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Quando lo stadio è pieno per un nuovo giocatore

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Quando lo stadio è pieno per un nuovo giocatore

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È tutto pieno sugli spalti. Una fitta folla di tifosi invade le tribune urlando, ridendo, tifando e professando il proprio amore per la squadra. Ma non è una finale di qualche torneo. E neppure una partita qualsiasi. Non è nient’altro che la presentazione di un giocatore che veste per la prima volta la nuova maglia, simbolo dell’amore eterno tra quelle persone sedute sugli spalti e quei colori che dipingono lo stadio.

L’ultimo caso è quello di Eden Hazard, acquistato dal Real Madrid lo scorso 10 giugno per 100 milioni più 20 di bonus recapitati al Chelsea e presentato alla propria gente tre giorni più tardi. Il Santiago Bernabeu si è vestito a festa e 50.000 tifosi sono andati a vedere il nuovo gioiello blancos. D’altronde la delusione è stata tanta questa stagione; troppa se ti chiami Real Madrid. Nessun trofeo, l’eliminazione agli ottavi di Champions League, il terzo posto in campionato, la sconfitta nella Supercoppa Europea di agosto contro i cugini dell’Atletico e ultimo, ma non per importanza, la cessione di Cristiano Ronaldo.

E allora non c’è niente di strano se tutto l’entusiasmo affogato dalla delusione di quest’anno è stato riversato alla presentazione di Eden Hazard. In 7 stagioni al Chelsea ha segnato 110 gol accompagnati da 92 assist. Numeri importanti, numeri nei quali i tifosi del Real sperano di ritrovare il sorriso. Ora sta ai suoi piedi prendere per mano i galacticos e portarli nell’Eden del calcio.

Ma la presentazione del giocatore, consta di giro di campo, palleggi e qualche frase d’amore, non è stata la più coinvolgente. Il numero di tifosi presenti allo stadio lo mette al sesto posto di questa speciale classifica. Chi c’è negli altri 5 gradini?

5) KAKÁ – REAL MADRID

Fonte immagine: profilo Instagram del giocatore.

Era il 30 giugno del 2009 quando un quantitativo di tifosi che oscilla tra i 50 e i 55.000 aveva riempito le tribune del Santiago Bernabeu per celebrare il nuovo acquisto. Tale Ricardo Izecson dos Santos Leite. In arte, Kaká. Per il brasiliano i milioni spesi erano 65, una cifra spopositata per l’epoca, quando il mercato viaggiava su numeri ben diversi da quelli attuali. Ma per uno come lui la spesa era più che giustificata.

Basti pensare che appena 2 anni prima, nel 2007, Kaká aveva vinto il Pallone d’Oro, il che lo eleggeva il miglior giocatore di quell’anno. D’altronde aveva appena conquistato la Champions League con il Milan, e lo aveva fatto da capocannoniere dell’intero torneo, con 10 reti all’attivo.

Perciò un bagno di folla del genere, per un trequartista dai piedi incantevoli, eclettico e capace di realizzare tutto ciò che la sua mente da mago elaborava, era più che giustificato.
Ma le premesse non hanno trovato eco nella realtà.

“Accettai la proposta dei Blancos, ma dopo il trasferimento ero completamente distrutto per non riuscire a dare quello che avevo dato in rossonero (al Milan, ndr). Ero perso, smarrito. Quando dalla Spagna andavo in Italia ero il miglior calciatore del mondo e tutti mi amavano, ma quando facevo ritorno a Madrid volevano tutti che me ne andassi.”

La pubalgia, più un cattivo rapporto con l’allora allenatore Mourinho, più un problema al menisco nella stagione 2010/2011, hanno reso un incubo l’avventura di Kaká con il Real Madrid. Nelle 4 stagioni spagnole ha racimolato 120 presenze e 29 gol, senza mai riuscire ad entrare con costanza tra i titolari e senza trovare la serenità di Milano.

