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Lecce-Napoli 0-4, le pagelle: azzurri dominanti, difesa salentina disastrosa

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2 mesi fa:
Di
Simone Rippa
LE PAGELLE DI LECCE-NAPOLI – La settima giornata di Serie A è iniziata con l’anticipo del Via del Mare tra Lecce e Napoli. La gara, conclusasi sul risultato di 0-4, ha mobilitato in maniera determinante la classifica. Infatti, ora gli azzurri si trovano al terzo posto momentaneo in classifica, mentre i salentini sono scivolati al settimo posto momentaneo.
PAGELLE LECCE-NAPOLI: LA CRONACA IN BREVE
Dopo un avvio di gara molto fisico e duro, i partenopei hanno sbloccato il risultato con Leo Ostigard, che al 15′ ha segnato la rete dello 0-1 sugli sviluppi di un calcio di punizione. In successione alla rete, i ritmi del match si abbassano per larga parte della prima frazione. C’è un’eccezione nel finale di tempo, in cui gli ospiti vanno vicini al doppio vantaggio in più occasioni.
La seconda frazione prosegue su ritmi non entusiasmanti, però basta un lampo all’asse Kvara-Osimhen, subentrato a inizio frazione, per realizzare lo 0-2 al 51′. I padroni di casa non hanno nulla da perdere e, pertanto, riescono a trovare la rete che dimezza le distanze con Strefezza, il quale, però, non può esultare perché il gol è annullato. I giochi si chiudono definitivamente all’88′ quando il neo-entrato Gaetano sfrutta un disimpegno errato della difesa avversaria e siglando lo 0-3. C’è anche l’opportunità per Matteo Politano di salire in cattedra, segnando un rigore al 95′ che si traduce nello 0-4 finale.
Di seguito riportate le pagelle di Lecce-Napoli.
PAGELLE LECCE-NAPOLI: I GIUDIZI DEI GIALLOROSSI
Falcone 5.5: subisce due gol sul primo palo, anche se la distanza ravvicinata delle conclusioni lo scagiona da colpe importanti. Poco da fare, invece, sul gol di Gaetano e sul rigore di Politano. Tuttavia, il posizionamento del pacchetto offensivo è totalmente errato, trattandosi di un errore di reparto più che individuale.
Gendrey 6: il terzino francese si disimpegna meglio di quanto ci si potesse aspettare contro un cliente in fiducia come Kvaratskhelia. Inoltre, cerca sempre di dare una mano in avanti sovrapponendosi alle spalle di Almqvist e andando alla ricerca del cross per Krstovic.
Baschirotto 4.5: sbaglia tutto quel che si può sbagliare. Le marcature aeree vanno totalmente a vuoto, colpevolizzandolo in occasione di entrambi i gol avversari, oltre a essere impreciso e in panico in fase di impostazione a causa del pressing avversario.
Pongracic 4.5: commette una sciocchezza che provoca la punizione del primo gol avversario. Ha l’opportunità di farsi perdonare pareggiando i conti, ma spreca malamente un’occasione facile da corner. Come se non bastasse, si disimpegna malissimo nel finale, dando vita al terzo gol del Napoli.
Gallo 5.5: un Lindstrom non ancora al top della forma non gli crea problemi enormi come il resto dell’attacco avversario. Tuttavia, la difesa leccese, lui compreso, si comporta male soprattutto in fase di contropiede (dal 61′ Dorgu 6: dà spinta sulla corsia mancina, cercando di sfruttare la stanchezza di Di Lorenzo sulla sua fascia).
Rafia 6: è il miglior centrocampista fra i suoi, cercando sempre di sfruttare spazi con i suoi inserimenti. Pertanto, riesce a intromettersi fra le linee e svolge bene i ruoli a lui affidatigli (dal 61′ Oudin 6: cerca di dare una svolta cercando la giocata grazie alle sue capacità tecniche, che gli permettono di servire, invano, i compagni nell’area di rigore avversaria).
Ramadani 5: se Lobotka gestisce perfettamente le chiavi del centrocampo del Napoli, il suo collega leccese si comporta in maniera opposta. Gestisce male il possesso palla e scherma peggio gli inserimenti delle mezzali avversarie.
Blin 5.5: soffre la fisicità di Anguissa, che gli ruba sempre palla e lo respinge quando tenta incurisioni nella metà campo avversaria (dal 61′ Gonzalez 5.5: si nota molto poco, se non per l’interruzione fallosa di un contropiede pericoloso degli avversari).
Almqvist 6.5: fa intravedere sprazzi importantissimi, mettendo notevolmente in difficoltà Olivera con cambi di direzione repentini. Vince spesso i duelli con gli avversari (dall’82’ Corfitzen s.v.).
Krstovic 6.5: seppur i centrali avversari lo abbiano contenuto bene, lui cerca sempre il duello fisico in 1vs1, riuscendo anche a crearsi opportunità significative. In sostanza, lotta molto e bene, ma gli manca solo il gol.
