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Parma, bilAncio triennale

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Parma, bilAncio triennale

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Serie B

“Come noi nessuno mAi”. La scritta che campeggiava sulle magliette dei giocatori festanti dopo la vittoria contro lo Spezia e la lieta novella del pareggio foggiano a bloccare all’89esimo il Frosinone, secondo fino a quel momento. Somma di risultati che ha catapultato il Parma direttamente in Serie A grazie agli scontri diretti a favore contro i ciociari, appunto. Tre anni, tre promozioni. Dai dilettanti alla regina Serie A in tre stagioni. Una resurrezione inscritta di diritto nei libri della storia Italia del pallone.

RISORGERE DALLE CENERI

Nel 2004 il crac della Parmalat aveva scucito un tessuto saldissimo. Dai risparmiatori raggirati ai bilanci gonfiati di Ghirardi fino al dichiarato fallimento di una delle società storiche ed esemplari del mondo italiano. Dalla stagione 2006/07 i dati sul progressivo aumento dei debiti è spaventoso. Dai lordi “soli” 16,1 milioni di euro ai 197,4 prima del tracollo definito.
16,1 milioni nel 2006-07; 38,1 nel 2007-08; 86,2 nel 2008-09; 109 nel 2009-10; 110,3 nel 2010-11; 136,5 nel 2011-12; 175,1 nel 2012-13; 197,4 nel 2013-14.

Un crollo esponenziale. Dal sesto posto ottenuto nel 2014 e la mancata licenza UEFA, alle dimissioni di Ghirardi al quadruplo passaggio di proprietà con la figura ultima di Manenti. Da modello italiano a esempio di un calcio, purtroppo, insostenibile. Così il Parma si è ritrovato a ripartire dai Dilettanti a distanza di oltre 45 anni dall’ultima volta.
Nonostante il fallimento dichiarato con Ghirardi e Leonardi e il nuovo nome Parma Calcio 1913 la risposta del pubblico per il primo anno di Serie D fu clamoroso, inaspettato. Pronti a ripartire dalla provincia di Arzignano c’erano 10 mila abbonati. Una risposta clamorosa.
Tutto sorretto da una nuova organizzazione, nuovo organigramma sulle orme del Parma storico con Nevio Scala presidente e Apolloni in panchina pronti a tracciare insieme ai dirigenti una nuova linea di calcio, calcio pulito, “biologico”.
La prima apparizione del nuovo Parma avvenne il 6 settembre 2015 con 1400 persone ad Arzignano e la prima vittoria.
Un campionato dominato con la testa solitaria chiusa a +17 sull’AltoVicentino. 28 vittorie, nessuna sconfitta (unica squadra nei 4 gironi di Serie D), 82 gol segnati e 17 subiti. Risalita – festeggiata al Tardini – che comincia già al primo tentativo, simbolo di speranza e luce in fondo al tunnel. Con il capitano, Alessandro Lucarelli in prima linea.

L’anno dopo è quindi subito Lega Pro, ritorno fra i professionisti. Il tasso tecnico che si alza e la rosa che deve adeguarsi. Munari, Scozzarella, Evacuo e soprattutto Calaiò i rinforzi per ridurre al minimo la lontananza dalla Serie B. Calaiò a fine stagione bomber con 18 reti nonostante qualche periodo buio. Tutto bene per il nuovo Parma, nessun intoppo. Troppo semplice.
Infatti arrivano le prime difficoltà. Nello scontro diretto col Padova i gialloblu subiscono un ko clamoroso. L’1-4 finale è la peggiore sconfitta subita al Tardini in dieci anni e mette in mostra i grandi i limiti gialloblù. La mancanza di alternative ad un gioco troppo spesso sterile su tutte.
La partita non intacca drammaticamente a livello di classifica, il primo posto è lontano 4 punti, ma l’entità della sconfitta travolge l’ambiente. Da lì la decisione della proprietà dell‘esonero di Apolloni, del ds Galassi e il dg Minotti. La via del calcio pulito, puro e biologico viene abbandonata.
Dopo qualche giornata di titubanza in cui si fa anche il nome di Crespo per la panchina, a novembre la scelta ricade su D’Aversa affiancato dal DS Faggiano che col Trapani aveva sfiorato la promozione in Serie A.

