partita, che lasciano pensare ad un possibile ritiro:

“Ho molto su cui pensare a livello personale sulla possibilità di proseguire con il basket, devo riflettere a fondo”

Dichiarazioni bomba del 4 volte campione NBA, che nonostante abbia ancora 2 anni di contratto, con l’ultimo opzionale, non pare più cosi certo di voler continuare a calcare i parquet della NBA. L’idea a cui tutti pensavano era quelli che il “Re” avrebbe aspettato il draft del figlio Bronny, per giocare una stagione insieme a lui. Ha poi confermato alla domanda sul possibile ritiro ai microfoni di un giornalista ESPN.

Poco prima, sempre nella conferenza stampa post partita, si è espresso così su una domanda riguardante la sua visione sulla prossima stagione:

Vedremo cosa succede… non lo so. Non lo so. Ho molto a cui pensare a dire il vero. Personalmente, quando si tratta di basket, ho molto a cui pensare. Penso che sia andata bene, anche se non mi piace dire che è stato un anno di successo perché non sto giocando per nient’altro che vincere titoli in questa fase della mia carriera. Non mi diverto solo a fare una finale di Conference. L’ho giocata molte volte. E non è divertente per me non essere in grado di fare una finale di campionato”.

 

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Basket

[VIDEO] Finale di Basket islandese: parte un coro contro la Juventus

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Simpatico siparietto quello avvenuto sabato durante la finale Scudetto del campionato islandese di basket.
Durante un momento di pausa del match tra Valur Reykjavik e Tindastoll, lo speaker del palazzetto ha fatto partire la celebre canzone dei Ricchi e Poveri, “Sarà perché ti amo”.

Fino a qui nulla di strano, ma durante il ritornello, il pubblico si lancia nel celebre coro (di matrice milanista) contro la Juventus, proprio sulle note della canzone.

Un episodio che ha già fatto il giro del mondo e che ha strappato un sorriso a molti in Italia, anche ai tifosi bianconeri.

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Basket

Curry contro LeBron: sfavoriti a chi? Stanotte ritorna in scena il duello

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LeBron James Curry

Non saranno le Finals del quadriennio 2015/2018, ma questa notte sarà di nuovo Steph Curry contro LeBron James. E la Lega già si infiamma, per la serie che questi due talenti potrebbero mettere in piedi.

Il primo guida ormai dal 2009 i Golden State Warriors, con cui ha vinto 4 anelli e segnato un’epoca. Il secondo si è legato con i Los Angeles Lakers nel 2018, laureandosi campione NBA per la quarta volta nella sua storia la stagione successiva.

I PRECEDENTI

Nel 2018 i Golden State Warriors di Curry, Thompson, Durant e Green hanno spazzato via i Cleveland Cavaliers di LeBron James nelle Finals con un nettissimo 4-0. Da un lato abbiamo, probabilmente, la squadra più forte della storia come quintetto titolare. Dall’altro lato un roaster in evidente fase calante che LeBron James, se non da solo quasi, ha trascinato alle Finals. Le sue ottave Finals NBA consecutive, tra Miami Heat e Cleveland Cavaliers.

Nonostante il risultato senza repliche, infatti, dalle parti di Cleveland, King James fu idolatrato come una divinità, quando a fine anno svestì la casacca della franchigia dell’Ohio. Il motivo di tale amore incondizionato del pubblico dei Cavs è dovuto al fatto che il primo addio, che a tutti è sembrato un vero e proprio tradimento, commercializzato all’inverosimile con “The Decision“, è stato ampiamente colmato. Nella sua seconda avventura ai Cavs, LeBron ha portato la squadra ad un livello superiore. E, soprattutto, ha portato a casa il primo anello della storia della squadra. Lo ha fatto con un’impresa degna di nota: prima e unica volta nella storia che una squadra in svantaggio di 3-1 in una serie di Finals è riuscito a ribaltare e vincere.

Quell’estate, LeBron ha lasciato la sua Cleveland e la Eastern Conference, per sbarcare ad Ovest, per la prima volta in carriera, a quasi 34 anni. Con la casacca gialloviola, LeBron ha subito scritto la storia, vincendo il titolo nel 2020 e, soprattutto, tenendo alto il nome di Kobe Bryant, leggenda e volto storico dei Lakers tragicamente scomparso nel gennaio dello stesso anno. Ma dal 2018, non ci sono più stati scontri in un play-off tra Steph Curry e LeBron James. Ci si è andati vicini, se si pensa che nella stagione 2020/21 le due squadre si sono affrontate in un play-in, in cui è stato il King ad avere la meglio.

