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Prosinecki, il genio viziato

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Prosinecki, il genio viziato

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Della nazionale bosniaca che stasera affronterà l’Italia si conosce tanto: la classe di Miralem Pjanic, l’istinto realizzativo di Edin Dzeko, la fisicità di Ervin Zukanovic. Ciò che, però, non tutti sanno, soprattutto i giovani ragazzi, è la guida tecnica della selezione della Bosnia ed Erzegovina.

Trattasi di Robert Prosinecki, un croato, che durante la sua carriera da giocatore ha dato al calcio il suo genio sconfinato. Un dono supremo che ha consentito di riempire di inchiostro pagine inedite di storia e allo stesso tempo di lasciarne altre di preziosa importanza in un bianco scialbo. Qui c’è tutta la storia di Prosinecki, un talento di notevole spessore, capace di strabiliare in campo, che quando arrivato in alto si è mostrato fragile perchè il suo era un genio viziato.

DAL MONDIALE ALLA CHAMPIONS

Prosinecki nacque in una fredda giornata di gennaio, a Schwenningen, nella parte Ovest di una Germania ancora divisa, da papà Duro, croato, e mamma Emilija, serba. I suoi erano “Gastarbajteri“, vale a dire “lavoratori ospiti“, come venivano indicati a quel tempo gli immigrati. In terra teunotina cresce, crea amicizie ed entra anche a far parte del settore giovanile dello Stoccarda, un club mica da poco.

All’età di 10 anni, tuttavia, tutto ciò che aveva realizzato lo dovette lasciare per trasferirsi con la sua famiglia in direzione Jugoslavia. È qui, suo paese di origine, che avviene il vero e proprio inizio della carriera calcistica del classe 1969. Il suo primo club di appartenenza è stato la Dinamo Zagabria, oggi il più importante della Croazia, ma non stessa cosa si può dire di quei tempi. Non a caso il padre e lo zio spingono per farlo notare a Dragan Dzajic, il più forte calciatore jugoslavo della storia, che appena lo vede lo porta subito alla Stella Rossa, di cui faceva il responsabile del settore giovanile.

Il talento di Prosinecki inizia a emergere nel 1987, quando all’età di 18 anni affianca gente che farà storia come Boban, Mijatovic, Suker; l’occasione è il Mondiale U20, in Cile. È l’evento dove Robi si presenta al panomara calcistico con una penna in mano per scrivere le prime pagine di storia: trascina la nazionale giovanile jugoslava al trionfo risultando il miglior giocatore del torneo. Un riconoscimento non casuale considerato che otto anni prima era finito nelle mani di Diego Armando Maradona.

Tutto ciò non gli è bastato, anche perchè dava la sensazione di sentirsi un giocatore di livello superiore, lo faceva trasparire attraverso un atteggiamento un po’ sfrontato, ma che poi è quello dei campioni. Nello Crvena Zvezda andava a formare uno squadrone, termine che definisce al meglio quel gruppo di grande qualità. Tra i tanti, bisogna citare Piksi, il capitano, Pancev, Mile Belodedic e l’allenatore, Dragoslav Sekularac Seki: nomi che dicono poco ad un adolescente di oggi, ma che riempiono la cronaca dell’epoca.

Talmente forte quella formazione che nella stagione 1989/90 compì un peccato di presunzione: in Coppa UEFA, contro il Colonia, dal 2-0 dell’andata ha subìto la rimonta perdendo 3-0 al ritorno. È stata la scintilla che ha scosso il gruppo ricaricato da una estrema motivazione di rivalsa. Dopo la parentesi al Mondiale di Italia 90, finito per Prosinecki e C. ai quarti contro l’Albiceleste di Maradona, quella energia mentale è stata un uragano che ha devastato l’Europa nell’annata seguente.

In Coppa Campioni, inizialmente, si è portato via in fila Grasshoppers, Glasgow Rangers e Dinamo Dresden, sempre con Prosinecki a mettere la ciliegina, che sia con una pennellata su punizione o un rigore di rabbia e precisione. Quanta voglia di rivalsa nutriva in quella squadra lo si è capito nella doppia sfida, in semifinale, al Bayern Monaco. Prima all’andata, all’Olympiastadion di Berlino, rimontando dal 1-0 al 1-2; poi al ritorno, ad un Marakana infuocato con un gol allo scadere sull’1-2 per i tedeschi. Robi non segnò, ma partecipò come da suo stile, facendo sentire la presenza.

