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Se Parigi fosse Londra

Calcio e dintorni

Se Parigi fosse Londra

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Team Numero Diez

Nel più classico ed inflazionato discorso da bar, quando si intavola l’argomento “viaggi”, si giunge molto velocemente alle solite domande: Parigi o Londra? Il discorso terminerà poi nel più classico dei “sono due città diverse”, senza entrare troppo nello specifico di queste peculiarità divergenti tra capitali. Ma se prendiamo Parigi e Londra come esempi calcistici nel panorama europeo, notiamo come la differenza tra due emisferi che respirano e producono calcio sia abissale. In questo personalissimo viaggio vogliamo concepire la ville magique  sulla falsa riga dell’esempio londinese che da anni permette alla megalopoli di avere cinque team nel campionato più importante del paese. In Francia invece, oltre al Paris Saint Germain dei colossi del Qatar, le altre società della città, perlopiù di seconda e terza divisione, hanno attraversato e stanno attraversando alti e bassi nella loro storia. Quindi, calcisticamente, Parigi potrebbe essere paragonabile a Londra? Si, qualora le società del nostro itinerario arrivassero ad avere un solido progetto dietro, come quello che nel lontano Novembre 2011 Nasser Al Khelaifi decise di avviare a Boulogne-Billancourt.

RACING CLUB DE FRANCE  COLOMBES 92

Il Racing Club de France nasce nel 1882 quando alcuni ragazzi del Liceo Condorcet, appassionati di corsa, prendono l’abitudine di ritrovarsi di fronte alla stazione parigina di Saint Lazare, per praticare il loro sport preferito. Ottengono poi un permesso per correre nel parco di Bois de Boulogne. Nel 1896 viene creata la sezione calcistica: i primi periodi sono ottimi, il Racing diventa una referenza del calcio francese e si manterrà stabilmente in Ligue 1 fino agli anni sessanta, con un double nel 1936 ed una vittoria in coppa di Francia nel 1949. Fino agli anni ottanta sarà poi un calvario nelle serie minori, fin quando l’uomo d’affari Jean-Luc Lagardère non prenderà in mano la squadra sino a riportarla in prima divisione con il nome di “Matra Racing” a causa dello sponsor Matra, una novità pura per il calcio francese di quegli anni. Una visione avvenieristica.

Nel 1990, nonostante la retrocessione, arriva sino alla finale della coppa di Francia, battendo il Bordeaux prima e lo stellare Marsiglia poi. Nonostante la tanta simpatia guadagnatasi nel corso del suo magico cammino, in finale il Montpellier non avrà pietà. L’ultima notizia di spessore risale al 1994, quando, sempre in coppa di Francia, sarà eliminato dall’Auxerre ai quarti. Dopodiché solo tumulti e un incredibile balletto a cavallo di Ligue 2 e National 1, seconda e terza serie della scala gerarchica francese. Tra il 2002 ed il 2004 fallisce due volte e viene spesso retrocessa d’ufficio: dal 2005 stipula un accordo col comune di Colombes ed utilizza lo stadio Yves du Manoir, struttura del Racing 92 di rugby. Nel 2015 nasce il progetto di ampliamento del settore giovanile, che nel mentre è sempre rimasto vivo e possiede anche la sezione femminile. Ma nel professionismo il Racing è praticamente sparito dai radar.

CERCLE ATHLÉTIQUE DE PARIS

Il Cercle Athlétique de Paris è stato creato nel 1906 ma diventa un club di professionisti nel 1932. Conosciuto soprattutto come il “grande vagabondo” del calcio francese negli anni 30 (utilizzerà 5 stadi in un solo campionato). Una volta che, nel 1934, scende di categoria, non ci risalirà mai più nonostante una delle gestioni migliori di seconda divisione firmata dal nostro Angelo Grizzetti. Negli anni 60 ritorna tra gli amatori, in CFA, la nostra Serie D. Così si fonde con lo Stade Olympique de Charenton diventando così le CAP Charenton 1906, situato a Maisons-Alfort. Tutt’ora impegnato in campionati dipartimentali della regione Val de la Marne, la società è stata certificata come scuola calcio della Federazione Francese per le sue qualità educative e preparatorie, che vanno dalla Under 6 all’Under 15. Il futuro, forse, passa da qui.

