Scegliere tra le parate di Mattia Perin un distintivo urlo di prodezza è veramente difficile. Il Genoa è stato costantemente messo sotto torchio dagli attaccanti di mezza Serie A a tal punto che il suo numero uno ha dovuto vivere di miracoli per tutta la stagione. Per questo, forse, la paratissima su Higuain alla seconda giornata di campionato può meglio evocare le gesta di un giocatore all’ennesima prova di sostanza sul lungo del campionato. Punizione dalla destra di Khedira, mischia dentro l’area, sbuca Higuain che colpisce un pallone chirurgico ma lento: Perin ci arriva e smanaccia in angolo, era il 26 agosto.
Fin da subito Perin ha significato la certezza di grandi gesta tra i pali, uniti a un carattere forgiato dalle difficoltà che lo hanno accerchiato nelle ultime stagioni. Dopo due infortuni al crociato che gli hanno compromesso una convocazione agli europei e una stagione da protagonista lo scorso anno, il numero uno del Grifone è tornato veramente più forte di prima. Per il portiere di Latina sono state 28 le gare saltate per infortunio, tantissime per un titolare. In più, non va scartato il lato umano. Perin è un ragazzo estremamente vivace, con una gran personalità e un forte anello di congiuntura tra tutti i compagni nello spogliatoio rossoblù.
In campo, questo si è visto spesso, essendo sempre il primo a reagire dopo un gol subito ma anche un gran trascinatore morale e emotivo quando va difeso il risultato. E quest’anno, grazie pure alla svolta portata da Ballardini, il Genoa ne ha fatti di passi in avanti, e Perin è stato uno dei grandi sponsor di quest’annata finalmente positiva per il Grifone.
ESORDIO
Qualche parola va spesa per il suo primo anno di Serie A a Pescara, tanto drammatico quanto estremamente formativo. Dopo un’ottima ossatura in Serie B al Padova, il giovane portiere in prestito dal Genoa (coi liguri ha fatto tutta la trafila delle giovanili) sbarca in Serie A con il Pescara di Zeman, che subisce una montagna di reti (66 in 29 incontri) ma che lo mettono alla prova al punto da ricordare al Genoa di avere un gran portiere lontano dalla casa base. Così, quando Sebastian Frey decide di smettere coi colori rossoblù, Mattia Perin diventa il nuovo portiere del Genoa.
L’esperienza pescarese è stata difficile da digerire per il giovane, che a 20 anni si è visto entrare tanti di quei palloni che probabilmente avrebbero potuto demolire emotivamente e psicologicamente chiunque. Un difesa perennemente perforata ma che gli ha dato la possibilità di mettersi in luce alla sua prima esperienza nel massimo campionato italiano.
Gc Pescara 26/08/2012 – campionato di calcio serie A / Pescara-Inter / foto Giuseppe Celeste/Image Sport nella foto: Mattia Perin
E se ora difende i pali del club più antico d’Italia e si sta giocando il ruolo di secondo portiere della Nazionale italiana è solo grazie a quelle sofferenze con vista Mar Adriatico, che così diabolicamente gli hanno imparato a tenere la testa alta di fronte alle difficoltà. Perchè è vero che il Genoa gli ha permesso di avere un ruolo migliore e in un panorama più prestigioso, ma i guai, per Mattia Perin, sembrano diventati l’unico stimolo per essere uno dei migliori.
GENOA, LIGURIA
Con la maglia del Genoa Mattia Perin è sceso in campo 150 volte, è stato l’unico portiere del club a essere convocato per un Mondiale (Brasile 2014) e attuale capitano della squadra dopo la partenza di Nicolas Burdisso. Da quando Perin è diventato uno dei migliori portieri della Serie A il Genoa non ha cambiato troppo la sua dimensione, non si è affermata come formazione di livello o sperato in qualche successo ambizioso. Anzi, il Grifone con Perin ha sempre vissuto situazioni e stagioni travagliate, con poche gioie stagionali (ma alcune davvero memorabili, tipo Genoa-Juventus 3-1 nel 2016) e notevoli difficoltà nel raggiungere i propri obbiettivi. Ma il portiere, unico scoglio di un club in cui l’andirivieni di giocatori è sempre stato un must, è rimasto sempre fedele alla causa e alla maglia, ultimo a ritirarsi e primo a combattere.
Nella sua avventura sotto la Lanterna, Perin ha tenuto la porta inviolata ben 46 volte.
