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Perchè non ci sono più bandiere nel calcio attuale?

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Perchè non ci sono più bandiere nel calcio attuale?

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Nel calcio attuale non ci sono più bandiere“. Negli ultimi anni spesso ascoltiamo questa frase in seguito al trasferimento di un calciatore, colpevole di aver abbandonato la squadra che l’ha valorizzato. Questi calciatori, chiamati mercenari e ingrati, provocano indignazione nelle rispettive tifoserie, le quali si sentono tradite. Sono citati spesso calciatori come Totti, Del Piero, Javier Zanetti e Maldini, storici capitani che per tutta la loro carriera hanno sempre preferito la fedeltà al loro club dinanzi ad offerte economiche più vantaggiose. Così facendo hanno guadagnato lo status di ‘bandiera’, ottenendo amore ed affetto incondizionato dai propri tifosi, ma anche il rispetto delle tifoserie altrui.

UNO SCENARIO SEMPRE PIÙ COMPLESSO

Scenari di questo genere sono sempre meno frequenti nel calcio attuale. Il motivo economico è sicuramente il prioritario, in quanto oggi i calciatori hanno la possibilità di guadagnare cifre inimmaginabili solo 10-15 anni fa. Inoltre è mutato il contesto entro il quale si inserisce il calcio, e di conseguenza anche il ruolo delle società. Sicuramente il calcio è all’interno di un business senza frontiere, che coinvolge un numero sempre più elevato di addetti ai lavori, suddiviso in varie categorie che devono essere costantemente prese in considerazione.

La stampa, i social e gli sponsor hanno una risonanza sempre maggiore, fino a diventare influenti per una trattativa o una decisione. Per di più la figura del presidente tifoso, come Berlusconi, Moratti o Franco Sensi, in più circostanze è stata sostituita da una proprietà straniera, che tende ad operare in maniera più razionale, talora cinica. Le loro scelte gestionali hanno una finalità pratica, con l’obiettivo di incrementare il valore della squadra allo stesso modo di un’azienda.

DA CAPITANI RIVALI A COMPAGNI DI SQUADRA

In questa sessione di calciomercato ci sono state varie trattative che avranno sicuramente infastidito gli appassionati più romantici di calcio. I trasferimenti di Lionel Messi e Sergio Ramos al dream team del Paris Saint Germain sono stati indubbiamente i più emblematici. Gli storici capitani del Barcellona e Real Madrid, da eterni rivali, sono diventati compagni di squadra.

Sicuramente il fattore economico è stato decisivo, in quanto le due compagini spagnole non riuscivano ad accontentare le richieste dei rispettivi capitani. Così il PSG, la cui situazione economica è più solida, è riuscito ad acquistarli. Tuttavia le motivazioni che hanno spinto Messi e Sergio Ramos a lasciare le squadre, nelle quali hanno giocato per più di 15 anni, sono più complesse e profonde.

La telenovela Messi dello scorso anno ha animato energicamente la sessione estiva di calciomercato. A causa del rapporto non idilliaco con l’ex presidente Josep Maria Bartomeu, la pulga sorprendentemente chiese una cessione che non si concretizzò per motivi fiscali e burocratici. Con la nuova presidenza di Joan Laporta è migliorato il rapporto tra le parti, tanto che era volere di Messi continuare la sua carriera al Barça.

Tuttavia la gravosa situazione economica in cui milita il club azulgrana ha reso impossibile operare per un nuovo contratto. Dunque le mancate entrate provocate dalla pandemia, oltre ad anni di investimenti sbagliati e scelte scellerate, hanno causato la fine della storia d’amore tra Messi e il Barcellona.

