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Per la Roma è inferno blanco

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Per la Roma è inferno blanco

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Crack. Il rumore di ossa spezzate, quelle con cui sono usciti dal Bernabeu i giocatori della Roma dopo il match di ieri sera contro il Real. Un dominio incontrastato dei padroni di casa, dal primo all’ultimo minuto. La squadra di Di Francesco si è appellata ai miracoli di San Olsen e ai salvataggi prodigiosi di capitan De Rossi, a salvaguardare un passivo che si apprestava ad essere più pesante.

L’arrivo di Lopetegui e la partenza di Ronaldo sembrano esaltare ancor di più il collettivo. I blancos si esprimono con un calcio ultra spregiudicato e la rosa composta da campioni permette al Real di sviluppare un gioco molto offensivo. Una macchina perfetta dotata di una miscela che si sostanzia in qualità, quantità e goal. Il risultato finale di 3 a 0 rende parzialmente giustizia alla prestazione da urlo di Bale e compagni.

ESORDIO SORPRENDENTE

Un mercoledì sera di fuoco. A Madrid si sfidano due squadre tanto simili quanto lontane. Real e Roma hanno cominciato un nuovo ciclo: i giallorossi, dopo un mercato rivoluzionario, hanno perso pedine importanti come Nainggolan e Strootman a favore di giocatori più giovani come Cristante e Coric; i blancos hanno salutato Cr7 in estate e per la prima volta dopo 18 anni sono stati sconfitti in una finale internazionale. Entrambe, dunque, si affrontano per trovare riscatto e dare una forte scossa alla stagione.

Per questo, il tecnico Lopetegui schiera gli uomini che per tre anni consecutivi hanno alzato la Champions: il modulo è quello di Zizou, il 4-3-3 che prevede Bale-Benzema-Isco là davanti. Irrinunciabile la presenza dell’equilibratore Casemiro davanti alla difesa, a supporto di Kroos e Modric. In difesa giocano Marcelo, Ramos, Varane e Carvajal. Tra i pali ancora confermato Navas che in estate aveva confermato la sua voglia di restare a vita nel Real, a discapito di quelle voci che lo inserivano tra i partenti.

La vera sorpresa di serata la fornisce Di Francesco che decide di schierare titolare il giovane Zaniolo. L’ex primavera Inter non ha ancora esordito in Serie A ma l’allenatore della Roma decide comunque di regalargli questa chance. Al suo fianco scendono in campo De Rossi e N’Zonzi per dare spessore al centrocampo, vero punto debole in questo travagliato inizio di stagione. In attacco confermati Dzeko, Under ed El Shaarawy. Retroguardia solida con Kolarov e Florenzi sulle fasce e Manolas-Fazio coppia centrale.

STRAPOTERE

Il Real parte subito con il piede sull’acceleratore e la Roma si fa trovare impreparata. Dopo tre minuti Kroos imbecca Bale che si inserisce tra Fazio e Kolarov e con una facilità disarmante controlla e calcia al volo, con il pallone che termina a lato di qualche centimetro. Con un’azione identica il gallese segnò ai giallorossi lo scorso 8 Agosto, nell’amichevole di International Champions Cup. A più di un mese di distanza, i capitolini mostrano ancora grosse lacune in difesa., commettendo gli stessi errori che in campionato sono costati ben 7 punti.

Più passano i minuti e più il Real diventa incontenibile. Marcelo e Carvajal si alzano continuamente a far da supporto agli esterni d’attacco mentre la Roma non riesce a trovare un rimedio per contenerli. Sempre troppo tardivo il raddoppio dei centrocampisti, così le palle goal arrivano una dopo l’altra. Olsen salva dopo soli 8 minuti su Isco, imbeccato da una palla geniale di Modric che lo lancia a tu per tu col portiere svedese, ottimo a respingere.

La Roma non trova soluzioni. Anche nei rinvii dal fondo, Casemiro si abbassa tra i centrali favorendo cosi i terzini che si alzano e schiacciano irrimediabilmente la difesa, costringendo Olsen a spazzarla lontano. I lanci lunghi diventano l’unica strada percorribile e proprio da questi nasce la prima palla goal per gli ospiti: Kolarov raccoglie il pallone al limite della propria area e calcia in profondità, dove Under controlla e prova a sorprendere Navas, ma il pallone si spegne sul fondo.

