Il 27 agosto 1976 arriva anche nelle sale italiane “Taxi Driver” di Martin Scorsese, uno dei capolavori del cinema contemporaneo e pietra miliare della carriera di Robert De Niro, che ottiene immediatamente un successo enorme.
Meno di un mese più tardi prende il via la Coppa dei Campioni 1976/77, con il Bayern Monaco deciso a continuare la sua marcia trionfale. I bavaresi, però, sono insidiati da molte squadre importanti che puntano al bottino grosso, dai connazionali del Borussia Mönchengladbach, al Real Madrid, passando per Liverpool e Bruges, che si sono appena sfidate nella finale di Coppa UEFA, vinta dai Reds.
Per l’Italia, invece, la squadra partecipante è il Torino di Gigi Radice, Campione d’Italia al termine di un campionato splendido, griffato dalle reti dei Gemelli del Gol, Pulici e Graziani.
GERMANIA AMARA
I granata pescano subito un cliente scomodo come il Malmö, ormai abituato a certi palcoscenici. La partita del Comunale, giocata il 15 settembre, vede i padroni di casa partire molto bene, passando in vantaggio a fine primo tempo con un colpo di testa di Mozzini e riescono a controllare bene l’incontro fino all’incredibile finale di gara. All’87’, infatti, gli svedesi pareggiano con Jönsson, che gela il pubblico e sembra mettere una pietra tombale sulle speranze del Torino in vista del ritorno. I granata, però, non demordono e trovano il gol vittoria nel recupero con Graziani, che rimette le cose a posto.
Due settimane dopo, in Svezia, il Toro passa subito in vantaggio con Patrizio Sala, che firma una rete molto pesante in avvio di gara, per poi amministrare senza troppi affanni fino al fischio finale, nonostante il pareggio del Malmö a metà ripresa, firmato da un rigore di Ljungberg.
Se l’urna al primo turno era stata poco amica del Torino, per gli ottavi di finale è decisamente nemica dei granata, che pescano una delle squadre più forti d’Europa, il Borussia Mönchengladbach.
Il 20 ottobre 1976, mentre nei cinema italiani si iniziava a preparare per la prima proiezione di “Tutti gli Uomini del Presidente”, film che racconta l’inchiesta del Washington Post che portò al Watergate nel 1972, il Comunale di Torino è pronto ad una serata di battaglia.
I granata arrivano alla sfida contro i tedeschi senza una pedina molto importanti nello scacchiere tattico di Radice come Eraldo Pecci; inoltre il tecnico del Toro dopo poco più di venti minuti dall’inizio dell’incontro deve fare a meno anche di Claudio Sala, il Poeta del Gol, che è costretto ad uscire per infortunio.
Pochi minuti dopo l’uscita di Sala arriva il gol di Berti Vogts, che gela il Comunale e porta avanti i Fohlen. I padroni di casa, però, non si scompongono e continuano a giocare, fornendo una prestazione convincente e orgogliosa
Nella ripresa i granata pareggiano grazie ad una conclusione di Garritano deviata in maniera decisiva da Wittkamp, dopodiché sfiorano il vantaggio con una gran conclusione di Zaccarelli che colpisce in pieno il palo.
La serata sembra ormai incanalata verso un pareggio, ma a dieci minuti dal termine Klimkhammer viene liberato in area da uno schema su punizione e batte Castellini per il definitivo 1-2.
Il 3 novembre al Rheinstadion il Torino è chiamato ad una vera e propria impresa nella tana del Borussia, con i Fohlen che vengono sorpresi dall’avvio veemente dei granata, gagliardi e sfortunati.
La prova degli uomini di Radice viene macchiata dalla direzione di gara dell’arbitro francese Delcourt, che comincia a dispensare gialli con una facilità decisamente eccessiva.
A fine partita il Torino chiude addirittura in 8 uomini, a causa delle espulsioni di Caporale, Zaccarelli e Castellini. Al posto dell’estremo difensore finisce in porta addirittura Ciccio Graziani, che riesce a non subire reti, con il punteggio che non si schioda dallo 0-0 e condanna i granata all’eliminazione, nonostante un doppio confronto giocato a testa altissima.