L’impatto è devastante: nelle prime dieci di D’Aversa, il Parma fa più punti che in tutta la gestione Apolloni, con 4 partite in meno. Migliorata media gol (da 1,5 a 2) e il rendimento difensivo (da 1,14 solo 0,8 gol subiti per partita).
Alla 23esima giornata si arriva allo scontro diretto col Venezia a -3. Possibile e insperato aggancio al termine dei 90 minuti. Speranza quasi reale dopo il 2 a 0, prima però del ritorno del Venezia. Moreo e Geijo rimontano lasciando invariata la classifica.
Il campionato si conclude a 70 punti.
Il Venezia però ne fa 80 ottenendo la doppia promozione in due anni.
Il Parma deve passare dai playoff. Prima Pordenone battuto ai rigori con quello decisivo di Lucarelli (ah, il destino) e poi Alessandria in finale. È Serie B. Doppia promozione.

Memorabile, da brividi, il discorso di capitan Lucarelli prima della finale contro l’Alessandria.

Due anni fa di questi tempi ero in tribunale, l’abbiamo ottenuta (la promozione, ndr) con i denti dimostrando cuore e attributi. E non è ancora finita.
A. Lucarelli

La svolta arriva anche in società. Quattro giorni dopo la promozione in B il 60% del Parma viene acquistato dal gruppo cinese Desports presieduto da Jiang Lizhang che diventa così nuovo presidente e affida le veci di vice ad Hernan Crespo prima di diventare ambasciatore.
Svolta anche sul campo perchè il Parma si riappropria per la stagione dello storico 
centro sportivo di Collecchio.

L’asticella si alza e la rosa deve adeguarsi. Dal mercato arriva così l’esperienza necessaria per puntare al miracolo della Serie A: Ceravolo, Di Gaudio, Gagliolo, Insigne, Siligardi e Ciciretti (a Gennaio).
Risultato? Miglior difesa del campionato, Calaiò bomber e 16 giocatori a segno (12 gol dalla difesa, 6 del centrale Gagliolo).

Non una stagione sempre al top, verso la fine del girone d’andata la panchina di D’Aversa inizia a traballare.
Il Parma però è lì, lotta nel limbo tra playoff e secondo posto, perchè l’Empoli è già andato. Il Frosinone ci prova.

Si arriva all’ultima giornata, spesso decisiva. Lo è anche stavolta.
I ciociari, davanti in classifica e con la Serie A in mano, ricevono il Foggia. Il Parma va a La Spezia.
Il Frosinone prima sotto rimonta e va sul 2-1 a 10′ dalla fine. Inutile così lo 0-2 gialloblù firmato Ceravolo-Ciciretti.
All’89esimo cambia il destino delle 2 formazioni. L’harakiri ciociaro permette al Foggia di pareggiare al minuto 89.
Tre fischi.
Parma 72 punti. Frosinone 72. Gli scontri diretti decidono.
Il Parma è in Serie A. È impresa. È record. È storia.
Scoppia la festa.”Come noi nessuno mAi”.

Una città, una società che risorge. tre promozioni consecutive. Il capitano Lucarelli lascia così (forse) il calcio a quasi 41anni tornato titolare 24 giorni dopo operazione al menisco.

Fuori dal mondo, non si poteva mai immaginare un finale così. Questo è più di un sogno

Tutta l’emozione del capitano che ha condiviso il salto triplo con l’attaccante Yves Baraye e il difensore Mazzocchi.

Il mister quattro mesi fa mi ha detto: arriviamo secondi…ringrazio la società che ci è stata sempre vicino. Ora ci dobbiamo tenere stretta la serie A

Parole del DS Faggiano. Artefice della storia.

Ora è Serie A. Dal tracollo alla resurrezione. Ora è paradiso.
BentronAto Parma.