Strefezza 6: è il meno brillante dell’attacco salentino, ma ciò non significa che abbia disputato una pessima gara, tutt’altro. Infatti, si sacrifica tantissimo in fase offensiva e si incarica maggiormente di fare il faro della squadra in creazione del gioco piuttosto che incidere a rete (dal 71′ Piccoli 6: fa notare la sua fame e voglia di fare gol tirando molto e andando sempre alla ricerca della prevalenza fisica).
All. D’Aversa 5: l’attacco gioca bene, ma non riesce a penetrare nella difesa del Napoli. Il resto dello scacchiere non riesce a reagire bene ai contraccolpi psicologici, neanche con i cambi. Il possesso palla non funziona contro chi ne è esperto come gli azzurri.
PAGELLE LECCE-NAPOLI: I GIUDIZI DEGLI AZZURRI
Meret 6: rischia di subire un gol stupidissimo in seguito ad un errore da matita rossa, ma per sua fortuna è invalido. Poco altro per il portiere azzurro, se non un intervento sicuro su Krstovic nel primo tempo.
Di Lorenzo 6: il capitano dei vesuviani incide meno del solito, sbagliando qualcosina non da lui in attacco. In generale, però, disputa una buona prestazione in ambo le fasi, facendosi trovare sempre presente e pronto.
Ostigard 7: segna la rete del vantaggio su specialità della casa: il colpo di testa. Inoltre, si disimpegna bene in marcatura su un cliente molto ostico come Krstovic.
Natan 6.5: fa tutto benissimo e, soprattutto, semplicemente. Ottimo il duello con Krstovic, con il quale si scontra spesso. In fase di impostazione non corre rischi particolari, cercando sempre l’appoggio vicino.
Olivera 6: soffre i guizzi di Almqvist sulla sua corsia, ma il tutto si concretizza sempre in un nulla di fatto, che non colpevolizza affatto l’uruguaiano.
Zielinski 7.5: è il migliore in campo tra le fila dei partenopei. Disputa una gara perfetta in fase di manovra e offensiva, andando vicino in molti più casi alla rete. Inoltre, si conferma un ottimo tiratore di piazzati, da cui nasce l’assist per il gol di Ostigard, che sublima la sua prestazione (dall’83’ Gaetano 7: si fa trovare pronto anche se gioca poco, ed è premiato segnando lo 0-3 dopo un recupero palla nella trequarti avversaria.).
Lobotka 6.5: è tornato il Lobotka centrale per il possesso palla azzurro, fulcro del gioco e della manovra dei suoi, che vengono sempre serviti in maniera impeccabile (dal 76′ Cajuste s.v.).
Anguissa 6.5: ottimo nel recupero palla e nella protezione del gioco in fase di possesso grazie alle sue eccellenti qualità fisiche, le quali lo aiutano anche a fronteggiare bene i difensori con i suoi inserimenti.
Kvaratskhelia 7: il gioiello georgiano è molto ispirato e in fiducia dopo essersi sbloccato alla scorsa. Si nota fluidità nei movimenti e non mancano giocate intelligenti, che gli permettono di creare occasioni importanti, come l’assist per lo 0-2 (dal 58′ Raspadori 6.5: entra invogliato e cattivo dal punto di vista agonistico, svariando molto su tutto il fronte offensivo e confezionando l’assist per il terzo gol dopo un recupero palla in fase di pressione).
Simeone 6: va veramente vicino al gol in un paio di occasioni, ma la sua prova consiste in lavoro sporco, occupandosi prevalentemente di smistamento della palla e sponde per liberare spazi alle sue spalle, sacrificandosi notevolmente anche in fase di pressing (dal 46′ Osimhen 6.5: è un rapace d’area di rigore: segna al primo pallone toccato in area di rigore. Tuttavia, oltre al gol, non si intravedono altre giocate attivamente pericolose, creando più di qualche grattacapo alla retroguardia avversaria soprattutto quando non ha palla).
Lindstrom 5.5: ci si aspettava un esordio più incisivo dell’acquisto più costoso del mercato azzurro. Tuttavia, non riesce ad imporsi positivamente, riuscendo a dribblare poco e, soprattutto, in maniera poco efficace (dal 58′ Politano 7: entra in palla e in grande fiducia, spingendo costantemente sulla fascia sinistra e concretizzando il rigore dello 0-4 finale).
All. Garcia 7.5: gioco perfetto, difesa senza correre alcun rischio significativo, attacco concreto e cambi incisivi (nessuno escluso). Le critiche per il francese sembrano essere state un motivo per cambiare totalmente attitudine, con il Napoli che sembra tornato a macinare punti demolendo le avversarie.
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Calcio Internazionale
Mazzarri torna in Champions dopo undici anni: a che punto è il suo Napoli per l’esame Real Madrid?
Pubblicato
12 ore fa:
Novembre 29, 2023
Il Napoli si prepara alla grande sfida di Champions League contro il Real Madrid al Bernabeu. Dopo la sfida di andata vinta dai Blancos per 2-3, dove il Napoli aveva dato comunque dimostrazione di potersela giocare con una delle migliori squadre d’Europa, questa volta ci sarà un’importante differenza, ovvero chi si siederà nella panchina degli attuali campioni d’Italia. Walter Mazzarri torna nel palcoscenico più importante d’Europa a distanza di 11 anni, quando con i partenopei, riuscì a far sognare i tifosi anche nella massima competizione europea.
