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Quando Juventus-Roma è storia
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5 anni fa:
Ogni volta che Juventus e Roma si affrontano l’hype sale. Fra i vari superclassici della Serie A quello che mette difronte la compagine campione d’Italia e la squadra della capitale è uno scontro carico di significato. Questa sera all’Allianz Stadium le due squadra si troveranno una di fronte l’altra, con i padroni di casa che avranno l’obiettivo di ufficializzare davanti ai propri tifosi il titolo di campioni d’inverno, mentre i romanisti dovranno rialzare la testa per non perdere la scia-Champions del Milan.
Quali sono però i migliori precedenti? Quale il match più bello in assoluto messo in piedi dalle due squadre? Qual è il migliore dal punto di vista bianconero? E quello dal punto di vista giallorosso? Scopriamoli.
IL CAPOLAVORO: JUVENTUS-ROMA 3-2 – 05/10/14
Famosa come la gara delle polemiche, addirittura l’arbitro Gianluca Rocchi fu chiamato in tribunale a parlare. Quella che si disputa a ridosso dell’inverno è una gara che vale tantissimo. Le due compagini arrivano una contro l’altra da prime della classe, appaiate in classifica a pari punti.
La Roma di Francesco Totti contro la Juventus di Andrea Pirlo.
Undici minuti sul cronometro e la vecchia signora chiede un calcio di rigore per un fallo di Holebas su Marchisio, ma il fischietto lascia correre.
Quasi mezzora e Pirlo va sul pallone: è la sua mattonella. L’arbitro dice agli uomini in barriera “attenti alle mani”. L’ex Milan e Inter la mette dentro e Maicon la tocca di braccio. L’arbitro indica il dischetto fra chi dice che è dentro e chi dice che è fuori area.
Dagli undici metri va Tevez che fa 1-0, mentre Rudi Garcia viene cacciato anzitempo dopo aver mimato il violino come a dire “sempre la stessa musica”.
Passano pochi minuti e Lichsteiner placca Totti a palla lontana in area di rigore su cross a spiovere del giallorosso Miralem Pjanic. Per Rocchi stavolta il penalty è per la squadra della capitale. I calciatori bianconeri non ci stanno e sbracciano, ma l’uomo in maglia fluo non ci ripensa. Sul pallone è capitan Francesco Totti a pareggiare i conti.
Manca un minuto prima del duplice fischio e Gervinho serve egregiamente un compagno in avanti: la retroguardia bianconera dorme e Iturbe, che si era inserito benissimo fra le linee, batte Buffon. Allo Juventus Stadium la Roma è in vantaggio.
Emozioni fino all’ultimo secondo: la squadra capitolina riparte veloce e, mentre Caceres si infortuna, Gervinho ha sui suoi piedi il pallone per chiudere la gara anzitempo, ma sbaglia tutto. Allora ripartono i padroni di casa con Pogba che prova a inserirsi in are di rigore ma viene steso da Pjanic: per Rocchi è ancora calcio di rigore. Gli ospiti si lamentano e il bosniaco assicura fosse fuori area mentre Tevez, allo scadere, fa 2-2.
Dopo il tè caldo, Pjanic si divora un gol e la Juventus prende piede.
Quella storica gara si risolverà solamente a cinque dalla fine, con Bonucci che, direttamente da calcio d’angolo, farà partire un bolide da fuori area che trafiggerà l’incolpevole Skorupski, fra le proteste della difesa giallorossa, che chiede una posizione di fuorigioco attiva del centrocampista cileno Arturo Vidal.
All’ultimo c’è anche il tempo per due cartellini rossi, quelli dati a Morata e Manolas, che si appiccicano nel finale. Quella gara darà il via alla Juventus per raggiungere il quarto scudetto di fila. I capitolini chiuderanno al secondo posto ma con diciassette punti in meno della prima classificata.