Tant’è che nel 2013, al Milan, ci torna, alla ricerca della felicità perduta.

 

4) NEYMAR – PARIS SAINT GERMAIN

Fonte foto: profilo Instagram Neymar.

L’acquisto più costoso della storia del calcio. 222 milioni piovuti sui suoi piedi dalle tasche dello sceicco proprietario del Paris Saint Germain, Al-Khelaifi, e fatti recapitare al Barcellona. Il giorno che ha cambiato la storia del calciomercato, e di conseguenza del calcio, è stato il 3 agosto 2017, ma la sua presentazione al pubblico è avvenuta il 5 agosto.

La sua nuova gente ha potuto gustare i primi passi di Neymar con la maglia del PSG prima del match contro l’Amiens, che il brasiliano non ha potuto giocare per mancanza di alcuni documenti. Ma quelle 57.000 persone erano accorse allo stadio Parco dei Principi solo per vedere il numero 10 stampato sulla maglia di O’Ney, che alla fine del giro di campo ha lanciato alla curva.
Palleggi, qualche parola pronunciata da un palco installato per l’occasione e un giro di campo vissuto da tutti i presenti, incluso Neymar, con grande emozione. Per tutta la durata dell’evento è stato osannato e divinizzato, acclamato dalle stesse lingue pronte ad assaporare la gloria che sarebbe arrivate con quell’acquisto.

Fonte immagine: profilo Instagram Neymar.

In effetti i trofei sono arrivati: nelle due stagione sinora giocate a Parigi da Neymar, la squadra è stata per due volte campione di Francia, ha vinto una Coppa di Lega francese, una Supercoppa francese e una Coppa di Francia.
Peccato che queste coppe venissero alzate anche prima del suo arrivo. L’obiettivo del Paris Saint Germain con l’acquisto di Neymar era quello di conquistare l’Europa passando per la Champions League.
Obiettivo mancato: sia quest’anno che lo scorso l’eliminazione è avvenuta agli ottavi di finale.

Neymar in questi due anni ha subito troppi infortuni, che hanno pesato di più dei 51 gol e 29 assist in 58 partite.
Cambierà la storia del giocatore nei prossimi anni?

 

3) IBRAHIMOVIC – BARCELLONA

Fonte foto: profilo Instagram Ibrahimovic.

Nella stessa stagione in cui Kaká è passato dal Milan al Real Madrid, l’Inter ha venduto Zlatan Ibrahimovic al Barcellona. Un intreccio di mercato particolare, reso ancora più unico dalla cifra di cessione: 66 milioni di euro, uno in più di Kaká. No, non è stato un caso, ma una richiesta dell’allora presidente dell’Inter Moratti, che al momento dell’accordo voleva beffare i cugini milanisti. L’affare si concluse di fatto con 46 milioni cash più il cartellino di Samuel Eto’o, valutato 20.

Le 60.000 persone che lo hanno acclamato al Camp Nou il 27 luglio 2009, che fremevano all’idea di veder giocare lo svedese con la maglia blaugrana, non immaginavano quello che sarebbe successo. Anzi ciò che non sarebbe successo. La storia d’amore tra Ibra e il Barcellona non è mai stata una storia d’amore. È stata piuttosto una guerra fredda, un duello psicologico tra il centravanti e Joseph Guardiola, allenatore del Barcellona, che nella seconda parte di stagione ha smesso di avere rapporti con Zlatan. Nessun consiglio, nessun suggerimento tattico, neppure nessuna sfuriata o litigata, semplicemente il gelo totale.

Fonte immagine: profilo Instagram del giocatore.

La motivazione di tale comportamento? Pare essere l’eccessiva esuberanza di Ibrahimovic, troppo diverso dalla filosofia del Barcellona di “siamo tutti uguali”. La sua indomita anima da guerriero, che lo caratterizza in campo e lo rende un giocatore unico, si è scontrata con la fredda e glaciale aria spagnola.