Il magico trio Lavezzi-Cavani-Hamsik, trascinatori del primo Napoli di Mazzarri, aveva infatti riportato dopo 21 anni gli azzurri in Champions League, trovando un girone ostico con Bayern Monaco, Manchester City e Villarreal. Nonostante il grande livello, i campani riuscirono a piazzarsi in seconda posizione, trovando quindi l’accesso agli ottavi di finale per la prima volta nella storia. Con il Chelsea si sfiorò l’impresa: all’andate al San Paolo finì 3-1 con doppietta di Lavezzi e un gol di Cavani. Allo Stamford Bridge poi la disfatta, con la vittoria da parte dei futuri campioni d’Europa di Roberto Di Matteo per 4-1 ai tempi supplementari con il decisivo gol di Ivanovic.
Come si farà trovare la formazione di Mazzarri?
LA SITUAZIONE NEL GIRONE
Il girone C composta da Real Madrid, Napoli, Braga e Union Berlino vede le prime due squadre in prima e seconda posizione, rispettivamente a 12 e 7 punti. La formazione di Carlo Ancelotti è infatti a punteggio pieno fino a questo momento. Il Napoli ha portato a casa due vittorie, la sconfitta appunto con il Real Madrid e l’ultimo risultato che è il pareggio con l’Union Berlino, che aveva già fatto mettere in dubbio la definitiva posizione di Rudi Garcia, che da lì a pochi giorni verrà esonerato da Aurelio De Laurentiis. Il patron del Napoli ha quindi deciso di affidare la panchina ad un traghettatore. Un uomo di fiducia, che come raccontato in precedenza, ha già portato buoni risultati e conosce l’ambiente.
“Quando mi ha chiamato gli ho fatto capire che una squadra così importante l’avrei allenata ancora volentieri, e lui avrà pensato che ero l’allenatore giusto. Col presidente c’è stato un po’ di gelo per un paio d’anni dopo che sono andato via, ma ora è un amico, mi ha chiamato anche in occasioni diverse, magari per chiedermi consigli sui giocatori. C’è un rapporto di stima reciproca e considerazione. Domani sarebbe bellissimo se riuscissimo a fare risultato e passare il turno già domani, però se non dovesse essere così ci sarà l’ultima che sarà come una finale. Contro un’avversaria di valore, ma non come il Real Madrid”.
Walter Mazzarri, intervista a Sky Sport
Con la fiducia dell’importante esordio con vittoria di Bergamo per 2-1 contro l’Atalanta, Mazzarri dovrà affrontare qualche dubbio di formazione per affrontare una della favorite al titolo.
“Continuità dopo i segnali di Bergamo? Quello lo vedremo. Siamo coscienti di giocare contro una squadra top nel mondo contro un allenatore bravissimo che ha vinto tutto. Conosciamo le difficoltà ma questo è affascinante e bello e speriamo di fare il meglio possibile”.
LA FORMAZIONE
Mazzarri pronto a confermare il 4-3-3 che ha convinto per compattezza del gruppo contro l’Atalanta in campionato. In porta torna Meret, in difesa Di Lorenzo a destra, centrali confermati Rrahmani e Natan. Sulla sinistra visto il grave infortunio di Olivera, è pronto Juan Jesus. A centrocampo con tutta probabilità verrà riproposto la mediana con Anguissa, in ripresa vista l’ottima prestazione di Bergamo, Lobotka e Zielinski.
In attacco ecco il grande dubbio: sono confermati Politano e Kvaratskhelia confermati come due ali d’attacco, resta da capire il grande dubbio su Raspadori e Osimhen. Il nigeriano è rientrato nello scorso turno di campionato ma anche Mazzarri ha voluto chiarire la situazione:
“Osimhen partirà titolare? Gli devo parlare. Quando ci sono partite così ravvicinate bisogna parlare con i ragazzi. Anche con chi ha fatto una partita intensa a Bergamo: devo capire se stanno bene. Di sicuro Osimhen non ha i 90′ nelle gambe: se partirà dall’inizio o giocherà a partita in corso lo deciderò dopo aver parlato con lui e con lo staff medico”.
Walter Mazzarri, intervista a Sky Sport
I Nostri Approfondimenti
Colpani interessa a tutti, ma in quale squadra splenderebbe davvero?

Pubblicato
3 giorni fa:
Novembre 26, 2023
Una delle grandi soprese di questo campionato risponde al nome di Andrea Colpani. Il brianzolo interessa a tutti, ma dove renderebbe davvero?
Dopo una stagione intermittente dal punto di vista dei numeri, da quest’anno il centrocampista italiano ha aggiunto al suo indiscutibile talento concretezza e costanza. Grande merito va dato al tecnico Raffaele Palladino, che ha insistito sul talento ex Atalanta e ha costruito un ecosistema tattico che potesse valorizzarlo al meglio.