IL MIGLIORE PER I BIANCONERI: JUVENTUS ROMA 4-0 – 22/04/12
La stagione 2011-12 è ufficialmente la prima annata in cui la Juventus torna ad esser quella ruggente signora che noi tutti conoscevamo. E lo fa chiamando la bandiera bianconera Antonio Conte in panchina, dopo la gavetta a Siena, Bari e Bergamo.
Il calciomercato della squadra di Torino è corposo e mirato: in cabina di regia viene prelevato dal Milan Andrea Pirlo, a centrocampo arriva dal Leverkusen Arturo Vidal, sulla corsia laterale la Juve punta sulla corsa dello svizzero Lichtsteiner, reduce da una stagione ottima in maglia laziale; infine davanti tutto il peso dell’attacco viene consegnato a Mirko Vucinic, centravanti montenegrino che a Roma segna e stupisce.
Quando Roma e Juventus si affrontano in quel di marzo i padroni di casa sono lanciati verso lo scudetto. Il Milan, fresco campione d’Italia, è l’unico vero ostacolo da superare. I giallorossi, invece, crollano settimana dopo settimana, colpa di una gestione dirigenziale errata specialmente in sede di mercato.
E difatti la vecchia signora di sconti non ne fa: il grande ex Mirko Vucinic scambia con De Ceglie e pesca Arturo Vidal al centro dell’area di rigore che col piattone fa secco Stekelemburg.
Non c’è tempo di respirare che all’ottavo minuto i padroni di casa raddoppiano: Quagliarella sbatte contro De Rossi. Il centrocampista romano si sbraccia per chiedere un fallo ma l’arbitro fa segno di no; il pallone arriva ancora a Vucinic che vede con la coda dell’occhio Vidal e lo serve. L’autore della prima marcatura di prima intenzione da posizione defilata segna ancora.
In campo c’è solo una squadra ed è strisciata: Marchisio allarga per Lichtsteiner che pesca in mezzo Mirko Vucinic ma stavolta ci arriva il gigante olandese estremo difensore della Roma.
Se su Vucinic ci è arrivato, lo stesso non si può dire su Marchisio: una manciata di minuti e il montenegrino serve il principe al centro dell’area; l’inserimento è ottimo e Stekelemburg non può far altro che travolgere il centrocampista, procurando il calcio di rigore e prendendosi anche il cartellino rosso diretto.
Dal dischetto va Andrea Pirlo che prima se lo fa parare dal neoentrato Curci ma su ribattuta non sbaglia: 3-0.
La Juventus per due volte sfiora il poker, prima con De Ceglie da fuori e dopo con Quagliarella in girata. Alla fine la quarta marcatura arriva davvero: il gol dell’umiliazione lo segna un giovane Claudio Marchisio con un perfetta diagonale da fuori area.
A fine stagione quella Juventus vincerà il campionato, tornando sul tetto d’Italia dopo sei anni (ufficialmente otto), mentre la Roma chiuderà la peggior stagione della sua storia perdendo anche la finale di Coppa Italia contro gli odiati cugini laziali.
LA MIGLIORE PER I GIALLOROSSI: JUVENTUS ROMA 1-2 – 23/01/10
La Juventus ormai è abituata nei derby: quando arrivano gli ultimi minuti ecco la rete decisiva e la grande beffa per il Torino. Da diversi anni ormai succede. Nella storia, però, anche i bianconeri hanno subito delle reti nella famosa zona-Cesarini che hanno segnato momenti storici negativi.
Ci avviamo verso la fine del primo mese dell’anno e Juventus-Roma è il match di cartello in calendario. La Roma è terza. Corre e sta correndo, ma davanti le due milanesi paiono imprendibili. La Juventus, invece, dalla parte opposta, viene dagli incubi di Verona contro il Chievo.
Primi minuti e già tutti restano a bocca aperta: Totti resta in panchina, mentre davanti il trio titolare giallorosso è Taddei-Vucinic-Perrotta a supporto del bomber Luca Toni.
