Il Giappone è arrivato a questo Mondiale con una rosa molto promettente. La qualità e la gioventù di questa nazionale, però, è stata oscurata dalla difficoltà del girone. Spagna e Germania, infatti, erano le principali avversarie nel gruppo del Giappone e sembravano ostacoli insormontabili per la squadra del ct Moriyasu. Questa edizione del Mondiale ha regalato molte sorprese, però, e una delle più piacevoli è stata proprio la squadra del Sol Levante.
IL PERCORSO
Il Giappone è arrivato a questa competizione in Qatar senza troppi problemi. Il secondo posto dietro all’Arabia Saudita ha permesso un’agevole qualificazione ma il sorteggio come detto sembrava una condanna ad uscire ai gironi. Inoltre sono insorte parecchie polemiche in patria all’uscita dei 26 convocati di Moriyasu. Il ct è stato criticato, nonostante un secondo posto in Coppa d’Asia e delle buone qualificazioni, per alcune esclusioni. Nel mirino della stampa ci sono state le mancate convocazioni di Hatate e Furuhashi in primis. I due giocatori del Celtic sono centrali nello spettacolare gioco della squadra di Postecoglou e avevano trovato un certo protagonismo anche in nazionale.
La partita d’esordio per il Giappone è stata contro la Germania. I tedeschi hanno imposto fin da subito un gioco veloce e dominante ma con due frustate nel finale è successo l’imponderabile. Doan e Asano, due giocatori militanti in Bundesliga, ribaltano il vantaggio iniziale di Gundogan e permettono al Giappone di sognare in grande. I due subentrati sono stati un geniale invenzione dell’allenatore che sul piano tattico e strategico ha preso in mano il match. Nel secondo incontro sarebbe potuta arrivare la certezza matematica della qualificazione. L’avversario è il debole Costa Rica reduce da un 7-0 contro la Spagna che però trova la forza di reagire e trova un vittoria inaspettata nel finale. Nell’occasione ancora critiche a Moriyasu, colpevole di aver optato per il cambio di ben cinque undicesimi rispetto alla formazione titolare dell’esordio.
L’ultima gara decisiva del girone è contro la mitica Spagna, che con un possesso palla disarmante si porta in vantaggio subito con Morata nel primo tempo. La ripresa però è un altra storia perché nei primi sei minuti il Giappone riesce nuovamente a ribaltare il risultato. Mitoma e Doan cambiano la partita, con il secondo che segna il pareggio con una fucilata dal limite e il primo che offre un assist a Tanaka per il gol vantaggio. Un’ottima prestazione difensiva permette il passaggio del turno come prima nel girone. Mai come questa volta il Giappone avrebbe i mezzi per superare per la prima volta gli ottavi di finale ma come ostacolo arriva la Croazia. Contro i vice-campioni del Mondo gli asiatici non sfigurano e passano in vantaggio con Maeda, ma prima il pareggio di Perisic e poi uno straordinario Livakovic ai rigori mettono fine ai loro sogni di gloria.
I PROTAGONISTI
La nazionale giapponese al ritorno in patria ha trovato un’accoglienza incredibile. Aver battuto così Spagna e Germania è motivo di grande orgoglio e nonostante una cocente eliminazione ai rigori la squadra è stata acclamata. Ad uscirne meglio di tutti è certamente il ct, assoluto mattatore con i suoi cambi spacca-partita. Moriyasu ha trovato un mix perfetto di esperienza e gioventù, facendo giocare ben 21 giocatori di movimento lasciando solo Shibasaki e Machino senza minuti.
Il reparto arretrato ha retto bene la pressione di un campionato del Mondo. L’unico punto debole, forse, è stato il portiere Gonda che comunque ha avuto anche lui modo di mettersi in mostra con buone parate a prescindere da qualche errore grossolano. I due centrali di riferimento sono stati l’esperto Yoshida e Itakura. Il primo, anche se ha sbagliato un penalty con la Croazia, è il leader indiscusso del pacchetto difensivo, mentre il secondo è sicuramente uno dei talenti più interessanti della Bundesliga. Giocando con diversi sistemi di gioco ha, comunque, trovato spazio Nagatomo che a 36 anni ha dato ancora buone dimostrazioni sulla fascia sinistra. A destra ci si sarebbe aspettati un Tomiyasu più coinvolto ma gli è stato preferito Junya Ito come esterno offensivo adattato a compiti più di sacrificio.
Il centrocampo si è dimostrato di alto livello. Endo si è confermato un mediano di interdizione di tutto rispetto mentre Tanaka e Morita sono stati degli intermedi dinamici ed efficaci anche in fase offensiva. Non ha segnato, ma anche Daichi Kamada ha la sua importanza in questa squadra. Sempre titolare è lui l’epicentro delle azioni offensive del Giappone. Tra i trequartisti o mezzi esterni da rilevare sono stati sicuramente l’impatto di Doan con due gol a gara in corso e il giovane Kubo, il talento forse più cristallino del calcio asiatico.
Per quanto riguardo l’attacco ad aver trovato più minuti è stato l’atipico centravanti del Celtic Daizen Maeda. Ha trovato un bel gol contro la Croazia e ha spodestato i capocannonieri delle qualificazioni Minamino e Osako. Il primo ha trovato solo pochi minuti mentre il secondo non ce l’ha fatta nemmeno a rientrare tra i convocati. Da subentrato ha dato un contributo prezioso anche Asano, che da scarto dell’Arsenal è riuscito con il suo gol a sconfiggere la Germania giocando nell’ultima in classifica del campionato tedesco, il Bochum.
LA VALUTAZIONE FINALE
Il Giappone può ritenersi ampiamente soddisfatto di questo Mondiale. Il sorteggio aveva messo davanti due colossi ed entrambi sono stati abbattuti con prestazioni stoiche. Moriyasu può essere contento di aver tra le mani una generazione di giocatori di tutto rispetto. Rimane il rimpianto di non aver superato gli ottavi di finale ma questa sembra veramente una maledizione. I giapponesi solo dall’inizio del millennio hanno perso due volte ai rigori agli ottavi e nemmeno col Mondiale in casa nel 2002 sono riusciti nell’impresa. Ora l’obiettivo è tornare in Qatar la prossima estate e prendersi la Coppa d’Asia, sfumata in finale proprio contro i qatarioti quattro anni fa.
Fonte immagine in evidenza: profilo IG Federazione giapponese