Non per altro il ruolo di capitano gli è stato affidato anche per motivi leaderistici e non solo per una questione di rappresentatività. Perin è stato il punto fisso del Genoa da quando nel 2013 ha messo piede al centro sportivo di Pegli, superando in blasone quelli bravi che arrivavano, giocavano bene, e poi se ne andavano.
E’ stato così con il Cholito Simeone, con el General Rincon, con Diego Perotti e Iago Falque, ma non con Perin. Il sodalizio con il club più antico d’Italia lo ha reso ulteriormente una figura stoica e apprezzata dal pubblico del campionato italiano, come se Perin fosse quel giocatore che da tempo non si vedeva in queste categorie. Non è soltanto per il look che ricorda molto Zenga (glielo hanno fatto notare spesso), per il carattere forte o una reattività che supera molti colleghi meglio retribuiti in altri club: Perin è questo perché ha dimostrato di meritarselo.
Esaltarsi nella sofferenza e nelle difficoltà non è una capacità che riescono a dimostrare in molti, ed è per questo che quando altri bravi portieri hanno fallito, non riuscendo a tenere l’asticella così alta per quanto a lungo lo aveva fatto lui, Perin ha continuato nella sua sfida.
Per questo oggi Perin è uno dei migliori portieri della Serie A e pure d’Europa, richiesto puntualmente tutte le estati e additato da molti come il futuro dei pali della Nazionale insieme a Gigio Donnarumma. Portieri diversi, talenti diversi, stessa passione.
La separazione tra il Milan e Krunic sembra essere sempre più vicina, adesso che il Fenerbahçe ha bussato di nuovo alle porte del centrocampista rossonero. Sembra che il club milanese questa volta non si opporrà ai turchi: i rossoneri avrebbero chiesto circa 10 milioni per la cessione del bosniaco, somma che permetterebbe di finanziare il calciomercato di gennaio, e in particolare l’ingaggio di un nuovo centravanti. Tra i papabili nomi resta in pole Jonathan David del Lilla, ma il club ha messo sott’occhio anche Serhou Guirassy dello Stoccarda.
Per quano riguarda Krunic, il DS del Fenerbahçe Mario Branco arriverà in Italia nelle prossime settimane per convincere il Milan a chiudere l’affare Krunic. Il club di Istanbul e l’entourage del giocatore hanno raggiunto un’accordo di 3 milioni netti, il doppio rispetto al guadagno attuale del bosniaco. L’offerta per i rossoneri invece parte da 6-7 milioni ma come detto in precedenza il club si aspetta una cifra molto più alta. A riportarlo è La Gazzetta dello Sport.
IL MILAN DOPO KRUNIC
Il ricavo dell’addio di Krunic,sarà funzionale per ridisegnare la rosa dei rossoneri, ma soprattutto permetterà di andare alla ricerca del nuovo 9. Al primo posto nella lista dei desideri del calciomercato del Milan c’è David, con il canadese, l’attacco sarebbe al completo. Ma c’è un ostacolo, ovvero il prezzo del Lilla: 40 milioni. Proprio per questo, i rossoneri sembrano aver pensato già ad un sostituto Guirassy, bomber franco-guineano, il suo contratto ha una clausola da 17 milioni e il Milan sta ragionando sull’opportunità di pagarla.
Senza Krunic però, la sua casella al centrocampo rimarrebbe vuota, tuttavia potrebbe esserci già un sostituto, stiamo parlando di Ouédraogo, 17enne che fa il titolare nello Schalke, il giovane centrocampista, però è legato al Moncada fin da quando aveva 15 anni: la sua clausola è di 12 milioni ma il Milan prima di fare questo colpo attenderà il calciomercato estivo. Anche perché, Pioli pianifica l’inserimento di Bennacer, tornato in campo dopo sette mesi.
Lewis Ferguson, centrocampista scozzese del Bologna, è uno dei pochi calciatori nati in quella che potremmo definire una famiglia calciofila purosangue. Sia il padre Derek, che lo zio Barry sono stati due importanti giocatori dei Rangers, una famiglia dunque dove il calcio sembra esser parte del proprio DNA. Come poteva dunque anche Lewis non seguire le loro orme? Tuttavia, a differenza dei suoi familiari Ferguson non fu mai apprezzato nei The Gers: a 14 anni venne infatti allontanato dal settore giovanile: il club scozzese affermò che non fosse abbastanza bravo.
