Il piccolo Italia-Inghilterra che è stato e che si sta giocando in Europa con le varie partite di Champions League (Manchester City-Napoli, Juventus-Tottenham) e Europa League (Atalanta-Everton, Milan-Arsenal) ha palesato una questione: il gioco delle squadre inglesi si è evoluto. Trascendendo dalle goleade dell’Atalanta all’Everton, negli scontri fra big club inglesi e squadre top del campionato italiano la capacità di gioco delle prime hanno palesato un rinnovamento “culturale” che quasi ha invertito lo stereotipo dell’assenza di tattica in Premier League. Un motivo che è molto più realistico di quanto non sembri, dato che il Manchester City ha mandato all’aria il rodato e lodato sistema napoletano di Sarri, il Tottenham ha costretto la Juve a fare una partita di totale sacrificio e l’Arsenal di Wenger ha incartato il Milan di Gattuso, una delle squadre attualmente più in forma d’Italia. Se oggettivamente in precedenza era lecito diffidare dalla bontà dell’impostazione tattica dei club di Premier League, con un progresso che segue un suo surrogato sociale, adesso è possibile imparare a giocare a calcio dalle formazioni di Sua Maestà.
Wenger ha ridato una bella scossa al morale della squadra con la grande vittoria per 2-0 a San Siro.
ERASMUS
In primo luogo, quello che ha portato maggior completezza e migliore disponibilità a un’apertura verso innovativi sistemi calcistici è stato l’avvento di allenatori stranieri in Premier League. Odiernamente in Inghilterra su venti panchine disponibili ben dodici sono occupate da allenatori non britannici, e delle otto rimanenti, nessuno è sulla panchina di un club dal primo al settimo posto: praticamente, la Premier League tanto in campo quanto in panchina parla lingue differenti dall’inglese. I vari Guardiola, Mourinho, Pochettino e Conte hanno introdotto gradualmente sistemi difensivi e manovre offensive di contesti extra-ordinari rispetto al kick and run tanto caro agli inglesi, instaurando concetti e dinamiche che, allo stato attuale, risultano molto attraenti per il bel gioco suscitato. Non a caso, quest’anno si sta ripopolando di consensi il tiki taqua di Guardiola, già espresso al Barcellona, con cui si trova attualmente a cinque vittorie dal titolo di campione d’Inghilterra.
Non a caso il fatturato della Premier League è quello di un campionato perennemente in ascesa, con top player in qualsiasi squadra e partite in cui i la media di marcature quest’anno supera i 2,7 a incontro. In particolare, anche gli italiani hanno dato un gran sussidio all’evoluzione tattica dei club britannici, con allenatori quali Conte, Ranieri o Ancelotti che negli anni hanno importato in Premier il made in Italy calcisticamente più famoso, ovvero il lavoro difensivo. Unito alla leggendaria solidità (anche fisica) delle retroguardie inglesi, le accortezze difensive e la cura del dettaglio degli allenatori italiani ha contribuito allo sviluppo di modelli difensivi più efficienti delle difese serrate e da calci lunghi. In più, con il susseguirsi anche di allenatori in fase di overseas come Pochettino (Tottenham), Pellegrino (Southampton), Wagner (Huddersfield) il sistema ha compreso culture calcistiche d’oltre oceano, continuando a coltivare quello spirito “coloniale” e di eterna globalizzazione che, socialmente e storicamente, ha sempre contraddistinto l’Inghilterra intesa come nazione.
ROCKSTAR
Le recenti uscite delle italiane contro le inglesi hanno fatto venire molti dubbi ai vari tifosi sull’effettivo valore dei loro beniamini. Può essere mai possibile che Higuain fatichi contro un ragazzo classe ’96 di nome Sanchez, ad oggi mai sentito dire ? Come mai un attaccante rapace e in forma come Cutrone non riesce a vincere un duello aereo o a rubare un metro a un criticatissimo Koscielny ? Semplicemente perchè il livello tecnico dei difensori delle squadre inglesi è aumentato con l’arrivo di uno spropositato numero di giocatori stranieri in Premier League. In Inghilterra, dalla prima all’ultima in classifica delle rose, esistono un numero incredibile di giocatori stranieri che portando il loro bagaglio di conoscenze tattiche apprese da altri campionati, sfogano il loro meglio sul terreno inglese. Basti pensare ai grandi campioni sbarcati in Premier League questa estate: Lacazette all’Arsenal e Bernardo Silva al City, Salah alla Roma, ma pure, nelle sfere più basse della classifica, Krychowiack (dal PSG, 33 presenze in Europa) al West Bromwich Albion o il Chicharito Hernandez al West Ham.
Salah ha vinto nuovamente (seconda volta quest’anno) il premio di “Miglior giocatore del mese”: l’egiziano si è trasferito al Liverpool per 45 milioni di sterline.
