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Quando i campioni finiscono in panchina

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Quando i campioni finiscono in panchina

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Negli ultimi giorni, a Madrid è definitivamente scoppiato il caso Isco. In realtà, il fantasista spagnolo manifesta il suo malumore da molto più tempo, a causa del rapporto complicato con Santiago Solari. Da quando l’ex giocatore del Real, si è seduto sulla panchina dei Blancos per sostituire Julen Lopetegui, il minutaggio del numero 22 è calato drasticamente. Chiaro è che nel Real Madrid, ritagliarsi un ruolo da protagonista assoluto non è cosa da tutti. Altrettanto chiaro è che Isco sia stato uno dei giocatori chiave nei recenti successi del Real di Zidane e che trovare più spazio per un giocatore del suo livello non sia impossibile. Il giocatore stesso la pensa così e non sono mancate manifestazioni, più o meno volute, a riguardo. Prima è stato pizzicato dalle telecamere mentre diceva a Luca Zidane “Forse non gioco perché sono cattivo”, rigorosamente in panchina. Poi è arrivato un esplicito sfogo social dopo le critiche ricevute da Ruben De La Red:

“Quando non ti vengono date le stesse opportunità dei tuoi compagni…”

In tutta questa baraonda generale, anche Solari non si è risparmiando dicendo che un professionista si deve allenare sempre al 100%. La rottura è totale, per il mercato è già certo l’addio e Don Balon parla di un accordo con la Juventus che comprenderebbe addirittura Paulo Dybala. Ma quello di Isco è solo l’ultimo caso di un campione che è sprofondato in panchina per via di storie tese con il proprio allenatore.

IBRA E GUARDIOLA

Tutti conoscono le gesta di Pep Guardiola sulla panchina del Barcellona. Al suo primo anno alla guida dei Blaugrana, nel 2008-2009, si aggiudica il triplete e la sua squadra è già una delle più forti mai viste. Quando al termine della stagione viene acquistato anche Zlatan Ibrahimovic, chiunque è convinto che l’impresa dell’anno precedente verrà ripetuta senza difficoltà. Il destino invece vuole che sia proprio l’Inter, ex squadra dello svedese, a riuscire nello storico tris e che Samuel Eto’o, arrivato a Milano in quell’operazione, sia grande protagonista. Nonostane la vittoria del campionato, della supercoppa spagnola, della supercoppa europea e del mondiale per club, l’avventura spagnola di Zlatan si conclude subito con il passaggio al Milan. Le voci di un rapporto complicato tra Ibra e lo spogliatoio catalano sono insistenti. In particolare si parla di una vera e propria rottura tra lo svedese e il tecnico, spalleggiato da Leo Messi. Anni dopo queste furono le parole dell’attaccante di Malmo a riguardo:

“Ai tempi del Barça, nella seconda parte di stagione, l’allenatore ha cominciato a non parlarmi più. Io non avevo problemi con lui, c’era qualcosa di me che infastidiva lui e non il contrario. Non mi piace creare problemi e infatti non ne ho mai avuti da nessun’altra parte. Ho lavorato con alcuni dei più duri mister al mondo, come Capello e Mourinho, due molto severi e rispettosi della disciplina che non accettano compromessi. Con entrambi non ho avuto mai contrasti.”

PIRLO E ALLEGRI

Quando nel 2011, il primo Milan di Allegri vince lo scudetto, Andrea Pirlo non è uno degli uomini copertina. Thiago Silva in difesa, quell’Ibra appena tornato in Italia sul fronte offensivo ma è Mark Van Bommel a ergersi in mezzo al campo. In quella stagione il Maestro aveva avuto numerosi problemi fisici ma le scelte dell’attuale tecnico juventino sono principalmente di natura tattica. Ecco allora che a fine anno, il regista si trasferisce a Torino, dando di fatto inizio all’egemonia bianconera. In seguito Pirlo rilasciò dichiarazioni importanti, esplicitando che la sua non fu una scelta economica ma tattica, dovuta ai problemi nell’adattarsi al gioco del tecnico toscano. Ecco però che qualche anno dopo i due si ritrovano all’ombra della Mole e l’ipotesi di nuove incomprensioni fra i due crea non poca preoccupazione ai tifosi juventini. Questa volta però Allegri non commette lo stesso imperdonabile errore, Pirlo rimane il faro del gioco e la Juve continua a vincere. Pochi mesi fa, ad una domanda sul suo ex allenatore:

“Migliora anno dopo anno, quando lo avevamo al Milan era ancora giovane e sbagliava tanto, soprattutto con me (ride, ndr). Scherzi a parte, è cresciuto nel modo di gestire i giocatori, ora è uno dei migliori al mondo”.