Un’immagine della finale di Coppa Campioni tra Stella Rossa e Marsiglia

A dimostrazione del fatto che quella cavalcata era per la Stella Rossa una ragione di vita o di morte, letteralmente parlando, il 29 maggio, a Bari, dopo aver battuto il Marsiglia ai rigori, arrivò la Coppa dalle grandi orecchie. Era il 1991, Prosinecki scrisse un’altra pagina di storia per la Jugoslavia che da lì a poco frantumò dando vita a tanti Stati più piccoli. Si ruppe anche il legame del nativo di Schwenningen con il club biancorosso.

IL DECLINO SUL PIÙ BELLO

Era un destino inevitabile perchè il talento del croato era realmente giunto al tetto d’Europa. Il suo genio dominava in campo, riempiva le cronache delle partite, affascinava e stupiva il pubblico, non importa se dalla sua parte o meno. Robert Prosinecki aveva conquistato tutti raggiungendo il massimo dello splendore con il suo stile estramamente raffinato e al tempo stesso devastante, letale.

Ubriacava gli avversari con il suo dribbling seducendoli, rendendoli quasi delle mere figure nelle azioni sfruttando anche quella fantastica abilità di spostare la sfera con la suola. Come se non bastasse, sapeva anche accendersi all’improvviso diventando un fulmine in progressione palla al piede capace di ribaltare azioni e/o lasciare sul posto avversari. Nelle movenze, aveva l’eleganza di un modello ad una sfilata.

Non gli mancava davvero nulla: firmava anche sensazionali pennellate su punizione e se aveva l’occasione di andare al tiro su azione, non era mai banale, provava la giocata brillante come il tiro a giro. Riusciva in tutto questo perchè era molto intelligente calcisticamente, leggeva il calcio come in pochi sanno fare, semplicemente da genio assoluto.

https://www.youtube.com/watch?v=3D0MfKj7YVQ

Non era la stessa cosa fuori dal rettangolo verde: dove non c’era la palla, riempiva il vuoto con sigarette e spritzer (bevanda fatta di vino bianco e acqua minerale). Due vizi, solo due, che gli sono costati tremendamente caro, come si può immaginare per un atleta. Ha pagato con continui infortuni che lo hanno perseguitato segnando l’inizio del suo lento declino, arrivato sul più bello.

Dopo la strepitosa avventura con la Stella Rossa, si era trasferito al Real Madrid. Sì, proprio ad uno dei club più importanti del mondo, a testimonianza di quanto grande fosse il suo talento. La pena per le sue due dannate abitudini, però, era troppo pesante e in Blancos giocò poco per problemi muscolari, e quando lo fece non si espresse al meglio. Poi una piccola parentesi al Real Oviedo ad anticipare l’approdo al Barcellona dove il suo livello di rendimento scese ancora di più.

Prima di dare l’addio al calcio, a seguito del ritorno a Zagabria e di un’anonima esperienza allo Standard Liegi, riuscì giusto in tempo ad emozionare il pubblico del Portsmouth. È un club che allora, nella stagione 2001/02, navigava nel campionato di Serie B inglese. Lì, ad un livello inferiore al suo, era la stella della squadra per il quale tutti giocavano, motivo per cui riuscì con la sua classe ad entrare nel cuore dei tifosi che arrivarono a venerarlo come un dio.

È stato l’atto finale della sua carriera da calciatore, cercando, riuscendoci appunto, di chiuderla a tutti i costi nel migliore dei modi. Quasi per ricordare a tutti che “senza lo spritzer sarei il migliore al mondo“.

PROSINECKI OGGI

Oggi, a sorpresa, considerata la sua stregolatezza che lo portava anche a fumare due sigarette durante l’intervallo negli spogliatoi, Prosinecki fa l’allenatore. Ha iniziato da vice di Bilic con la Croazia e dopo il ritorno alla Stella Rossa durato due stagioni, è diventato ct, prima dell’Azerbaijian e ora della Bosnia.

Qualche mese fa ha fatto scalpore un’immagine che lo ritraeva molto ingrassato, a dire che, nonostante abbia preso coscienza dei suoi sbagli da calciatore, i due maledetti vizi non li ha eliminati.