Diversa è stata la situazione di Sergio Ramos. Il difensore spagnolo è reduce da una stagione a dir poco problematica. Diversi problemi fisici dapprima hanno condizionato le sue prestazioni tutt’altro che esaltanti, poi l’hanno tenuto lontano dai campi nei match decisivi di Champions League e nel rush finale per la Liga. Inevitabile è stata l’esclusione da Euro2020 che ha fatto tanto discutere gli spagnoli. Parte dell’opinione pubblica l’ha considerato un giocatore ormai sul viale del tramonto, mentre il Real Madrid gli ha proposto una riduzione dell’ingaggio. Tutto ciò è stato inaccettabile per Ramos. La voglia di riscattarsi e di smentire coloro che l’hanno sminuito è stata decisiva. L’ambizione di mettersi alla prova in un nuovo club per vincere nuovi trofei e per essere nuovamente protagonista ha influito enormemente sulla sua scelta.

È DAVVERO TRADIMENTO?

Altro trasferimento, sempre al Paris Saint Germain, che ha fatto tanto discutere è quello di Gianluigi Donnarumma. Il giovane portiere di Castellammare di Stabia è cresciuto nel Milan, squadra di cui si è sempre dichiarato tifoso. A soli 16 anni ha esordito in Serie A, per poi collezionare 215 presenze in 6 stagioni. Gigio certamente deve tanto al club rossonero, ma deve tanto anche al suo procuratore Mino Raiola. L’agente nato a Nocera Inferiore, con cui condivide un rapporto di stima e di amicizia, ha accompagnato il nazionale azzurro in tutte le sue scelte relative alla carriera, fin da quando era ragazzino.

È ben noto il rapporto alquanto burrascoso tra Raiola e il Milan, motivo per il quale la trattativa del rinnovo è sempre proceduta a rilento, per poi arenarsi. Donnarumma è stato considerato un traditore dai tifosi della squadra meneghina, i quali non gli perdonano la scelta di aver lasciato il club da svincolato. Probabilmente tale partenza è stata l’inevitabile conseguenza di un rapporto caratterizzato da ostilità reciproca tra Milan e Raiola, che alla lunga sarebbe divenuta ancora più deleteria e controproducente per il calciatore.

TIFOSI E SOCIETÀ CONTRO IL CAPITANO

Un’altra situazione da analizzare è quella del rinnovo di contratto tra Insigne e il Napoli. Il capitano ha collezionato circa 400 presenze con gli azzurri, mettendo a referto 109 gol e 85 assist. È reduce da una stagione fantastica: con il club non ha raggiunto la qualificazione in Champions, ma ha offerto un contributo straordinario con 19 gol e 10 assist, mentre con la nazionale ha vinto uno storico Europeo da protagonista. Il suo contratto con il Napoli è in scadenza, pertanto desidererebbe, con ampio merito, un rinnovo contrattuale con un relativo aumento di stipendio. Paradossalmente Aurelio De Laurentiis non è d’accordo, in quanto gli ha proposto un rinnovo a cifre addirittura inferiori.

Probabilmente i rapporti tra le parti sono stati compromessi in seguito all’ammutinamento del novembre 2019. Inoltre il rapporto tra Lorenzo ed una parte della tifoseria è alquanto complesso. I numeri sono dalla sua parte, mentre l’impegno e la dedizione sono sotto gli occhi di tutti, ma nonostante ciò ci sono alcuni tifosi che poco lo sopportano. Infatti negli anni precedenti, quando la squadra non otteneva eccellenti risultati, è stato il principale bersaglio dei fischi del San Paolo. Questi tifosi l’hanno spesso criticato, con toni tutt’altro che costruttivi, anche sui suoi profili social.

Una ragione appurata di questo astio nei suoi confronti non c’è: è stato ipotizzato che alcuni tifosi non accettino le simpatie per la Juventus che Insigne aveva da ragazzino. Enorme è la delusione del fantasista, che si appresta a vivere una stagione da capitano, per il momento, con il contratto in scadenza e con un rapporto ormai compromesso con il presidente e con una parte della tifoseria.

QUANDO UNA BANDIERA DIVENTA PESANTE

Quando si parla di bandiere non si può non citare Francesco Totti. Nella sua carriera Er pupone ha rifiutato moltissime offerte da altre squadre, nelle quali avrebbe guadagnato di più ed avrebbe avuto maggiori possibilità di vincere trofei. Tuttavia la sua permanenza a Roma non è mai stata in discussione. Totti amava troppo la sua squadra, la città ed i tifosi; dopo il Mondiale ha anche rinunciato alla nazionale per concentrarsi esclusivamente sulla Roma. D’altra parte Totti ha avuto sempre dalla sua parte la società e la tifoseria, che lo amava e idolatrava, definendolo “l’ottavo re di Roma”.

