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Quando il Liverpool vinse il suo 18° campionato

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Quando il Liverpool vinse il suo 18° campionato

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Mai come quest’anno il Liverpool è sembrato così competitivo per il titolo, in termini di rosa e, ovviamente, di risultati, che al momento proiettano i Reds a 9 punti di vantaggio sulla seconda e 10 punti di vantaggio sulla terza. Un campionato la cui vittoria manca da ben 28 anni: era la stagione 1989-1990. Non c’era Internet, non c’erano ancora gli smartphone, i computer portatili e… non c’era la Premier League. Eh sì, perché l’ultima volta che il Liverpool alzò il titolo la massima divisione inglese si chiamava ancora First Division. Avrebbe cambiato nome solo tre anni dopo.

CHI GIOCAVA IN QUEL CAMPIONATO?

È curioso vedere quanto sia cambiato il campionato inglese a quasi un trentennio di distanza, anche solo guardando alla classifica. Dietro al Liverpool vincente si posizionò l’Aston Villa, che pochi anni prima aveva toccato l’apice della sua esistenza, con la vittoria del campionato nel 1981 e la Coppa dei Campioni del 1982. Le posizioni dalla 3ª alla 5ª potrebbero essere quelle attuali. Il terzo gradino del podio fu occupato dal Tottenham dell’allora capocannoniere Gary Lineker (di ritorno in Inghilterra dal Barcellona) e di Paul Gascoigne.

Paul Gascoigne (sinistra) e Gary Lineker (destra)

Poi l’Arsenal, che sei anni più tardi sarebbe passato alla guida di Wenger. 5° posto per il Chelsea, che in quegli anni vedeva in un piazzamento europeo una vera e propria impresa sportiva. E i due Manchester? Appaiati, al 13° e 14° posto. I Red Devils erano al 4° anno di gestione Ferguson, la quale però era ancora al suo apogeo: mancavano i talenti della Class of ’92 (come Giggs, Scholes e Beckham) e altri campioni che fecero le fortune degli anni successivi, come Peter Schmeichel, Andy Cole e Dwight Yorke. Per capire quanto siamo distanti dai giorni odierni, basti pensare che il miglior marcatore della squadra quell’anno fu Mark Hughes, ex allenatore, tra le ultime, di Stoke City e Southampton. In difesa, invece, giocava Steve Bruce, recentemente alla guida dell’Aston Villa.

Steve Bruce (al centro) e Mark Hughes (a destra)

Di certo è meno sorprendente il 14° posto del Manchester City, che era appena stato promosso nella massima divisione. Solo dal 2001 i citizens fanno parte stabilmente della Premier League, dopo aver vissuto due retrocessioni fino alla terza serie e due risalite consecutive.

I posti in mezzo? Occupati da squadre che certo non siamo abituati a vedere spesso, come il Wimbledon (oggi in 3ª divisione), il Nottingham Forest, il Norwich, il QPR (tutt’e tre in 2ª divisione oggi) e il Coventry (3a divisione). Quartultimo posto per il Luton Town, da anni ormai vacillante tra la 3ª e 4ª serie.

Per una classifica finale che si presentava così:

QUEL LIVERPOOL

I mesi antecedenti a quella stagione non furono certamente semplici per i Reds e i suoi tifosi. Il 15 aprile 1989, in occasione della semifinale di FA Cup che vide il Liverpool affrontare il Nottingham Forest, si consumò la strage di Hillsborough. 96 le vittime, di cui per più di vent’anni furono accusati i sostenitori dei Reds presenti in quello stadio. Solo nel 2012 le colpe furono attribuite alle forze dell’ordine per la disorganizzazione nel distribuire il pubblico nello stadio, e i sostenitori del Liverpool vennero definitivamente scagionati.

Oltre al contesto dei mesi successivi alla tragedia, la “particolarità” dell’ultimo titolo del Liverpool risiede anche in quelli che possiamo identificare come i tre principali artefici di quel successo. In primis il manager, Kenny Dalglish: ufficialmente nominato manager nel 1985, per cinque anni occupò quella carica che oggi siamo abituati a chiamare “allenatore-giocatore”. Nella sua prima allenatore da manager infatti (1985-1986), in cui peraltro vinse subito il campionato, disputò comunque 29 partite da giocatore, segnando 8 gol. Nella seconda stagione da allenatore ne giocò invece 23, 2 sole alla terza (vincendo di nuovo il titolo) e una, infine, nel 1989-90. Un totale di 13 stagioni in maglia rossa.