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Juventus-Napoli 1-0, le pagelle: Gatti back to back, Kvara spreca un’occasione d’oro

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Juventus giaccherini

PAGELLE JUVENTUS-NAPOLI – La Juventus vince contro il Napoli e si riporta momentaneamente in testa alla classifica. Primo tempo vivace che mostra entrambe le squadre in un buon momento di forma, capaci di far male all’avversario in qualsiasi momento della squadra al netto degli errori sotto porta, Kvara e Vlahovic su tutti: solo quelli fanno chiudere la prima frazione sullo 0-0, ma in apertura di primo tempo cambia subito la questione con l’ormai solito Gatti che porta avanti i suoi con un colpo di testa su cross di Cambiaso. Poi i bianconeri si chiudono e il Napoli fatica a creare con spazi intasati. La squadra di Allegri aspetta dunque il risultato dell’Inter, mentre i Napoli deve guardarsi da Fiorentina e Bologna.

LE PAGELLE DELLA JUVENTUS

Szczesny 7: miracolo vero su Di Lorenzo nel primo tempo, che mantiene il risultato in parità. Per sua fortuna Osimhen è in fuorigioco sul rinvio sbagliato, altrimenti l’esito della partita poteva essere diverso.

Gatti 7: aggressivo come al solito, fa una sbavatura quando si dimentica di coprire Kvara sull’occasione che poi il georgiano butta alle ortiche. Sempre più uomo gol.

Bremer 5.5: rischia di combinarla grossa rinviando di testa su Gatti, apparecchiando la tavola per Di Lorenzo che calcia verso la porta indisturbato. Deve offrire al suo portiere una cena.

Danilo 6.5: è sempre lui l’uomo d’ordine della Juventus, che districa la matassa quando si fa troppo aggrovigliata.

Cambiaso 6.5: l’esterno dimostra ancora la sua crescita, giocando con la sicurezza di chi calca questi palcoscenici da anni. Stupendo il cross per Gatti per il vantaggio bianconero. (dal 92′ Rugani s.v.)

McKennie 6.5: dinamismo e proposta, il numero 16 si disimpegna bene in fase propositiva e di contenimento, risultando uno dei più coinvolti tra le fila di Allegri. (dal 92′ Iling Junior s.v.)

Locatelli 6: l’ex Milan gioca una partita di posizione più che di distribuzione, piazzandosi in chiusura sui tentativi di conduzione ora di Lobotka e ora di Anguissa, facendo lavoro sporco ma utile.

Rabiot 5.5: fin troppa calma nella gestione di alcune situazioni bollenti, che fanno spaventare i tifosi sugli spalti. Avrebbe potuto forse incidere di più sulla partita, che ha offerto tanto campo da percorrere, situazione ideale per il francese, il quale oggi non si iscrive all’elenco dei protagonisti.

Kostic 6: Politano preoccupa non poco Allegri, che chiede all’esterno un lavoro extra in copertura, limitandone la spinta offensiva per garantire più protezione alla difesa. Compito eseguito a metà, perché Politano ha più di un’occasione per fare male. (dall’82’ Alex Sandro s.v.)

Vlahovic 5: spreca dal centro dell’area dopo una palla fantastica di Chiesa, un tocco di troppo permette a Natan di opporsi salvando un gol che sembrava già fatto. Si vede che ha voglia, ma non riesce a trasformarla in efficacia, ma non è nemmeno fortunato quando colpisce il palo con il mancino di prima ad inizio secondo tempo. (dal 70′ Milik 5.5: non riesce ad alzare il baricentro dei suoi quando la pressione del Napoli è massima)

Chiesa 7: se si accende lui, la Juventus cambia marcia e va ad un altro ritmo. I difensori del Napoli non lo tengono se parte in velocità, è il vero top player dei bianconeri. (dall’82’ Kean s.v.)

All. Allegri 6: copione classico e già visto millemila volte, ovvero: una volta portatasi in vantaggio, la Juventus si arrocca in difesa e la partita finisce. Con il passare delle giornate però, la coralità e la manovra sembrano crescere in fluidità ed esecuzione, ma se non ha dovuto imbastire una rimonta è perché il Napoli si è divorato l’impossibile.

LE PAGELLE DEL NAPOLI

Meret 6: coraggioso ad uscire sulla tentata rovesciata di McKennie, evitando che l’americano potesse concludere verso la porta. Subisce gol nell’unico tiro pericoloso della Juventus dopo quello di Vlahovic, ma è incolpevole.