Lo Stade Charentonneau, casa del CA Paris.

PARIS FOOTBALL CLUB 

Il Paris Football Club è la squadra più giovane della città, quella forse con più possibilità di ritrovare palcoscenici importanti in futuro. Se andate a leggere la loro storia sul sito internet della società, sarete subito colpiti dalle parole utilizzate: il motto è PARIS FC: UN’AMBIZIONE CAPITALE. Continuando:

“Roma può contare sull’AS Roma e sulla Lazio, Madrid su Real ed Atletico, Lisbona su Benfica e Sporting. Senza contare il particolarissimo caso di Londra, che può contare su Arsenal,Chelsea, Crystal Palace e West Ham!”  

La prima assemblea societaria si è svolta nel 1969 e dopo qualche anno si fonde con il CA Montreuil, club leggendario, giocando così i match casalinghi allo stadio di Porte de Montreuil. Resta tra prima e seconda divisione. Ad inizio anni ottanta diventa il Racing Paris 1 prima di fondersi con il Racing Club de Paris e ritornare ad essere il Paris FC. Per motivi finanziari, ad inizi anni novanta, scende in National, terza divisione, scendendo ulteriormente in CFA l’anno dopo. Dopo più di 15 anni, nel 2005, ritrova la terza divisione, spostandosi poi definitivamente nel suo stadio Charlety nel 2007, nel 13esimo arrondissement.

Nel 2013 rischia di rivedere da vicino il fondo del baratro, ma amministrativamente si salva e riesce a costruire una squadra in extremis, terminando sorprendentemente nono. L’anno dopo avviene la svolta, ovvero nel 2014-2015: in estate la società lavora bene, provando ad acquistare gente navigata nei campionati maggiori per risalire la china. E ci riesce arrivando al secondo posto. L’ambizione capitale inizia a crescere, nonostante a livello di pubblico la società non goda realmente di un grandissimo apporto. In più, i pochi ultras sono divisi in due gruppi differenti, piazzati alle due estremità delle tribune: tra di loro, c’è il rapper francese Jazzy Bazz, un ultras del PSG che ha iniziato a tifare Paris FC quando la società di Saint Germain en Laye, con il Plan Leproux, ha iniziato ad allontanare gli ultras dagli stadi senza fare una reale cernita. “Sono parigino, ho iniziato a seguirli da quando potevano salire in Ligue 2. Ho voglia di dare il mio apporto”.  Ma purtroppo la volontà di far crescere il movimento non trova risposte, né con il pubblico di Charlety, né con i risultati. Pensando ad uno stadio così centrale come quello del Paris FC, il fatto che la gente snobbi determinate occasioni per avere un altro cuore pulsante in città è qualcosa di incredibilmente scioccante. L’impressione è quella di un buon lavoro che però non trova riscontri nell’interesse della gente: un gran bel prodotto venduto male. La creazione del nuovo logo, la sponsorship nike.. cose che dovrebbero aiutare ma che sono apparse superflue di fronte al disinteresse della gente.

Tra l’altro, i capitolini chiudono il campionato come lanterna rossa, ovvero ultimi con 30 punti, nonostante l’acquisto del bomber Cheick Diarra che, arrivato il 26 Gennaio, contribuirà a nutrire le speranze salvezza grazie ad i suoi 6 gol e 3 assist, tra cui quello più importante firmato in uno stadio storico come il Bollaert Dellelis di Lens, quando i parigini vinsero 0-1 e condannaro i sang et or ad un altro anno di calvario in cadetteria. L’ambizione viene risbattuta velocemente in National: quest’anno, dopo un primo periodo di assestamento, dovuto forse ai tanti sali e scendi, la squadra naviga in zona promozione, ad una manciata di punti dal terzo posto che, proprio per quest’anno, affronta uno spareggio con la 18esima di Ligue 2. Un altro anno di terza serie potrebbe essere davvero un duro colpo.