PUNIZIONE DIVINA

Le occasioni per il Real fioccano sempre di più. Isco svaria sul fronte d’attacco e cerca con lanci millimetrici di innescare la fascia opposta, dove Carvajal si fa trovare sempre pronto. Al 26′ ci prova Bale: il gallese supera Kolarov e prova il classico tiro a giro con il mancino, ma per fortuna di Olsen la traiettoria ha poco effetto. Il goal è nell’aria ma i minuti passano e il muro giallorosso, grazie a un De Rossi sontuoso nel pulire l’area, regge.

Poi, però, il destino decide di seguire la rotta madrilena e al minuto 44′ regala ai padroni di casa la chance si portarsi in vantaggio. Punizione dal limite, Isco prende la rincorsa e pennella sul palo scoperto la rete del vantaggio. Come a liberarsi di un peso, il Bernabeu esplode in un boato di gioia e abbraccia il suo pupillo. Lo spagnolo si è confermato ancora una volta il numero uno dei calci da fermo, una sentenza.

Nel secondo tempo la Roma sembra scendere in campo con un altro piglio. La difesa si alza e i centrocampisti si portano pressione su Ramos e Varane, garantendo un rapido recupero palla. Questa soluzione offre la seconda palla goal del match per Under, abile a scambiare prima con Florenzi e poi con Dzeko, prima di calciare potente verso lo specchio, ma Navas è attento e non si fa sorprendere. La squadra, però, si spezza in due e apre delle voragini in cui il Real prova a inserirsi per chiudere la partita: prima Bale,che colpisce la traversa, poi Modric sfiorano il 2 a 0.

KO TECNICO

Il raddoppio arriva al 58′: Modric individua un corridoio perfetto tra i difensori, dove Bale si fa trovare pronto per incrociare la palla del 2 a 0 che taglia le gambe alla Roma. La differenza sostanziale fra le due squadre la si misura tutta nella distanza di qualità. Il Real è riuscito a trovare soluzioni complicate per uscire dalle situazioni più scomode, non sbagliando mai. La Roma dal canto suo, ha provato soprattutto nel secondo tempo a portare palla, ma il gioco non ha mai avuto ritmo e non ha mai mostrato grande intraprendenza.

Per i blancos si è aperta un’autostrada verso la vittoria. Cosi Lopetegui manda in campo l’idolo di casa, Mariano Diaz. Il suo ingresso ha portato ancor più scompiglio fra le retrovie giallorosse e a due minuti dalla fine ha illuminato gli occhi del suo pubblico con una perla che vale il 3 a 0 finale. Le merengues hanno dato la sensazione di dominare il match dal primo all’ultimo minuto, confermando di essere cresciuti sotto l’aspetto del collettivo, cosi come aveva dichiarato Bale a proposito dell’addio di Ronaldo:

“La sua partenza rende tutto un po’ più diverso. Forse è un po’ più rilassante. Ora siamo più squadra, lavoriamo più come gruppo e non per un singolo giocatore”

La Roma ha saputo offrire pochi spunti. Benissimo Olsen che ha evitato il peggio in numerose occasioni, così come De Rossi, indispensabile schermo davanti alla difesa. Che il test sarebbe stato quasi impossibile era cosa risaputa ma ciò che preoccupa i tifosi è il perseverare in banali errori difensivi, soprattutto quelli di marcatura. L’intera linea difensiva è apparsa incapace di rattoppare quei buchi già mostrati in campionato e il centrocampo continua a dare poco apporto in fase di copertura.

Il passaggio del turno non sembra compromesso, grazie anche al pareggio del Cska Mosca contro il Viktoria Plzen, le altre due squadre che completano il girone. Questa Roma però fatica anche con squadre meno blasonate e dovrà sistemare in poco tempo le proprie lacune. Il Real sembra ormai lanciato verso un altro percorso da protagonista nella competizione. Per ora, è notte blanca.

 

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La Flop XI della Serie A 22/23 votata da Numero Diez!

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La lunghissima stagione di Serie A 2022/23, iniziata nella metà metà di agosto e conclusa il 3 giugno, è finalmente giunta al termine. Spaccata in due dal mondiale in Qatar, tra novembre e dicembre, questo campionato ha incornato il Napoli. Decisamente tante, invece, le delusioni viste. Resta solo l’ultimo verdetto: quello che proverrà da domenica prossima, quando si giocherà lo spareggio salvezza tra Verona e Spezia. La nostra redazione si è occupata di votare la Flop XI della Serie A appena trascorsa, la mostreremo di seguito seguendo il modulo classico del 4-3-3.