Oggi Colpani vale già il doppio di quanto la società brianzola ha speso per acquistarlo. Prima di affrontare questo tema, vediamo però quali sono le sue caratteristiche tecniche.
CARATTERISTICHE TECNICHE
Prima di lasciar scena ai tecnicismi, è importante una constatazione: Colpani proviene dal settore giovanile dell’Atalanta, il che pone su di lui un timbro di attendibilità. Il vivaio nerazzurro, infatti è incredibilmente all’avanguardia, sia in Italia che all’estero, e i nomi dei giocatori venuti fuori da questo ecosistema e impostosi ad alti livelli nel calcio europeo sono ormai un infinità.
Colpani potrebbe essere uno di questi. Ma andiamo con ordine.
COLPANI: IL RUOLO
Il classe ’99 è essenzialmente un trequartista, che può ricoprire anche il ruolo di mezz’ala o di seconda punta. La sua caratteristica principale è la finalizzazione, e proprio a riguardo il ventiquattrenne vanta un dato sensazionale: ha registrato infatti il 46% di precisione nei tiri in porta. Un dato eclatante, che ci disegna Colpani come uno stoccatore mancino di altissimo livello.
Proprio per questo, tende molto spesso a solcare tratti del campo in cui possa trovare spazi per la conclusione, come per esempio la zona franca tra difesa e centrocampo avversario. Lì il più delle volte tenta la conclusione (e trova il gol). Sono 6 quelli collezionati in questa stagione, conditi inoltre da un assist: numeri impressionanti che se mantenessero questa costanza per tutto il campionato renderebbero Colpani un profilo interessantissimo non solo in Italia, ma anche per il calcio internazionale.
Il numero 28 è inoltre un giocatore elegantissimo, che pare a tratti quasi “danzare” sul pallone. Egli ha ha nelle corde anche un controllo palla delizioso, con cui riesce a liberarsi della marcatura avversaria e rendersi pericoloso anche nello stretto.
Si possono citare inoltre le ottime capacità non solo in fase di realizzazione, ma anche dal punto di vista dei passaggi chiave. Calci d’angolo, calci di punizione, passaggi filtranti, sono tutte occasioni che sfrutta per porre i compagni nelle situazioni ottimali per il gol. Chiaramente non è avulso da difetti.
È infatti, nonostante il metro e 84, molto gracile fisicamente e quasi nullo in fase difensiva. I suoi dati da questo punto di vista sono problematici, sia nei contrasti che nei duelli aerei. Per ultimo, sebbene sia un giocatore estremamente tecnico, non forza la mano nei dribbling, che non sembrano proprio essere la sua specialità: 30 quelli tentati in questa stagione, solo 10 quelli riusciti.
Andrea Colpani – 2023/2024 ⭐️@Khalid_bossman pic.twitter.com/FyZfq8iAEt
— Joueurs IT 🇮🇹 (@JoueursItalia) November 18, 2023
TUTTI PAZZI PER COLPANI
Soprattutto nel panorama italiano, le squadre interessate al gioiello monzese sono davvero tante, e nella prossima finestra di mercato estivo nascerà un’asta senza esclusione di colpi.
Inter, Milan, Lazio e Juventus sembrano essere le pretendenti più attive sul giocatore, ma sarebbe interessante capire in quali di queste il trequartista bresciano potrebbe trovare la sua zona di comfort. Quella che almeno sulla carta sarebbe da escludere per prima è la Lazio.
COLPANI -LAZIO
Nel 4-3-3 di Sarri troverebbe dello spazio principalmente come ala destra, che non è però esattamente la zona in cui renderebbe maggiormente, senza considerare tra l’altro che il suo acquisto porrebbe delle ulteriori ombre sulla figura di Isaksen, che per costo del cartellino e qualità potenziali necessita di più centralità e minutaggio.
Discorso similare nell’utilità per Juventus e Inter, ma differente invece nelle motivazioni.
COLPANI-INTER/JUVENTUS
La Vecchia Signora necessiterebbe di innesti a centrocampo a gennaio, date le squalifiche di Pogba e Fagioli, ma è molto difficile che Galliani possa lasciar partire il giocatore nel mercato invernale.
Se invece considerassimo il suo approdo in bianconero in vista della prossima stagione si aprirebbero altri scenari problematici: la Juve dispone (e disporrà) di Miretti e Fagioli, due giocatori similari per caratteristiche al classe ’99 brianzolo, che rischierebbe quindi di trovarsi in fondo alle gerarchie.
Per quanto riguarda l’Inter, invece, nel caso di un suo sbarco a Milano, Colpani agirebbe come primo sostituto di Mkhitaryan, e in prospettiva (data una carta d’identità non proprio freschissima dell’armeno) potrebbe addirittura scalzarlo nelle gerarchie.
Sovviene però una problematica non da poco: l’Inter, oltre che qualitativa, è anche una squadra particolarmente fisica e intensa.