Insomma, il campionato inglese è diventato il più richiesto e ambito dai giocatori di tutto il mondo e non esiste altro torneo che tenga. L’unico, forse, è la Liga spagnola, ma l’atmosfera che sanno regalare gli ambienti degli stadi inglesi, uniti a uno stipendio medio molto più alto di qualsiasi altro club (anche top) nel resto d’Europa sono tutte peculiarità britanniche molto ben accette dai calciatori. E questi, negli anni, hanno ampliato il raggio tecnico della Premier League contribuendo a istituire un campionato di livello mai visto prima, una sorta di Nba del calcio che proprio per il suo enorme quantitativo di talenti e per la eccelso livello di alcune squadre si sta pensando di mettere in cantiere un “All star game” tutto della Premier League. Ovviamente tutto è questo è permissibile grazie al grande mercato dei diritti tv del campionato che permette alle squadre di Premier di incassare cifre che in Italia, a parte per pochissime elette, sono e saranno sempre proibite. Un giro di denaro che rende tutto più appetibile e scintillante, che unito alla capacità lavorativa degli inglesi ha partorito un prodotto calcistico unico, la Premier League contemporanea.
Il trasferimento di Pogba dalla Juventus al Manchester United è stato il trasferimento più costoso di tutta la storia della Premier League.
TRADIZIONE
Oltre ai discorsi legati al flusso di professionisti del mondo del calcio che vanno a giocare in Inghilterra, la scuola calcistica inglese si è evoluta seguendo l’onda del progresso naturale dello sport. Naturalmente, il calcio britannico ha seguito con un po’ di ritardo – è di questo che stiamo parlando – le innovazioni tattiche che spopolavano in Europa. Il sistema-tiki taqua di Guardiola è arrivato solo con l’allenatore catalano a Manchester, mentre la difesa a tre è stato merito di alcuni pionieri italiani che hanno reso gli inglesi partecipi del loro modo di intendere la retroguardia.
Antonio Conte ha vinto il suo primo titolo inglese alla prima esperienza in Premier League. L’ex Juve è un mantra della difesa a tre.
Certo, in Premier c’erano già squadre che giocavano a calcio con un palleggio collaudato e gestivano la difesa in maniera differente; tuttavia, le squadre inglesi hanno progredito verso il nuovo mondo tattico contemporaneo un po’ più lentamente degli altri paesi, dato che, forse un po’ banalmente, si potrebbe dire che mentre in Spagna o in Italia si cercava di costruire un gioco innovativo e più piacevole anche in termini estetici, in Inghilterra si accontentavano di un gioco pragmatico e risolutivo affidato alle capacità dei singoli, da sempre molto preparati e qualitativamente molto encomiabili. Di fatto, il calcio inglese si è evoluto con gli altri ma solo con un leggero ritardo, che tuttavia sta sopprimendo e recuperando in queste ultime tre stagioni con un exploit di stranieri nel campionato di Sua Maestà e di grandi pionieri futuristici in panchina, che assicurati dall’abbienza e dalle possibilità del mondo calcistico britannico (anche scozzese o delle categorie inferiori) scelgono l’Inghilterra come laboratorio di sperimenti e di pianificazioni future. E Brexit o meno, per il calcio inglese potrebbe essere così ancora per molto.
PRONOSTICO SERVETTE-ROMA, STATISTICHE E CONSIGLI PER LA PARTITA – Nella giornata di domani andranno in scena anche le gare di Conference League ed Europa League, nelle quali le squadre italiane devono ancora assicurarsi il passaggio del turno. La Roma di José Mourinho, ad esempio, affronterà il Servette fuori casa alle 21:00 e dovrà necessariamente appropriarsi dei tre punti per poter superare il girone G.
COME ARRIVANO LE DUE SQUADRE
La Roma si presenta alla quinta giornata di Europa League forte della vittoria casalinga acciuffata domenica contro l’Udinese. Grazie a due vittorie ed un pareggio nelle ultime tre gare in Serie A, infatti, i giallorossi volano in Svizzera con il morale alto e la voglia di staccare il biglietto per il prossimo step europeo. Per quanto riguarda gli ospiti, invece, stanno attraversando un periodo davvero positivo nella Super League, dove con 28 punti presidiano il terzo posto a meno due dalla vetta della classifica. Motivo per cui potrebbe non essere semplice per la formazione guidata dallo Special One battere il Servette, anch’egli a caccia dei tre punti per provare fino all’ultimo match a restare in Europa. La situazione nel Gruppo G vede la Roma a quota 9 punti e il Servette a 4, ad accompagnare anche lo Slavia Praga a 9 e lo Sheriff Tiraspol a 1.
