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Pagellone gironde d'andata - Monza 7: rinascita totale con Palladino

Pensiero Influente

Pagellone girone d’andata – Monza 7: rinascita totale con Palladino

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Monza

Giudicare la prima parte di stagione del Monza risulta facile solo se si prendono in considerazione le due estremità e, calcando pesatemente la mano, si tirano le somme. Infatti l’obiettivo iniziale conclamato da Galliani e dai dirigenti tutti per la prima stagione fra i grandi dei lombardi era la metà classifica.

E così è oggi, con i biancorossi tredicesimi, ma ad appena un punto dal decimo posto. La cosa che, però, è difficile non considerare, se si tenta di fare un’analisi oggettiva, è come sono arrivati ad ottenere i ventidue punti che oggi fieramente vantano. La squadra di Palladino in principio era in mano a Giovanni Stroppa, che ha incontrato fin troppe difficoltà nell’adattarsi a un campionato nuovo, di alto livello.

Con idee innovative e voglia di fare, invece, Raffaele Palladino ha raccolto i cocci di una squadra che aveva cambiato più di quindici elementi, cercando di potenziare il gruppo per rimanere ad alto livello.
Da qui si è partiti verso un percorso di rinascita, che ha portato poi a risultati spumeggianti come la vittoria contro la Juventus, i pari contro Inter e Fiorentina, da sommare a vere affermazioni negli scontri diretti, come i successi contro Sampdoria (0-3), Spezia (2-0), Udinese (2-3), Verona (2-0), Cremonese (2-3) e Salernitana (3-0).
La media punti finale è pari a 44 punti, ovvero la salvezza matematica. Bene.

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Editoriale

Verso lo spettacolo di Napoli-Milan…

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Kim

Non si è ancora spenta l’eco della doppia gara in prospettiva qualificazioni europee (gli azzurri a Napoli con l’Inghilterra e a Malta) che si torna alla realtà, in campionato. L’ultima giornata, prima della sosta-nazionali si era chiusa con due sfide di gran classe, InterJuventus e il derby capitolino fra Lazio e Roma; ora si riparte con una partita d’alto lignaggio con Napoli e Milan protagoniste al proscenio, ad affrontarsi per la “prima” di un trittico che vedrà rossoneri e partenopei incrociare le lame, in singolar tenzone, per ben tre volte (in campionato, appunto, e nel doppio incontro-scontro di Champions League) in una ventina di giorni o giù di lì.
Il calcio, insomma, continua a stupirci e a regalarci meraviglie con straordinari match da godere e gustare quasi senza neppure rendercene conto; partite imperdibili che alimentano la nostra insana e godereccia voglia di obnubilare la nostra mente e i nostri occhi con le vibrazioni che questi artisti del pallone puntualmente ci sanno offrire. E le emozioni, di conseguenza, non sono da meno. Sì, NapoliMilan e poi in rapida successione, Milan-Napoli e ancora NapoliMilan, queste ultime due per la qualificazione alla semifinale di Champions League. Che spettacolo! O almeno speriamo che lo sia… Un spettacolo, tre pìece di calcio che non possiamo – e non dobbiamo – assolutamente perdere; tre partite alle quali vale la pena di assistere, in religioso silenzio e senza perdersi neppure un frame di ogni gara.
Ma non c’è, nel piatto-campionato, soltanto queste partite che tengono addetti ai lavori e soprattutto tifosi col fiato sospeso, c’è anche molto altro. Del resto si va a grandi passi verso la fine di una stagione comunque strana e inusuale per via di un Mondiale che ha squassato ogni proposito e ogni indirizzo al quale riferirsi. Resta, nel caso, ancora poco e questi residui scampoli di campionato non fanno altro che alimentare sogni, speranze e non meno illusioni. Sia in vetta, col Napoli mattatore assoluto e le altre a leccarsi le ferite, sia in coda dove i giochi pare siano quasi fatti. Ma c’è ancora da gioire e da soffrire, perchè questo campionato sinceramente fantastico, sembra davvero non finire mai…