La stella della squadra era Ian Rush, che prima di Dalglish manager aveva già vinto tre campionati e due Coppe dei Campioni. Nel 1987 aveva lasciato per andare alla Juventus, che aveva appena visto ritirarsi Michel Platini. La sua esperienza in bianconero (29 presenze e 7 reti) non fu però all’altezza dell’entusiasmo dimostrato dai tifosi, che si aspettavano un degno erede di Le Roi. L’anno successivo fu subito di ritorno nel Merseyside. Il gallese siglò 18 gol, non abbastanza però per essere il miglior cannoniere della squadra.

Davanti a lui John Barnes, l’altra grande stella della squadra. Nato a Kingston, capitale della Giamaica, ha vissuto un’infanzia all’insegna del calcio e anche della disciplina: il padre, militare, fu nominato colonnello del 1° reggimento dell’esercito giamaicano nel 1973. Nel 1976 la famiglia si trasferì a Londra: da qui l’ascesa calcistica di John, che nel 1981 firmò con il Watford e nel 1987 per i Reds, mentre già da 4 anni era un punto fisso della nazionale inglese. Nella stagione del 18° titolo del Liverpool, firmò 21 gol e si posizionò al secondo posto della classifica marcatori (dietro a Lineker).

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Juventus-Napoli, Mazzarri: “Come sta Osimhen e chi gioca a sinistra, vi dico tutto”

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LE PAROLE DI MAZZARRI ALLA VIGILIA DI JUVENTUS-NAPOLI – Domani sera alle ore 20:45 la quindicesima giornata di Serie A verrà inaugurata da un super big match: Juventus-Napoli. Incrocio molto importante per gli equilibri del nostro campionato tra la lotta al vertice e quella per la Champions League. Quest’oggi il tecnico dei campioni d’Italia Walter Mazzarri ha parlato in conferenza stampa alla vigilia del match dell’Allianz Stadium toccando vari punti. Di seguito tutte le dichiarazioni dell’allenatore degli azzurri in vista di Juventus-Napoli: 

LE PAROLE DI MAZZARRI IN CONFERENZA ALLA VIGILIA DI JUVENTUS-NAPOLI

LA PARTITA – “Credo che da quando sono arrivato ci siamo resi conto che al primo errore prendiamo subito gol, stiamo cercando di intervenire. Voglio dare come in passato più equilibrio alla squadra, attaccare bene come nel primo tempo con l’Inter e non concedere queste ripartenze clamorose che hanno caratterizzato la squadra anche prima del mio arrivo. Le squadre di vertice devono avere un equilibrio, essere solide, non prende tanti gol e poi sentirsi importanti e fare le giocate davanti che sappiamo fare. Questo è il mio compito, pensando partita dopo partita, inutile fare troppi discorsi, iniziamo a vincere le partite e prendere pochi gol, come nel primo tempo con l’Inter. Juve-Napoli sapete cosa rappresenta, la squadra che ha vinto lo Scudetto, una delle più forti italiane, è una gara di rilievo, importantissima e dobbiamo farla bene anche per capire certi progressi”.

NATAN-JUAN JESUS – “Contano i tempi nel calcio, l’anima conta sempre nel calcio, sia quando ne parlavo 14 anni fa che adesso. I ragazzi mi hanno fatto capire che con me danno l’anima, stanno iniziando a dare l’anima, l’importante è essere convinti di ciò che propone l’allenatore. Lasciamo perdere il passato, vedo un forte legame verso di me, sapete che io ci parlo anche singolarmente e stiamo iniziando un percorso. Al primo posto c’è l’anima, la squadra, la voglia di non soccombere. Fase difensiva? Il calcio è cambiato da quando c’ero io qui, l’anno scorso al di là di giocare bene, la fase difensiva era stare corti e non farli ripartire, i contropiedi ci saranno sempre ma arrivavano in modo diverso. Sto lavorando in questo aspetto. Qualcosina s’è già visto, il primo tempo con l’Inter la squadra ha fatto molto bene, la squadra non ha concesso una ripartenza tranne che sul gol. Meritavamo noi per quanto creato ed a fine primo tempo dovevamo stare noi in vantaggio. Su Natan a sinistra… se avrò tempo è l’unico che può farlo in assenza dei terzini. A differenza di Jesus è più giovane, fisico, ha intraprendenza, ha gamba per accompagnare di più l’attaccante”.