Lui è il calciatore con i lunghi capelli biondi

Un peccato per il calcio perchè l’attributo “viziato” al suo genio è di troppo per quanto fosse straordinario.

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Gundogan: “Le mie parole dopo El Clasico? Critico anche me stesso”

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Il Barcellona continua la propria rincorsa alla volta del primo posto della classifica della Liga. I catalanti si trovano al momento al terzo posto in classifica, condiviso con l’Atletico Madrid che però ha una gara in meno. Domani sera in programma proprio la sfida rovente tra le due compagini, per decretare chi sarà, almeno per il momento, la principale forza inseguitrice alle spalle di Real Madrid e Girona, in tandem al primo posto e con un margine di vantaggio di 4 punti.

Si attende dunque la gara tra Atletico Madrid e Barcellona, quella che per alcuni sarà una sfida nella sfida (in primis per Joao Felix) e che per entrambi i gruppi squadra sarà l’occasione per mettere alla prova se stessi e le proprie ambizioni.

A proposito di ambizioni, è tornato a parlare Ilkay Gundogan. Il centrocampista, dopo aver lasciato il Manchester City da protagonista nelle vittorie dei tantissimi trofei degli ultimi anni e soprattutto della Champions League 2022/23, si è accasato in Catalogna. La scelta di approdare al Barcellona è dipesa dalla volontà di trovare nuovi stimoli, nuova voglia, una sfida ambiziosa e proiettata verso l’alto. La sua voce all’interno dello spogliatoio conta già molto, con i giovani che possono soltanto imparare dai gesti e dalle parole di un campione assoluto come Gundogan.

In particolare, le parole pronunciate dal centrocampista dopo la sconfitta con il Real Madrid sono diventate argomento di discussione pubblica. Nel corso di un’intervista ai microfoni di BeIN Sports, Gundogan è tornato sulla vicenda. Di seguito le sue dichiarazioni.

OPINIONE GUNDOGAN – “Non posso mettermi nei panni degli altri per sapere come l’hanno recepita, ma ho semplicemente detto onestamente la mia opinione e la mia intenzione non era quella di attaccare niente e nessuno. Voglio dire, ogni volta che critico la mia squadra, per qualunque cosa, includo me stesso. Comincio sempre da me stesso. Penso di avere abbastanza esperienza per sapere come funziona questo gioco, ma prima mi guardo sempre allo specchio e giudico prima me stesso e non gli altri. Voglio che facciamo il meglio che possiamo perché vedo in questo squadra con molto potenziale e molta qualità“.

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Piquè favorevole alla riduzione di squadre in Liga: “Meno partite e più competitive”

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barcellona

L’ex difensore e capitano del Barcellona, Gerard Piquèè stato intervistato al Marca business sport Forum. L’argomento principale sicuramente quello riguardo la possibile riduzione delle squadre in Liga. Lo spagnolo è favorevole a questa iniziativa, prendendo come esempio i format usati in America, in particolare con la NFL.

LE DICHIARAZIONI

NUOVO FORMAT “Alla fine, lo sport sta andando verso competizioni più brevi e uniche. L’esempio chiaro è la NLF, ci sono quattro mesi di competizione e il Paese è paralizzato. Avete record di ascolti. Penso che il calcio dovrebbe andare in quella direzione.”

TROPPE PARTITE“Serve che tutte le organizzazioni si riuniscano e dicano: ‘non è possibile che ci siano 80 partite in un anno’. Ci sono troppe partite e la gente non sa nemmeno cosa si gioca. E poi a livello sportivo il livello scende.”

NUOVO CALENDARIO“Servirebbe un calendario con meno partite che però sarebbe più competitive. Invece di campionati da 20 squadre, passare a 16 o anche 14.”