Tempo un anno, e Ibra decide di cambiare latitudine e tornare a Milano. Stavolta però con la casacca del Milan. Ciò che rende tutto più stregato, è che il motivo per cui aveva deciso di lasciare l’Inter per andare al Barcellona era vincere la Champions League, sua ossessione da sempre. Ovviamente, quell’anno, la Champions l’ha vinta l’Inter, che ha eliminato proprio il Barcellona in semifinale.

2) MARADONA – NAPOLI

Fonte immagine: profilo Instagram Maradona.

Diego Armando Maradona è diventato ufficialmente un calciatore del Napoli il 30 giugno 1984. È stato il 5 luglio però che i tifosi partenopei hanno potuto tramutare in carne ed ossa il proprio sogno. Un sogno così proibito e utopico da lasciare il posto alla realtà con fatica e scaramanzia. Ma alla fine Maradona ha salito quei gradini che separano gli spogliatoi dal campo, e si è immerso per la prima volta nell’incondizionato amore napoletano gettandosi tra le braccia dei 65.000 presenti.

3 palleggi al centro del campo, poi il lancio del pallone con quel mancino divino verso il cielo, quasi a sfidare la gravità, quasi nel tentativo di mostrare le proprie origini ultraterrene. Perché Maradona, soprattutto tra i napoletani, è tutto meno che un essere umano. Ha cambiato per sempre la storia del Napoli, portando 2 scudetti, 1 Coppa Italia, 1 Supercoppa Italiana e 1 Coppa Uefa nelle 8 stagioni di permanenza all’ombra del Vesuvio. 188 presenze e 81 gol in Serie A, ma parlare di trofei vinti e statistiche è blasfemo. Più che un giocatore un inventore. Maradona è stato il calcio in ogni sua sfumatura. E a Napoli lo sanno bene.

 

1) CRISTIANO RONALDO – REAL MADRID

Fonte immagine: profilo Instagram Ronaldo.

Sul gradino più alto di tutti siede lui. E non poteva essere altrimenti, perché Ronaldo non contempla l’ipotesi di sconfitta. Quando il 6 luglio del 2009 CR9 vestiva davanti a oltre 75.000 tifosi la maglia del Real Madrid per la prima volta, nonostante l’euforia nessuno si sarebbe aspettato risultati di questo tipo.

Perché CR9, che presto diventerà CR7, giusto il tempo di prendere il numero di Raul, ha superato ogni ipotesi di successo anche del più inarrestabile dei sognatori. Non ha scritto la storia, l’ha plasmata a proprio piacimento con i propri piedi dall’inestimabile valore. 2 campionati, 4 Champions League, 450 gol in 438 partite giocate (sì, ha fatto 12 gol in più dei match disputati), 5 Palloni d’Oro, di cui 4 con i blancos e 1 con la maglia dello United.

Era dal Manchester United che Cristiano Ronaldo proveniva. 94 milioni, cifra record per l’epoca, che hanno cambiato la concezione del calcio.
È il miglior marcatore della storia del Real Madrid e anche della storia della Champions League, con 112 reti che spingono al secondo posto Lionel Messi. Ma questi sono solo esempi che tracciano un indefinito e sfocato contorno dell’infinito Ronaldo.

Insomma, chi ha speso quel pomeriggio del 6 luglio 2009 andando al Santiago Bernabeu a vedere un giocatore fare qualche palleggio, un giro di campo e dire qualche frase sdolcinata, forse ha fatto l’investimento migliore della sua vita.

 

Fonte immagine di copertina: profilo Instagram Neymar.

 

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Arrivano le parole di Gravina su Acerbi: “La sentenza va rispettata”

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FIGC

Dopa la decisione del giudice sportivo di assolvere Acerbi sono arrivate le dichiarazioni del presidente della Figc Gabriele Gravina circa l’accaduto. Nelle ultime ore la sentenza aveva scatenato le reazioni più disparate, a partire dall’indignazione del Napoli resa nota tramite un suo comunicato ufficiale. A cercare di placare le acque ci ha provato proprio Gravina, a conclusione dell’Assemblea di Lega odierna. Gravina ha invocato il rispetto verso la sentenza del giudice sportivo. Inoltre si è pure detto disposto a credere alla difesa di Acerbi che aveva saltato per via del caso gli ultimi impegni con la Nazionale italiana. Di seguito vi riportiamo le sue dichiarazioni.