Di Lorenzo 6: non riesce a credere a come non abbia segnato nel primo tempo, quando Szczesny gli nega la gioia personale con un riflesso senza senso. Per il resto partita di grande applicazione e diligenza, come da marchio di fabbrica.

Rrahmani 5: buona gestione di Vlahovic, ma si perde completamente Gatti sul vantaggio della Juventus: una soglia di attenzione più alta avrebbe potuto evitare la sconfitta a lui e ai suoi.

Juan Jesus 6: Assieme a Rrahmani tiene a bada Vlahovic, che non porta chissà quali preoccupazioni dalle parti di Meret ad esclusione del tiro salvato da Natan.

Natan 6: ha il merito di salvare su Vlahovic una conclusione che sembrava a botta sicura, e solo questo gli merita la sufficienza, ma deve crescere sul proprio livello generale per consolidarsi in una big di Serie A. (dal 72′ Zanoli 5: poco incisivo, i palloni che tocca si contano sulle dita di una mano)

Anguissa 4.5: fisicità ma a sprazzi, anche lui entra nella partita a fasi alterne. Nel secondo tempo si fa fatica a capire se sia rientrato in campo o se sia rimasto chiuso negli spogliatoi.

Lobotka 6: molto meno coinvolto rispetto al recente passato, per una squadra che va molto più in verticale di quanto non facesse lo scorso anno. Quando ha palla si disimpegna bene, ma non è più il principale architetto dei partenopei. (dall’86’ Cajuste s.v.)

Zielinski 5.5: il principe ammirato ad Empoli e nei primi anni sotto il Vesuvio non si fa vedere da un po’. Ha qualità indiscutibili, ma per alcuni tratti della partita sparisce completamente. (dal 64′ Elmas 5.5: come Zanoli non porta nulla ai suoi compagni dal suo ingresso in campo)

Politano 6: il più attivo in avvio di match, bacia l’esterno del palo con la classica giocata a convergere verso il centro del campo, poi soffre un po’ la marcatura di Kostic ma prova sempre a rendersi pericoloso quando ha campo da percorrere palla al piede. (dal 72′ Raspadori 5.5: forse non la scelta giusta, perché con la Juventus così compatta dietro farebbe fatica chiunque, specie l’ex Sassuolo che non è proprio un gigante e fatica nel farsi spazio fisicamente)

Osimhen 7: la sua sola presenza inquieta la retroguardia juventina; nasce da una marcatura addirittura triplicata su Osi la palla gol clamorosamente sbagliata da Kvara. Fa sponda, si propone e costruisce con la sapienza e l’efficacia di un veterano. Solo il fuorigioco gli nega la gioia del gol, bellissimo tra l’altro.

Kvaratskhelia 5.5: si divora in maniera incredibile il possibile 1-0 sparando alto a tu per tu con Szczesny, quando tutti i suoi compagni pensavano già a come esultare. Nervoso, non riesce ad entrare in partita come vorrebbe se non per qualche guizzo nel secondo tempo. (dall’86’ Simeone s.v.)

All. Mazzarri 6: i suoi la partita la fanno, ma se la divorano nel primo tempo per i gol sbagliati in modo incredibile. Una volta passata in vantaggio, la Juventus diventa ingiocabile per chiunque, ma la prestazione nel complesso è positiva.

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La Juventus vince di misura contro il Napoli e torna al comando: decisivo il gol di Gatti

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Gatti rinnova

La Juventus vince e torna al comando della classifica. Ancora Gatti, che dopo il gol contro il Monza è nuovamente decisivo per i tre punti. Partita colma di intensità, agonismo e occasioni ambo le parti, soprattutto nel primo tempo. Poi nel secondo, dopo il vantaggio di Gatti, si abbassano i ritmi, seppur le occasioni non manchino. La Juventus vince ancora e va nuovamente al comando, Napoli che perde e rischia di cedere anche il quinto posto.