I bianconeri, invece, giocano con l’attacco a due Del Piero-Amauri, supportati dal trequartista Diego.
Nemmeno il tempo di iniziare a giocare che l’ex viola Toni si fa male. Il ginocchio non regge e mister Claudio Ranieri manda in campo capitan Totti.
Il primo tempo è tanta tensione e poca intensità: la Juventus non ha un gioco limpido e fatica ad arrivare dalle parti di Julio Sergio; i capitolini, invece, concretizzano poco, con Vucinic che sbaglia davvero troppo.
Ranieri è sulla panchina giallorossa da quando è subentrato a Luciano Spalletti, scappato in Russia per allenare lo Zenit. Ha preso una squadra da metà-bassa classifica e l’ha trasformata in una compagine da Champions League.
La Roma lotta e combatte su ogni pallone ma dopo sei minuti dall’inizio del nuovo tempo sono i bianconeri a far gol: Del Piero trova la rete della domenica, incassando botte ma trovando comunque lo specchio. Rete bellissima che vale il vantaggio dei padroni di casa.
I giocatori della Roma chiedono all’arbitro di annullarlo per fuorigioco di Pinturicchio, ma mister Ranieri mette in chiaro che il gol è valido.
Dopo il vantaggio torinese è la Roma a gettarsi in avanti è al 67′ Chiellini disattento si perde Taddei e Grosso è costretto a stenderlo: calcio di rigore!
Dagli undici metri si presenta Francesco Totti e pareggia i conti. Non aveva mai segnato prima contro la Juventus.
E a questo punto sale in cattedra quello che ad oggi è ancora considerato un eroe dai tifosi romanisti: John Arne Riise. Il “roscio” scappa via sulla fascia e si immola verso la porta bianconera. Gianluigi Buffon è costretto ad uscire dalla sua area di rigore e lo stende come ultimo uomo: cartellino rosso.
Entra Manninger.
Al 92′, però, il risultato è ancora fermo sull’1-1. E Riise lo racconta così:
“Probabilmente il gol alla Juventus è quello che mi ha semplificato la carriera a Roma. Pizarro aveva preso il pallone, ho subito pensato che era l’ultimo minuto e di buttarmi in area. L’area era vuota, non c’erano Totti, Vucinic, Perrotta e ho pensato di andare. Ho sbracciato per farmi vedere da Pizarro e fargli capire che ero solo sul secondo palo, lui con la sua grande visione di gioco mi ha servito una palla perfetta. Mentre la palla scendeva ho pensato per un attimo di rimetterla al centro per un compagno, oppure stopparla e tirare, ma come si avvicinava ho pensato di colpirla di testa. Vedere la palla entrare è stato… non sapevo nemmeno cosa fare. Ho cominciato a correre verso la curva, non vedevo i compagni, feci loro solo segno di seguirmi”.
Quella Roma sarà un vero e proprio miracolo: partendo da un malus inimmaginabile, Ranieri recuperò l’armata interista, sconfiggendola con la rete di Luca Toni e superandola in classifica la notte del derby. Quella rincorsa da sogno, però, finirà con la sconfitta contro la Sampdoria di Pazzini, che farà crollare i sogni scudetto di una piazza che lo aspettava da quasi un decennio.
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Arrivano le parole di Gravina su Acerbi: “La sentenza va rispettata”
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7 ore fa:
Marzo 28, 2024Dopa la decisione del giudice sportivo di assolvere Acerbi sono arrivate le dichiarazioni del presidente della Figc Gabriele Gravina circa l’accaduto. Nelle ultime ore la sentenza aveva scatenato le reazioni più disparate, a partire dall’indignazione del Napoli resa nota tramite un suo comunicato ufficiale. A cercare di placare le acque ci ha provato proprio Gravina, a conclusione dell’Assemblea di Lega odierna. Gravina ha invocato il rispetto verso la sentenza del giudice sportivo. Inoltre si è pure detto disposto a credere alla difesa di Acerbi che aveva saltato per via del caso gli ultimi impegni con la Nazionale italiana. Di seguito vi riportiamo le sue dichiarazioni.