Ai centrocampisti viene richiesto anche un discreto sacrificio in fase di non possesso e decisione nei contrasti, caratteristiche non esattamente nelle corde di Colpani, come precedentemente specificato.
Probabilmente i nerazzurri vireranno su profili più completi e più “centrocampisti”, nel senso specifico del ruolo.
Si potrebbe aprire uno spiraglio (come anche nella Juve) nel ruolo di seconda punta di movimento e di rifinitura, ma in entrambe le compagini quei ruoli sono quasi dogmaticamente di proprietà rispettivamente di Lautaro e Chiesa.
La squadra in cui Colpani potrebbe trovare più spazio sia dal punto di vista del minutaggio che del ruolo, è plausibilmente il Milan.
COLPANI-MILAN
Nel 4-2-3-1 di Pioli, il biondo trequartista lombardo troverebbe centralità nello slot di trequartista sotto la punta, oggi ancora selvaggio e senza alcun proprietario. Pioli ci ha schierato alcune volte Loftus-Cheek, altre Reijnders, altre ancora addirittura Pobega, tutti giocatori più di intensità che di rifinitura e qualità.
Colpani in quel ruolo avrebbe libertà d’azione, potrebbe sfruttare il suo estro per mandare in porta i compagni e troverebbe lo spazio per la conclusione da fuori, suo marchio di fabbrica.
Calcio Internazionale
Preferisco la Coppa: Coppa UEFA 1978/79

Pubblicato
3 giorni fa:
Novembre 26, 2023
L’8 dicembre 1978 negli USA viene proiettato in anteprima “Il Cacciatore”, il mitico film di Michael Cimino che racconta in maniera molto atipica la Guerra del Vietnam e, in particolare, le sue conseguenze sui reduci. Il film arriva nelle sale italiane solamente a febbraio del 1979, ma la potenza della pellicola e le prove di un cast stellare nel quale spiccano Robert De Niro, Christopher Walken e il mitico John Cazale, morto il 13 marzo ’78 a riprese ancora in corso, fanno si che il film entri immediatamente nell’immaginario collettivo degli spettatori, colpendo dritto al cuore.
Mentre il film di Cimino spopola nelle sale americane le coppe europee hanno appena terminato la prima parte della loro stagione, e la Coppa UEFA 1978/79 ha già visto diverse cadute eccellenti nei primi tre turni.
PRIMO TURNO: DISASTRO TRICOLORE
Delle consuete quattro partecipanti italiane alla Coppa UEFA, ben tre non superano il primo turno, tra rimpianti e sfortuna.
Il Torino di Gigi Radice, ormai lontano parente di quello Campione d’Italia nel 1976, cade nella trappola dell’esordiente Sporting Gijón, squadra su cui si conosce molto poco ma che impiega appena un quarto d’ora per portarsi sul 2-0 al Molinón, grazie alle reti di Ferrero e Moran, prima di chiudere i conti nella ripresa con il secondo centro personale del numero 7.
La prestazione degli spagnoli si rivela troppo per un Torino arrivato in Spagna con intenti ben diversi e che al Comunale, due settimane dopo, non riesce nel miracolo, vincendo con un misero 1-0 a firma Graziani.
Non va meglio al Napoli di Gianni Di Marzio, che dopo l’ottimo sesto posto in Serie A dell’anno precedente parte malissimo nella stagione 1978/79, con la dirigenza partenopea che silura il tecnico dopo l’uscita dalla Coppa UEFA, arrivata per mano della Dinamo Tbilisi.
I sovietici, che stanno facendo le prove generali per il momento più alto della loro storia, sono squadra quadrata e pratica, ormai presenza fissa nelle coppe europee.
Il 2-0 con cui liquidano gli azzurri alla Dinamo Arena non ammette repliche, con il Napoli che rischia più volte di naufragare definitivamente già all’andata.
Purtroppo per i partenopei, però, anche il ritorno al San Paolo non riserva gioie, visto che la Dinamo si porta avanti a metà ripresa con Daraselia e il Napoli riesce solamente ad evitare la sconfitta interna grazie al sigillo di Savoldi su rigore nel finale.
La terza, ed ultima squadra, eliminata al primo turno è un’esordiente assoluta, si tratta del mitico Lanerossi Vicenza, guidato da G.B. Fabbri in panchina e da un giovane Paolo Rossi in avanti.
I biancorossi sono reduci da un clamoroso secondo posto in Serie A, risultato irripetibile e magnifico per una squadra come il Lane, che ha saputo dimostrarsi squadra molto difficile da battere, grazie alle reti di Rossi e alla fantasia di Roberto Filippi, centrocampista magnifico che in estate lascia Vicenza per accasarsi al Napoli.
Senza il faro del centrocampo biancorosso, la squadra fatica a girare tanto da retrocedere a fine stagione, al termine di un’annata decisamente sfortunata.
Le avvisaglie del periodo travagliato per il Lane si palesano già al primo turno della Coppa UEFA, quando i veneti pescano il Dukla Praga.