LA CADUTA DEGLI DEI
Il Borussia Mönchengladbach continua la propria corsa anche ai quarti, eliminando, con qualche patema di troppo, il Bruges di Happel, già protagonista della Coppa UEFA 1975/76.
Se una squadra tedesca, pur faticando, prosegue il viaggio, l’altra termina il proprio ciclo in maniera inaspettata.
Le avvisaglie di un principio di usura per il Bayern Monaco si fanno sentire già agli ottavi, quando i bavaresi perdono 2-1 a Ostrava contro il Banik, ribaltando tutto con un poderoso (e illusorio) 5-0 al ritorno.
L’urna riserva per i quarti un avversario in rampa di lancio come la Dinamo Kiev, che perde 1-0 all’Olympiastadion e sembra ormai un capitolo chiuso, ma la Coppa dei Campioni si rivela ancora una volta magica e impronosticabile.
Il 16 marzo allo Stadio Centrale di Kiev, il Bayern cerca di controllare la partita, ma dall’altra parte c’è un Oleg Blokhin in stato di grazia e i bavaresi si aggrappano all’eterno Sepp Maier, autore di una serie di interventi splendidi per evitare il gol dei sovietici.
A metà primo tempo Blokhin viene atterrato in area da un difensore tedesco e l’arbitro concede il rigore per i padroni di casa. Dal dischetto lo stesso fantasista della Dinamo calcia angolato, ma Maier compie un miracolo, mandando la palla sul palo e mantenendo il punteggio sullo 0-0.
Nella ripresa il Bayern prova ad uscire dall’impasse, ma riesce a costruire poche occasioni e nella più nitida Rummenigge si fa ipnotizzare da Rudakov che respinge da la conclusione da distanza ravvicinata del tedesco.
La Dinamo ci crede e all’83’ affonda il colpo, con Konkov che viene steso in area da Kapellmann, costringendo Linemayr ad assegnare un altro rigore ai sovietici.
Dal dischetto questa volta va Buryak, che spiazza Maier e porta avanti i biancoblu.
I supplementari sembrano dietro l’angolo, ma all’87 la Dinamo batte un calcio di punizione con Onyshchenko; il numero 8 pesca in area Slobodyan, che di testa anticipa tutti e mette in rete il gol qualificazione.
Dopo tre vittorie consecutive, dunque, il regno del Bayern Monaco si interrompe nella fredda Kiev, al termine di una partita memorabile per i sovietici.
DALLA SVIZZERA ALLA SICILIA
Le semifinali sono decisamente pendenti verso due squadre: il Borussia Mönchengladbach e il Liverpool.
Se i tedeschi sudano le proverbiali sette camicie contro la Dinamo, perdendo 1-0 a Kiev, ma riescono a spuntarla con un 2-0 casalingo firmato da Bonhof e Wittkamp e vendicano i connazionali del Bayern, l’altra semifinale è letteralmente a senso unico.
Il Liverpool non ha pietà e batte 3-1 e 3-0 la rivelazione della Coppa dei Campioni 1976/77, lo Zurigo.
Gli svizzeri perdono male, ma escono decisamente a testa alta, al termine di un percorso fantastico, inaugurato dalla vittoria contro i Rangers e poi sublimato dal 3-0 complessivo contro il Turun Palloseura.
Il vero capolavoro dei biancoblu, però, arriva ai quarti, quando al Letzigrund cade una delle squadre simbolo degli anni ’70, la Dinamo Dresda.
I tedeschi dell’est perdono 2-1 e al ritorno non basta una super prestazione di Kreische, che porta i gialloneri sul 3-1, perché al 64’ Peter Risi sigla il 3-2 definitivo che vale un viaggio ad Anfield Road.
È proprio Risi ad illudere i tifosi dello Zurigo anche in semifinale, con la rete che apre le marcature al Letzigrund dopo appena 6 minuti di gioco. Purtroppo per gli svizzere il Liverpool si sveglia presto dal torpore e ribalta il risultato grazie ad una doppietta di Neal e al gol di Heighway, rendendo quasi ininfluente il ritorno, chiuso con un 3-0 senza appello a firma Case e Keegan.
