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Potere al popolo: la storia del Corinthias di Socrates

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Potere al popolo: la storia del Corinthias di Socrates

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È il 1910 e a San Paolo, in Brasile, il calcio è lo sport dell’élite britannica trasferitasi per ragioni coloniali dalle parti delle spiagge bianche di Rio. Alle squadre pià antiche come Flamengo e Vasco Da Gama, a San Paolo, un gruppo di operai decise di fondare un club di football per la gente. Il primo settembre di quell’anno, nasce così il Corinthians, squadra di San Paolo che prenderà il nome dal Corinthians football club, una squadra di calcio inglese che nella prima decade del XX secolo prese parte a una tournè in Brasile uscendo vincitrice da tutti gli scontri affrontati oltreoceano. Quel giorno i dieci operai capeggiati da Joaquim Ambròsio non sapevano che stavano dando i natali ad uno dei club pià iconici della storia del Brasile e futuro esempio utopistico di democrazia diretta nel mondo dello sport.

TITOLI E STORIA

Il Timao divenne in breve tempo una delle squadre più importanti del panorama calcistico brasiliano: il 10 settmebre 1910 disputa la prima gara della sua storia contro l’Uniao de Lapa, una squadra amatoriale contro cui perde per 1-0. Quattro giorni dopo arriva invece la prima vittoria della storia corinthiana: il due a zero contro l’Estrela Polar è l’inizio della scalata verso il campionato Paulista. Grazie al numero crescente di sostenitori e alle numerose vittorie conqusitate, la squadra si iscrive al campionato Paulista nel 1913 vincendolo l’anno successivo. In poco tempo scala le gerarchie dello Stato di San Paolo dotando la propria bacheca di nove scudetti ottenuti con tre trienni vincenti: 1922-24, 1928-30 e 1937-39. Il titolo successivo arriva nel 1941, prima di un decennio di buio totale dove della squadra si diceva “faz me rir” (mi fa ridere) per tutto il Brasile. La svolta, sia pur momentanea, arriva nel 1951, quando con una media di 3,43 goal segnati a partita (esattamente 103 in 30 partite) il Corinthians si laurea nuovamente campione dello stato di San Paolo, ripetendosi nel 1952 e nel 1954. Una serie infinite di vittorie che culmineranno nella conquista del Mundialito por Clubs ottenuto ai danni di Roma e Barcellona a Caracas, in Venezuela.

BUIO E RINASCITA

Ci vollero altri ventirè anni per rivedere il Corinthians alzare una coppa al cielo: dopo un ventennio di buoio totale in cui il club paulista sembrava essere sprofondato nel pozzo della disperazione, ecco che la vittoria del campionato del 1977 riporta un po’ di luce dalle parti del Timao. Le difficoltà, nel periodo della dittatura iniziata agli albori degli anni Sessanta, non mancarono almeno fino all’inizio degli anni Ottanta, quando un gruppo di calciatori diretti da un medico decisero di scrivere la storia del club e della democrazia.

“Non esistono Dei e Semidei, ma soltanto uomini in carne  ed ossa che giocano le partite e costruiscono la storia.”

Questa la frase di Sócrates Brasileiro Sampaio de Souza Vieira de Oliveira, nato a Belem nel 1954 e divenuto capitano del Corinthias in quella che sarà una delle esperienze di democrazia più pure e velleitarie della storia dell’uomo.

