Conclusa la prima tornata di Champions, è giunta l’ora della coppa europea considerata tra le due la meno blasonata, ovvero l’Europa League. Due le italiane impegnate in questa competizione – Milan e Lazio -, che tra infortuni, momenti di forma altalenanti e risultati che tardano a venir fuori si ritrovano davanti ad un nuovo cammino. Un percorso europeo.
LAZIO-APOLLON
Partiamo dalla Lazio, la prima delle due italiane a scendere in campo. L’appuntamento è alle 18.55 in uno Stadio Olimpico tutt’altro che gremito – attesi 20 mila spettatori -, forse “per colpa” di un avversario, con tutto il rispetto, non così tanto nobile.
Le aspettative di passaggio del turno da parte dei biancocelesti, in un girone composto da Eintracht, Marsiglia e Apollon oltre a loro, sono sopraelevate. Ma il tecnico Inzaghi, che sa benissimo che più in alto si vola sulle ali dell’entusiasmo e più potrebbe essere traumatica un’eventuale caduta, mantiene con i piedi per terra tutto l’ambiente biancoceleste:
“È la prima partita di quest’anno in Europa. Veniamo da una buona vittoria a Empoli ma sappiamo che in Europa è tutto un’altra musica: dall’intensità della gara al prestigio della stessa. Sarà un girone complicato, e chi pensa che non lo sia non ci sta dando rassicurazioni ma ci sta facendo del male, mettendoci addosso pressione”.
Pressione, la parola chiave che ha più volte ripetuto il tecnico della squadra capitolina. Un tipo di ansia che non avranno sicuramente i ciprioti che, coscienti dell’inferiorità a livello tecnico, punteranno tutto su un’organizzazione di squadra che ha permesso all’Apollon, negli ultimi anni, di raggiungere come tetto massimo in ambito europeo l’eliminazione ai gironi di Europa League – nel 2013/14 e 2014/15 -. Risultato poco nobile, penserete, ma che ha fatto sognare i tifosi di Limassol, una piccola isola nel Mar Mediterraneo.
Ciò che spaventa maggiormente la Lazio sono la costanza e la persistenza dei ciprioti, approdati ai gironi europei dopo essere partiti dal primo turno di qualificazione: ben 4 squadre affrontate, tra cui il Basilea, un avversario non da poco. Un lungo percorso quindi, che Inzaghi analizza come “un tragitto tanto doveroso quanto utile in termini d’esperienza per loro”.

Il calcio ha mille sfumature, un arcobaleno dalle migliaia di tonalità, ma alla fine l’ultima parola ce l’ha sempre il campo. È li che per 90 minuti si buttano gli occhi, tralasciando per un’ora e mezza classifiche, questioni di bilancio e discorsi di calciomercato. È per questo che se si vuole parlare di calcio, si deve parlare del terreno di gioco così come se si vuole citare il campo, bisogna ricorrere alle probabili formazioni.
Tempo di coppa europea e tempo di turnover. Non per snobbare la competizione, semplicemente per dare minuti a tutti i giocatori a disposizione. È quello a cui sta pensando Inzaghi: Badelj al posto di Leiva nel dettare i tempi di gioco; riposo per Milinkovic-Savic, Luis Alberto – al suo posto Correa -, Immobile – dovrebbe partire titolare Caicedo – così come per le fasce Lulic e Marusic, sostituiti rispettivamente da Durmisi e Basta.
In casa Apollon, invece, da segnalare l’asse argentino che garantisce garra e qualità: Sacchetti il mediano caparbio, Pereyra – soprannominato “El mago” -, un piccoletto da trequarti, fumantino e inventivo, uno a cui lasciare un metro non conviene e Zalaya, con il suo senso del goal fuori dalla norma.
DUDELANGE-MILAN
Zero partecipazioni prima d’ora in Europa League. Uno stadio di proprietà, ma da 4650 posti. Un misto tra professionisti ed operai che, a fine turno, vanno al campo per allenarsi. Un mercato fatto solo di prestiti a titolo gratuito. Basterebbero questi pochi, ma significanti, elementi per capire il divario tecnico-tattico tra le due squadre. Abissale, verrebbe da dire. Tutte considerazioni che Gattuso non vuole nemmeno sentire:
“Il Dudelange non va sottovalutato, gioca per la prima volta in Europa e quindi ha voglia di scrivere la storia. Sulla carta siamo più forti, ma serve attenzione e impegno per fare bene.”
Quell’impegno che metteranno di certo giocatori, dirigenti e tifosi della squadra lussemburghese, per rendere fiera, come se non l’avessero già fatto – il Dudelange è la prima squadra del granducato a essersi qualificata alla fase a gironi di una competizione Uefa – una cittadina di 17000 abitati in trepida attesa da settimane.

Il leader è il portiere Joubert, la faccia nota è Bisevac, ex centrale della Lazio. Per i muscoli in mezzo Marc-Andre Kruska, ex Borussia Dortmund e U21 tedesca. Ciò su cui punteranno maggiormente è la mediana da guerra, con la quale hanno dato scacco matto al Cluj nei preliminari di Europa League.
Per quanto riguarda la formazione rossonera sarà ampio turnover. Il pareggio incassato domenica sul campo del Cagliari per 1-1 non ha scalfito l’umore di giocatori e allenatore, intenti a non ridimensionare in alcun modo gli obiettivi prefissati a inizio stagione. Che ci saranno parecchie rotazioni per la gara di stasera lo testimoniano le insistenti voci che danno Jose Mauri titolare in cabina di regia, affiancato da due mezzali del calibro di Bertolacci e Bakayoko e la partenza dal primo minuto di Castillejo sul versante sinistro, il quale dovrà convivere in attacco con Higuain e Borini. Out Suso, Bonaventura, Rodriguez e Musacchio, in un misto tra scelte tecniche e fisiche che Gattuso ha voluto riassumere così:
“Cutrone ha provato ad allenarsi in gruppo ma ha ancora problemi alla caviglia e abbiamo preferito non portarlo. Gli altri sono rimasti a casa per fare un lavoro sulla velocità. Musacchio, invece, è stato due giorni fermo per scelta dello staff medico. Il resto è una scelta mia”.
L’Apollon per la Lazio ed il Dudelange per il Milan. Avversari certamente non proibitivi ma, anche in un mondo fisicamente sferico, la figuraccia è sempre dietro all’angolo.