TITOLARI

Portiere – LUIS MAXIMIANO: se Ivan Provedel è stato eletto miglior portiere di questa Serie A, il rovescio della medaglie riguarda il portiere che, almeno sulla carta, è sbarcato nella Capitale per essere il titolare. La stagione del portoghese è durata appena 6′: il tempo di farsi cogliere in flagrante bloccando la palla con le mani fuori dall’area di rigore. Rosso diretto, tunnel degli spogliatoi dello Stadio Olimpico e nessun’altra presenza nel massimo campionato.

Terzino destro- SERGINHO DEST: il terzino statunitense ha vestito la maglia del Milan con le prospettive di dar seguito a quanto di buono si diceva su di lui. Cresciuto nell’Ajax come uno dei craque della prossima nazionale a stelle e strisce, poi trasferitosi in Catalogna per vestire la maglia del Barcellona, le prospettive di un giocatore in grado di spaccare in due il campionato c’erano tutte. A 22 anni e con maggiore esperienza europea, il Milan sembrava la squadra perfetta per lui. Soprattutto perchè la sua indole offensiva e la sua polivalenza sulle due fasi lo rendeva un ottimo profilo sia per giocare come terzino, che per muoversi da ala. In totale scenderà in campo appena 8 volte, senza neanche toccare quota 330′ minuti giocati e senza lasciare la firma in nessuna gara.

Difensore centrale – MILAN SKRINIAR: pesa e non poco la situazione legata al mercato e al mancato rinnovo con l’Inter. Nella prima parte di stagione alterna ottime partite a prestazione decisamente sottotono. Non sembra il difensore che si è visto negli scorsi anni, sia per efficacia, che per concentrazione nelle varie gare. Se il derby di andata, in cui ha sofferto per tutto il tempo le accellerate di Leao, sembrava il punto più basso, peggio ancora ha fatto il 23 gennaio, in Inter-Empoli: due gialli in poco più di 15′ e squadra lasciata in 10 uomini per un’ora, nella sconfitta contro i toscani. Rientra per il derby di campionato, vinto 1-0, e scende in campo nella grigia trasferta di Genova contro la Sampdoria. Poi, il vuoto. Termina la stagione tra infermeria e panchina, guardando un ottimo Darmian prendere il suo posto e accumulando solo 21 gettoni stagionali.

Difensore centrale – LEONARDO BONUCCI: nell’estate in cui De Ligt e Chiellini hanno salutato la casacca bianconera e in cui il pacchetto di difensori centrali era in emergenza, lui sarebbe dovuto essere il faro al quale aggrapparsi. Invece la sua stagione ha vissuto di pochissime luci e tantissime ombre: Bremer, neoarrivato bisognoso di un tutor, lo ha trovato in un Danilo ben più affidabile. Gatti lo ha rapidamentie scavalcato nelle gerarchie, così come Alex Sandro, spesso utilizzato da braccetto nella difesa a 3. Per Bonucci solo 16 gettoni, di cui 9 da titolare su 38 disponibili. Riesce, però, a trovare anche una rete in questa stagione.

Terzino sinistro – ROBIN GOSENS: dopo uno scudetto sfumato e l’addio del miglior Ivan Perisic visto a Milano, i tifosi neroazzurri guardavano a Gosens come all’ancora di salvezza per la nuova stagione. Il tedesco, acquistato a gennaio dello scorso anno, sembra aver recuperato del tutto dall’infortunio e può tornare ad essere quel terzino che faceva timore all’Europa intera con la maglia dell’Atalanta. Tra infortuni e poco spazio, però, il tedesco non ha rispettato le attese. Decisamente meglio Dimarco, che lo ha costretto a tanta panchina e a solo 11 gare da titolare, sulle 32 totali disputate. I numeri, comunque, non mancano: 3 reti e 2 assist. Ma da lui ci si aspettava sicuramente di più.

Mezz’ala destra – PAUL POGBA: indubbiamente se si cerca la parola “flop” sul dizionario di questa Serie A, non può mancare la sua foto. Arrivato a parametro zero, tra la gioia e il gaudio di tutto l’universo Juventus. Di fatto, invece, il suo apporto sarà pari a zero. Solo 6 partite disputate, una sola da titolare, terminata con uno dei tantissimi infortuni di quest’anno. Si fa molta fatica a descrivere la stagione di uno dei giocatori che, lo scorso agosto, era dato tra i candidati alla Top XI.