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Calcio Internazionale

I non convocati dell’Italia che avrebbero meritato un posto

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Zaccagni

Torna la pausa dedicata alle nazionali, in cui vedremo i nostri azzurri impegnati nel big match contro l’Inghilterra allo stadio Maradona giovedì 23 febbraio. Seguito dall’impegno in trasferta contro la più umile Malta, sfida in programma per domenica 26. Le sfide inaugureranno il percorso delle qualificazioni a EURO 2024 dove, salvo imprevisti durante il girone di qualificazione, gli uomini di Mancini si presenteranno da campioni uscenti. La lista dei primi 30 convocati del nostro ct ha però destato non poche sorprese. Legate, più che altro, a delle pesanti assenze di giocatori che sarebbero stati utilissimi alla causa. Lungi da noi, ovviamente, sostituirci a Mancini e al suo oneroso incarico di selezionatore, abbiamo comunque dato uno sguardo alla lista dei non convocati dell’Italia e analizzato come alcuni di questi giocatori sarebbero potuti tornare utili al gruppo azzurro.

LE ASSENZE DI ZACCAGNI E LOCATELLI

Andiamo subito ad analizzare il momento di quelli che, sicuramente, sono i due più grandi assenti della lista di Mancini: Mattia Zaccagni e Manuel Locatelli. Per il primo sono i numeri a parlare. 9 gol e 7 assist, che lo rendono il miglior marcatore stagionale della Lazio, con la quale ha deciso il derby di domenica contro la Roma, proiettando così i biancocelesti al secondo posto in classifica. L’ex Hellas Verona sta giocando probabilmente quella che è la sua miglior stagione in carriera e l’esclusione da parte del nostro ct è stata a dir poco sorprendente.

Certo, se Mancini avrà intenzione di riproporre il 3-5-2 delle ultime uscite Zaccagni sarebbe stato forse poco funzionale. Ma la presenza di altri esterni offensivi (come Berardi o Chiesa) nella lista dei convocati dell’Italia potrebbe non escludere l’idea di un nuovo cambiamento per quanto riguarda il modulo. Dunque, ecco che le sue abilità sulla fascia sinistra del campo sarebbero state utilissime per Mancini, che avrebbe potuto dargli mansioni simili a quelle che furono di Insigne durante la prima parte della sua gestione.

Per Locatelli, invece, l’unico dubbio che gravava su di lui in questi ultimi anni è stato quello sul suo ruolo a centrocampo. Dubbio dissipato magistralmente dallo stesso juventino, che si è imposto come uno dei mediani più in forma del campionato. Non più una mezzala di possesso o un incursore, dunque, ma un vero e proprio vertice basso di un centrocampo a tre, capace di gestire il possesso, offrire densità in fase difensiva e recuperare palloni su palloni. Tutte qualità che sta facendo vedere in questa seconda parte di stagione con i bianconeri e che Mancini avrebbe potuto sfruttare per dare un’alternativa a Jorginho. O anche per affidargli definitivamente il posto da titolare a discapito dell’ex giocatore del Chelsea. Visto che, durante questa stagione, Locatelli è riuscito addirittura a scalzare un campione del mondo come Paredes nelle gerarchie della Signora.

ALCUNI GIOVANI DELL’UNDER 21

Se si voleva puntare ancora di più sulla famigerata “linea verde” che questa nazionale può e deve adottare, anche alcuni dei nostri Under 21 sembrerebbero già pronti per essere convocati nell’Italia dei grandi. Giovani come Nicolò Fagioli, che si sta ritagliando uno spazio importantissimo nella Juve. Certo, il nostro centrocampo offre giocatori di indubbie qualità anche senza di lui. Ma per un 22enne come lui sarebbe importantissimo trovare continuità all’interno del gruppo della nazionale maggiore. Anziché essere inserito in un’under 21 che, anche per questioni anagrafiche, inizia a stargli troppo stretta. Nel ruolo che sta ricoprendo con Allegri, quello di mezzala di possesso, troverebbe ovviamente Verratti e Tonali di fronte a lui nelle gerarchie. Ma sarebbe comunque utile fargli trovare confidenza con lo spogliatoio dei grandi.

Stesso discorso si potrebbe fare per il ruolo di esterno sinistro (o terzino sinistro, in caso si dovesse tornare a una difesa a quattro). Una zona di campo in cui il talento non manca, con Dimarco (sostituito nelle convocazioni da Emerson Palmieri a causa di un infortunio) e Spinazzola che stanno offrendo un grandissimo contributo rispettivamente a Inter e Roma. Eppure, in una lista di ben 30 giocatori, si potrebbe trovare spazio anche per un giovane prospetto come Destiny Udogie. L’esterno dell’Udinese sta definitivamente esplodendo in questo campionato in cui ha già messo a referto 3 gol e 3 assist. E offerto grandi prestazioni come quella contro il Milan nello scorso turno.