GRAVINA – “L’assoluzione di Acerbi? Si tratta di una decisione del giudice che tutti devono accettare, compreso chi non si sente soddisfatto. Esistono  principi che devono essere rispettati altrimenti corriamo il rischio di  far saltare tutto il sistema. Io accetto il verdetto e sul piano umano  abbraccerò il ragazzo quando lo incontrerò. Abbiamo saputo di una verifica da parte del giudice sportivo e allora, per evitare forme di distrazione, lo abbiamo lasciato a casa. È stata una decisione a scopo precauzionale, non perché già condannato. Acerbi ha fornito le proprie motivazioni e noi crediamo alle parole del ragazzo”.

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Flash News

Kvaratskhelia in dubbio per l’Atalanta: oggi la decisione

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Khvicha Kvaratskhelia, giocatore del Napoli - Serie A, Coppa Italia, Supercoppa Italiana, Champions League

Nella giornata di oggi Khvicha Kvaratskhelia farà ritorno a Napoli. Nel corso del match contro la Grecia che è poi valso la qualificazione a EURO24 con la sua Georgia, l’esterno sinistro è stato costretto ad uscire dal campo a causa di un dolore all’inguine. La sua nazionale ha poi vinto lo stesso ai calci di rigore. La sua presenza contro l’Atalanta resta ancora in dubbio.

LE CONDIZIONI DI KVARATSKHEILA

Come riporta Il Mattino, Kvaratskhelia sarà valutato nelle prossime ore dallo staff del Napoli. La speranza è che si tratti solo di un affaticamento muscolare. Se così dovesse essere la sua presenza in campo per la sfida contro l’Atalanta non sembra essere in discussione. Se invece si dovesse trattare di uno stiramento il georgiano dovrà stare ai box per qualche settimana. il Napoli aspetta il rientro di Kvaratskhelia per capire se sarà necessaria o meno una risonanza magnetica. Vedendo i video che sono circolati sui profili social dello stesso georgiano, che lo ritraevano festeggiare coi compagni, la speranza è che davvero non sia nulla di grave. Il popolo azzurro dovrà restare con il fiato sospeso ancora per qualche ora. Ricordare l’importanza della sfida contro l’Atalanta è quasi superfluo: si potrebbe trattare infatti dell’ultima chance per la Champions League.

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Calcio Internazionale

Futuro Lewandowski: l’Arabia un’opzione ma attenzione all’Atletico

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Barcellona Lewandowski

Il futuro di Robert Lewandowski è molto incerto. I media spagnoli parlano da qualche settimana di un interesse molto forte da parte dell’Arabia Saudita. Si parla addirittura di un’offerta da 100 milioni di ingaggio, cifre folli che potrebbero far vacillare l’attaccante polacco. Secondo quando riporta Sport ES però, su Lewandowski ci sarebbe anche un interesse di un altro club spagnolo: l’Atletico Madrid. Nonostante la rivalità sportiva tra Barcellona e Atletico, le due società hanno spesso fatto affari insieme, quindi quest’operazione non sembra del tutto impossibile.

Lewandowski non sembra voler andare via da Barcellona, ma il club catalano sta prendendo in considerazione una sua possibile cessione, in quando per contratto, l’ingaggio del giocatore è destinato a salire con il passare degli anni. Il classe ’88 ha segnato 20 gol e fornito 9 assist in 39 partite totali: numeri ancora una volta super. La carta d’identità però recita 35 anni e anche per questo motivo il Barcellona potrebbe decidere di sacrificare il suo bomber per puntare su un giocatore più giovane come Vitor Roque, andando ad allinearsi con la politica del club degli ultimi anni.