Mediano- LEANDRO PAREDES: il suo compito era quello di portare all’interno della mediana bianconera garra ed esperienza e, magari, essere un buon esempio per la crescita di giocatori più giovani come Fagioli e Miretti. Il suo impatto, invece, sarà esattamente il contrario. I due italiani lo superano nelle gerarchie e di lui si evidenziano soprattutto i passaggi a vuoto. Stagione ampiamente sotto la sufficienza, con 6 gialli e 1 rosso e con 8 partite dal 1′ a fronte delle 25 totali.

Mezz’ala sinistra – GEORGINO WIJNALDUM: pesa molto, forse troppo, il suo infortunio ad inizio stagione. Nel 2022, praticamente, non scende mai in campo. Arriva a calcare il prato dell’Olimpico con frequenza solo da fine febbraio in poi, riuscendo a siglare ben due reti contro Sassuolo e Sampdoria. Una stagione in salita, ma francamente inadatta per quelle che erano le aspettative su di lui.

Ala destra- CHARLES DE KETELAERE: inutile girarci attorno, impossibile non pensare a lui tra i flop di questa stagione. Sbarcato a Milano con tanta, sicuramente troppa prressione addosso per un semplice 2001, il belga non rispetterà mai le aspettative. Il buon ritiro prestagionale impatta ancora di più su un giocatore che raccoglie in totale solo 1 assist in 32 partite giocate. Tantissime le dimostrazioni di inadeguatezza, i gol sbagliati, ma anche le giocate positive a cui non è stato dato seguito. I buoni propositi per smentire tutto ciò, sin dalla prossima stagione, ci sono tutti. Ma per ora non può scrollarsi di dosso l’etichetta di flop.

Centravanti – ANDREA BELOTTI: la promessa era quella di restare competitivo anche in una piazza come Roma e partendo dalla panchina alle spalle di Abraham. Il Gallo ha interrotto in estate il suo rapporto pluriennale con il Torino, del quale era anche capitano, per provare nuove esperienze in Serie A. Mourinho, inoltre, gli garantisce le 31 partite in cui, sia partendo da titolare che subentrando, ha opportunità di mettersi in mostra. Ma l’unico momento degno di nota, nella sua produzione offensiva stagionale, è il calcio di rigore sbagliato al 92′ contro il Torino nell’ultima uscita, prima della pausa per il mondiale. La cifra 0 nella casetta gol segnati pesa tantissimo.

Ala sinistra – DIVOCK ORIGI: sarebbe dovuto essere il nome per far rifiatare Giroud e assicurare gol, portando con sè anche il carico di esperienza internazionale dopo la parentesi al Liverpool. Pochissime, invece, le gioie dell’attaccante belga in questa stagione, che pure segna due reti contro Monza e Sassuolo. Il titolare Giroud è stato costretto agli straordinari, anche a causa dei vari infortuni che lo hanno colpito nel corso dell’anno.

RISERVE

Oltre all’undici “ideale“, abbiamo deciso di elencare anche due riserve per reparto, che non hanno particolarmente brillato in questa stagione.

Portiere – ALESSIO CRAGNO

Terzino – MANUEL LAZZARI

Difensore centrale – MERIH DEMIRAL

Mezz’ala destra – HARRY WINKS

Mediano – GIULIO MAGGIORE

Centravanti – ANDREA PINAMONTI

Centravanti – LUKA JOVIC

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Il Celtic cerca il successore di Postecoglou: tra i nomi anche Maresca

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Celtic

Il Celtic fresco del Treble casalingo vinto, ha però bisogno di trovare un nuovo allenatore. Il biennio sotto la guida di Postecoglou è stato fantastico e pieno di trofei e soddisfazioni ma ora gli Hoops devono voltare pagina. L’australiano, infatti, è diventato l’allenatore del Tottenham e ora sono molti i profili che interessano ai campioni di Scozia per la guida tecnica.

Tra questi Sky Sports sottolinea anche il nome di Enzo Maresca. L’ex centrocampista italiano è attualmente il vice-allenatore del Manchester City di Guardiola. Il 43enne sarebbe tra i tanti nomi uno dei più papabili al ruolo di nuovo allenatore, anche se i tifosi sognano il grande ritorno di Brendan Rodgers.

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La Champions “rovina” i piani di Gagliardini: nozze rimandate

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Gagliardini

Aver raggiunto la finale di Champions League è stata, ovviamente, una grande emozione per tutti i giocatori dell’Inter. Eppure, la sfida contro il Manchester City ha “rovinato” i programmi di qualcuno.