Anche per lui, la nazionale Under 21 sembra stare stretta. Con, inoltre, un ingombrante ballottaggio con un altro giovane terzino in rampa di lancio come Fabiano Parisi. Far convivere i due in una nazionale giovanile potrebbe avere poco senso. Sarebbe di gran lunga più utile avere almeno uno dei due a disposizione per la nazionale maggiore. Restando sempre a Empoli, anche Tommaso Baldanzi potrebbe dire la sua nella selezione azzurra. Il classe 2003 ha dimostrato di saper essere decisivo anche tra i grandi. Anche se a causa del suo ruolo naturale, quello di trequartista, potrebbe non trovare una collocazione tattica ideale, può comunque essere adattato come seconda punta nel 3-5-2, o come esterno in 4-3-3, per sfruttare anche la sua abilità nell’uno contro uno.

CASALE E MANCINI DUE GRANDI ESCLUSI IN DIFESA

Ultima considerazione della nostra analisi sui non convocati dell’Italia è legata ai difensori centrali. Reparto che, insieme a quello del centravanti, non ha ancora dei saldi punti di riferimento in chiave futura. Solo Alessandro Bastoni (peraltro indisponibile nelle prossime due uscite) sembra avere un posto fisso nel reparto arretrato del “domani” azzurro (ma anche in quello del presente). Ecco che, quindi, nel pacchetto difensivo, insieme ai futuribili Buongiorno e Scalvini, si poteva dare spazio anche a Nicolò Casale e Gianluca Mancini.

Entrambi stanno giocando una stagione più che convincente e offrirebbero delle buonissime alternative per il ruolo di centrale di destra. Se il romanista sembrerebbe più avvezzo alla difesa a tre, visto che ormai da tempo la Roma ha sposato questa disposizione difensiva, Casale può essere utile anche in un reparto a quattro. Dove si sta facendo valere, entrando nelle grazie di Maurizio Sarri, un allenatore che, fra i suoi dogmi, tiene in particolare proprio ai meccanismi del suo quartetto difensivo.

Come detto, questa non vuole essere un’analisi di critica alle scelte di Mancini. Anzi, se vogliamo, questo approfondimento mostra come ci siano dei giocatori il cui valore è degno dell’Italia anche fra i non convocati. Speriamo, comunque, che questi ragazzi possano trovare o ritrovare presto un posto stabile nelle rotazioni dei nostri azzurri. E che possano aiutarci a raggiungere i traguardi che questa nazionale merita.

 

 

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Calcio Internazionale

Come gioca il Sivasspor?

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Sivasspor

Se ai playoff possiamo dire che la sorte è stata tutto fuorché benevola con la Fiorentina, accoppiata al Braga, che, però, la squadra di Vincenzo Italiano ha sconfitto in entrambe le gare, stavolta, invece, il sorteggio ha sorriso ai viola: l’avversario da superare per l’accesso ai quarti di finale di Conference League sarà il Sivasspor.
Partendo dal presupposto che nessun avversario può esser sottovalutato in Europa, se la compagine gigliata approccerà bene psicologicamente entrambe le partite, non dovrebbe essere un grosso problema procedere nel cammino.
Attenzione, però, a trasferta e tradizione! Se è vero che l’ago della bilancia del livello pende verso la squadra italiana, è anche vero che quest’anno la compagine toscana ha incamerato brutti ricordi in terra turca, passando il raggruppamento, ma alle spalle dell’Istanbul Basaksehir.
Il Sivasspor è una squadra con grande esperienza alle spalle: l’età media è di trentuno anni, una delle più alte in Europa; mister Riza Calimbay, che ha fatto all-in sull’esperienza: questa scelta non sta affatto pagando in campionato. I turchi detengono il quattordicesimo posto in classifica: questi si trovano a ventidue punti di distanza dalla zona Conference League e a sole due lunghezze sulla zona retrocessione. Per confermare il piazzamento europeo servirebbe un miracolo. Tuttavia, anche se siamo distanti da Natale, sarebbe opportuno crederci: infatti, anche la scorsa annata dei turchi era stata tutto fuorché esaltante; i biancorossi si sono classificati al decimo posto, arrivando a -11 dall’ultimo piazzamento europeo valido. Eppure la loro grande forza la tirano fuori nelle coppe: nella stagione precedente, in Coppa di Lega, hanno messo in fila Ankaragucu, Bandirmaspor, Karagumruk, Alanyaspor e Kayserispor, alzando al cielo il trofeo per la prima volta nella loro storia. A distanza di un anno, la storia potrebbe ripetersi: eliminato l’Ekospor e il Karacabey, ai quarti di finale hanno ottenuto il passaggio del turno a tavolino per via del terremoto, che ha costretto il Gaziantep a ritirarsi da tutte le competizioni. In questo mondo, i biancorossi giocheranno di nuovo la semifinale di coppa, sebbene stavolta sia molto probabile che l’urna li accoppi con una fra Galatasaray, Istanbul Basaksehir, Trabzonspor e Fenerbache.