Ma si tratta di una sfida facilmente oltrepassabile. In primis, perchè non è reputata parte della post-season. In secondo luogo, perchè è stata una sola gara disputata, non una serie.

COINCIDENZA DELLE STELLE

LeBron James è di Akron, Ohio. Per tutti ora è “Il King“, ma per anni è stato “Just a kid from Akron“. Un’etichetta nata per erssere dispregiuativa e limitante nei suoi confronti e che ora, invece, lui stesso sfoggia con orgoglio. Il ragazzo venuto dal niente, in possesso solo di un talento sconfinato, schiacciato dalle attese sin dal suo ingresso nella Lega a soli 18 anni. Ed ora diventato leggenda.

Ma se andassimo a leggere, invece, data e luogo di nascita di Steph Curry, ritroveremo un nome familiare. Anche in questo caso, Akron, Ohio.

Le due stelle più rappresentative del basket americano degli anni 2010, vincitori di 7 titoli complessivi su 1o disponibili tra il 2010 e il 2020 concittadini. Nati nello stesso ospedale di Akron, a poco più di 3 anni di distanza. Quando le stelle (in questo caso, in senso astronomico) decidono di dare alla luce altre stelle (ora parliamo di Curry e James), il risultato non può che essere esplosivo. Stanotte, dopo 5 anni dall’ultima volta, i due si guarderanno di nuovo negli occhi in una serie da dentro-o-fuori valida per i Play-off. Con la consapevolezza che solo uno dei due potrà andare avanti.

La cosa più ironica, però, è che i due fuoriclasse sono arrivati a questa sfida scollandosi l’etichetta di chi li dava come “sfavoriti“. Memphis Grizzlies (avversari dei Los Angeles Lakers) e Sacramento Kings (avversari dei GSW) avevano dalla loro un miglior piazzamento in regular season e sembravano favoriti, con una eventuale Gara 7 in casa. Per i Grizzlies questa Gara 7 non si è neanche giocata. Curry, invece, ha letteralmente vinto quella giocata contro i Kings, con la migliore prestazione della storia in termi di punti segnati (50) in una Gara 7.

Da stanotte saranno l’uno contro l’altro, in una sfida che si prospetta già elettrica e piena di colpi di scena.

TUTTO SU SKY

La diffusione dell’NBA in Italia, ormai da anni, è governata da SKY. Su SkySport NBA (ed in streaming su NOW) sarà possibile assistere alle prime quattro gare in diretta e in replica. Si inizia stanotte alle 4:00 ora italiana.

Gara 1

LIVE nella notte tra martedì 2 e mercoledì 3 maggio ore 04:00

Repliche mercoledì 3 maggio ore 11:00, 14:00, 19:30 e 22:45

Gara 2

LIVE nella notte tra giovedì 4 e venerdì 5 maggio ore 03:00

Repliche venerdì 5 maggio ore 11:00, 14:00, 19:30 e 22:45

Gara 3

LIVE nella notte tra sabato 6 e domenica 7 maggio ore 02:30

Repliche domenica 7 maggio ore 14:00 e 19:30

Gara 4

LIVE nella notte tra lunedì 8 e martedì 9 maggio ore 04:00

Repliche martedì 9 maggio ore 11:00, 14:00, 19:30 e 22:45

Eventuali gara 5, gara 6 e gara 7 verranno comunicate in seguito.

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Altri Sport

LeBron James supera Kareem: i 5 canestri più iconici della carriera del Re

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Nella notte LeBron James ha superato Kareem Abdul-Jabbar diventando così il miglior marcatore di tutti i tempi nella storia dell’NBA. Nella partita persa dai suoi Lakers in casa alla Crypto.com Arena contro gli Oklahoma City Thunder, il Re ha riscritto la storia: con un canestro in fade-away ha raggiunto quota 38.388 punti in carriera, aggiungendone due poco dopo, così da superare l’ex Bucks. Riviviamo insieme i cinque canestri più iconici della sua straordinaria carriera.