RED STAR FC

La storia del calcio parigino passa da Saint-Ouen, quartier generale del Red Star, L’Etoile Rouge del calcio di banlieu. Il club muove i suoi primi passi nel 1897, quando in poche parole il PSG non era neanche in fase embrionale. Saint-Ouen è un comune dell’Ile de France, limitrofo al 18esimo e 19esimo arrondissement e a Saint-Denis. La società si afferma come una delle più importanti di Francia tra le due guerre, quando anche Jules Rimet, a cui la coppa del Mondo fu poi dedicata, fu uno dei presidenti. Per problemi con la municipalità, la squadra si ritrova senza stadio e deve quindi incorrere in fusioni di ogni genere per poter avere una struttura, soprattutto con lo Stade Français. Tra gli anni cinquanta e sessanta il bilancio è disastroso: alla squadra viene impedito di risalire in Division 1 (la Ligue 1 di oggi) per motivi di corruzione, con l’allenatore radiato ed il presidente squalificato. Nel ‘59 sarà poi un gol del Troyes a pochi minuti dalla fine che condannerà gli audoni prima che un ennesimo scandalo di corruzione, questa volta ai danni del portiere del Nantes. Ritorna con un stratagemma in Ligue 1, fondendosi con il Tolosa che si trasferisce a Saint-Ouen e cede il suo status in campionato. Fino al 2000 sarà un susseguirsi di alti e bassi, con la lega che, in maniera contradditoria, spingerà per lasciare lo stadio Bauer, il catino storico da 10.000 posti situato nell’omonima strada dedicata al medico comunista ucciso dalla polizia, che però non rispetta i canoni UEFA. Alla squadra non viene concesso però l’utilizzo dello Stade de France.

Nel 2015, il calcio parigino, colpito così duro nell’orgoglio, ritrova anche i verdi in Ligue 2, assieme al Paris FC. Al contrario del PFC però, il Red Star resta per lungo tempo tra le prime tre del campionato, che vorrebbe dire un fantastico ritorno in Ligue 1, grazie ad un allenatore preparato come Rui Almeida e ad alcune pepite come Naïm Sliti e Albert Rafetrainaina e David Bellion. Gioca le sue partite allo stade Pierre Brisson di Beauvais, salvo poi rientrare nella capitale l’anno dopo, nel nuovissimo gioiellino dello Stade Français, lo stadio Jean Bouin, adiacente al Parco dei Principi. I tifosi però non sembrano d’accordo, perché rivogliono la loro casa di Bauer.

Il Red Star è Bauer, dice lo striscione.

Nonostante tutto, dopo un anno stellare, il secondo di Ligue 2 non è iniziato nel migliore dei modi. Dopo tre quarti di stagione, il Red Star lotta per la salvezza: sarà uno spareggio parigino con il Paris FC a decidere chi potrà giocare in seconda divisione il prossimo anno? Storie diverse ma sempre incrociate quelle dei due team.

UNION SPORTIVE CRÉTEIL-LUSITANOS

Il nostro itinerario si conclude nella Val de Marne, ma questa volta sponda Créteil. Le Club Sportif Créteil nasce nel 1936 dalla volontà di alcuni ragazzi che, stanchi delle solite compagini parigine, decidono di far nascere una nuova squadra sulla base di quelle storiche e precedentemente citate. Ma le infrastrutture non ci sono e per anni il Créteil dovrà utilizzare il centro d’allenamento del Cercle Athlétique de Paris. Dagli anni ottanta iniziano a fare sul serio e diventano una presenza fissa tra i professionisti: nel 1988, nonostante un gran campionato, i cristoliens non riescono a strappare il biglietto valevole per la seconda divisione ma riescono ad avere un gran percorso in coppa battendo i rivali parigini del Matra Racing. Chissà i padri fondatori del club come avrebbero gioito. Dal 1999 al 2007 la società sarà per otto anni in Ligue 2, ottenendo anche un grande ottavo posto nel 2006 che resta il risultato migliore di sempre. Gioca le sue partite casalinghe nello stadio Dominique-Duvachelle, un’ottima struttura da 12.000 situata precisamente a Créteil, qualcosa da fare invidia alle altre squadre capitoline.