PRONOSTICO SERVETTE-ROMA
In vista della gara di domani sera tra la Roma e il Servette, dunque, è possibile pronosticare l’evento nonostante tutto sia ancora da scrivere. I due allenatori cercheranno di schierare la miglior formazione possibile e quella più offensiva, pertanto potremmo assistere ad una sfida ricca di colpi di scena e quindi giocata su entrambi i lati del campo. Questo, infatti, porta alla giocata GOAL, vale a dire che sia giallorossi che svizzeri segneranno almeno una rete nel corso dei novanta minuti.
Ore calde in casa Milan, è appena andato in scena a Milanello un incontro tra Stefano Pioli e Gerry Cardinale. Come riporta Peppe di Stefano l’incontro era già stato programmato prima della partita con il Borussia Dortmund.
FIDUCIA, MA OCCHIO AI PASSI FALSI
La dirigenza rossonera ha analizzato il momento della squadra, pranzando con l’allenatore. Cardinale ha confermato la fiducia a Stefano Pioli, ma con l’esigenza di cambiare marcia e risolvere il problema infortuni.
La situazione non sembra essere in bilico, per ora, ma qualora la squadra dovesse fare un altro passo falso la posizione di Pioli non potrà non essere messa in discussione.
Francesco Gelli, centrocampista e trequartista del Frosinone, ha parlato ai microfoni di KickOff (una trasmissione di Extra TV) in merito all’inizio di stagione con i ciociari e non solo. Di seguito le dichiarazioni del 27enne livornese.
LE DICHIARAZIONI DI GELLI
GENOA – “È stato un finale al cardiopalma. Quando abbiamo visto il pallone entrare è stata una delle gioie più grandi vissute quest’anno. Segnare all’ultimo minuto, in questa maniera, è stata un’emozione indescrivibile”.
SQUADRA – “Ci sono tanti ragazzi, come me e Monterisi, che la Serie A non l’hanno mai fatta e altri che hanno voglia, fame e si vogliono mettere in mostra. Il segreto di questo Frosinone è la voglia dei calciatori di farsi vedere e far conoscere il proprio valore”.
FROSINONE – “Il mio arrivo qui mi ha cambiato totalmente la vita. Arrivavo da diversi anni in Serie C e avevo perso un po’ la speranza di arrivare a certi livelli e avere una carriera più ambiziosa di quella che stavo avendo. Devo ringraziare il Frosinone, nella persona del Presidente e del Direttore, per l’opportunità che mi hanno concesso”.
DI FRANCESCO – “E’ una delle persone più umili che io abbia mai incontrato, nonostante abbia un grande passato sia da allenatore che da calciatore”.
TIFOSI – “E’ una tifoseria fantastica. Già dal primo giorno che sono arrivato ho capito che questo era uno stadio caldo e una piazza molto vicina alla squadra. Lo stadio si fa sentire sempre anche nei momenti difficili, sono il nostro dodicesimo uomo in campo”.
KAIO JORGE – “Ha grande tecnica, non ha espresso ancora tutto il suo potenziale e potrà darci una mano. Credo che potrà fare davvero bene perché è uno dei diamanti della squadra. Finora chi più mi ha impressionato è stato Soulé, fin dal primo allenamento ho visto subito che era di un’altra categoria”.
TURATI – “E’ sicuramente il più ‘pazzerello’ in campo, fuori dal campo invece è un ragazzo d’oro, molto tranquillo. Dentro il terreno di gioco è un trascinatore, che si fa sentire e vive le cose con molta passione”.
LOTITO – Il Presidente della Lazio, Claudio Lotito, ha parlato ai giornalisti presenti alla Camera. Tra le sue dichiarazioni troviamo un commento sulla partita di ieri sera e anche sulla situazione del tecnico, Maurizo Sarri.
LE DICHIARAZIONI DI LOTITO
PARTITA– “Al di là del risultato, che certamente fa piacere, abbiamo visto una squadra viva, compatta, determinata, dotata di ferocia agonistica: è quello che volevo che accadesse. Anche il 2-0 non è altro che l’espressione dell’atteggiamento con il quale è scesa in campo l’intera squadra. Cito una parabola del Vangelo secondo la quale quando uno cade l’importante è che si rialzi. Spero che ieri sia stato il segnale per far capire all’intero club che ci sono le condizioni per far bene e che, se c’è la volontà, la determinazione, lo spirito coeso, umile e la ferocia agonistica, si possono ottenere risultati”.
SARRI– “Sarri non è mai stato in discussione, l’ho detto anche in tempi non sospetti. Per raggiungere gli obiettivi si deve lavorare all’unisono: la struttura tecnica, la società, fino ai magazzinieri e ai medici, chiunque è fondamentale per creare quel clima di sinergia e un ambiente sereno e determinato a raggiungere di comune accordo gli obiettivi previsti”.
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