Anche in Europa si sono rivelati una piacevole sorpresa. Parliamo pur sempre di una compagine che ha disputato solo due match continentali in tutta la loro storia: il precedente è individuabile nella Champions League 2009-10: l’urna li ha accoppiati all’Anderlecht nel terzo turno preliminare, ma in Belgio finisce 5-0. Di fatto, finisce lì il sogno europeo dei turchi, i quali vincono inutilmente 3-1 al ritorno. In Conference, invece, potrebbe aver trovato la sua dimensione. Nel girone hanno pescato non proprio alla loro altezza, sortegiando Cluj, Slavia Praga e Ballkani. Ad eccezione di una sconfitta inspiegabile per 3-4 fra le mura amiche contro la squadra kosovara, hanno vinto due volte contro il Cluj e pareggiato in due occasioni contro la Slavia Praga, passando il proprio raggruppamento come primi.

Dopo essere stato bandiera del Besiktas da calciatore, Mister Calimbay è diventato allenatore: con questo mestiere è diventato un guru in Turchia.
Il sistema di gioco, utilizzato dai turchi, sarà il solito 4-3-3: in porta il titolare c’è l’esperto Vural; la linea a quattro prevede il greco Soutas e il gabonese Appindangoyé, che dovrebbe prendere il posto dell’infortunato Osmanpasa; l’esperto trentacinquenne, infatti, è alle prese con un infortunio al legamento collaterale mediale. A destra, Paluli ancora non ha la piena fiducia del mister. Per questo è probabile che a giocare sarà Okumus; dalla parte opposta, ci sarà una staffetta fra Ugur Ciftci e capitan Erdal. In mediana, non dovrebbe giocare Cofie, conosciuto in Italia, visto il suo trascorso con le maglie di Genoa, Carpi, Chievo, Sassuolo, Piacenza e Torino. A partire dal primo minuto dovrebbe, invece, esserci Ulvestad; il norvegese si adatterebbe in cabina di regia a sopperire la mancanza dell’infortunato Robin Yalcin. Il trentaquantenne Arslan e Charisis, centrale greco bravo ad adattarsi sia da mediano che come esterno sulla fascia destra. Davanti c’è tantissima qualità: la certezza è Gradel, trentacinquenne, che ha giocato in Premier con le maglie di Leicester, Bournemouth e Leeds e in Francia con Saint-Etienne e Tolosa. Quest’anno è partito benissimo, siglando tre gol e due assist nelle sei partite, disputate in Conference. In attacco il mister, però, potrà anche contare su calciatori come Ahmed Musa (ex Leicester e CSKA), Yesiliurt (visto in Germania con l’Arminia Bielefeld), N’Jie (bomber camerunese ex Lione, Marsiglia e Tottenham), Angielski (ex Under 21 polacco, acquistato in estate per 1.5 milioni) e Jordy Caicedo (preso per due milioni dal Tigres).

Sulla carta, il match non dovrebbe essere così proibitivo per la Fiorentina. Tuttavia sarà importante tenere in considerazione l’esperienza e non sottovalutare un impegno che è già di per se fondamentale.

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Pensiero Influente

Come gioca il Friburgo?