DIA 15 VOTE

Come visto nel corso della storia del Flamengo, agli inizi degli anni sessanta in Brasile si cadde sotto dittatura grazie al colpo di mano esercitato dal generale Castelo Branco. Dopo quindici anni di dominio, la dittatura stava perdendo colpi e moltissime persone in tutta la nazione iniziarono a chiedere elezioni libere per il paese e ad organizzarsi autonomamente a livello locale. A tal proposito, nel novembre 1982 la squadra del popolo, nata ad inizio ‘900 per volere di un pugno di operai, si schierò politcamente entrando in campo con magliette recanti la scritta “Dia 15 Vote”. Ci si riferiva alle elezioni che di lì a poco si sarebbero tenute in Brasile, e il gesto salito agli onori della cronaca servì a tutto il mondo per capire cosa effettivamente stesse succedendo in Brasile. La popolazione voleva elezioni libere, che otterrà solo nel 1985, e la squadra creata per dare voce agli operai del Brasile rispondeva presente con magliette che tanto perfettamente ricalcavano la temperie politica del tempo. In mezzo a tutto questo trambusto politico e sportivo, emerse una figura, un dottore (perché medico lo era davvero), che indossava la maglia numero otto e che proveniva dalle giovanili del Botafogo: Socratés, uno dei migliori giocatori nella storia del Brasile, vestiva la camiseta do Timao da quattro stagioni quando insieme ai suoi compagni decise di trasformare un cambio di presidenza in un esperimento socio-politco di portata internazionale. Eliminati i ruoli che dividevano i vari protagonisti del club, i giocatori, l’allenatore, lo staff tecnico, gli operatori e finanche i magazzinieri entrarono a far parte di un comizio chiamato Democracia Corinthiana, che dal 1982 al 1984 portò alla squadra operaia ben due titoli statali e un riconoscimento eterno nella storia di questo sport.

DEMOCRACIA CORINTHIANA

Aboliti i ruoli si iniziò a prendere tutte le decisioni, dalle regole sui ritiri fino alla formazione della domenica, in comune. Come in un vero e proprio arengo ateniese ogni aspetto del club veniva preso in gestione da tutte le parti coinvolte nella causa corinthiana. Un esempio di ciò che sarebbe successo in Brasile di lì a poco, una voce altisonante che rimbombava nei timpani della dittatura, faro splendente sotto gli occhi del mondo di ciò che il Brasile voleva. Sintomo perfetto dell’essenza della Democracia Corinthiana era lo stile di gioco di quel Corinthians orchestrato da Socrates e accompagnato da Casagrande, Zenon e Biro-Biro: la calma contraddistingueva il gioco del Timao, un gioco ragionato, ancestrale che si basava sulle giocate del Dotor con il numero otto, e che costruiva dal basso una manovra che portò a due titoli nazionali e a una finale persa, l’ultimo anno, con il Santos. Il tutto finì però nel peggiore dei modi: era il 1984 e Adìlson e Roberto Pasqual si fronteggiavano per la presidenza del club: in una spirale che trascinò con sé anche Socrates, la controparte reazionaria guidata da Paqual vinse ridimensionando totalmente la rivoluzione nata tre anni prima che si era eretta a voce del popolo brasiliano e a simbolo di un cambiamento. Socrates legò così il suo destino a quello del Brasile, decidendo di emigrare in Italia direzione Firenze quando il Parlamento verdeoro non fece passare l’emendamento per ristabilire libere elezioni nella terra del futbòl.

IL CORINTHIANS DOPO LA DEMOCRAZIA

Il club operaio uscì dalla fine della democrazia come un puglie dopo un incontro andato male: Socrates era finito a Firenze, dove iniziò il declino della sua carriera tra alcol e fumo, e l’unico titolo vinto corrisponde a quello nazionale ottenuto nel 1990. Tra quella vittoria e l’ultima nel 2011, il Corinthians visse una retrocessione in Serie B brasiliana e una vittoria, nel 2005, del titolo di campioni brasiliani, grazie a giocatori quali Tevez e Mascherano. Nel 2008 Ronaldo il fenomeno veste nuovamente la camiseta do Timao riportando il club di San Paolo agli onori della cronaca mondiale, mentre oggi, dieci anni dopo l’esordio del numero nove per eccellenza, il club è primo nel girone C del campionato Paulista in attesa dell’inizio del Brasilerao 2019.