LA CRONACA DEL PRIMO TEMPO

Juventus con l’11 titolare al completo, Napoli con qualche defezione in difesa. Subito pericoloso il Napoli, sulla punizione di Politano. Flipper in area, con la deviazione che va verso la porta protetta da Szczesny, che accompagna con lo sguardo fuori. Partita iniziata subito con grande intensità, come ci si aspettava da un big match tra la Juventus e il Napoli. Inizio favorevole ai partenopei, che si avvicinano più volte alla trequarti avversaria, battendo anche due corner e una punizione dal limite, disinnescate dalla difesa bianconera. Al 6′ primo squillo della Juventus, con un contropiede fatto partire da Vlahovic e concluso da Cambiaso, che col sinistro mette poco fuori.

Poi torna all’attacco il Napoli, in una partita che offre diversi capovolgimenti di fronte già nei primi minuti. In una delle solite cavalcate di Di Lorenzo, il capitano degli azzurri crossa in mezzo, facendo partire un tiro-cross pericoloso verso la porta di Szczesny, che riesce a bloccare non senza rischi. Ritmi che non si placano, con al quarto d’ora prima occasione Juventus con Vlahovic e, nell’azione successiva, ancora pericoloso il Napoli con le iniziative di Politano. Al 20′ clamorosa occasione per la Juventus, prima con Vlahovic, servito perfettamente da Chiesa in mezzo all’area sbaglia da solo perdendo l’occasione per tirare liberamente. Poi, nella stessa azione, McKennie prova una rovesciata capolavoro, fermata da Meret

Momento favorevole alla Juventus, con ancora uno scatenato Chiesa che supera in dribbling due difensori partenopei, non riuscendo a servire in mezzo i compagni, ma riuscendo a far scatenare la bolgia dei tifosi bianconeri allo stadio. Alla mezz’ora clamorosa chance sprecata da Kvaratskhelia, che servito da Osimhen e libero da ogni pressione, col solo Szczesny davanti a sè, di destro conclude alto sopra la traversa. Al 40′ ancora una grandissima occasione, stavolta per il Napoli, con il portiere della Juventus che compie una parata da 10 in pagella su Di Lorenzo. Il polacco si distende con il capitano partenopeo quasi sicuro di segnare, salvando un gol quasi fatto.

Dopo il 1′ di recupero l’arbitro manda negli spogliatoi le squadre, dopo un primo tempo di grande intensità.

LA CRONACA DEL SECONDO TEMPO

Secondo tempo che inizia sulla falsariga del primo, col Napoli pericoloso con Zielinski, che da fuori area però spedisce alto. Poi esce anche la Juventus, che va vicino al gol con Vlahovic che prende il palo, azione poi fermata dal fuorigioco di McKennie. Occasione bianconera che è preludio al vantaggio. Su un altro attacco dei padroni di casa si getta sul cross Gatti, che di testa batte Meret e firma il vantaggio juventino. Gatti ancora decisivo: dopo il gol contro il Monza, ancora in gol. Il Napoli risponde allo svantaggio attaccando con maggior intensità, con Politano che prende palla e fa partire il sinistro a giro, facile preda di Szczesny. Poi ancora Napoli, che con Anguissa di testa non inquadra la porta.

Ritmi che si abbassano parzialmente, con la Juventus che prova a placare le trame offensive avversarie, tentando di portare a casa il risultato. Torna in avanti la Vecchia Signora, che prova a raddoppiare ancora con Chiesa, in forma stasera, ma il suo destro a giro vola sopra la traversa. L’episodio che potrebbe cambiare l’inerzia della partita arriva al 70′, con Vlahovic che si ferma per un  apparente problema muscolare ed è costretto a uscire, al suo posto Milik. Poco dopo il Napoli sembra aver agguantato il pareggio con Osimhen, che però si trovava in posizione di offside dopo un chiaro errore di Szczesny in fase di impostazione.

Ritmi più blandi, con la Juventus che prova a difendere il risultato e il Napoli che tenta l’assedio. Occasione partenopea con Juan Jesus che, in una delle azione offensive degli azzurri, gira di testa ma non centra la porta. Poi ancora Napoli, stavolta in una lunga azione manovrata, terminata con il tiro del capitano Di Lorenzo, fuori di poco a lato.

Resiste all’assalto finale del Napoli la Juventus, che può esultare per la vittoria numero 11 in campionato e il ritorno, almeno fino a domani sera, in testa alla classifica. Cade ancora il Napoli, che rischia di subire il sorpasso da Roma o Fiorentina, e Bologna.