GRAVINA – “L’assoluzione di Acerbi? Si tratta di una decisione del giudice che tutti devono accettare, compreso chi non si sente soddisfatto. Esistono principi che devono essere rispettati altrimenti corriamo il rischio di far saltare tutto il sistema. Io accetto il verdetto e sul piano umano abbraccerò il ragazzo quando lo incontrerò. Abbiamo saputo di una verifica da parte del giudice sportivo e allora, per evitare forme di distrazione, lo abbiamo lasciato a casa. È stata una decisione a scopo precauzionale, non perché già condannato. Acerbi ha fornito le proprie motivazioni e noi crediamo alle parole del ragazzo”.
Flash News
Kvaratskhelia in dubbio per l’Atalanta: oggi la decisione
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12 ore fa:
Marzo 28, 2024Nella giornata di oggi Khvicha Kvaratskhelia farà ritorno a Napoli. Nel corso del match contro la Grecia che è poi valso la qualificazione a EURO24 con la sua Georgia, l’esterno sinistro è stato costretto ad uscire dal campo a causa di un dolore all’inguine. La sua nazionale ha poi vinto lo stesso ai calci di rigore. La sua presenza contro l’Atalanta resta ancora in dubbio.
LE CONDIZIONI DI KVARATSKHEILA
Come riporta Il Mattino, Kvaratskhelia sarà valutato nelle prossime ore dallo staff del Napoli. La speranza è che si tratti solo di un affaticamento muscolare. Se così dovesse essere la sua presenza in campo per la sfida contro l’Atalanta non sembra essere in discussione. Se invece si dovesse trattare di uno stiramento il georgiano dovrà stare ai box per qualche settimana. il Napoli aspetta il rientro di Kvaratskhelia per capire se sarà necessaria o meno una risonanza magnetica. Vedendo i video che sono circolati sui profili social dello stesso georgiano, che lo ritraevano festeggiare coi compagni, la speranza è che davvero non sia nulla di grave. Il popolo azzurro dovrà restare con il fiato sospeso ancora per qualche ora. Ricordare l’importanza della sfida contro l’Atalanta è quasi superfluo: si potrebbe trattare infatti dell’ultima chance per la Champions League.
Calcio Internazionale
Futuro Lewandowski: l’Arabia un’opzione ma attenzione all’Atletico
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13 ore fa:
Marzo 28, 2024Il futuro di Robert Lewandowski è molto incerto. I media spagnoli parlano da qualche settimana di un interesse molto forte da parte dell’Arabia Saudita. Si parla addirittura di un’offerta da 100 milioni di ingaggio, cifre folli che potrebbero far vacillare l’attaccante polacco. Secondo quando riporta Sport ES però, su Lewandowski ci sarebbe anche un interesse di un altro club spagnolo: l’Atletico Madrid. Nonostante la rivalità sportiva tra Barcellona e Atletico, le due società hanno spesso fatto affari insieme, quindi quest’operazione non sembra del tutto impossibile.
Lewandowski non sembra voler andare via da Barcellona, ma il club catalano sta prendendo in considerazione una sua possibile cessione, in quando per contratto, l’ingaggio del giocatore è destinato a salire con il passare degli anni. Il classe ’88 ha segnato 20 gol e fornito 9 assist in 39 partite totali: numeri ancora una volta super. La carta d’identità però recita 35 anni e anche per questo motivo il Barcellona potrebbe decidere di sacrificare il suo bomber per puntare su un giocatore più giovane come Vitor Roque, andando ad allinearsi con la politica del club degli ultimi anni.