Nel 2002 diventa Union Sportive Créteil Lusitanos perché il presidente, il portoghese Armand Lopes, vorrebbe fondere la squadra con i Lusitanos de Saint-Maur, una squadra dell’omonima città di Saint-Maur-des-Fossés con un’importante comunità portoghese. Il caso vorrà che qualche anno dopo, mentre il Créteil era tornato in Ligue 2, nel 2015, una sconfitta contro i Lusitanos al settimo turno di coppa di Francia inizi a far sprofondare nel baratro i celesti. L’anno dopo, quello in cui la Ligue 2 ripresenta tre squadre della capitale(c’erano anche Paris FC e Red Star), i cristoliens retrocederanno proprio insieme ad i cugini del Paris FC, seguendone le orme in tutto e per tutto. Parliamo comunque di una delle squadre più calde di Parigi, che in Ligue 2 sfiorava i 4000 spettatori di media, cifre microscopiche rispetto a quelle delle serie minori inglesi. Nessuna vertigine quest’anno, perché la squadra naviga nella parte bassa della classifica cercando di rimanere tra i professionisti.

IN CONCLUSIONE

Diremmo banalmente che se Parigi fosse Londra queste storie travagliate non esisterebbero e noi non saremmo qui a raccontarvele, perché ogni club sarebbe sinonimo di stabilità economica ma soprattutto gestionale. Chi, ad oggi, prende in mano una squadra di Parigi, non riesce a farla diventare quel giocattolo magnifico che Al Khelaifi ha saputo costruire al Paris Saint Germain. Ma, sebbene i soldi facciano gran parte del lavoro, dal Qatar sono arrivate anche tante idee innovatrici di un calcio che, se proviamo a scendere in profondità, dans les coulisses come direbbero i francesi, è ancora molto instabile per provare a paragonarsi minimamente alla FA. Due potenze economiche e due dei paesi più influenti al mondo: il calcio, ancora una volta, riesce a creare delle gerarchie fuori dal comune e da qualsiasi ambito socio-politico. Purtroppo per Parigi.

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Gabigol sospeso per due anni: “Mai fatto uso di sostanze proibite”

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Gabigol

Nelle ultime ore la notizia che Gabigol sia stato sospeso per frode nei test antidoping ha fatto il giro del mondo. Un’indiscrezione che se fosse confermata avrebbe del clamoroso.

Intanto il calciatore brasiliano classe 1996 di proprietà del Flamengo è stato sospeso dall’attività per ben 2 anni dal Tribunale Sportivo Antidoping. Inflitta una pena che terminerà l’8 aprile del 2025 visto che l’episodio incriminante sarebbe avvenuto circa un anno fa.

Gabriel Barbosa dal canto suo non ci sta. L’ex Inter infatti sul proprio profilo X ha pubblicato un messaggio riguardo quanto accaduto in questi giorni. Ecco cosa ha detto:

LE PAROLE DI GABIGOL – “Vorrei pronunciare e chiarire sulle cose che sono uscite oggi, sul fatto che sarei stato sospeso per una tentata frode all’esame antidoping. Nonostante il rispetto che ho verso la giustizia, ribadisco che mai abbia tentato di ostruire o ingannare qualsiasi tipo di esame e confido di poter dimostrare la mia innocenza nelle prossime istanze. Fin dall’inizio della mia carriera ho sempre rispettato le regole del gioco e non ho mai fatto uso di sostanze proibite. Sono deluso dall’esito del procedimento ma continuerò a collaborare con le autorità sportive. Sono convinto che la mia innocenza sarà provata e ripristinata. Grazie a tutti per il sostegno in questo periodo difficile”.

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Shock Di Maria dall’Argentina: El Fideo e famiglia minacciati di morte

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di maria

Angel Di Maria e la sua famiglia sarebbero stati minacciati in questi giorni in cui il calciatore si trova in ritiro con la Seleccion Argentina. Minacce di morte con tanto di messaggio lasciato sulla porta della sua abitazione a Funes, vicino a Rosario.

Secondo quanto riportato dal giornale Infobae, il contenuto del messaggio è il seguente: “Di’ a tuo figlio Ángel di non tornare a Rosario perché altrimenti uccideremo un membro della famiglia. Nemmeno Pullaro (governatore della regione di Santa Fè, ndr) vi salverà. Noi non lanciamo carte ma piombo e persone morte”.