Una cosa è certa: chiunque riuscirà ad accaparrarsi il contratto di Lewandowski sarà autore di un affare. Basterà solo aspettare per vedere con quale maglietta segnerà una valanga di gol il prossimo anno.

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Calcio Internazionale

ESCLUSIVA – Andrea Compagno, dalla chiamata in Nazionale di Mancini all’avventura in Cina

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Andrea Compagno

Andrea Compagno si è da poco trasferito in Cina, al Tianjin Tiger Football Club, lasciando lo Steaua Bucarest dopo 1 anno e mezzo di gol e grandi soddisfazioni personali. Compagno è nativo di Palermo, nel quale gioca con le giovanili della squadra della città prima di trasferirsi al Catania. Inizia dunque il suo girovagare per l’Italia, sempre giocando nei vari gironi della Serie D, ma senza mai incidere veramente. La sliding doors della sua carriera porta il nome di San Marino, dove va a giocare accasandosi al Tre Fiori.

All’ombra del Titano Compagno vince campionato e coppa, venendo eletto nella stagione 2018/2019 miglior giocatore straniero e capocannoniere del campionato con 22 gol. Trova anche il tempo di segnare il suo primo gol internazionale durante i preliminari di Europa League. Tutto ciò gli vale la chiamata del Craiova, nella Serie B romena, che vince al primo tentativo. L’impatto in SuperLiga è ottimo, tanto da convincere lo Steaua Bucarest (oggi FCSB) a comprarlo per 1.5 milioni di euro, più una clausola del 10% sulla futura rivendita. Nel 2022 è il miglior marcatore italiano nei massimi campionati europei, con Mancini, allora CT della Nazionale, che confida ai media di seguirlo.

La chiamata del tecnico arriva, con la dirigenza dello Steaua Bucarest che riceve la notifica dell’inserimento del loro attaccante nella lista dei pre-convocati di marzo 2023. Andrea Compagno vive il momento più alto della sua carriera, ma inspiegabilmente, all’alba della corrente stagione, arriva la rottura con la società. Il vulcanico presidente dello Steaua, George Becali, cambia improvvisamente opinione su Compagno. Tante le parole dette e riportate dai giornali romeni sulla trattativa che lo ha portato in Cina, ma in esclusiva per l’Italia, Compagno ha spiegato a noi di Numero Diez come sono andate realmente le cose, ripercorrendo questi mesi così difficili per lui. Inevitabile porre uno sguardo su quello che è stato il suo passato, sulle tante fatiche fatte per arrivare dove è oggi, ma anche sul suo futuro, in un altro continente e con la solita voglia di migliorarsi giorno dopo giorno.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA SERIE D E L’ALL IN CON SAN MARINO

In Italia hai giocato in Serie D, spostandoti dal Sud al Nord sin da molto giovane, con contratti che specialmente all’inizio ti obbligavano ad andare a fare la spesa con la calcolatrice. Che consiglio ti senti di dare a quei ragazzi che stanno vivendo oggi quel tuo momento?

Quello è stato un periodo bello e brutto allo stesso tempo. Lì vedi più passione di quella che trovi a livelli più alti. Andando avanti nella mia carriera ho visto molti giocatori con la pancia piena, che mi hanno fatto pensare a quanti miei vecchi compagni di squadra avrebbero pagato per essere al loro posto. Quello che a me ha salvato è stato vivere nel mio sogno, nella incondizionata fiducia di potercela fare. Vivevo, mi allenavo e giocavo come se fossi in Serie A. Neanche quando prendevo 400 euro al mese la mia testa è andata a cercare altro, un qualcosa di più sicuro. Fondamentale poi è stata la perenne voglia di migliorarmi. Ce l’ho ancora adesso e penso che ce l’avrò fino all’ultimo giorno della mia vita“.