Una cosa è certa: chiunque riuscirà ad accaparrarsi il contratto di Lewandowski sarà autore di un affare. Basterà solo aspettare per vedere con quale maglietta segnerà una valanga di gol il prossimo anno.
Calcio Internazionale
ESCLUSIVA – Andrea Compagno, dalla chiamata in Nazionale di Mancini all’avventura in Cina
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2 giorni fa:
Marzo 26, 2024Andrea Compagno si è da poco trasferito in Cina, al Tianjin Tiger Football Club, lasciando lo Steaua Bucarest dopo 1 anno e mezzo di gol e grandi soddisfazioni personali. Compagno è nativo di Palermo, nel quale gioca con le giovanili della squadra della città prima di trasferirsi al Catania. Inizia dunque il suo girovagare per l’Italia, sempre giocando nei vari gironi della Serie D, ma senza mai incidere veramente. La sliding doors della sua carriera porta il nome di San Marino, dove va a giocare accasandosi al Tre Fiori.
All’ombra del Titano Compagno vince campionato e coppa, venendo eletto nella stagione 2018/2019 miglior giocatore straniero e capocannoniere del campionato con 22 gol. Trova anche il tempo di segnare il suo primo gol internazionale durante i preliminari di Europa League. Tutto ciò gli vale la chiamata del Craiova, nella Serie B romena, che vince al primo tentativo. L’impatto in SuperLiga è ottimo, tanto da convincere lo Steaua Bucarest (oggi FCSB) a comprarlo per 1.5 milioni di euro, più una clausola del 10% sulla futura rivendita. Nel 2022 è il miglior marcatore italiano nei massimi campionati europei, con Mancini, allora CT della Nazionale, che confida ai media di seguirlo.
La chiamata del tecnico arriva, con la dirigenza dello Steaua Bucarest che riceve la notifica dell’inserimento del loro attaccante nella lista dei pre-convocati di marzo 2023. Andrea Compagno vive il momento più alto della sua carriera, ma inspiegabilmente, all’alba della corrente stagione, arriva la rottura con la società. Il vulcanico presidente dello Steaua, George Becali, cambia improvvisamente opinione su Compagno. Tante le parole dette e riportate dai giornali romeni sulla trattativa che lo ha portato in Cina, ma in esclusiva per l’Italia, Compagno ha spiegato a noi di Numero Diez come sono andate realmente le cose, ripercorrendo questi mesi così difficili per lui. Inevitabile porre uno sguardo su quello che è stato il suo passato, sulle tante fatiche fatte per arrivare dove è oggi, ma anche sul suo futuro, in un altro continente e con la solita voglia di migliorarsi giorno dopo giorno.
ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA SERIE D E L’ALL IN CON SAN MARINO
In Italia hai giocato in Serie D, spostandoti dal Sud al Nord sin da molto giovane, con contratti che specialmente all’inizio ti obbligavano ad andare a fare la spesa con la calcolatrice. Che consiglio ti senti di dare a quei ragazzi che stanno vivendo oggi quel tuo momento?
“Quello è stato un periodo bello e brutto allo stesso tempo. Lì vedi più passione di quella che trovi a livelli più alti. Andando avanti nella mia carriera ho visto molti giocatori con la pancia piena, che mi hanno fatto pensare a quanti miei vecchi compagni di squadra avrebbero pagato per essere al loro posto. Quello che a me ha salvato è stato vivere nel mio sogno, nella incondizionata fiducia di potercela fare. Vivevo, mi allenavo e giocavo come se fossi in Serie A. Neanche quando prendevo 400 euro al mese la mia testa è andata a cercare altro, un qualcosa di più sicuro. Fondamentale poi è stata la perenne voglia di migliorarmi. Ce l’ho ancora adesso e penso che ce l’avrò fino all’ultimo giorno della mia vita“.
Lo snodo cruciale della tua carriera è stato scegliere di andare a giocare a San Marino. Nonostante non fosse una lega di livello, era un campionato che ti permetteva di giocarti le coppe europee, cosa che nel CV di un calciatore fa la differenza.