Nel 2017, poco dopo il ritiro, è diventato un dirigente della Roma. Tutti i tifosi auspicavano che il legame tra Totti e la società capitolina continuasse, ma nessuno aveva ipotizzato quanto potesse diventare problematico il rapporto con la nuova società straniera. Infatti Totti è stato messo ai margini della dirigenza giallorossa, relegato in un ruolo in cui aveva un limitato potere decisionale. Probabilmente la figura di una bandiera all’interno della società è stata giudicata pericolosa per  motivazioni a noi sconosciute. Totti non ha mai accettato questo, infatti nel giugno 2019, in seguito all’ennesima divergenza con la società, ha abbandonato la sua carica.

LA PASSIONE SUPERA TUTTO

L’esperienza capitata a Totti ha dimostrato che nel calcio attuale non è così semplice essere una ‘bandiera’. Tanti aspetti possono causare problemi, interrompendo un percorso durato anni. Il calcio è un business, le squadre sono aziende, i calciatori sono dipendenti; i procuratori di conseguenza tendono ad assumere un peso specifico sempre più importante. I tifosi, attraverso i social, possono interagire con un calciatore o con il club, influenzando anche una decisione, mentre gli sponsor possono incoraggiare un’operazione.

La soluzione per noi tifosi romantici è quella di non essere nostalgici e accettare il cambiamento. In fondo la passione per il calcio è la stessa. Il calore dei tifosi che supportano la propria squadra, le lacrime di un bambino che per la prima volta va allo stadio a vedere i suoi beniamini, il sogno di un ragazzino che si iscrive a scuola calcio, le chiacchiere e gli aneddoti con gli amici: questi sono i reali ed immutabili valori del calcio. Nonostante siano cambiati tanti aspetti ed è più raro che un giocatore rimanga sempre nella stessa squadra, le emozioni legate a questo sport rimangono eterne, destinate ad unire grandi e piccoli in un’unica passione.

Fonte immagine di copertina: diritto Google creative commons

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Xabi Alonso sempre più vicino alla permanenza al Leverkusen: niente Bayern Monaco e Liverpool

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xabi alonso

XABI ALONSO – In Germania c’è una squadra che sta per spezzare l’egemonia degli ultimi anni del Bayern Monaco. Si tratta del Bayer Leverkusen dell’ex bavarese Xabi Alonso, che si trova al primo posto in classifica a +10 proprio dal Bayern secondo. Quando mancano soltanto otto giornate al termine del campionato, la Bundesliga sembra ormai nelle mani dei rossoneri.

Il Bayern Monaco, che in estate si separerà da Thomas Tuchel, è alla ricerca di un allenatore per la prossima stagione, e tra i nomi che circolano uno dei più insistenti è proprio quello di Xabi Alonso, che però è legato fino al 2026 con il Leverkusen, che non sembra avere alcuna intenzione di liberarlo in direzione Monaco di Baveria.

LE PAROLE DI HOENESS SU XABI ALONSO

Intervenuto ai microfoni di Das Erste, il presidente onorario del Bayern Monaco Uli Hoeness è intervenuto proprio sull’argomento, mostrandosi molto pessimista sul possibile approdo in panchina del tecnico spagnolo nella prossima stagione. Di seguito, le sue dichiarazioni: “La vedo molto dura prendere Xabi Alonso, per non dire impossibile. Credo resti al Leverkusen“.

ANCHE IL LIVERPOOL VA OLTRE E PENSA AD AMORIM

Oltre al Bayern Monaco, anche il Liverpool – che in estate saluterà Jurgen Klopp – è una delle squadre più interessate a Xabi Alonso. A questo punto però, viste anche le dichiarazioni di Hoeness, i due club dovranno con ogni probabilità virare su altri profili. Per la panchina degli inglesi, in questo momento, il nome più caldo sembrerebbe essere quello dell’attuale tecnico dello Sporting Lisbona Ruben Amorim.