OSIMHEN E MARIO RUI – “Per la Juve Mario Rui non sarà con noi, i medici mi dicono che c’è la speranza per convocarlo col Braga, ma aspettiamo. Per Osimhen è normale un po’ di tempo per la sua stazza dopo un periodo fermo, non sarà al 100% ma credo mi darà più garanzie rispetto alle ultime partite”.

MANCANZA KIM – “Quando uno è da tanti anni nel calcio come me sa come funziona, qualsiasi cosa io dica significherebbe trovare delle scuse. Se parlo è normale dire ciò che penso, sono fatto così, altrimenti non vengo neanche. Devo avere tempo per capire se con i miei allenamenti possiamo tenere quell’atteggiamento anche senza Kim, ma tutto passa dal lavoro per poter capire. Se mi dovessi accorgere che quello che hai detto è realtà, dovrò trovare un modo di fare calcio con accorgimenti diversi. Lo dicevo già anni fa, per un allenatore che subentra c’è una raccolta dati, è un processo, serve un po’ di pazienza”.

POSIZIONE KVARA – “Domanda interessante. Una squadra che vince lo Scudetto, con gli attori principali così ormai conosciuti, vengono attenzionati maggiormente ed era prevedibile da parte degli allenatori avversari. Perciò bisogna metterli in condizione di non essere raddoppiati sempre e quindi deve spostarsi ogni tanto venendo dentro al campo e si trovano soluzioni per liberarlo dalle marcature. Ma se vanno in 3 su Kvara, significa che un paio sono liberi e dobbiamo far bene anche con gli altri che ci vanno dietro. La squadra deve capire che se sono chiusi i due più rappresentativi, si va con gli altri”.

LINDSTROM – “Ho visto un po’ di filmati di lui con la squadra precedente, per capire meglio dove può essere impiegato. Era importante con la squadra precedente, ma qui c’è un modulo consolidato, devo capire dove può rendere di più ma ha belle qualità e ora inizia a star bene perché è rientrato da 6-8 giorni”.

ERRORI ARBITRALI – “E’ un Mazzarri nuovo, sono stato fermo a posta per ripulirmi del passato, non voglio più essere quello che parla di arbitri. Anche le prossime volte non parlerò degli arbitri, il Mazzarri vecchio è in pensione. Preferisco fare come domenica e non venire perché immaginavo si sarebbe parlato di quello. Vorrei parlare solo della squadra”

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Pardo: “Nell’Inter un acquisto sta facendo la differenza. Che colpo di Marotta”

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Sommer Inter

Durante l’ultima puntata di Tutti Convocati, su Radio24, il telecronista di DAZN Pierluigi Pardo ha parlato di Inter, nello specifico dell’avvicendamento in porta tra André Onana e Yann Sommer. Pardo promuove l’operazione di mercato che ha portato in estate l’estremo difensore svizzero, precedentemente in forza al Bayern Monaco, a difendere la porta nerazzurra, con la contestuale cessione del portiere camerunense al Manchester United, che ora sta facendo male in Inghilterra.

INTER, PIERLUIGI PARDO SU SOMMER E ONANA: LE SUE PAROLE

Di seguito, le dichiarazioni di Pierluigi Pardo:

SU SOMMER E ONANA – “Sommer? Parliamo di un portiere con più di 800 presenze in carriera che ha giocato in club di alto livello, eccellendo sempre nelle prestazioni. Con la Svizzera è diventato col tempo una vera e propria colonna portante. Io credo che se si discute uno come lui significa solo che si è ignoranti in calcio internazionale. Paragonandolo con Onana, confesso che l’ex Inter non mi ha mai fatto impazzire, ma ha fatto una stagione incredibile l’anno scorso. Ha fatto un ottimo lavoro Marotta a venderlo a quel prezzo al Manchester United. Il portiere svizzero non ha le caratteristiche fisiche da portiere moderno e un gioco con i piedi eccellente come il camerunense, ma è fuori discussione la sua bravura tra i pali. Per me è più forte“.