Lo snodo cruciale della tua carriera è stato scegliere di andare a giocare a San Marino. Nonostante non fosse una lega di livello, era un campionato che ti permetteva di giocarti le coppe europee, cosa che nel CV di un calciatore fa la differenza.

Sono coincise due cose. La risoluzione di un problema alle ginocchia in primis, una condropatia rotulea, grazie a un medico di Palermo che ha capito quale fosse il problema. Fino a quel momento io mi ero abituato all’idea di dover giocare a calcio con il dolore. E poi essendo a San Marino mi stavo giocando un trofeo e l’accesso ai preliminari delle coppe europee, cosa che mi galvanizzava. Ho fatto molto bene, trovando anche il gol in Europa e riuscendo ad aprirmi le porte per l’estero“.

Dopo tutto il tuo percorso, dopo tutte le fatiche che hai dovuto affrontare, cosa ha voluto dire per te essere nella lista dei convocati della Nazionale campione d’Europa?  

Ancora adesso mi vengono i brividi a pensarci. Era un buon momento della stagione con lo Steaua, eravamo in una buona posizione in classifica e a coronamento del momento arriva la chiamata. Mi cercavano tutti, ma a me non piace stare sotto i riflettori, volevo essere concentrato sul campo e sulla squadra. Sono orgoglioso se ripenso a ciò che ho fatto e ciò che ho ottenuto, per me era impensabile. L’unico rimpianto è stato poi che la convocazione in sé non si è concretizzata, per cui non ho mai varcato i cancelli di Coverciano. Farlo penso che avrebbe donato a qualche direttore di squadre di Serie A un pizzico di coraggio in più sullo scommettere su di me la scorsa estate. Rimane però tutto così bello e magnifico che per me è impossibile dargli un’accezione negativa“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – L’ESCLUSIONE SENZA PREAVVISO ALLO STEAUA

Il tuo trasferimento dallo Steaua Bucarest ha molto a che fare con i rapporti compromessi con il presidente. La sua opinione su di te quando cambia e perché?

Dopo la stagione dei 21 gol, per cui per me era inimmaginabile in quel momento un cambio di opinione sul mio conto. Inoltre aveva deciso di giocare con il falso 9. Un attaccante con le mie caratteristiche non era più quello che voleva, secondo lui non ero neanche da Steaua Bucarest. Ha fatto si che giocassero punte centrali dei calciatori non abituati a quel ruolo pur di non mettere me. Sono stati 6 mesi d’inferno da questo punto di vista, ma i tifosi mi hanno sempre dimostrato il loro affetto. Mi dispiace per come si è chiusa, se proprio avessi dovuto lasciare lo Steaua, l’ideale sarebbe stato farlo d’estate. Dopo i tanti gol e la chiamata di Mancini, sarebbe stato perfetto andare in crescendo, aumentando l’importanza del campionato“.

C’è stata una concreta opportunità durante quel periodo di fare questo salto di qualità?

Il mio obiettivo era quello di andare in un campionato che fosse più competitivo agli occhi della Serie A, che rimane il mio sogno. Quello olandese o quello belga sarebbero stati perfetti. Un’offerta come quella che desideravo era anche arrivata, dall’Heerenveen in particolare. Offrirono 1.5 milioni, ma il presidente rilanciò a 2. In quel frangente non voleva cedermi, l’obiettivo era entrare nei gironi della Conference League. Nel momento in cui non ci riuscimmo, si convisse del fatto che in campionato avrebbe voluto quel famoso falso 9. Tutto questo però è accaduto poco dopo aver rifiutato l’offerta dell’Heerenveen. Erano arrivate anche proposte dall’Italia, dalla Serie B, ma sentivo che non fosse la tappa ideale per il mio percorso“.

E come mai se il tuo obiettivo è giocare un giorno in Serie A, hai deciso di rifiutare la cadetteria? Per certi versi ti avrebbe avvicinato al suo raggiungimento. 