Sull’onda lunga del successo all’Europeo 1976, le squadre cecoslovacche si dimostrano sempre avversari scorbutici e, molto spesso, affrontate al “buio”, viste le poche informazioni che arrivano da oltre il Muro di Berlino.
Il 13 settembre allo Stadion Juliska basta un gol nei primi minuti di Nehoda, uno dei pilastri della Cecoslovacchia e del Dukla, con il quale giocherà per ben 12 stagioni. Il centravanti riceve in area il cross di Stambachr e fredda Galli con una gran girata al volo.
Il risultato non cambia più, nonostante le offensive dei padroni di casa, con il Vicenza che non riesce a controbattere in fase offensiva, anche in virtù dei continui interventi duri dei giocatori del Dukla, in particolare rivolti a Rossi, maltrattato per tutto l’incontro.
L’1-0 subito in trasferta lascia aperto uno spiraglio in vista del ritorno al Menti, dove il Vicenza parte subito forte e trova il vantaggio dopo un quarto d’ora. Su un lancio in profondità di Cerilli, Briaschi salta un paio di avversari e conclude con un potente diagonale sul primo palo che sorprende Stromsik.
Il gol concede una nuova speranza agli uomini di Fabbri, che però non riescono a sfondare e prestano il fianco al contropiede ceco, che si concretizza al 50’ con Samek che calcia un punizione da lontano e il pallone che, deviato (forse da Guidati, forse da Gajdusek) finisce all’angolino.
Il Vicenza si riversa in avanti, conscio che ora servono altre due reti per passare il turno e al 76’ ha l’occasione più grossa per rimettersi in gioco, quando l’arbitro, il tedesco Einbeck concede un rigore al Lane per fallo di Samek su Guidati. Dal dischetto, però, Callioni si fa tradire dall’emozione e spedisce a lato.
Un pizzico di sfortuna e una dimensione europea totalmente assente, dunque, sono le principali cause della prematura uscita dalla Coppa UEFA del Vicenza, che tronerà in Europa in una sola occasione, ma ne parleremo più avanti…
OTTAVI DI FINALE: GRANDI SORPRESE
Se il secondo turno è decisamente avaro di sorprese, con le favorite che fanno il loro lavoro fino in fondo, è agli ottavi che iniziano a compiersi delle vere e proprie imprese.
Il primo risultato impensabile alla vigilia arriva da The Hawtorns, la casa del West Bromwich Albion, che torna in Europa dopo la Coppa delle Coppe 1968/69 e, dopo Galatasaray e Braga, elimina il Valencia di Mario Kempes, grazie ad una doppietta di Tony Brown.
Dall’altra parte del Continente, invece, la Honved elimina l’Ajax, vincendo con un sontuoso 4-1 in casa, per poi contenere i Lancieri al ritorno, perdendo 2-0.
La caduta più fragorosa, però, è quella del Milan di Liedholm, che viene annichilito dal Manchester City.
I rossoneri faticano già al primo turno contro gli altri cecoslovacchi del Lokomotíva Košice, che perdono 1-0 a San Siro (gol di Novellino) e poi restituiscono lo stesso risultato al ritorno, grazie al gol nel finale di Kozák, portando la sfida prima ai supplementari e poi ai rigori. Dal dischetto la spunta il Milan, al termine di una serie interminabile.
Ai sedicesimi i rossoneri eliminano il Levski Spartak e poi, appunto, pescano il City dall’urna degli ottavi.
I citizens sono tutt’altro che una corazzata, tanto che in campionato chiuderanno con un misero 15’ posto, ma in Coppa UEFA si trasformano totalmente e lo dimostrano già all’andata a San Siro.
In meno di un’ora di gioco gli inglesi sono avanti di due reti, firmate da Kidd, con un bel colpo di testa su cross di Hartford, nel primo tempo e dalla formidabile azione personale di Power, che parte dalla propria metà campo in solitaria e si invola a battere un rivedibile Albertosi.
Il doppio colpo sembra una mazzata troppo grande anche per una squadra come il Milan, ma due minuti dopo, su un cross di Novellino, la difesa del City si perde inspiegabilmente Bigon, che mette in rete da due passi e riapre la partita.
È lo stesso Bigon a trovare il 2-2, sfruttando un rimpallo derivante da una conclusione di Novellino.
Nonostante il 2-2 sia un risultato favorevole al City, la rimonta dei rossoneri viene interpretata come un segnale importante in vista del ritorno, soprattutto dal punto di vista mentale.
Il 6 dicembre a Maine Road, però, Booth, Hartford e Kidd, segnano tre reti nel primo tempo, passeggiando sulle macerie della difesa milanista, totalmente in balia degli avversari.
QUARTI DI FINALE: STRAPOTERE TEDESCO
La corsa del Manchester City si interrompe immediatamente al ritorno dalla pausa invernale, quando il terribile Borussia Mönchengladbach di Udo Lattek, che strappa un prezioso 1-1 a Maine Road e poi azzanna gli avversari al ritorno, con un facile 3-1.