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Juventus-Napoli, proteste bianconere per un tocco di braccio di Di Lorenzo: l’episodio

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Di Lorenzo

Durante il secondo tempo di Juventus-Napoli c’è stato un episodio che ha suscitato la proteste bianconere: al 60′ di gioco, su cross della Juve colpito di testa di Gleison Bremer, il capitano azzurro Giovanni Di Lorenzo, andando in contrasto con il centrale brasiliano, ha toccato la sfera con il braccio destro.

Pochi dubbi per l’arbitro Daniele Orsato, che non ha assegnato il penalty alla formazione di Allegri, giudicando il tocco troppo ravvicinato per concedere penalty, anche se il braccio era effettivamente alto e in posizione non congrua. Anche il VAR non è intervenuto. Il commentatore tecnico arbitrale di DAZN, l’ex fischietto Luca Marelli, ha spiegato tale decisione, approvandola.

LA SPIEGAZIONE DI LUCA MARELLI

SUL TOCCO DI BRACCIO DI GIOVANNI DI LORENZO – “C’è stato un tocco con l’avambraccio da parte di Di Lorenzo, però il colpo di testa di Bremer arriva veramente da un metro e poi Di Lorenzo era girato di spalle. Giustamente non è stato assegnato il calcio di rigore”.

 

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Fulvio Pea, DT dell’Albania: “Asllani troverà spazio nel calcio che conta”

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Asllani

ASLLANI ALBANIA – Fulvio Pea, direttore del dipartimento tecnico della Federazione albanese, nazionale che sarà avversaria dell’Italia nella fase a gironi di Euro2024, ha rilasciato un’intervista ai microfoni di Sportitalia:

LE PAROLE DI FULVIO PEA SU ALBANIA, ITALIA, SERIE A E ASSLANI

Di seguito, le dichiarazioni di Fulvio Pea:

L’ALBANIA AGLI EUROPEI – “Sono tanti anni che faccio calcio e so che l’importante è esserci, intanto. Poi ci prepareremo per quelli che saranno gli avversari. Abbiamo una prima grande forza che è l’allenatore. Una seconda grande forza che è lo staff. Ed una terza grande forza che è la squadra. Non un gruppo di calciatori, ma proprio una squadra, che sarà pronta ad affrontare team molto più esperti. Siamo certi di poter fare bella figura“.

SARÀ EMOZIONANTE AFFRONTARE L’ITALIA? – “Non volevo pensarci (ride n.d.r.). E’ ovvio però che si fa il tifo per la squadra per la quale si lavora. Sarà sicuramente particolare, speciale, perché parliamo del Paese in cui sono nato“.

SUI CALCIATORI DI SERIE A NELL’ALBANIA – “L’attuale Albania ha tanti giocatori provenienti dalla Serie A e da tanti buoni giocatori. E’ stato bravo lo staff a monitorare e selezionare giocatori bravi. Marvin (Cuni, attaccante del Frosinone, ndr) sta facendo molto bene e sono convinto che lui come altri stia lavorando, in cuor suo, anche per farsi trovare pronto al momento in cui dovranno essere fatte le convocazioni per gli Europei. Parliamo di giocatori che hanno valori tecnici molto importanti. Giocano in un campionato difficile riuscendo ad essere costanti nel rendimento e continuando anche a migliorare. Sono aspetti positivi sia per loro come calciatori che per i loro club e per l’Albania“.

AVETE SENTITO KUMBULLA? – “Sicuramente. Il nostro Presidente è speciale, molto sensibile, è sempre molto vicino a chi è in difficoltà come ora Kumbulla. Il nostro staff sta lavorando tanto e bene sotto questi aspetti e si è visto in come è arrivata la qualificazione, grazie al lavoro di tutti ed al gruppo“.

SU ASLLANI – “Credo che stia raggiungendo una maturità tale che lo aiuterà ad imporsi nel calcio importante, come quello italiano. Ha qualità importanti, visione di gioco, personalità, determinazione. Si ritaglierà uno spazio importante nel calcio che conta“.

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