“Sono coincise due cose. La risoluzione di un problema alle ginocchia in primis, una condropatia rotulea, grazie a un medico di Palermo che ha capito quale fosse il problema. Fino a quel momento io mi ero abituato all’idea di dover giocare a calcio con il dolore. E poi essendo a San Marino mi stavo giocando un trofeo e l’accesso ai preliminari delle coppe europee, cosa che mi galvanizzava. Ho fatto molto bene, trovando anche il gol in Europa e riuscendo ad aprirmi le porte per l’estero“.
Dopo tutto il tuo percorso, dopo tutte le fatiche che hai dovuto affrontare, cosa ha voluto dire per te essere nella lista dei convocati della Nazionale campione d’Europa?
“Ancora adesso mi vengono i brividi a pensarci. Era un buon momento della stagione con lo Steaua, eravamo in una buona posizione in classifica e a coronamento del momento arriva la chiamata. Mi cercavano tutti, ma a me non piace stare sotto i riflettori, volevo essere concentrato sul campo e sulla squadra. Sono orgoglioso se ripenso a ciò che ho fatto e ciò che ho ottenuto, per me era impensabile. L’unico rimpianto è stato poi che la convocazione in sé non si è concretizzata, per cui non ho mai varcato i cancelli di Coverciano. Farlo penso che avrebbe donato a qualche direttore di squadre di Serie A un pizzico di coraggio in più sullo scommettere su di me la scorsa estate. Rimane però tutto così bello e magnifico che per me è impossibile dargli un’accezione negativa“.
ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – L’ESCLUSIONE SENZA PREAVVISO ALLO STEAUA
Il tuo trasferimento dallo Steaua Bucarest ha molto a che fare con i rapporti compromessi con il presidente. La sua opinione su di te quando cambia e perché?
“Dopo la stagione dei 21 gol, per cui per me era inimmaginabile in quel momento un cambio di opinione sul mio conto. Inoltre aveva deciso di giocare con il falso 9. Un attaccante con le mie caratteristiche non era più quello che voleva, secondo lui non ero neanche da Steaua Bucarest. Ha fatto si che giocassero punte centrali dei calciatori non abituati a quel ruolo pur di non mettere me. Sono stati 6 mesi d’inferno da questo punto di vista, ma i tifosi mi hanno sempre dimostrato il loro affetto. Mi dispiace per come si è chiusa, se proprio avessi dovuto lasciare lo Steaua, l’ideale sarebbe stato farlo d’estate. Dopo i tanti gol e la chiamata di Mancini, sarebbe stato perfetto andare in crescendo, aumentando l’importanza del campionato“.
C’è stata una concreta opportunità durante quel periodo di fare questo salto di qualità?
“Il mio obiettivo era quello di andare in un campionato che fosse più competitivo agli occhi della Serie A, che rimane il mio sogno. Quello olandese o quello belga sarebbero stati perfetti. Un’offerta come quella che desideravo era anche arrivata, dall’Heerenveen in particolare. Offrirono 1.5 milioni, ma il presidente rilanciò a 2. In quel frangente non voleva cedermi, l’obiettivo era entrare nei gironi della Conference League. Nel momento in cui non ci riuscimmo, si convisse del fatto che in campionato avrebbe voluto quel famoso falso 9. Tutto questo però è accaduto poco dopo aver rifiutato l’offerta dell’Heerenveen. Erano arrivate anche proposte dall’Italia, dalla Serie B, ma sentivo che non fosse la tappa ideale per il mio percorso“.
E come mai se il tuo obiettivo è giocare un giorno in Serie A, hai deciso di rifiutare la cadetteria? Per certi versi ti avrebbe avvicinato al suo raggiungimento.