I 5 CANESTRI PIÙ ICONICI DI LEBRON JAMES – TOMAHAWK DUNK CONTRO MILWAUKEE

Probabilmente la giocata più conosciuta del Re: il celebre passaggio dal suo compagno di mille avventure Dwayne Wade a inizio partita con i Milwaukee Bucks. Questa giocata ha dato vita ad una delle foto più iconiche della storia del basket e non è un caso che ci sia proprio LeBron a schiacciare in contropiede, mentre Wade esulta già a mani aperte.

I 5 CANESTRI PIÙ ICONICI DI LEBRON JAMES – FADE-AWAY DEL PAREGGIO CONTRO GLI WASHINGTON WIZARDS

Come dimenticare uno dei canestri forse più complicati della sua carriera. Immaginiamo il momento: 117-120 per gli Wizards con 3.4 secondi sul cronometro. I Cleveland Cavaliers di LeBron James non hanno più timeout e devono rischiare la giocata. Sarà Kevin Love a lanciare la palla stile football americano per trovare LBJ che riceve spalle a canestro. Trova il tempo di guardare dove si trova, per poi mettere i piedi dietro la linea dei tre punti e sparare una tripla impossibile in fade-away. Risultato? Canestro con sponda sul tabellone e pareggia la partita (poi vinta 140-135) per forzare i tempi supplementari. Un canestro fuori dall’ordinario, un canestro da Re.

I 5 CANESTRI PIÙ ICONICI DI LEBRON JAMES – SCHIACCIATA CONTRO HOUSTON IN MEMORIA DI KOBE BRYANT

LeBron James, come in generale tutti gli amanti del basket, è sempre stato molto legato alla figura di Kobe Bryant. Dopo la sua morte il 26 gennaio 2020, l’ex Miami Heat si è mostrato tra i più commossi durante le celebrazioni allo Staples Center (ora Crypto.com Arena). Qualche giorno dopo la sua morte, esattamente il 7 febbraio 2020, LeBron ha voluto ricreare una schiacciata che fece lo stesso Kobe ben diciannove anni prima. Il Re ruba palla, parte indisturbato in contropiede e piazza una schiacciata all’indietro sullo stesso parquet, nello stesso canestro di Kobe Bryant. Un tributo apprezzato da tutti i tifosi, una schiacciata che verrà ricordata da tutti con un significato particolare.

I 5 CANESTRI PIÙ ICONICI DI LEBRON JAMES – POSTER SU JASON TERRY

Bisogna dire che LeBron James potrebbe riempire le pareti di casa sua con tutti i poster che ha collezionato in carriera, ma probabilmente il più iconico e “cattivo” è quello contro i Boston Celtics nel 2013. I suoi Miami Heat rubano palla e dopo aver ricevuto da Mario Chalmers, Norris Cole alza per LBJ che arriva a schiacciare sulla testa di Jason Terry. Il giocatore dei Celtics prova a saltare per contrastarlo, ma c’è poco da fare. Dopo aver aggiunto alla sua collezione uno dei poster più conosciuti della storia dell’NBA, James guarda per terra il povero Terry, spazzato via dal suo strapotere fisico. Dominante e fisicamente incontenibile sono due definizioni che probabilmente contraddistinguono il Re.

I 5 CANESTRI PIÙ ICONICI DI LEBRON JAMES – BUZZER BEATER NELLA VITTORIA CONTRO I MAGIC NEL 2009

Si poteva mettere il fade-away di questa notte come ultimo canestro iconico, ma sarebbe troppo scontato. La scelta ricade su uno dei buzzer beater più decisivi della carriera di LBJ. Contro Orlando nel 2009, sul punteggio di 95-93 per i Magic con un 1.0 sul cronometro, la palla arriva al Re. La serie di playoff era partita male, sotto 1-0 dopo la prima sconfitta in casa e ci pensa proprio James a pareggiare momentaneamente la serie (poi persa 2-4). Rimessa per i Cavaliers, palla a LeBron che in “catch and shoot” spara da tre punti e sancisce la vittoria dei suoi Cavs per 96-95. Un buzzer beater da ricordare, il primo della sua carriera, per LBJ, nonostante poi la serie si sia conclusa con una sconfitta alle finali di conference.

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