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Chi è Cavan Sullivan, la stellina del calcio USA già nell’orbita del Manchester City

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CHI È CAVAN SULLIVAN – Pensate, a malapena 14 anni, ritrovarvi già sui media calcistici, oltre ad essere in orbita Manchester City, club che al momento domina i riflettori europei. Questo è il mondo di Cavan Sullivan, talento classe 2009 dei Philadelphia Union, che ha esordito con tanto di assist in MLS Next pro. Ormai nel calcio la ricerca del talento parte da età sempre più basse, soprattutto nei campionati esteri, dove i giovani talenti che impressionano gli scout vengono convinti a firmare, o corteggiati, già giovanissimi. Un esempio può essere l’acquisto di Paez da parte del Chelsea, nella scorsa stagione. Ora è invece il turno di Sullivan, trequartista di pura classe che ha addosso gli occhi della migliore squadra del miglior campionato al mondo: la Premier League. 

DAGLI USA ALL’INGHILTERRA

Proprio con la costante scoperta e crescita di talenti sempre più giovani, non è facile impressionare. Eppure, nessuno può evitare di guardare un quattordicenne che, all’esordio coi grandi, si iscrive addirittura al tabellino degli assistman. Parliamo comunque di un giocatore che fa parte della Philadelphia Union Academy da quando ha a malapena 11 anni. Alto 1,58 e in possesso di doppia nazionalità (Americano e tedesco), Sullivan ha fatto parlare di sè con un’etichetta pesantissima. La definizione di ‘nuovo Messi‘ è ovviamente prematura, eppure il talento è cristallino ed innegabile.

Del resto, il Manchester City sembra avere già accordo con società e giocatore, mancano soltanto le firme di rito. Le regole sui trasferimenti e sul lavoro minorile non permetteranno comunque al ragazzo di raggiungere i Citiziens prima dei 18 anni. Per propiziarne il percorso di crescita, la decisione comune tra le società è di tenerlo in patria, dove arriverà ad esordire in MLS. Dopodichè potrà partire per l’Europa. Sicuramente il nome di Cavan Sullivan è destinato a catturare sempre di più l’attenzione nel corso degli anni, anche perchè prima di raggiungere il nostro calcio bisognerà attendere ancora qualche anno.

CARATTERISTICHE TECNICHE

Parlando di un giocatore molto giovane, è difficile darne un quadro generale completo. Nonostante ciò si può tranquillamente asserire che stiamo per vedere un talento innato dal punto di vista tecnico. L’obiettivo sarà quello di sgrezzarsi nei prossimi anni a livello tattico, affrontando gradualmente un calcio più fisico. Il piede è il mancino, proprio come quel fenomeno generazionale che ha portato ad un altro livell0 il numero 10, che ora milita proprio in MLS all’Inter Miami: Lionel Messi. Sullivan dà la sensazione di poter essere un giocatore abile nello stretto e palla al piede, veloce e tecnicamente impeccabile. Ma solo il tempo potrà dirci dove può arrivare questo ragazzo.

Fonte immagine in evidenza: profilo IG Cavan Sullivan

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Bundesliga

Infortunio al ginocchio per Bensebaini in Nazionale: il Dortmund lo perde fino a fine stagione

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Ramy Bensebaini, giocatore del Borussia Dortmund e Randal Kolo Muani, giocatore del PSG, Champions League

Il Borussia Dortmund sarà impegnato in un finale di stagione di fuoco. In Bundesliga si trova attualmente al quarto posto della classifica, ma con la qualificazione in Champions League ancora in bilico. Per quanto riguarda invece la Champions, i gialloneri sfideranno l’Atletico Madrid per guadagnarsi un posto in semifinale, traguardo che manca dalla stagione 2012/13 (in quel caso fu finale contro il Bayern Monaco). Il Borussia Dortmund ha però perso un giocatore fondamentale per lo scacchiere di Terzic: Ramy Bensebaini resterà infatti fuori fino al termine della stagione, saltando tutti gli impegni nazionali e internazionali.