L’avventura dello Zurigo, però, ha un’ulteriore pagina meravigliosa, quella relativa al capocannoniere della competizione.
Nonostante l’eliminazione ai quarti Gerd Müller guarda tutti dall’alto con 5 gol, quota che gli permette di tornare sul gradino più alto del podio in Coppa dei Campioni dopo un anno di assenza.
Il bomber del Bayern Monaco, però, non è da solo in vetta; accanto a lui c’è il partner d’attacco di Peter Risi allo Zurigo, capace di segnare 5 gol nel corso della competizione.
Il capocannoniere exaequo della Coppa dei Campioni 1976/77 risponde al nome di Franco Cucinotta, un siciliano cresciuto a Montreux che legherà a doppio filo la sua carriera alla Svizzera. Attaccante brevilineo (1,71 per 70 kg), Cucinotta vive una stagione sensazionale, vincendo anche il titolo di capocannoniere del campionato svizzero con 28 reti.
LA PRIMA VOLTA DEI REDS
Il 25 maggio 1977, data della finale della Coppa dei Campioni 1976/77, passa alla storia anche come il primo giorno di proiezione di “Star Wars”, il film di George Lucas che ha dato vita ad uno dei franchise più apprezzati di sempre.
Nella cornice dell’Olimpico di Roma, dunque, sono Borussia Mönchengladbach e Liverpool a sfidarsi per l’ultimo atto della competizione più prestigiosa per i club europei. Entrambe le formazioni sono alla prima finale della loro storia, i Reds sono pronti a vincere un altro trofeo europeo dopo la Coppa UEFA conquistata nella stagione precedente, ma i Fohlen sono i favoriti della vigilia, vista la grande rosa di cui dispone Udo Lattek.
La sfida si preannuncia, dunque, molto accesa, anche in virtù dello scontro diretto tra i principali candidati alla conquista del Pallone d’Oro, Kevin Keegan, stella del Liverpool e Allan Simonsen, punta di diamante danese della formazione tedesca.
Il primo tempo vede i Reds più vivaci e pericolosi, con la formazione inglese che passa al 28’ con McDermott, ben imbeccato centralmente da Heighway. Il Borussia, che al 24’ perde per infortunio l’ala sinistra Wimmer (sostituito da Kulik), sfiorano il pareggio con Bonhof, che colpisce il palo con un gran destro, ma la prima frazione termina sull’1-0 per il Liverpool.
La ripresa, invece, vede i Fohlen alla ricerca del pareggio, che arriva al 60’, grazie ad una spettacolare conclusione di Simonsen che conclude con una sassata in diagonale sotto all’incrocio, dopo un brutto errore della difesa dei Reds.
L’illusione per i tedeschi, però, dura appena cinque minuti, perché su un corner battuto perfettamente da Heighway svetta Tommy Smith, bandiera da più di 500 presenze con il Liverpool dal 1962 al 1978, che batte Kneib.
Gli inglesi chiudono i giochi all’83’, con una percussione meravigliosa di Keegan, steso da Vogts in area; dal dischetto Neal spiazza l’estremo difensore bianconero e consegna, di fatto, il trofeo ai Reds.
Per il Liverpool, dunque, arriva la prima Coppa dei Campioni, in uno stadio che sarà felice teatro per gli inglesi anche 7 anni più tardi, mentre il Borussia Mönchengladbach raggiunge l’apice del suo periodo d’oro, rimanendo per l’ennesima volta con l’amaro in bocca, anche se Simonsen si toglierà la soddisfazione di battere in volata Keegan nella corsa al Pallone d’Oro 1977.
Si conclude così anche la stagione 1976/77, con la prima di una lunga serie di affermazioni per i club inglesi. Tra tre settimane, nella Coppa dei Campioni 1977/78, un’altra folle corsa del Bruges, che si fermerà sul più bello al cospetto di una squadra sempre più forte e compatta e l’ultima, grande primavera del Borussia Mönchengladbach, che chiuderà ancora una volta amaramente.