Dunque nel 2011 il Corinthians vinse il suo ultimo campionato nazionale. Era il 4 dicembre del 2011 e la vittoria ottenuta contro il Palmeiras sentenziò la conquista della Copa, ma con un retrogusto amaro derivato dal 1983: quella stessa mattina, come dichiarò nell’anno centrale della Democracia Corinthiana, Socrates spirò a causa di uno shock settico. Scelse il giorno della vittoria del campionato, lasciando in dote l’esperimento sociale più complesso nella storia del calcio e la consapevolezza, donata al popolo brasiliano e al mondo del calcio, di avere sempre una scelta a disposizione.

 

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Piquè favorevole alla riduzione di squadre in Liga: “Meno partite e più competitive”

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barcellona

L’ex difensore e capitano del Barcellona, Gerard Piquèè stato intervistato al Marca business sport Forum. L’argomento principale sicuramente quello riguardo la possibile riduzione delle squadre in Liga. Lo spagnolo è favorevole a questa iniziativa, prendendo come esempio i format usati in America, in particolare con la NFL.

LE DICHIARAZIONI

NUOVO FORMAT “Alla fine, lo sport sta andando verso competizioni più brevi e uniche. L’esempio chiaro è la NLF, ci sono quattro mesi di competizione e il Paese è paralizzato. Avete record di ascolti. Penso che il calcio dovrebbe andare in quella direzione.”

TROPPE PARTITE“Serve che tutte le organizzazioni si riuniscano e dicano: ‘non è possibile che ci siano 80 partite in un anno’. Ci sono troppe partite e la gente non sa nemmeno cosa si gioca. E poi a livello sportivo il livello scende.”

NUOVO CALENDARIO“Servirebbe un calendario con meno partite che però sarebbe più competitive. Invece di campionati da 20 squadre, passare a 16 o anche 14.”

 

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Flash News

Monza-Juventus, Allegri: “Da Locatelli e l’attacco al mio futuro, vi dico tutto”

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LE PAROLE DI MAX ALLEGRI IN CONFERENZA ALLA VIGILIA DI MONZA-JUVENTUS – Max Allegri ha parlato in conferenza alla vigilia del match tra Monza e Juventus. In attesa dell’esito del big match di giornata di domenica sera tra Napoli e Inter, i bianconeri, vincendo a Monza, potrebbero portarsi in testa alla classifica. Un campo tosto quello dei brianzoli che nella scorsa stagione hanno fatto bottino pieno contro la Juve. La squadra allenata da Max Allegri è ancora alle prese con diversi infortuni. Il tecnico toscano si è soffermato su questo aspetto, fornendo aggiornamenti su diversi giocatori oltre che approfondire anche il discorso riguardante il proprio futuro sulla panchina del club. Di seguito, tutte le dichiarazioni di Allegri alla vigilia di Monza-Juventus: 

LE PAROLE DI MAX ALLEGRI ALLA VIGILIA DI MONZA-JUVENTUS

DERBY D’ITALIA – “Cammino in discesa dopo il derby d’Italia? Sarebbe commettere un errore inspiegabile, noi sappiamo i nostri limiti. La classifica è buona, ma non si è fatto ancora nulla, appena lasci un attimo approccio e intensità rischi di perdere. Vincere partite non è facile, ne abbiamo 6 da qui al girone d’andata, di cui 4 sono trasferte. Ancora è tutto da giocare e bisogna fare un passo per volta. Il Monza fa la differenza nella fase difensiva e lo dicono i numeri: sarà una partita molto difficile”.

OBIETTIVI – “Ottimismo sullo scudetto? Io in spogliatoio non ci entro, è sacro. Il desiderio più importante deve essere la partita di domani. Non scordiamoci che rimanere fuori dalla Champions quest’anno è stato un danno tecnico ed economico. Noi abbiamo il dovere di costruire un’annata per tornare all’obiettivo minimo: giocare la Champions l’anno prossimo. Domani voglio vedere la Juve delle prime 13 giornate. Non possiamo permetterci di sottovalutare nessuno, ci vuole grande rispetto per tutti e dobbiamo giocare sempre da squadra come fatto finora. Noi guardiamo la quinta, bisogna scappare da chi c’è dietro e non guardare davanti. Resta motivo di orgoglio essere a 2 punti dall’Inter, ma bisogna guardare dietro perché nel calcio le cose cambiano in fretta. Non bisogna mantenere, ma migliorare di giorno in giorno”.