A questa vicenda il Clarìn aggiunge che la minaccia sarebbe stata recapitata intorno alle 2:30 del mattino e nella zona sembra si siano sentiti addirittura quattro spari. Inoltre, il contenuto dell’avviso di intimidazione non è stato confermato dalle autorità competenti per evitare di promuovere i gesti di queste persone.

La minaccia, secondo quanto trapela, potrebbe anche essere un tentativo di impedire a Di Maria di tornare a giocare nel Rosario Central. Squadra in cui il Fideo è cresciuto e con la quale ha esordito da professionista nella stagione 2005.

Un episodio orribile che era già accaduto lo scorso anno anche a Lionel Messi, anch’esso vittima di una minaccia intimidatoria.

 

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Antonello sul tema stadio: “Rozzano il futuro, San Siro fermo agli anni ’80”

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Mercato Inter

Alessandro Antonelloamministratore delegato dell’Inter, ha parlato del tema stadio ad un evento organizzato dallo studio legale ADVANT Nctm. L’AD durante la tavola rotonda “Impianti ed infrastrutture sportive: attori e processi – L’esperienza delle Olimpiadi Milano-Cortina 2026”, ha analizzato la situazione dei vari progetti per il nuovo stadio, sottolineando come nel 2019 era stato presentato un piano che si interpellava alla legge sugli stadi. Successivamente l’AD dei nerazzurri ha parlato di San Siro e del fatto che sia fermo agli anni ’80 per le sue emissioni. Infine ha concluso affermando che l’Inter sta lavorando su Rozzano, definendolo come piano effettivo.

LE PAROLE

PROGETTO – Nel 2019 è stato presentato il progetto che si interpellava alla legge sugli stadi ma dopo cinque anni i due club si trovano ad attendere un interesse pubblico dall’amministrazione comunale visto che si sono inserite dialettiche che hanno allungato i tempi, come ad esempio la sovrintendenza”.

SAN SIRO – “C’è anche un obiettivo ambientale. San Siro ora è alimentato da una centrale termica produttrice di CO2. Siamo ben lontani all’essere vicini al pareggio di emissioni richieste e siamo fermi agli anni ’80“.

ROZZANO – “Noi stiamo lavorando su Rozzano che è il piano effettivo su cui ci siamo impegnati e per cui stiamo discutendo con la proprietà Cabassi. Abbiamo una opzione fino a fine aprile e su quello ci concentriamo, lavoreremo anche per una proroga. Rimaniamo in attesa della proposta di WeBuild che arriverà non prima di giugno quindi oggi non ci sono alternative se non continuare a lavorare su Rozzano”

 

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Marotta chiaro sul futuro: “Ecco cosa farò a fine contratto”

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Beppe Marotta, dirigente dell'Inter, Serie A, Champions League, Coppa Italia

Giuseppe Marotta, amministratore delegato dell’Inter, ha parlato del proprio futuro alla Sala Montanari di Varese. L’AD dei nerazzurri ha confermato, come già detto più volte, che l’Inter sarà la sua ultima avventura da dirigente sportivo. Tuttavia oggi ha parlato con più chiarezza di ciò che farà: occuparsi solamente dei giovani. Marotta è ancora legato all’Inter e lo sarà fino al 30 giugno del 2027, quando il suo contratto andrà in scadenza e lascerà il suo impegno.

In particolare, si batterà per rendere lo sport gratuito, dal momento che considera sbagliato far pagare i giovani per fare sport. In questo modo verrebbero coinvolte anche le famiglie meno abbienti, dove si celano i campioni, che magari non emergono perché oscurati da chi può permettersi di allenarsi con grandi squadre fin da bambini.

LE PAROLE

INTER – “Quando terminerà il mio contratto con l’Inter e lascerò il club, mi occuperò solo dei giovani”.

GIOVANI – “Il settore giovanile è il patrimonio più grande di una società, soprattutto dal punto di vista umano. Sono sempre più convinto che far pagare lo sport ai giovani sia sbagliato: dovrebbe essere gratuito, perché così si riuscirebbero a coinvolgere anche le famiglie povere, quelle in cui si nascondono i campioni, come accadeva una volta”.

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Giovani per il futuro

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