 

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Monza-Juventus, Allegri: “Da Locatelli e l’attacco al mio futuro, vi dico tutto”

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LE PAROLE DI MAX ALLEGRI IN CONFERENZA ALLA VIGILIA DI MONZA-JUVENTUS – Max Allegri ha parlato in conferenza alla vigilia del match tra Monza e Juventus. In attesa dell’esito del big match di giornata di domenica sera tra Napoli e Inter, i bianconeri, vincendo a Monza, potrebbero portarsi in testa alla classifica. Un campo tosto quello dei brianzoli che nella scorsa stagione hanno fatto bottino pieno contro la Juve. La squadra allenata da Max Allegri è ancora alle prese con diversi infortuni. Il tecnico toscano si è soffermato su questo aspetto, fornendo aggiornamenti su diversi giocatori oltre che approfondire anche il discorso riguardante il proprio futuro sulla panchina del club. Di seguito, tutte le dichiarazioni di Allegri alla vigilia di Monza-Juventus: 

LE PAROLE DI MAX ALLEGRI ALLA VIGILIA DI MONZA-JUVENTUS

DERBY D’ITALIA – “Cammino in discesa dopo il derby d’Italia? Sarebbe commettere un errore inspiegabile, noi sappiamo i nostri limiti. La classifica è buona, ma non si è fatto ancora nulla, appena lasci un attimo approccio e intensità rischi di perdere. Vincere partite non è facile, ne abbiamo 6 da qui al girone d’andata, di cui 4 sono trasferte. Ancora è tutto da giocare e bisogna fare un passo per volta. Il Monza fa la differenza nella fase difensiva e lo dicono i numeri: sarà una partita molto difficile”.

OBIETTIVI – “Ottimismo sullo scudetto? Io in spogliatoio non ci entro, è sacro. Il desiderio più importante deve essere la partita di domani. Non scordiamoci che rimanere fuori dalla Champions quest’anno è stato un danno tecnico ed economico. Noi abbiamo il dovere di costruire un’annata per tornare all’obiettivo minimo: giocare la Champions l’anno prossimo. Domani voglio vedere la Juve delle prime 13 giornate. Non possiamo permetterci di sottovalutare nessuno, ci vuole grande rispetto per tutti e dobbiamo giocare sempre da squadra come fatto finora. Noi guardiamo la quinta, bisogna scappare da chi c’è dietro e non guardare davanti. Resta motivo di orgoglio essere a 2 punti dall’Inter, ma bisogna guardare dietro perché nel calcio le cose cambiano in fretta. Non bisogna mantenere, ma migliorare di giorno in giorno”.

INFORTUNI – “Monza imbattuto in casa? Oltre che imbattuti, il Monza ci ha portato via 6 punti l’anno scorso e abbiamo fatto 0 gol a loro. Sarà una partita difficile e importante come quelle a seguire. È importante per dare seguito al pari con l’Inter. Danilo e Alex Sandro saranno a disposizione, seppur non al 100%. Per Locatelli valuteremo oggi, è un problema di dolore, l’altro giorno è entrato, vediamo oggi. Oggi dovrò vedere l’allenamento per capire su Manuel e su Nicolussi-Caviglia, che ha fatto una gara importante. Se no troveremo una soluzione e in qualche modo faremo”.

ATTACCO – “Monza imbattuto in casa? Oltre che imbattuti, il Monza ci ha portato via 6 punti l’anno scorso e abbiamo fatto 0 gol a loro. Sarà una partita difficile e importante come quelle a seguire. È importante per dare seguito al pari con l’Inter. Danilo e Alex Sandro saranno a disposizione, seppur non al 100%. Per Locatelli valuteremo oggi, è un problema di dolore, l’altro giorno è entrato, vediamo oggi. Oggi dovrò vedere l’allenamento per capire su Manuel e su Nicolussi-Caviglia, che ha fatto una gara importante. Se no troveremo una soluzione e in qualche modo faremo. Settimo attacco? 5 Vlahovic, 4 Chiesa, mancano quelli di Kean, Milik, Yildiz… L’importante è vincere le partite. Stiamo lavorando sui gol delle punte, cerchiamo di migliorare”.

GALLIANI – “Un amico, ci diamo del tu ormai, ci siamo dati del lei per tanti anni. È un dirigente di altissimo valore, sono fortunato ad aver lavorato con lui e ad avere ancora oggi un rapporto con lui. Siamo legati da un bel rapporto affettivo”.

PALLADINO – “Galliani come al solito non ha sbagliato allenatore. Sta facendo molto bene Palladino e sono certo che nella sua evoluzione può solo crescere, non parlo solo di campo. Potrà fare un’ottima carriera, ci son dei giovani allenatori bravi. E poi accanto ha Galliani, che è un dirigente di grande genialità”.