INFORTUNI – “Monza imbattuto in casa? Oltre che imbattuti, il Monza ci ha portato via 6 punti l’anno scorso e abbiamo fatto 0 gol a loro. Sarà una partita difficile e importante come quelle a seguire. È importante per dare seguito al pari con l’Inter. Danilo e Alex Sandro saranno a disposizione, seppur non al 100%. Per Locatelli valuteremo oggi, è un problema di dolore, l’altro giorno è entrato, vediamo oggi. Oggi dovrò vedere l’allenamento per capire su Manuel e su Nicolussi-Caviglia, che ha fatto una gara importante. Se no troveremo una soluzione e in qualche modo faremo”.

ATTACCO – “Monza imbattuto in casa? Oltre che imbattuti, il Monza ci ha portato via 6 punti l’anno scorso e abbiamo fatto 0 gol a loro. Sarà una partita difficile e importante come quelle a seguire. È importante per dare seguito al pari con l’Inter. Danilo e Alex Sandro saranno a disposizione, seppur non al 100%. Per Locatelli valuteremo oggi, è un problema di dolore, l’altro giorno è entrato, vediamo oggi. Oggi dovrò vedere l’allenamento per capire su Manuel e su Nicolussi-Caviglia, che ha fatto una gara importante. Se no troveremo una soluzione e in qualche modo faremo. Settimo attacco? 5 Vlahovic, 4 Chiesa, mancano quelli di Kean, Milik, Yildiz… L’importante è vincere le partite. Stiamo lavorando sui gol delle punte, cerchiamo di migliorare”.

GALLIANI – “Un amico, ci diamo del tu ormai, ci siamo dati del lei per tanti anni. È un dirigente di altissimo valore, sono fortunato ad aver lavorato con lui e ad avere ancora oggi un rapporto con lui. Siamo legati da un bel rapporto affettivo”.

PALLADINO – “Galliani come al solito non ha sbagliato allenatore. Sta facendo molto bene Palladino e sono certo che nella sua evoluzione può solo crescere, non parlo solo di campo. Potrà fare un’ottima carriera, ci son dei giovani allenatori bravi. E poi accanto ha Galliani, che è un dirigente di grande genialità”.

 

 

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Champions League

Rimonta da urlo dell’Inter, il Napoli crolla nel finale: i resoconti

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Inter

Serata di Champions dalle mille emozioni per Inter e Napoli. Primo tempo da dimenticare per i nerazzurri, sotto 3-0 all’intervallo col Benfica grazie alla tripletta dell’ex Joao Mario. Al rientro dagli spogliatoi, grande reazione gli uomini di Inzaghi che riescono a trovare una super rimonta con il 3-3 finale. Succede di tutto anche al Bernabeu. In casa del Real Madrid, il Napoli prima la sblocca, poi la riprende con Anguissa e, alla fine perde 4-2. I resoconti dei match.

IL RESOCONTO BENFICA-INTER

Serata che parte malissimo per l’Inter. Al Da Luz sembra essere la serata dell’ex Joao Mario, capace di annichilire i nerazzurri con una tripletta nei primi 34 minuti di gioco. La serata di grazia del portoghese si apre dopo soli 5 minuti, quando è abile a raccogliere la sponda di Tengstedt e mettere il pallone all’angolino. Il raddoppio del Benfica arriva in maniera anche abbastanza fortunosa: palla persa da Asllani a centrocampo e ripartenza culminata con un rimpallo tra Bisseck e Rafa. Il pallone arriva poi tra i piedi di Joao Mario che non sbaglia. La timida risposta interista è rappresentata dall’errore di Arnautovic nell’uno contro uno con Trubin. I padroni di casa non si fermano e arriva anche il 3-0, sempre propiziato da un ispiratissimo Tengstedt. Stavolta l’attaccante danese serve un cross delizioso sempre per Joao Mario che, da due passi, mette in rete di testa.