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Novità storica in Serie A: DAZN lancia le body cam per Juventus-Napoli

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Importanti novità in vista del big match di giornata Juventus-Napoli. Come riportato da GOAL Italia, i calciatori bianconeri venerdì sera indosseranno una body cam nel riscaldamento della partita. Iniziativa storica lanciata da DAZN in collaborazione con i club e la Lega Serie A. Questo il commento dell’AD dell’emittente, Stefano Azzi, in merito a questa inedita novità della quale potranno fruire in esclusiva i clienti DAZN:

“Dopo il primo esperimento fatto in allenamento la scorsa stagione, siamo molto orgogliosi di questo debutto che proietta la Serie A TIM verso il futuro dell’intrattenimento. Con la spettacolarizzazione degli eventi sportivi che sta diventando sempre più centrale, lo sviluppo di funzionalità e l’interazione sempre più coinvolgente con il contenuto attraverso l’utilizzo di tecnologie innovative come la body cam, diventano driver fondamentali per dare al tifoso un accesso privilegiato e inedito”.

 

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Pronostico Juventus-Napoli, statistiche e consigli per la partita

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Pronostico Juventus Napoli

PRONOSTICO JUVENTUS-NAPOLI, STATISTICHE E CONSIGLI PER LA PARTITA – Venerdì alle ore 20:45, presso l’Allianz Stadium, Juventus e Napoli inaugurano la 15a giornata di Serie A. Il match tra bianconeri e partenopei non è mai una partita come le altre e anche quest’anno la sfida vale ben più dei tre punti in palio. La Juventus è chiamata al risultato grosso per non far scappare via l’Inter. Di mezzo c’è il Napoli che ha bisogno di tornare a vincere. Scopriamo il pronostico per JuventusNapoli.

COME ARRIVANO LE DUE SQUADRE

La Juventus sembrava essere partita un po’ a rilento e la sconfitta contro il Sassuolo pareva avere dato seguito alla prima impressione. Ma i ragazzi di Max Allegri sono una grande squadra e l’hanno dimostrato nuovamente a chi l’avesse dimenticato. Dopo la sfida coi neroverdi, risalente a due mesi e mezzo fa, la Juventus ha collezionato solo risultati utili, allungando la striscia a 9 partite. Contro il Napoli, la Vecchia Signora va a caccia della doppia cifra, anche per riscattare la doppia sconfitta subita l’anno scorso. Se qualcuno avesse ancora avuto dubbi, la Juventus è l’anti-Inter e il tanto agognato scudetto è un obiettivo reale, non una mera illusione.

Passiamo agli azzurri. Si poteva immaginare che l’approdo di Walter Mazzarri sulla panchina partenopea non sarebbe stato dei più agevoli. 3 partite, finora, con una vittoria all’esordio contro l’Atalanta e due sconfitte tra Europa e campionato contro Real Madrid e Inter. Tuttavia, benché i risultati siano da buttare, entrambe le ultime prestazioni hanno raccontato un Napoli radicalmente diverso da quello allenato da Rudi Garcia. Mazzarri sta riuscendo nell’imprimere fiducia alla squadra, in attesa che i risultati ripaghino il lavoro settimanale. Ora di fronte c’è la Juventus e vincere sarebbe fondamentale per il morale.

PRONOSTICO JUVENTUS-NAPOLI

Scopriamo, dunque, il pronostico per JuventusNapoli, senza dubbi la sfida più affascinante del week-end. La partita si presenta molto equilibrata, con il Napoli che potrebbe prendere il controllo del match e con la Juventus più attendista e pronta a ripartire. Saranno proprio queste situazioni a fare la differenza e i bianconeri, maestri del contropiede, lo sanno perfettamente. Il pronostico, dunque, è l’1 FISSO, dato in quota 2.50 dai principali bookmakers. Una giocata più conservativa può essere l’1x, dato circa a 1.37. Per gli amanti del rischio, invece, può essere interessante il RISULTATO ESATTO 1-0, quotato circa 8.70: dopotutto, Allegri, sulla panchina bianconera, ha vinto con questo score finale ben 63 incontri.

PROBABILI FORMAZIONI

JUVENTUS (3-5-2): Szczesny; Gatti, Bremer, Danilo; Cambiaso, McKennie, Locatelli, Rabiot, Kostic; Vlahovic, Chiesa. All. Allegri

NAPOLI (4-3-3): Meret; Di Lorenzo, Rrahmani, Ostigard, Natan; Anguissa, Lobotka, Zielinski; Politano, Osimhen, Kvaratskhelia. All. Mazzarri

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