DE BRUYNE-LUKAKU-SALAH E MOURINHO

Nonostante Mourinho sia riconosciuto da molti come uno degli allenatori più forti di sempre, quello che ha combinato alla sua seconda esperienza sulla panchina del Chelsea ha del clamoroso. Non si parla tanto del suo effettivo rendimento, quanto delle scelte terribili – a posteriori – che ha fatto con alcuni dei suoi giocatori. Romelu Lukaku, Kevin De Bruyne e Momo Salah facevano tutti parte di quel Chelsea e oggi sono tre dei giocatori più acclamati della Premier League. L’unico problema è che oggi nessuno dei tre veste la maglia dei Blues. Nel 2013-2014 tutti e tre erano al Chelsea, ma il bottino di presenze e goal fu a dir poco misero. In totale contarono 23 presenze e 2 goal. Cifre che oggi sono impensabili per giocatori del loro calibro. Altra cifra interessante è quella ricavata dalla loro cessione: solo 72 milioni per il pacchetto completo degli “esuberi” di Mourinho. In questo momento l’intera cifra non basterebbe per comprarne uno solo. Basti pensare che la rivendita dei tre ai loro attuali club (Liverpool, City e United) ha mosso 205 milioni di euro circa. Fa sorridere il fatto che di quei 205 milioni, 84 siano quelli spesi, proprio da Mourinho per prelevare Lukaku dall’Everton e portarlo al suo United. Tre giocatori straordinari, che nonostante le incomprensioni tattiche con il loro tecnico, sono riusciti a passare dalla panchina all’Olimpo del calcio.

Coppa Italia

Pronostico Fiorentina-Parma, statistiche e consigli per la partita

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Pronostico Fiorentina-Parma

PRONOSTICO FIORENTINA-PARMA, STATISTICHE E CONSIGLI PER LA PARTITA – Mercoledì 6 dicembre, alle ore 21:00, la Fiorentina incontra il Parma per gli ottavi di finale di Coppa Italia, in un match che può nascondere insidie. Scopriamo, dunque, il pronostico per la partita insieme a qualche statistica e qualche consiglio per gli scommettitori.

COME ARRIVANO LE DUE SQUADRE

Partiamo dai padroni di casa. La Fiorentina ha vissuto tanti alti e bassi nell’ultimo periodo, con alcune cadute evitabili, come contro l’Empoli, ma anche vittorie prestigiose, come quella di Napoli. La squadra di Italiano si è imposta nel corso dell’ultima giornata per 3-0 contro la Salernitana e ha preparato al meglio la partita di Coppa Italia. Vedremo se la preparazione sarà ripagata anche dal verdetto del campo.

Il Parma viene da sei vittorie in otto partite nell’ultimo mese. Gli uomini di Pecchia procedono spediti verso la risalita nel massimo campionato e si trovano, ad oggi, a pari punti – 33 – col Venezia. Gli emiliani stanno facendo molto bene e ora sognano anche i quarti di finale di Coppa Italia, un risultato che sarebbe importantissimo per il loro morale. In mezzo c’è la Viola, che avrà tutte le intenzioni di battere i crociati.

IL PRONOSTICO DI FIORENTINA-PARMA

Per quanto sulla carta l’esito sembri scontato e i pronostici siano tutti a favore della Fiorentina, spesso la Coppa Italia ha regalato sorprese. Attenzione, dunque, al Parma, che vorrà fare uno scherzetto agli avversari. Per questo, non consigliamo alcun segno fisso, bensì una giocata sul numero complessivo di gol. Il pronostico che potrebbe essere meno rischioso e pagare di più è il MULTIGOL CASA 2-4, in quota 1.62. Benché l’esito finale non sia scontato, la Viola, infatti, potrebbe andare a segno più volte, data la tendenza dei giocatori di Italiano a tenere palla. In alternativa, anche il segno GOL, quotato, invece, 1.75 sui principali bookmakers, potrebbe essere fruttuoso, dato che entrambe le squadre sono decisamente inclini al gol.

