Se dovessimo pensare ad una parola chiave che possa riassumere al meglio quanto appena avvenuto nell’ultima giornata di Serie A, non potremmo che elaborare il sostantivo ‘rinascita’.
A TINTE NERAZZURRE
È la rinascita dell’Inter: da prima in classifica, la squadra di Spalletti ha fatto esperienza di un vero e proprio tracollo che le è costato qualche posto in classifica. Una discesa molto pesante in termini di obiettivi che ha portato Suning & Co. a rinunciare alle ambizioni da Scudetto, termine ormai tabù che può rimanere sulla bocca solo di juventini e napoletani. Un esaurito Spalletti sembrava avere, ormai, terminato le cartucce da sparare: cambio modulo, spostamento di posizione e di ruoli dei giocatori, mercato di riparazione… Nihil: la tanto attesa vittoria non sembrava giungere nonostante il mutamento di queste variabili. È stata l’ultima di esse – probabilmente la più clamorosa – a ravvivare il fuoco milanese, consegnando alla propria squadra un gioiello di goal valso la bellezza di tre punti.
Il protagonista, in sintesi, è quel Yann Karamoh rincorso un’estate e considerato per mesi interi un’alternativa poco credibile ai rodati Perisic e Candreva; il talento, la voglia di rivalsa e la sua determinazione hanno finalmente dato un senso all’investimento portato a termine da Ausilio & Co. Così come il Bologna battezzò Gabigol, oggi battezza Karamoh, con la speranza – per i tifosi interisti – che il prosieguo delle due avventure non segua il medesimo sciagurato percorso. Non dimentichiamoci, inoltre, del grande apporto fornito da Éder; bistrattato e spesso sottovalutato, l’italo-brasiliano non sta affatto facendo rimpiangere Icardi grazie ad uno score assolutamente positivo: in due gare da titolare sono arrivati due gol importantissimi; il suo spirito di sacrificio, unito a una tecnica non indifferente potrebbero recitare – da qui sino a fine stagione – un ruolo decisamente di rilievo.

È presto parlare di rinascita Inter? Forse. Fatto sta che, nonostante due mesi bui, l’Inter è tutt’ora ancorata saldamente al terzo posto in classifica: questo, merito del grande bottino cumulato nel girone d’andata e del calo di rendimento di Roma e Lazio. La lotta è tutta aperta e da vivere. Se l’Inter potrà continuare a contare sull’estro dell’ivoriano, (262 minuti sino ad ora) sulla tecnica del neo-arrivato Rafinha (anche lui benissimo) e su un reparto difensivo finalmente completato, chissà che non possa veramente coltivare l’ambizione di rimanere tra le prime quattro.
SULL’ALTRA SPONDA DI MILANO
Anche sull’altra sponda di Milano si festeggia; no, nessun obiettivo raggiunto, ma, visti i presupposti di inizio stagione, sei risultati utili consecutivi rappresentano comunque un buon segmento di percorso. I meriti? Tutti quanti dell’allenatore, protagonista di un gruppo che aveva bisogno di una forte identità per trovare coesione; grazie a quest’ultima, ora, il Milan sembra davvero una squadra che può puntare all’Europa.

La società, così, ha pensato di gettare le basi per il rinnovo di contratto di Ringhio: la sua identità e il suo attaccamento alla maglia si stanno rivelando ingredienti essenziali per questa squadra e un ipotetico rinnovo di contratto assegnerebbe al Gattuso allenatore ancor più prestigio e autorevolezza, facendo passare un messaggio chiaro e limpido – ‘non sono un traghettatore. Seguitemi al 100%‘.
Alle mani fatate dell’ex centrocampista manca vincere solo la scommessa Andrè Silva. Intanto, però, ci si gode quanto si ha di buono in casa: Patrick Cutrone, con la doppietta alla Spal, è arrivato a 10 centri stagionali.

UNDER PRESSURE
L’ambiente di Roma, si sa, è difficile da gestire; la squadra giallorossa, dopotutto, rappresenta un pilastro della tradizione del calcio italiano. Il clima, nella capitale, è sempre bollente e basta poco per mettere in discussione giocatori, allenatore, dirigenza e società. Il maggior colpevole della crisi, fino a poche settimane fa, non poteva che essere il nuovo direttore sportivo, Monchi. Reo di aver speso un’ottantina di milioni per Schick, Defrel e Ünder (un solo goal tra tutti e tre, fino a poco tempo fa) l’ex Siviglia è stato immediatamente bersagliato di critiche, minacce e malcontento.

Ora, però, quella stessa Roma rinasce nel segno del suo mercato. Nelle ultime due settimane, infatti, è stato proprio il turco Cengiz Ünder a consegnarle i 6 punti che la rilanciano in ottica Champions League; ha deciso la gara del Bentegodi con un eurogol realizzato al primo minuto di gioco ed ha siglato – sull’uno a uno – la doppietta che ha lanciato la Roma nella vittoria interna contro un ostico Benevento. Parlare di esplosione? Prematuro. Esattamente com’è prematuro giudicare l’operato di un direttore sportivo senza che la stagione sia effettivamente terminata. Se Defrel (ieri il suo primo goal) si dimostrerà una buona riserva e Schick – entro la prossima stagione, magari – saprà rivelarsi l’attaccante fenomenale che si intravede, il giudizio sullo spagnolo sarà comunque ribaltato.
I giallorossi, intanto, si godono il meritato quarto posto – che vuol dire UCL – e gli ottavi di finale contro lo Shakhtar in una stagione in cui c’è ancora molto da dire.
LE CORNA DEL TORO
Da grandi organici derivano grandi responsabilità e, così, per una squadra che non funziona è l’allenatore a pagare dazio. Il rendimento di Siniša Mihajlović, dopo l’esperienza milanista, è decisamente calato ed il cambio di rotta si rivela essere la soluzione migliore.
Con Walter Mazzarri la squadra ha ricominciato a fare punti. Con Walter Mazzarri i granata hanno trovato continuità di rendimento. Con Walter Mazzarri l’indolente Ljajic è un panchinaro fisso e, nonostante questo, il Toro realizza punti a iosa: sono undici in cinque gare; tre vittorie e due pareggi.

Con Walter Mazzarri, in sintesi, è meglio. Tanto che sotto la guida del toscano anche Andrea Belotti ha ricominciato a segnare goal, – e che goal! – ritrovando se stesso prima del difficoltoso derby della Mole. Tra infortuni e voci di mercato, il Gallo non è mai stato capace di replicare quanto fatto nel precedente anno e mezzo, compromettendo la sua immagine e rovinando i piani della Nazionale. I tifosi azzurri, infatti, nutrono grandi speranze nell’ex-Palermo e come potrebbe essere altrimenti, vista la giovane età e lo spettacolare rendimento? Belotti, intanto, silenziosamente – ma nemmeno troppo – cerca di riprendersi la scena, sottraendo a M’Baye Niang – altro giocatore ritrovato sotto la guida di WM – quel ruolo di puntero che tanto gli calza a pennello.

È la settimana delle rinascite.