Quella del secondo tempo è tutta un’altra Inter. Gli uomini di Inzaghi ci mettono carattere e riescono a tornare in partita con il tap in vincente di Arnautovic. Sull’onda dell’entusiasmo arriva anche il 3-2 firmato da Frattesi. Gran gol dell’ex Sassuolo che, su cross di Acerbi, trova la rete con un gran tiro al volo. Dopo aver corso un enorme rischio con il salvataggio di Bisseck su Tengstedt, arriva il clamoroso 3-3. Pestone in area di Otamendi su Thuram: dal dischetto va un glaciale Alexis Sanchez che non sbaglia e trova un insperato pareggio. Emozioni anche nel finale con il grande intervento di Audero su Di Maria e l’espulsione di Antonio Silva. Match che però si chiude con un pirotecnico 3-3.

IL RESOCONTO DI REAL MADRID-NAPOLI

Avvio pazzesco al Bernabeu dove, dopo soli 9 minuti, a passare è il Napoli. I partenopei trovano il gol grazie a una bella azione chiusa con l’appoggi di Di Lorenzo per Simeone, bravo a farsi trovare pronto e mettere in rete. Giusto il tempo di ribattere e il Real ha già pareggiato: azione solitaria di Rodrygo e gran destro all’incrocio. Spinti dal proprio pubblico i Blancos trovano anche il raddoppio con il solito Bellingham. L’inglese si inserisce alle spalle di un incerto Natan e, di testa, batte Meret sfruttando al meglio il perfetto lancio di Alaba.

Dopo l’equilibrio di fine primo tempo, al rientro dagli spogliatoi ricominciano le emozioni ancora grazie al Napoli. La squadra di Mazzarri trova il pareggio grazie ad un gran destro di Anguissa che, dopo un primo tentativo murato, trova un grande angolo da posizione defilata. Il Real Madrid riesce a ritagliarsi subito l’opportunità per il nuovo vantaggio ma Joselu, da pochi passi, non riesce a coordinarsi. Il Napoli lotta ma crolla nel finale. Il Real, grazie ad una vistosa incertezza di Meret, trova prima il 3-2 con il destro dalla distanza di Nico Paz. Poi, mette anche il punto esclamativo con il tap in di Joselu su assist di Bellingham. 4-2 il risultato finale.

COME CAMBIANO LE CLASSIFICHE DEI GIRONI

GRUPPO D

  1. Real Sociedad 11
  2. Inter 11
  3. Salisburgo 4
  4. Benfica 1

GRUPPO

  1. Real Madrid 15
  2. Napoli 7
  3. Braga 4
  4. Union Berlino 2

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Calcio Internazionale

Mazzarri torna in Champions dopo undici anni: a che punto è il suo Napoli per l’esame Real Madrid?

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Napoli - Real Madrid

Il Napoli si prepara alla grande sfida di Champions League contro il Real Madrid al Bernabeu. Dopo la sfida di andata vinta dai Blancos per 2-3, dove il Napoli aveva dato comunque dimostrazione di potersela giocare con una delle migliori squadre d’Europa, questa volta ci sarà un’importante differenza, ovvero chi si siederà nella panchina degli attuali campioni d’Italia. Walter Mazzarri torna nel palcoscenico più importante d’Europa a distanza di 11 anni, quando con i partenopei, riuscì a far sognare i tifosi anche nella massima competizione europea.