Se fossi sceso in una lega di secondo livello, avrei poi avuto problemi se un un giorno avessi scelto di tornare all’estero. La Serie B è un campionato di assoluta importanza, con molta più qualità di quella che ne è la sua considerazione in altri paesi, ma fuori dall’Italia si concentrano su altro. Prima di te guardano altri 100 mila giocatori che giocano in campionati di serie superiori, anche se di livello inferiore alla B. Stare all’estero mi ha dato tanto, non voglio perderlo. Oltre quelle c’erano state offerte dal Kazakistan e dall’Ungheria, ma non avrei alzato il livello rispetto la Romania come volevo“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA VERITÀ SULLA TRATTATIVA CON IL KONYASPOR

I giornali romeni hanno riportato anche dell’offerta del Konyaspor, in Turchia, che però avresti rifiutato nonostante saresti stato in un campionato con diversi ponti per la Serie A. 

Proprio per tutto il discorso che abbiamo fatto finora sul prestigio del campionato, io do subito la mia disponibilità quando vengo a sapere di quest’offerta da 150 mila euro che avevano fatto al club. Era una trattativa ben avviata, ma sono mancate le condizioni per chiuderla“.

È stata fatta uscire la notizia per la quale l’offerta del Konyaspor non fosse di 150 mila euro, ma di circa mezzo milione, e che tu avessi rifiutato la destinazione preferendo lo stipendio cinese. 

Tutte cavolate, sia le cifre sia il fatto che l’offerta del Konyaspor fosse arrivata insieme a quella cinese. Si era semplicemente inserita una persona che per puro interesse personale prometteva al presidente di fargli arrivare un’offerta più alta dalla Turchia, ma non ce ne era più nessuna in realtà. In Cina stava per arrivare il capodanno cinese, e mi avrebbero dovuto tesserare per forza prima di questa scadenza. Per colpa di questo contrattempo stavo rischiando di non ultimare in tempo i dettagli con il Tianjin“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA CINA COME NUOVA TERRA DA CONQUISTARE

Non ti ha spaventato la fuga dei grandi nomi che c’è stata negli ultimi anni dal campionato cinese nel momento in cui lo hai scelto? 

Non posso esserne spaventato. Quelli erano giocatori che percepivano stipendi molto lontani dalla mia situazione. È un’opportunità importante per me, ci sono solo 5 posti per gli stranieri per squadra, e le speranze che ripongono in questi sono alte. Per questo è difficile vedere dei contratti lunghi, ma anche solo entrare nel campionato è complicato“.

Cosa ti ha sorpreso in questi primi mesi lì?

Il livello degli stranieri è molto alto, ma anche tra i cinesi vedo buone individualità. Certo, le mie sono solo prime impressioni, sono appena arrivato, ma è chiaro che loro stiano investendo tanto. Hanno degli stadi enormi e all’avanguardia, nella città dove sono io ce n’è uno da 30 mila posti e un altro da 60 mila. Non hanno però la cultura del centro d’allenamento come casa base, noi ci alleniamo direttamente allo stadio per esempio. È diverso da quello a cui ero abituato. Quello che certamente dimostrano è tanto entusiasmo e tanta organizzazione, che si riflette anche in allenamento. Prepariamo ogni situazione, calci piazzati, rimesse laterali… sto lavorando sulla tattica molto più qui che in passato“.

La Cina porta 4 squadre alla Champions League asiatica, che oltre a essere un’altra competizione internazionale a cui potresti prendere parte, ti potrebbe far vivere delle esperienze con giocatori incredibili. Quanto speri di ritrovarti a giocare il prossimo anno con personaggi del calibro di CR7?

Se non è lui ce ne sono tanti altri. Qui c’è un entusiasmo incredibile anche solo per il campionato, non oso immaginare cosa vorrebbe dire fare la Champions. Sono sincero, come ho fatto appena arrivato in Romania, me la voglio vivere giorno per giorno. Ragiono partita dopo partita con la volontà di farmi apprezza qua come fatto altrove“.

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