NOZZE RIMANDANTE

Il calciatore in questione è Roberto Gagliardini. Secondo quanto riportato dalla rivista Chi, il centrocampista e la sua fidanzata Nicole Ciocca hanno dovuto rimandare la data delle nozze. La cerimonia, infatti, era stata fissata per il 10 giugno, proprio il giorno della finale di Champions.

Ma non è tutto, anche altri due calciatori nerazzurri sono stati coinvolti in questi cambiamenti: Lautaro Martinez e Alessandro Bastoni. Entrambi, infatti, si sono sposati subito dopo la fine del campionato. Addirittura Agustina Gandolfo, consorte dell’attaccante argentino, ha rivelato di aver avuto pochissimo tempo a disposizione per organizzare rito e cerimonia, a causa dei numerosi impegni della formazione nerazzurra.

 

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Pagelle Serie A – Sampdoria, 2: campionato disastroso

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PAGELLE SERIE A – SAMPDORIA, 2: Per la Sampdoria, quella di quest’anno, è stata una stagione complicatissima. I blucerchiati hanno vissuto un’annata caratterizzata soprattutto dalla difficile situazione societaria, con lo spettro del fallimento che aleggiava su Marassi e probabilmente sventato con la cessione solo pochi giorni fa. Situazione extra campo a parte, anche quella vista sul terreno di gioco è stata drammatica, con la retrocessione e l’ultimo posto in classifica. A niente è servita la cura Stankovic, che subentrato a Giampaolo prima del Mondiale, è riuscito a dare dignità al finale di campionato ma non punti.

LA STAGIONE

Quello della Sampdoria è stato campionato semplicemente disastroso. Partendo da agosto, con Giampaolo in panchina, la squadra non è mai riuscita a trovare un’identità. Già dalle prime giornate dove, nonostante il pareggio casalingo con la Juventus, spicca il netto ko per 4-0 con una diretta concorrente come la Salernitana, si erano intraviste le prime fragilità.

Ad ottobre si è cercata la svolta, con l’esonero del tecnico e l’arrivo in panchina di Stankovic. A cambiare, è stato sicuramente lo spirito e, solamente in piccola parte il rendimento. Con il serbo in panchina i blucerchiati hanno provato a lanciare il cuore oltre l’ostacolo e, solamente all’undicesima giornata è la prima vittoria in campionato in casa della Cremonese.

Nemmeno la sosta riservata a Qatar 2022 però è riuscita a riportare serenità. Al rientro, la vittoria esterna con il Sassuolo aveva riportato un entusiasmo poi stroncato da un nuovo filotto di sconfitte, interrotte di tanto in tanto da pareggi come quello a sorpresa contro l’Inter.

Da marzo poi l’ultimo disperato tentativo avviato dal successo sul Verona e poi reso inutile dalla clamorosa sconfitta casalinga contro la Cremonese e dagli ormai inutili pareggi negli scontri decisivi contro Spezia e Lecce. Una situazione che poi ha portato inevitabilmente all’aritmetica retrocessione alla Dacia Arena contro l’Udinese.

ASPETTATIVE E MERCATO

In casa Sampdoria le aspettative, non di certo altissime, erano quelle di una salvezza quantomeno tranquilla. La stagione precedente aveva già fatto accendere il campanello d’allarme, con la salvezza raggiunta matematicamente solo alla penultima giornata. Quest’anno si è riuscito a fare di peggio, grazie anche ad una gestione scellerata anche dal punto di vista del mercato.

Comprensibile, vista li situazione societaria, la scelta di voler far cassa con la cessione di Damsgaard per 15 milioni. Decisamente meno comprensibile invece quella di lasciar partire l’ossatura della squadra composta da gente come Candreva, Thorsby, Ekdal e Yoshida, e quella di non trattenere calciatori di proprietà come Caprari e Bonazzoli che in prestito avevano fatto benissimo.

Decisamente errata la scelta degli acquisti con cui rimpiazzarli, con gli arrivi di Djuricic e Rincon, e quelli in prestito di Pussetto, Villar e Winks. I riscatti poi di Sabiri, ceduto alla Fiorentina e tenuto in prestito fino a fine stagione, e di Caputo, girato inspiegabilmente all’Empoli in cambio di Lammers nel mercato invernale. Inutili poi gli arrivi di Jesè Rodriguez e di un Zanoli comunque valorizzato a gennaio. Scelte sicuramente poi pagate a caro prezzo sul campo.

 

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