I Fohlen sono solo la prima delle tre squadre tedesche che stanno cannibalizzano il torneo, infatti anche Herta Berlino e Duisburg superano l’esame dei quarti.
I biancoblu, dopo Botev, Dinamo Tbilisi e Esbjerg, superano anche il Dukla Praga, non senza patemi. I cecoslovacchi, infatti, passano in vantaggio sia all’andata in Germania, sia al ritorno in casa, ma in entrambi i casi vengono recuperati (1-1 e 1-2) dai tedeschi.
Affascinante, invece, il percorso del Duisburg, che dopo una toccata e fuga nella Coppa UEFA 1975/76, torna a competere in campo internazionale e lo fa da protagonista.
Le Zebre, guidate da Rolf Schafstall, partono molto forte, eliminando il Lech Poznań con un pesante 10-2, poi non subiscono reti contro Carl Zeiss Jena (3-0 complessivo) e Strasburgo (4-0).
Il sorteggio dei quarti mette di fronte ai tedeschi la Honved, carnefice dell’Ajax e squadra abituata a fornire ottime prestazioni offensive.
La sfida di andata, giocata in Ungheria il 7 marzo 1979 è splendida, con il Duisburg che passa in vantaggio con Worm e poi viene ribaltato dai magiari, che grazie a Varga e Weimper si portano sul 2-1. Il finale dell’incontro, però, premia le Zebre, che prima pareggiano, ancora con Worm e poi assestano il colpo del ko nel finale con Seliger, ipotecando, di fatto, la semifinale.
Al Wedaustadion, infatti, basta una rete di Büssers nel primo tempo ai tedeschi per mettersi al riparo da sorprese e a nulla servono i due gol della Honved nel finale, il Duisburg passa per i gol segnati in trasferta.
Quindi tre squadre su quattro provengono dalla Germania Ovest e sembra che nessuno possa interrompere questa egemonia… nessuno tranne la Stella Rossa.
DAL MARAKANA CON FURORE
Gli slavi non sono ancora la formidabile formazione di fine anni ’80, quando domineranno l’Europa, ma, guidati da Branislav Stankovic la Stella Rossa inizia a far tremare i propri avversari.
La Zvezda, si rende immediatamente protagonista al primo turno, quando perde 5-2 a Berlino Est contro la Dynamo, per poi ribaltare tutto al Marakana, con due reti negli ultimi 10 minuti.
Dopo un avvio del genere, la Stella inizia a figurare tra le possibili outsider della Coppa UEFA, sensazione consolidata ancora di più dal pragmatico 2-1 con cui gli slavi si sbarazzano dello Sporting Gijon.
Il vero capolavoro della Zvezda, però, arriva agli ottavi, quando il sorteggio recita: Arsenal.
I Gunners sono in una fase di transizione della propria storia, a metà tra i successi di Bertie Mee e il futuro periodo di fine anni ’80 sotto la guida di George Graham, ma restano un avversario temibile e rispettato in campo europeo.
Nella bolgia del Rajko Mitic di Belgrado, la Stella Rossa vince 1-0, grazie alla rete siglata al quarto d’ora da Blagojevic, un risultato positivo ma che lascia aperta anche la possibilità della rimonta per l’Arsenal.
In due settimane da un tempio del calcio ad un altro, dal Marakana al mitico Highbury, dove la squadra inglese si trasforma, ma non riesce a superare la strenua difesa degli uomini di Stankovic, fino al 69’, quando Alan Sunderland firma di testa il gol del vantaggio per i Gunners.
Il punteggio, dunque, è di totale parità e l’Arsenal sembra ad un passo dalla rimonta, ma all’87’ arriva il gol qualificazione per la Stella Rossa, con Savic che gira al volo un cross dalla sinistra e regala agli slavi il pass per i quarti.
Dopo la sosta invernale c’è un’altra squadra inglese sul cammino della Zvezda, il West Bromwich Albion, una delle rivelazioni del torneo.
Il copione del doppio confronto è identico alla sfida contro l’Arsenal: 1-0 per la Stella Rossa al Marakana e 1-1 a The Hawtorns, con gol decisivo di Sestic all’87’.
Gli slavi, dunque, sono in semifinale di Coppa UEFA e l’urna prevede lo scontro con l’Herta Berlino di Klötzer.
Anche in questo caso l’andata si gioca al Rajko Mitic, e si conclude con l’ormai consueto 1-0 in favore della Zvezda, stavolta a firma Savic, con un bel colpo di testa su cross di Borovnica.
Quello che cambia, rispetto agli altri confronti, è la voglia dell’Herta di conquistare la finale, tanto che all’Olympiastadion Beer e Sidka portano sul 2-0 i tedeschi in meno di un quarto d’ora.
Il copione dell’incontro, però, non cambia e la Stella Rossa ha bisogno di una sola rete per qualificarsi, rete che arriva al 74’, ancora con Sestic, ormai abituato a gol pesanti nel finale.
SFORTUNA E POLEMICHE
Un ultimo atto inatteso, dunque, decreterà la vincitrice della Coppa UEFA 1978/79, con il Borussia Mönchengladbach che torna in finale dopo la vittoria del 1975 e la Stella Rossa, per la prima volta ad un passo dal trofeo.