PROBABILI FORMAZIONI

Fiorentina (4-2-3-1): Christensen; Kayode, Martinez, Ranieri, Parisi; Mandragora, M.Lopez; Ikone, Barak, Sottil; Nzola. All. Italiano

Parma (4-3-2-1): Chichizola; Delprato, Osorio, Circati, Di Chiara; Bernabé, Hernani, Estevez; Mihaila, Man; Benedyczak. All. Pecchia

 

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ESCLUSIVE

ESCLUSIVA – L’agente di Ikwuemesi: “Si sta adattando alla Serie A, la Salernitana sta lavorando nella giusta direzione”

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La Salernitana sta affrontando un periodo delicato, in piena lotta per la permanenza in Serie A. Nell’ultima giornata di campionato, i granata sono usciti sconfitti dal Franchi perdendo 3-0 contro la Fiorentina. Nonostante la sconfitta anche abbastanza netta, però, i campani sono reduci da un momento anche abbastanza positivo. A risollevare il morale infatti sono il pareggio preziosissimo in casa del Sassuolo e, soprattutto, la prima vittoria in campionato arrivata all’Arechi contro la Lazio.

Uno dei volti di quest’ultimo periodo in casa Salernitana, è sicuramente Chukwubuikem Ikwuemesi. Arrivato quest’estate dagli sloveni del Celje, l’attaccante nigeriano sotto la gestione Inzaghi sta trovando spazio ed anche i primi gol della sua avventura italiana. Per scoprirne di più sul classe 2001, noi della redazione di Numero Diez abbiamo intervistato Thaddeus Kennedy Idama, agente del calciatore facente parte del KCG Sporting Management.

Di seguito, la nostra intervista ESCLUSIVA.

L’INTERVISTA ESCLUSIVA A THADDEUS KENNEDY IDAMA, AGENTE DI IKWUEMESI

Parto chiedendole la sua opinione sul momento attuale di Ikwuemesi alla Salernitana.

“Sta provando a dare il massimo. Essendo calciatore giovane, che proviene da un campionato non molto noto in Europa, sta cercando di adattarsi. Credo farà meglio sul lungo termine”.

Crede che la Salernitana riuscirà a centrare l’obiettivo salvezza?

“Siamo in attesa di scoprirlo, perché la Salernitana è una buona squadra, staff e dirigenti hanno il compito di gestire la situazione e lo stanno facendo molto bene. Il club non sta ottenendo il miglior risultato, ma spetta all’organismo che lo rappresenta fare la cosa giusta. Credo siano nella giusta direzione“.

Di recente Ikwuemesi ha segnato il suo primo gol in Serie A, contro il Sassuolo. Quali sono state le sensazioni a riguardo?

È stato un bel momento. A Sassuolo erano partiti molto bene, andando in vantaggio per 0-2. È stato comunque un buon risultato per la squadra. È un momento in cui hanno ripreso il controllo e hanno realizzato di poter tornare ad una situazione normale. Io so che chi è ai vertici della società sta facendo molto per assicurarsi di mettere i calciatori sulla buona strada. Poi vincere le partite (contro la Lazio, n.d.r.) è un sollievo per la squadra“.

Con l’arrivo di Inzaghi in panchina sembrerebbe esserci stata una svolta: 5 presenze da titolare e 2 gol in 7 partite. Com’è il rapporto con il tecnico granata?