 

 

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Champions League

Rimonta da urlo dell’Inter, il Napoli crolla nel finale: i resoconti

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Serata di Champions dalle mille emozioni per Inter e Napoli. Primo tempo da dimenticare per i nerazzurri, sotto 3-0 all’intervallo col Benfica grazie alla tripletta dell’ex Joao Mario. Al rientro dagli spogliatoi, grande reazione gli uomini di Inzaghi che riescono a trovare una super rimonta con il 3-3 finale. Succede di tutto anche al Bernabeu. In casa del Real Madrid, il Napoli prima la sblocca, poi la riprende con Anguissa e, alla fine perde 4-2. I resoconti dei match.

IL RESOCONTO BENFICA-INTER

Serata che parte malissimo per l’Inter. Al Da Luz sembra essere la serata dell’ex Joao Mario, capace di annichilire i nerazzurri con una tripletta nei primi 34 minuti di gioco. La serata di grazia del portoghese si apre dopo soli 5 minuti, quando è abile a raccogliere la sponda di Tengstedt e mettere il pallone all’angolino. Il raddoppio del Benfica arriva in maniera anche abbastanza fortunosa: palla persa da Asllani a centrocampo e ripartenza culminata con un rimpallo tra Bisseck e Rafa. Il pallone arriva poi tra i piedi di Joao Mario che non sbaglia. La timida risposta interista è rappresentata dall’errore di Arnautovic nell’uno contro uno con Trubin. I padroni di casa non si fermano e arriva anche il 3-0, sempre propiziato da un ispiratissimo Tengstedt. Stavolta l’attaccante danese serve un cross delizioso sempre per Joao Mario che, da due passi, mette in rete di testa.

Quella del secondo tempo è tutta un’altra Inter. Gli uomini di Inzaghi ci mettono carattere e riescono a tornare in partita con il tap in vincente di Arnautovic. Sull’onda dell’entusiasmo arriva anche il 3-2 firmato da Frattesi. Gran gol dell’ex Sassuolo che, su cross di Acerbi, trova la rete con un gran tiro al volo. Dopo aver corso un enorme rischio con il salvataggio di Bisseck su Tengstedt, arriva il clamoroso 3-3. Pestone in area di Otamendi su Thuram: dal dischetto va un glaciale Alexis Sanchez che non sbaglia e trova un insperato pareggio. Emozioni anche nel finale con il grande intervento di Audero su Di Maria e l’espulsione di Antonio Silva. Match che però si chiude con un pirotecnico 3-3.

IL RESOCONTO DI REAL MADRID-NAPOLI

Avvio pazzesco al Bernabeu dove, dopo soli 9 minuti, a passare è il Napoli. I partenopei trovano il gol grazie a una bella azione chiusa con l’appoggi di Di Lorenzo per Simeone, bravo a farsi trovare pronto e mettere in rete. Giusto il tempo di ribattere e il Real ha già pareggiato: azione solitaria di Rodrygo e gran destro all’incrocio. Spinti dal proprio pubblico i Blancos trovano anche il raddoppio con il solito Bellingham. L’inglese si inserisce alle spalle di un incerto Natan e, di testa, batte Meret sfruttando al meglio il perfetto lancio di Alaba.

Dopo l’equilibrio di fine primo tempo, al rientro dagli spogliatoi ricominciano le emozioni ancora grazie al Napoli. La squadra di Mazzarri trova il pareggio grazie ad un gran destro di Anguissa che, dopo un primo tentativo murato, trova un grande angolo da posizione defilata. Il Real Madrid riesce a ritagliarsi subito l’opportunità per il nuovo vantaggio ma Joselu, da pochi passi, non riesce a coordinarsi. Il Napoli lotta ma crolla nel finale. Il Real, grazie ad una vistosa incertezza di Meret, trova prima il 3-2 con il destro dalla distanza di Nico Paz. Poi, mette anche il punto esclamativo con il tap in di Joselu su assist di Bellingham. 4-2 il risultato finale.

COME CAMBIANO LE CLASSIFICHE DEI GIRONI

GRUPPO D

  1. Real Sociedad 11
  2. Inter 11
  3. Salisburgo 4
  4. Benfica 1

GRUPPO

  1. Real Madrid 15
  2. Napoli 7
  3. Braga 4
  4. Union Berlino 2

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