IL RENDIMENTO DI BENSEBAINI IN QUESTA STAGIONE

Il terzino sinistro algerino Bensebaini ha giocato 17 partite in Bundesliga in questa stagione, di cui 11 dal primo minuto. Una stagione non esattamente da ricordare quella dell’ex laterale del Borussia Mönchengladbach, visto che adesso dovrà rimanere ai box a lungo. Come riportato da TMW, Bensebaini ha riportato un infortunio al legamento collaterale mediale del ginocchio e ha finito in anticipo la stagione, anche se è riuscito a evitare l’operazione. L’infortunio è arrivato nella sfida amichevole giocata tra la sua Algeria e la Bolivia. Ennesimo infortunio dunque causato dalla sosta per le Nazionali, che ha creato problemi in tutto il mondo, non solo in Italia.

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Chi è Mateo Joseph, il talentino del Leeds decisivo con la Spagna U21

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Madueke, gioocatore del Chelsea, e Mateo Joseph, giocatore del Leeds United, Premier League

CHI È MATEO JOSEPH – Non è una rarità ormai assistere a casi come quello di Jamal Musiala, che dopo aver effettuato la trafila delle nazionali giovanili dell’Inghilterra (ossia il luogo dov’è cresciuto), ha deciso di intraprendere la propria carriera internazionale vestendo la maglia della Germania, sua terra natale. Seppur in misura minore, è ciò che è successo anche a Mateo Joseph Fernández-Regatillo, ventenne attaccante del Leeds United.

TRA SPAGNA E INGHILTERRA

Nato a Santander nell’ottobre del 2003, Mateo Joseph è dunque di nazionalità spagnola, ma il cognome del padre ne tradisce le origini inglesi, che sarebbero inevitabilmente tornate a bussare alle sue porte qualche anno più tardi. Dopo essersi formato nelle giovanili del Racing Santander prima, e dell’Espanyol poi, ecco il richiamo della foresta: a portarlo oltremanica è stato infatti il Leeds United nel gennaio 2022.

Nei successivi due anni, Joseph avrebbe proseguito il proprio stage nell’Under 21 dei Peacocks, mettendosi in mostra come attaccante un po’ atipico; i suoi 180 centimetri forse non sono tantissimi per essere un centravanti, tant’è che predilige soprattutto calpestare le zolle del mezzo spazio di sinistra per poi venire a giocare in posizioni più centrali. La convocazione dell’Inghilterra U20 non tarda ad arrivare, e il giovane puntero riesce anche a ritagliarsi un piccolo spazio durante lo scorso Mondiale della sopracitata categoria. Il ct Ian Foster lo impiega però come esterno sinistro nel proprio tridente, e l’avventura dei Tre Leoni si interrompe precocemente agli ottavi di finale contro l’Italia di Casadei.

IL DEBUTTO CON LE FURIE ROSSE

I tempi intanto sono ormai maturi per il debutto in prima squadra, seppur sul palcoscenico minore della Championship; Joseph però, in un Leeds che stradomina il campionato insieme al Leicester, non riesce ad accumulare abbastanza minuti, restando dunque a secco di gol. Per sbloccarsi sceglie dunque un’occasione speciale: gli ottavi di finale di FA Cup in casa del Chelsea, in cui mette a segno una doppietta che non basta per avere la meglio sui Blues, salvati da un gol allo scadere di Gallagher.

Sono a tutti gli effetti le sue due prime reti da professionista, ed è forse grazie alla notte di Stamford Bridge che la Spagna U21 lo ha convocato nell’ultima pausa per le nazionali; Joseph ha dunque deciso di accettare la chiamata delle Furie Rosse, che annovera ragazzi del calibro di Fermin Lopez Pablo Barrios, debuttando da subentrato nell’amichevole persa contro la Slovacchia. Poco male, perchè nel match successivo contro il Belgio, valido per le qualificazioni al prossimo Europeo U21, ha firmato il gol vittoria all’88’, dopo essere sceso in campo appena 5 minuti prima. Come inizio poteva andare decisamente peggio…

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