Dai Rangers il centrocampista arrivò all’Accademy dell’Hamilton Accies, dove incontrò George Cairnes. Il responsabile del settore giovanile ai microfoni di Gianlucadimarzio.com ha raccontato il percorso del giovane calciatore scozzese e le sue impressioni.UNA SECONDA CHANCE – “Venne da me con la sua famiglia. Intravidi subito qualcosa nella sua mentalità. Il suo modo di parlare sembrava già da professionista. Mai una parola di troppo. Il padre mi disse: Fai quello che devi fare. Così lo portai all’Hamilton“.LEADER SUL CAMPO – “Voleva migliorarsi in ogni aspetto. Faceva molta palestra, mangiava sano, allenamenti extra in campo e poi a casa con il padre. Non si fermava mai. Aveva molto talento. Era tecnico, correva, segnava. Ma la disciplina che metteva nel lavoro era la sua forza. Ed era un leader nel modo di stare in campo. Guidava la squadra anche solo facendo un contrasto. Un vero vincente”.
L’ADDIO ALL’HAMILTON PER L’ABERDEEN – “Ogni volta che potevo andavo a vederlo alle partite e mi fermavo a parlare con lui. Ancora oggi ci sentiamo per messaggio. Gli scrivo quando fa un gol o viene convocato in nazionale. Bravo, ma non smettere di lavorare duro come facevi qui, gli dico. Non lo farà, ne sono sicuro”.
IL SALTO DI QUALITÀ CON IL BOLOGNA – “Mi aspettavo che facesse bene. Fin da subito era entusiasta di questa nuova sfida. E vederlo parlare italiano nelle interviste mi rende fiero, ti fa capire che ragazzo fantastico è“.
PUNTO DI RIFERIMENTO – “Creiamo molti talenti, è una nostra caratteristica. E il percorso di Ferguson è un punto di riferimento per tutti. Se lavori duro, con impegno e dedizione, hai grandi chance di farcela“.
LA PROMESSA DI UN INCONTRO – “Verrò a vedere una sua partita in Italia entro la fine di questa stagione. Quale? Non lo dico, è una sorpresa“.
Questa notte Miami è stata il palcoscenico dei sorteggi per la Copa America 2024, in programma negli Stati Uniti dal 20 giugno al 14 luglio. Il sorteggio ha visto 4 teste di serie alla guida dei gironi: Argentina, Messico, Stati Uniti e Brasile. Tra i criteri utilizzati, uno rappresenta una vera e propria novità: per quest’anno, infatti, non potranno esserci all’interno dello stesso gruppo tre squadre della Concacaf o della Conmebol. Questo, dunque, fa si che gli albiceleste e i brasiliani possano scontrarsi solo successivamente. Ad aprire la competizione sarà il match tra l’Argentina e la vincitrice della partita tra Canada, Trinidad e Tobago il 20 giugno ad Atlanta. Ma qual è stata la sorte delle squadre del continente? Riportiamo di seguito l’esito dei gironi per scoprirlo.
Girone A: Argentina, Perù, Cile, vincente dello spareggio tra Canada e Trinidad e Tobago.
Girone B: Messico, Ecuador, Venezuela, Giamaica.
Girone C: Stati Uniti, Uruguay, Panama, Bolivia.
Girone D: Brasile, Colombia, Paraguay, vincente dello spareggio tra Honduras e Costa Rica.
Arrivano aggiornamenti sulle condizioni di Enzo Ebosse. Il difensore dell’Udinese è alle prese con un grave infortunio al ginocchio. Ai canali ufficiali dell’Udinese, il difensore ha parlato apertamente dei problemi che sta affrontando dopo la rottura del crociato. Nonostante le chiare difficoltà del caso sembra filtrare ottimismo in vista del rientro, previsto per marzo. Di seguito le parole di Ebosse, riportate da Tutto Udinese.
LE PAROLE DI EBOSSE – “Sta andando tutto bene, il recupero è lungo ma devo guardare avanti. Dalla prossima settimana riprenderò a correre e proverò a ritornare per marzo per giocare gli ultimi due mesi di stagione. Guardiamo avanti e forza Udinese. La squadra la vedo bene, sappiamo che non è un periodo facile per noi ma ci alleniamo bene e dobbiamo provare a fare sempre meglio per salire in classifica”.
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