“Se fossi sceso in una lega di secondo livello, avrei poi avuto problemi se un un giorno avessi scelto di tornare all’estero. La Serie B è un campionato di assoluta importanza, con molta più qualità di quella che ne è la sua considerazione in altri paesi, ma fuori dall’Italia si concentrano su altro. Prima di te guardano altri 100 mila giocatori che giocano in campionati di serie superiori, anche se di livello inferiore alla B. Stare all’estero mi ha dato tanto, non voglio perderlo. Oltre quelle c’erano state offerte dal Kazakistan e dall’Ungheria, ma non avrei alzato il livello rispetto la Romania come volevo“.
ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA VERITÀ SULLA TRATTATIVA CON IL KONYASPOR
I giornali romeni hanno riportato anche dell’offerta del Konyaspor, in Turchia, che però avresti rifiutato nonostante saresti stato in un campionato con diversi ponti per la Serie A.
“Proprio per tutto il discorso che abbiamo fatto finora sul prestigio del campionato, io do subito la mia disponibilità quando vengo a sapere di quest’offerta da 150 mila euro che avevano fatto al club. Era una trattativa ben avviata, ma sono mancate le condizioni per chiuderla“.
È stata fatta uscire la notizia per la quale l’offerta del Konyaspor non fosse di 150 mila euro, ma di circa mezzo milione, e che tu avessi rifiutato la destinazione preferendo lo stipendio cinese.
“Tutte cavolate, sia le cifre sia il fatto che l’offerta del Konyaspor fosse arrivata insieme a quella cinese. Si era semplicemente inserita una persona che per puro interesse personale prometteva al presidente di fargli arrivare un’offerta più alta dalla Turchia, ma non ce ne era più nessuna in realtà. In Cina stava per arrivare il capodanno cinese, e mi avrebbero dovuto tesserare per forza prima di questa scadenza. Per colpa di questo contrattempo stavo rischiando di non ultimare in tempo i dettagli con il Tianjin“.
ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA CINA COME NUOVA TERRA DA CONQUISTARE
Non ti ha spaventato la fuga dei grandi nomi che c’è stata negli ultimi anni dal campionato cinese nel momento in cui lo hai scelto?
“Non posso esserne spaventato. Quelli erano giocatori che percepivano stipendi molto lontani dalla mia situazione. È un’opportunità importante per me, ci sono solo 5 posti per gli stranieri per squadra, e le speranze che ripongono in questi sono alte. Per questo è difficile vedere dei contratti lunghi, ma anche solo entrare nel campionato è complicato“.
Cosa ti ha sorpreso in questi primi mesi lì?
“Il livello degli stranieri è molto alto, ma anche tra i cinesi vedo buone individualità. Certo, le mie sono solo prime impressioni, sono appena arrivato, ma è chiaro che loro stiano investendo tanto. Hanno degli stadi enormi e all’avanguardia, nella città dove sono io ce n’è uno da 30 mila posti e un altro da 60 mila. Non hanno però la cultura del centro d’allenamento come casa base, noi ci alleniamo direttamente allo stadio per esempio. È diverso da quello a cui ero abituato. Quello che certamente dimostrano è tanto entusiasmo e tanta organizzazione, che si riflette anche in allenamento. Prepariamo ogni situazione, calci piazzati, rimesse laterali… sto lavorando sulla tattica molto più qui che in passato“.
La Cina porta 4 squadre alla Champions League asiatica, che oltre a essere un’altra competizione internazionale a cui potresti prendere parte, ti potrebbe far vivere delle esperienze con giocatori incredibili. Quanto speri di ritrovarti a giocare il prossimo anno con personaggi del calibro di CR7?
“Se non è lui ce ne sono tanti altri. Qui c’è un entusiasmo incredibile anche solo per il campionato, non oso immaginare cosa vorrebbe dire fare la Champions. Sono sincero, come ho fatto appena arrivato in Romania, me la voglio vivere giorno per giorno. Ragiono partita dopo partita con la volontà di farmi apprezza qua come fatto altrove“.
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