Sembra esserci qualcosa di particolare nell’attraversare l’arcata principale dello Stadio Ennio Tardini, quella che i giocatori sottopassano in bus prima di ogni partita durante l’arrivo in casa o la partenza in trasferta. Perché il nuovo Parma formato Serie A, quello costruito e quasi plagiato interamente da Roberto D’Aversa, ha ottenuto la metà dei punti in classifica proprio fuori dalle mura parmensi (12 su 25), inanellando 4 vittorie su nove confronti. Quella che può sembrare una casualità getta le basi su quelli che sono gli aspetti migliori di una squadra che sa di dover lottare e soffrire per ottenere la salvezza, più consapevole e preparata di altre compagini che si ritrovano in situazioni peggiori e ben diverse rispetto alle prospettive di inizio stagione, Udinese e Bologna in primis.
CAPACITÀ DI SOFFRIRE
Soffrire: una parola semplice ma complicata al tempo stesso, negli anni in cui specchiarsi in un bel possesso palla protegge sì dalle critiche ma non dalle conseguenze. La Serie A è un campionato che va sempre più a due velocità ed i parmensi sembrano averlo capito prima di tanti altri: chi sta su può sognare, chi resta indietro deve saper subire ma far male quando serve, quando più conta. Fiorentina-Parma lo ha dimostrato: ampio possesso viola (68%) ma scarsa verve offensiva, con Sepe impegnato una sola volta in maniera pericolosa. Che la Fiorentina abbia problemi di concretezza lo si è visto da tempo, ma il Parma ha saputo subire per 45 minuti con otto uomini dietro la linea del pallone e con un Biabiany bravo a fare gli straordinari per far impazzire mezza retroguardia avversaria.
In tre righe il riassunto della politica D’Aversa: provare ad essere solidi per far male in ripartenza. Il centrocampo è privo di stelle ma ricco di buoni giocatori, di atleti disposti al sacrificio, al metro di corsa in più, al raccordo tra difesa e centrocampo. In Stulac si è trovata concretezza e qualità di uscita, con Deiola, Rigoni, Grassi, Scozzarella e Barillà sempe in lizza per due casacche da titolare. L’attacco ha in Inglese il faro generale e può variare a seconda degli interpreti: Biabiany e Gervinho sono accomunati erratamente perché possiedono differenti capacità pur avendo nella corsa il loro punto di forza. L’ex Inter è più un giocatore di progressione, di falcata lunga, e ieri lo ha dimostrato nell’azione che ha scaturito il rosso a Vitor Hugo seminando il panico. Gervinho è più contropiedista puro, da scatto secco in pochi metri, ma quando gli spazi sono aperti può fare più male. Dall’altra parte Siligardi-Ciciretti costituisce un duello interessante, col primo che la spunta per bravura nel fraseggio a scapito del secondo che stenta a far decollare la sua stagione. Una corazzata di normal one di lusso, preparata a tutto.
CRISI TERMINATA?
Se pensiamo che la vittoria di Firenze sblocca un mese di vacche magre, con le sconfitte giunte a Milano e Genova ed il pareggio contro un modesto Chievo, la vittoria contro il Torino resta il manifesto alla quale strizzare l’occhio in vista del futuro, tatticamente e come atteggiamento. Il gol arriva dopo nove minuti su prolungamento di Gagliolo sulla fascia sinistra, con il pallone rasoterra che manda fuori fase il comparto difensivo torinese composto nella fattispecie da Nkoulou e Izzo: la fisicità torinese subisce la verve dell’ivoriano che entra nella difesa come un grissino e trafigge Sirigu. Lo 0-2 è la perla: Gagliolo viene servito da Gervinho, bravo ad adulare tutti i difensori granata
il terzino arriva di rincorsa ed è bravo nel mettere in mezzo un pallone tagliente e rasoterra che Inglese, da rapace, insacca anticipando Izzo.
Gioco, partita, incontro. A lezione di contropiede da D’Aversa.
Le sconfitte contro Milan e Sampdoria hanno poi frenato la possibilità di sognare i piani alti: a Genova e Milano la supremazia degli avversari è stata totale, segno che comunque, di fronte ad una qualità e ad un possesso elevato, questa squadra presenti ancora dei limiti e la sua posizione in classifica sia giusta meriti, bravura dell’allenatore ed organico rispetto a tante avversarie di classifica.