“Gli dico che dipende tutto dall’impostazione professionale. Il ragazzo è un professionista e conosce i suoi obblighi in campo. L’allenatore è stato un professionista di altissimo livello da calciatore. Sono contento perché metterà Ikwuemesi nelle condizioni migliori e lo preparerà per le partite. Inzaghi è stato un giocatore di punta, un top player. Quando giocava, ai suoi tempi, io tifavo la Juventus e lo guardavo tanto. L’ho guardato tanto all’Atalanta quando ha segnato 15 gol in Serie A prima di trasferirsi alla Juventus. Quindi lo conosco molto bene. Quando un’ex attaccante allena il tuo calciatore, che è anche lui un attaccante, secondo me è una cosa positiva. Sono felice di vedere Inzaghi fare le cose giuste da allenatore. Poi il calciatore ha l’obbligo di rispettarlo. È questa la sua responsabilità quando scende in campo”.

Tornando invece alla trattativa che ha portato Ikwuemesi alla Salernitana: com’è nata? Ci sono retroscena?

“Per me non c’è stato nessun aspetto negativo. Eravamo tutti d’accordo nel fargli accettare questa nuova sfida. Sapevamo che non sarebbe stato facile, ma quando un giocatore focalizza la mente su qualcosa è possibile. Quindi io penso che abbia deciso di andare in Serie A e noi, dopo, siamo andati a cogliere la sfida. Sapevamo che fosse  piuttosto impegnativa, ma finora tutto bene. Si abituerà a questa situazione e, a lungo termine, otterrà risultati”.

Qual è invece il sogno per il futuro?

“Ogni giocatore ha un sogno per il futuro. Noi li lasciamo a loro. Lui ha l’ambizione di diventare un top player, di giocare club famosi. Al momento siamo concentrati prima sulla Salernitana, e poi dopo lui pensa al suo meglio. Poi lasciamo che il futuro svolga il suo ruolo”. 

Fonte immagine in evidenza: profilo Instagram kcg_project

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Thauvin torna protagonista e si confessa: “Andai a giocare in Messico perché soffrivo di depressione”

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Thauvin

Un gol e un assist nelle ultime due partite per Florian Thauvin, indubbiamente uno degli uomini di maggior classe e talento a disposizione di Cioffi. La missione salvezza, in questa stagione, non sembra scontata come in altre annate per l’Udinese, che dovrà affidarsi anche (e non poco) al sinistro del francese, campione del mondo nel 2018. Neanche il più grande trionfo immaginabile nella carriera di un calciatore può però colmare i demoni interiori di una persona, come ammesso da Thauvin nel corso di un’intervista a Canal+.

DEPRESSIONE – Tre mesi prima di lasciare l’Olympique Marsiglia andai da una persona specializzata su consiglio di alcuni amici, che mi ascoltò e mi fece scoppiare a piangere. In quel momento capii di non stare bene. Ero nella fase iniziale ma già accertata di depressione. Per quello poi decisi di andare in Messico, per stare più tranquillo e avere meno pressioni nel giocare da parte di tifosi e media”.

UN PASSO INDIETRO – “Atleticamente mi sentivo al meglio, ma dal punto di vista mentale ero a pezzi. Quando questa persona mi ha fatto rendere conto della mia situazione, ho deciso che era meglio fare un passo indietro per la mia serenità. Per questo poi scelsi di andare a giocare al Tigres, in Messico”.

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Furia De Laurentiis dopo Napoli-Inter: telefonate alla Federcalcio per protestare

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De Laurentiis

Il Napoli, dopo un inizio di campionato altalenante e l’esonero di Garcia, ci si aspettava un cambio di rotta imminente. Occasione sfumata nel match di ieri giocato al Maradona contro l’Inter, perdendo per 3-0. Tuttavia secondo quanto riportato da Il Mattino, De Laurentiis sembrerebbe essersi infuriato al punto da chiamare la Federcalcio e l’AIA per protestare, riguardo la direzione gara con i nerazzurri. La scelta di non far presentare Mazzarri ai microfoni, prediligendo silenzio totale, sarebbe stata proprio la sua, dopo aver accerchiato il direttore di gara nel tunnel per cercare di ottenere delle spiegazioni, invano.

Gli episodi che avrebbero scatenato l’ira del patron partenopeo sarebbero due. Il primo per un mancato rigore concesso per un presunto fallo di Acerbi su Osimhen. Il secondo a causa della decisione di non annullare il primo gol di Calhanoglu per un fallo in precedenza di Lautaro su Lobotka.

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