Il magico trio Lavezzi-Cavani-Hamsik, trascinatori del primo Napoli di Mazzarri, aveva infatti riportato dopo 21 anni gli azzurri in Champions League, trovando un girone ostico con Bayern Monaco, Manchester City e Villarreal. Nonostante il grande livello, i campani riuscirono a piazzarsi in seconda posizione, trovando quindi l’accesso agli ottavi di finale per la prima volta nella storia. Con il Chelsea si sfiorò l’impresa: all’andate al San Paolo finì 3-1 con doppietta di Lavezzi e un gol di Cavani. Allo Stamford Bridge poi la disfatta, con la vittoria da parte dei futuri campioni d’Europa di Roberto Di Matteo per 4-1 ai tempi supplementari con il decisivo gol di Ivanovic.

Come si farà trovare la formazione di Mazzarri?

LA SITUAZIONE NEL GIRONE

Il girone C composta da Real Madrid, Napoli, Braga e Union Berlino vede le prime due squadre in prima e seconda posizione, rispettivamente a 12 e 7 punti. La formazione di Carlo Ancelotti è infatti a punteggio pieno fino a questo momento. Il Napoli ha portato a casa due vittorie, la sconfitta appunto con il Real Madrid e l’ultimo risultato che è il pareggio con l’Union Berlino, che aveva già fatto mettere in dubbio la definitiva posizione di Rudi Garcia, che da lì a pochi giorni verrà esonerato da Aurelio De Laurentiis. Il patron del Napoli ha quindi deciso di affidare la panchina ad un traghettatore. Un uomo di fiducia, che come raccontato in precedenza, ha già portato buoni risultati e conosce l’ambiente.

“Quando mi ha chiamato gli ho fatto capire che una squadra così importante l’avrei allenata ancora volentieri, e lui avrà pensato che ero l’allenatore giusto. Col presidente c’è stato un po’ di gelo per un paio d’anni dopo che sono andato via, ma ora è un amico, mi ha chiamato anche in occasioni diverse, magari per chiedermi consigli sui giocatori. C’è un rapporto di stima reciproca e considerazione. Domani sarebbe bellissimo se riuscissimo a fare risultato e passare il turno già domani, però se non dovesse essere così ci sarà l’ultima che sarà come una finale. Contro un’avversaria di valore, ma non come il Real Madrid”.

Walter Mazzarri, intervista a Sky Sport

Con la fiducia dell’importante esordio con vittoria di Bergamo per 2-1 contro l’Atalanta, Mazzarri dovrà affrontare qualche dubbio di formazione per affrontare una della favorite al titolo.

“Continuità dopo i segnali di Bergamo? Quello lo vedremo. Siamo coscienti di giocare contro una squadra top nel mondo contro un allenatore bravissimo che ha vinto tutto. Conosciamo le difficoltà ma questo è affascinante e bello e speriamo di fare il meglio possibile”.

LA FORMAZIONE

Mazzarri pronto a confermare il 4-3-3 che ha convinto per compattezza del gruppo contro l’Atalanta in campionato. In porta torna Meret, in difesa Di Lorenzo a destra, centrali confermati Rrahmani e Natan. Sulla sinistra visto il grave infortunio di Olivera, è pronto Juan Jesus. A centrocampo con tutta probabilità verrà riproposto la mediana con Anguissa, in ripresa vista l’ottima prestazione di Bergamo, Lobotka e Zielinski.

In attacco ecco il grande dubbio: sono confermati Politano e Kvaratskhelia confermati come due ali d’attacco, resta da capire il grande dubbio su Raspadori e Osimhen. Il nigeriano è rientrato nello scorso turno di campionato ma anche Mazzarri ha voluto chiarire la situazione:

“Osimhen partirà titolare? Gli devo parlare. Quando ci sono partite così ravvicinate bisogna parlare con i ragazzi. Anche con chi ha fatto una partita intensa a Bergamo: devo capire se stanno bene. Di sicuro Osimhen non ha i 90′ nelle gambe: se partirà dall’inizio o giocherà a partita in corso lo deciderò dopo aver parlato con lui e con lo staff medico”.

Walter Mazzarri, intervista a Sky Sport

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