Il 9 maggio 1979 va in scena la finale d’andata al Rajko Mitic, e la Stella dimostra di poter effettivamente rompere le uova nel paniere ai favoriti Fohlen.
Sospinti da un tifo infernale, gli slavi colpiscono un palo in avvio con Savic e poi passano in vantaggio al 21’ con Sestic, ben servito in area dallo stesso Savic.
I padroni di casa sembrano in pieno controllo della situazione, ma al 60’, su un pallone innocuo messo in mezzo da Wohlers, il centrale della Zvezda, Jurišić mette nella propria porta con uno sciagurato tuffo di testa.
L’1-1 è un risultato pesante non solo per quel che riguarda il ritorno, ma anche dal punto di vista mentale, soprattutto per come è maturato il punteggio.
Due settimane dopo è il Rheinstadion il teatro della sfida di ritorno, arbitrata dall’italiano Michelotti, che si rivelerà protagonista della serata.
Dopo un quarto d’ora di equilibrio, infatti, il direttore di gara concede un rigore al Borussia per un fallo, molto dubbio, ai danni di Simonsen.
Dal dischetto il danese è implacabile è firma il gol che si rivelerà decisivo.
Nei restanti 75 minuti la Stella Rossa prova ad attaccare, ma la sfortuna e l’imprecisione non permettono agli slavi di trovare il gol dell’1-1. La Zvezda si ferma ad una clamorosa traversa colpita nella ripresa da Muslin che avrebbe portato la sfida ai supplementari.
Si conclude, dunque, in gloria un decennio splendido per il Borussia Mönchengladbach, che conquista la seconda Coppa UEFA della sua storia.
Nonostante gli anni ’80 siano ormai realtà, tra tre settimane sarà ancora il Borussia Mönchengladbach la squadra protagonista della Coppa UEFA 1979/80, ma il risultato per i Fohlen sarà ben diverso da quello che abbiamo appena ricordato.
Alla Ricerca del Diez
Chi è Rokas Pukstas, il nuovo talento del calcio americano

Pubblicato
5 giorni fa:
Novembre 24, 2023
CHI È ROKAS PUKSTAS, IL NUOVO TALENTO DEL CALCIO AMERICANO – Tra le nuove frontiere del calcio ci sono gli Stati Uniti. Gli USA negli ultimi anni stanno alimentando il palcoscenico del calcio europeo con numerosi profili. Tra i campionati maggiormente affollati c’è la Serie A, in cui militano Christian Pulisic, Timothy Weah, Weston McKennie e Yunus Musah. A questi negli scorsi mesi si sarebbe potuto aggiungere anche il giovane Rokas Pukstas, che era finito nel mirino di alcuni club del campionato nostrano come Roma e Milan.
CHI È ROKAS PUKSTAS: CARRIERA
Rokas Pukstas è nato il 25 agosto 2004 a Stillwater, in Okahoma, negli Stati Uniti. Oltre a quella statunitense, gode anche della nazionalità lituana: suo padre Mindaugas ha rappresentato la Lituania nelle Olimpiadi del 2004. Cresciuto calcisticamente negli Stati Uniti, durante la sua formazione ha fatto anche un’esperienza nella Barça Academy, in Arizona. Il suo approdo in Europa è avvenuto nel settembre 2020 durante il periodo del Covid. Vari i club che avrebbero voluto accaparrarselo, ma la sua scelta è ricaduta sull’Hadjuk Spalato.
Il club croato è rinomato per essere uno dei settori giovanili migliori del Vecchio Continente. In Croazia Pukstas si è messo in mostra prima nelle giovanili dello Spalato con cui ha realizzato 13 reti e due assist in 32 partite. Durante la scorsa stagione si è fatto conoscere anche dal Milan, contro cui ha realizzato una rete nella semifinale di Youth League. Sempre durante la scorsa annata è arrivato anche il debutto in prima squadra con cui ha realizzato finora 7 reti e tre assist in 36 presenze.
CHI È ROKAS PUKSTAS: NAZIONALE
Con gli USA, invece, finora è arrivato fino alla nazionale U20, con cui ha finora giocato 12 partite in cui ha realizzato due reti. Una di queste è arrivata durante l’ultimo Mondiale di categoria, dove gli Stati Uniti sono stati eliminati ai quarti di finale contro l’Uruguay: Pukstas ha segnato una rete nella gara degli ottavi contro la Nuova Zelanda.
CHI È ROKAS PUKSTAS: CARATTERISTICHE TECNICHE
Alto 181 cm, Rokas Pukstas può occupare varie posizioni in campo: mediano, trequartista, centrale di centrocampo e anche ala destra. Il primo è il ruolo prediletto. Il classe 2004 è un centrocampista box to box con un grande senso del gol e tempismo negli inserimenti. Caratteristiche per cui in molti lo paragonano a Mario Pasalic.
Fonte immagine di copertina: profilo Instagram Rokas Pukstas
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