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Friburgo

Anche per la Juventus in Europa League, come per la Fiorentina in Conference League, la pescata nel sorteggio è stata piuttosto benevola: i bianconeri, usciti dal turno playoff, dovevano necessariamente evitare la capolista della Premier League Arsenal e le due spagnole che hanno già incrociato il cammino dell’altra italiana rimasta, la Roma, e quindi il Betis, che Mourinho ha affrontato nel raggruppamento, e la Real Sociedad, avversario dei capitolini nella serata degli ottavi. L’urna che accoppia Massimiliano Allegri al Friburgo è piuttosto benevola per le condizioni dettate, sebbene sottovalutare la squadra di Grifo sarebbe quasi come farsi un autogol disperato.

I tedeschi sono una squadra estremamente europea per i canoni richiesti da una competizione internazionale in questo momento storico: giocano a pallone senza remore, con il pressing alto, che viene utilizzato per vietare agli avversari di costruire con tranquillità, rompendo le linee e ritagliandosi occasioni dalle seconde palle vacanti che vengono arpionate dai rossoneri di Friburgo: lo stile di gioco, in sostanza, è l’esatto opposto di quello proposto dal Nantes, già affrontato dalla Juve ai sedicesimi. I francesi rinunciavano alla pressione alta e ad un giro palla verticale, puntando maggiormente sulla compattezza difensiva, sulle diagonali atte a non perdersi l’uomo e su un contropiede veloce e fulmineo. Lo stesso Nantes, però, è passato dai playoff proprio per esser arrivato secondo nel girone dietro al Friburgo, con il quale ha perso entrambe le volta (2-0 all’andata, 0-4 al ritorno): questo importante campanello d’allarme per la Juventus.

Probabilmente i tedeschi continueranno a spingere sul 4-2-3-1 che fino a questo momento gli sta facendo vivere una delle stagioni più positive degli ultimi anni, grazie alla continua fiducia rinnovata a mister Streich e ad un assetto collaudato. L’allenatore ha sposato a vita la causa rossonera, iniziando lì la propria carriera da calciatore, nel 1983. Rimarrà al Grifone fino all’85, salvo poi tornarci altre due volte, nella stagione 1987-88 e infine dal 91 al 95, appendendo gli scarpini al chiodo a casa sua. Una volta ritirato, ha lavorato per il Friburgo undici anni di fila, allenando le giovanili, passando poi a fare l’assistente per altri cinque anni. Dal 2011 si è insediato in pianta stabile al comando, come mister in prima e questo è l’undicesimo anno consecutivo che viene confermato.
Con lui in panchina, i tedeschi sono retrocessi solo una volta, risalendo immediatamente, ma soprattutto sono tornati a giocare quelle notti europee che mancavano da quando la Roma non alzava al cielo il tricolore.

Con tutta probabilità il portiere del 4-2-3-1 che affronterà la Juventus sarà Flekken. Linea a quattro con Gunter, Lienhart, Ginter e Kubler. Per fare diga davanti la difesa, la scelta ricade sul doppio mediano, con Eggestein ad accompagnare Hofler. La punta, Gregoritsch, regista offensivo bravo in sponde e movimenti, verrà supportata da uno trio che compone la batteria della trequarti, con Doan, Kyereh e Grifo. Quest’ultimo sta vivendo una vera e propria annata esplosiva: nelle sei gare di Europa League giocate fin qui, ha segnato una rete che è valsa la vittoria contro il Qarabag, ha servito l’assist per il trionfo esterno contro l’Olympiakos e ha anche segnato nei tre punti interni ottenuti contro il Nantes. La differenza la sta però facendo in campionato, dova ha messo a segno dodici reti e quattro assist in sole ventidue partite.

A partita in corso attenzione anche all’ungherese Roland Sallai, che da dinamismo alla manovra, anche se fin qui non ha mai segnato e ne servito un assist vincente e in Italia ha un passato pessimo con la maglia del Palermo.
L’avversario è di quelli da non sottovalutare e la cosa che lo suggerisce è la classifica della Bundesliga, che lì vede al momento al quinto posto con 42 punti, gli stessi del Lipsia quarto, due in meno dell’Union Berlin terzo e soprattutto solo sette punti sotto il duo delle capoliste formato dalle aliene Borussia Dortmund e Bayern Monaco.

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